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Autore: Naxi_4ever    10/11/2015    1 recensioni
Un anno esatto dall'ultima tappa del ViolettaLive Tour, lo stesso posto dove i ragazzi si erano salutati l'ultima volta, consapevoli che il loro lungo viaggio insieme era terminato e ognuno avrebbe intrapreso la propria strada, gli stessi abbracci carichi di felicitá e malinconia, anche se questa volta era la gioia a prevalere: davanti agli ex studios Disney PolKa, i ragazzi che componevano l' ormai ex cast di 'Violetta' si stavano rivedendo dopo tanto tempo.
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-Ti amerò come nessuno è mai arrivato ad amarti prima, nemmeno io fino ad ora. Questa notte.- sussurrò Facundo, quasi per sè stesso.
PARING: FALBA
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maxi, Naty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
 
Candelaria si voltò verso di lei, allibita. Ruggero abbassò completamente il volume della televisione per poterla ascoltare più facilmente.
-Come sarebbe a dire che vuoi tornare in Spagna?- domandò la rossa con gli occhi spalancati. Alba alzò le spalle -Cande, quando stavo in Spagna andava tutto così bene. Poi sono tornata quì e tutto ciò che avevo vissuto negli scorsi quattro anni è tornato alla luce. Sento che in questo momento stare a Buenos Aires non mi fa bene, riaffiorano in me troppi ricordi ogni volta che guardo una strada, un parco, un edificio... Ho bisogno di riflettere, di prendermi una pausa dal mondo e di stare con la mia famiglia. Capisci?- domandò speranzosa che l'amica potesse mettersi nei suoi panni per capire ciò che le stava accadendo. 
Candelaria sospiró, pero poi annuì e le sorrise malinconicamente -Si, capisco amica- le prese una mano e la avvolse tra le sue -Sappi che per qualsiasi cosa io ci sono e ci sarò sempre, okay? Quando vorrai tornare a Buenos Aires la nostra porta sarà sempre aperta per te- 
Ruggero appoggió una mano sulla spalla della fidanzata e prese parola -Era troppo bello per essere vero averti di nuovo quì con noi, eh!- esclamò con un sorriso. Poi si alzò dal divano e si mise davanti ad Alba, invitandola ad alzarsi. -Ci mancherai tanto- le disse mentre la stringeva in un forte abbraccio. Alba sorrise amaramente; nemmeno lei avrebbe voluto andarsene, ma ne aveva bisogno. -Anche voi mi mancherete- disse separandosi da Ruggero per abbracciare Candelaria. -Amica, te lo ripeto, per qualsiasi cosa ci sono. Ora ti accompagneremo fino all'aeroporto, ma ricordati di chiamarmi appena arriverai in Spagna! E ti voglio sentire ogni giorno, intesi?- la raccomandò. Alba le rivolse un sorriso pieno di gratitudine e si diresse verso la cucina, dove aveva lasciato le valigie. -Prendo le mie cose e parto subito, va bene?- 
I due fidanzati annuirono per poi guardarsi con un'espressione seria. Entrambi sapevano che l'unica ragione per cui Alba voleva andarsene era Facundo, e per un certo senso potevano capirla. Ma allo stesso tempo entrambi erano sicuri che quel ragazzo non aveva fatto tutto ciò per farla soffrire: dopo tutti quegli anni passati ad amarla come un pazzo, sicuramente no.
Ruggero scosse la testa mentre Candelaria gli lanciava uno sguardo rassegnato, poi la voce di Alba fece eco dietro di loro -Sono pronta- cercó di dire con un falso tono felice che non convinse nemmeno lei. Candelaria le sorrise debolmente per poi raggiungerla e farle segno di dare le valigie a Ruggero, che le avrebbe caricate in macchina. 
 
Una volta arrivati all'aeroporto Candelaria disse ad Alba e a Ruggero di andare a cercare il primo volo fino ad Alicante, mentre lei sarebbe andata in bagno. Appena i due si allontanarono a sufficienza prese a correre fino ai servizi, controllò che non ci fosse nessuno ed entrò nel bagno dei disabili, assicurandosi di avere chiuso a chiave la porta. Cercò freneticamente nella sua borsa fino a trovare il cellulare, che per poco non cadeva a terra quando iniziò a sbloccare lo schermo ripetutamente perché era bloccato. Appena riuscì ad entrare nella schermata home cercò il nome di Facundo nella rubrica e lo chiamò immediatamente. Dopo qualche squillo rispose.
"Pronto?" 
"Facundo! Abbiamo un'emergenza!"
"Un'emergenza? Candelaria, che succede? Devo venire lì? Dove sei?" domandò dall'altro capo del telefono, spaventato.
"Alba" rispose semplicemente la rossa.
"Alba? Le è successo qualcosa? Candelaria cazzo spiegami!" la supplicò, questa volta lo spavento dava spazio all'ansia.
"Alba sta partendo per Alicante! Facundo l'hai ferita così tanto? Muoviti a venire a prenderla, stiamo in aeroporto con lei, ma tra poco dovremo andarcene!" lo supplicò.
Un lungo attimo di silenzio sostituì gli urli di pochi secondi prima. 
"E non potevate trattenerla anziché farle trovare il tappeto rosso per Alicante?" 
gridò Facundo rimproverandola.
Candelaria sgranò gli occhi "Facundo, sarò diretta, se Alba se ne sta andando è soltanto per colpa tua, dovrebbe essere compito tuo fermarla, non credi? Io e Ruggero non siamo nulla per non permetterle di andarsene. Io vado o inizieranno a pensare che sia scappata, pensaci Facundo, lo dico per voi."
Detto questo chiuse la chiamata e corse di nuovo al centro dell'aeroporto dove Alba e Ruggero la stavano aspettando seduti su una panchina. Avvicinandosi notò che Alba aveva in mano un biglietto, perciò dedusse che avesse trovato un volo vicino.
Appena li raggiunse Alba si alzó -Parto tra mezz'ora, posso aspettare da sola, tanto tra poco andrò a cercare il gate, andate pure se volete- la avvisò sorridendole. Cande sospiró e posò una mano sul braccio dell'amica -Mi raccomando, chiamami appena arriverai in Spagna, e ricordati di avvisare anche Lodovica- 
Alba annuì -L'ho chiamata prima, non ti preoccupare. Ci vedremo presto amica, prometto che verrò a trovarti ogni volta che potrò!- la rassicuró per poi abbracciarla forte. -Ti voglio bene- le disse Candelaria all'orecchio prima di lasciarla e rivolgerle uno sguardo triste -E ricorda, non tutti sono dei mostri come sembrano essere- aggiunse prima che l'amica abbracciasse Ruggero. 
Con un gesto delle mani i tre si salutarono e Alba rimase sola con i suoi bagagli, che prese tra le mani per andare a cercare il punto da dove sarebbe partito il suo aereo. Con lo sguardo prestava attenzione ad ogni schermo appeso alle pareti, mentre quasi correndo andava avanti nella enorme sala piena di panchine, bambini che giocavano, genitori spazientiti e gente in giacca e cravatta che parlava al telefono frettolosamente.
Finalmente raggiunse il check-in e si mise in fila; davanti a lei c'erano circa una decina di persone. Appoggió a terra le valigie e prese il telefono dalla borsa: sullo schermo c'era una foto di lei e i suoi genitori, l'unico motivo che la rendeva felice di andarsene da Buenos Aires. Credeva di poter avere un nuovo futuro insieme a Facundo lì, ma evidentemente si sbagliava.  
Non aveva intenzione di tornare un'altra volta in Argentina. Nonostante avesse promesso a Candelaria che sarebbe andata a trovarla presto per rassicurarla, non voleva più tornarci, Buenos Aires era piena di ricordi. Voleva tornare alle origini, farsi una nuova vita in Spagna e dedicarsi solo alla sua carriera. E alla creatura che portava in grembo. Anche se quello sarebbe sicuramente stato un grandissimo problema con i suoi progetti; magari le avrebbero chiesto di abbandonarli o di lasciarli in disparte per un pò. Ma doveva vedere il lato positivo della situazione. Avrebbe cresciuto un bambino, il suo bambino, e lo avrebbe amato come mai aveva amato nessuno fin'ora. Sua madre le avrebbe dato le dritte giuste e magari sarebbe riuscita a trovare un fidanzato e a dimenticare Facundo. 
Sorrise amaramente scuotendo la testa. Si stava prendendo in giro da sola, non avrebbe mai potuto dimenticare Facundo, se fino a quel momento non era riuscita a farlo. Anche se avesse trovato un altro uomo che amasse più della sua vita stessa, Facundo sarebbe sempre riaffiorato nei suoi ricordi come la sua maggiore felicità e disperazione. Mai una volta erano riusciti a stare senza problemi, forse il destino aveva scelto di non farli stare insieme, pensava.
Si voltò verso l'atrio e con una lacrima che minacciava di uscire dai suoi occhi sussurró quasi impercettibilmente -Addio Buenos Aires-.
 
"Che cosa? L'avete lasciata in aeroporto da sola? Candelaria, questa parte davvero per Alicante! La conosco, non tornerà mai indietro all'ultimo momento!" dall'Italia Lodovica urlava nell'orecchio di Candelaria, che dovette allontanare il cellulare per non rompersi un timpano.
"Ho cercato di dirle che non era necessario partire, ma mi ha dato dei buoni motivi per andarsene, ha bisogno di tornare in Spagna, capisci? L'unico che può fermarla è Facundo, io e Ruggero non siamo nessuno per dirle di rimanere!" rispose la rossa scuotendo la testa.
"Hai ragione... Speriamo che riesca a raggiungerla in tempo, però!" 
"Esattamente. E spero che riesca a trovare le parole giuste per farle cambiare idea! Ogni volta che cerca di parlarle per chiarire le cose peggiora la situazione!" 
"L'unica cosa che possiamo fare è incrociare le dita. Ora ti lascio perché Tomàs mi sta aspettando per uscire! Ci sentiamo appena posso, okay?" 
"Va bene amica, a presto" disse prima di chiudere la chiamata e lasciarsi cadere sul divano sospirando.
 
Intanto una macchina rossa sfrecciava veloce sulla superstrada che portava all'aeroporto di Buenos Aires. All'interno un ragazzo in preda all'ansia guidava premendo forte il piede sull'accelleratore, cercando di superare le macchine davanti a lui. 
I vetri erano appannati a causa della temperatura fredda che c'era fuori in contrasto al riscaldamento dell'auto.
Facundo era in preda al panico, nei suoi occhi si potevano leggere mille emozioni: paura, tristezza, pentimento e rabbia si susseguivano in un tunnel infinito che gli lasciava un peso sulla coscienza. Se Alba stava partendo era solo colpa sua e dei suoi stupidi pensieri da poco sobrio.
Appena raggiunse l'aeroporto si affrettò a parcheggiare la macchina nel primo posto libero, poi scese tanto in fretta che sembrava stesse per travolgere la portiera, che chiuse dietro di sè prima di spegnere l'auto con il telecomando voltandosi mentre correva verso le porte d'entrata. 
Arrivato nell'atrio principale si guardò intorno alla ricerca di Alba, sperando che si trovasse ancora lì. Corse velocemente tra le persone, che puntualmente si voltavano verso di lui squadrandolo male ogni volta che accidentalmente andava addosso a qualcuno. Si fermò davanti ad uno schermo con le partenze e con gli occhi cercò velocemente Alicante. Nella settima riga lo trovò, scorse con lo sguardo sulla colonna degli orari e vide il "17.30" scritto a caratteri cubitali gialli. Guardò l'orologio: erano le 17.00, aveva ancora pochissimo tempo per trovarla e convincerla a tornare da lui. 
Si guardò un attimo intorno e prese di nuovo a correre finché vide una hostess che stava parlando con una donna. Chiese scusa e la fece voltare verso di lui -Dove si fa il check-in?- domando a voce alta quasi senza fiato. La ragazza indicò le file di persone alle sue spalle, circa a tre metri da loro. Facundo biascicò un grazie e corse in quella direzione mentre la donna tornó a parlare con la hostess scuotendo la testa e sussurrando un -I ragazzi di oggi, interrompono senza ritegno e senza nemmeno chiedere il permesso-, ma Facundo non riuscì ad afferrare le ultime parole perché era già troppo lontano. 
Raggiunse la fila e fece scorrere con lo sguardo tutte quelle persone, ma nessun volto corrispondeva a quello di Alba. Stava per perdere le speranze e andarsene quando, mentre guardava davanti a lui, scorse i boccoli neri della ragazza che amava muoversi attraverso il metal detector. Sbiancò completamente mentre le gambe si facevano pesanti. Nella questione di pochi secondi si riprese dalla trance e senza pensarci sueprò tutte le persone in fila fino ad arrivare all'entrata dei metal detector, che cercò di superare urlando il nome di Alba, che però non riuscì a sentirlo perché si era già allontanata troppo. I due controllori lo bloccarono tenendolo per le braccia mentre Facundo continuava ad urlare e a dimenarsi preso dalla disperazione. -Alba! Alba! Ti prego ascoltami, Alba!- urlò continuando a lanciare calci sul pavimento. -Alba! Per favore, Alba!- continuò a gridare raschiando la voce sulla sua gola, che iniziava a fargli male. Lanció un calcio ad un controllore, che gli strinse di più il braccio. Pochi secondi dopo arrivarono tre guardiani che lo presero per i polsi e per le spalle e lo trascinarono via sotto gli sguardi stupiti e confusi della gente in fila. 
-Fatemi tornare la, Alba! Alba!- continuava ad urlare Facundo con tutto il fiato che aveva in corpo dimenandosi tra le braccia dei tre. 
Solo in questo momento si rendeva conto di ciò che era appena successo. Aveva lasciato andare Alba, era finita. Non sarebbe più riuscito a convincerla a tornare. Non l'avrebbe più abbracciata per l'ultima volta, niente. 
Impallidì e sentì le sue gambe farsi di pietra mentre si fermava in mezzo all'atrio. Uno dei guardiani si voltò verso di lui -Che succede ragazzo, hai perso tutta la forza che avevi?- lo derise. Facundo aveva gli occhi sbarrati, non riusciva a pensare a nient'altro che non fosse Alba. Un metal detector li divideva, e lui non era riuscito a superarlo.
Uno dei guardiani fece cenno agli altri di lasciarlo con Facundo e, quando i due se ne andarono, si pose di fronte a lui continuando a tenergli il polso -C'è la tua ragazza di la?- gli chiese. Facundo annuì. L'uomo, che sembrava avere pochi anni in più di lui, si guardò intorno, poi si avvicinò al viso di Facundo e sussurró -Senti, io dovrei farti uscire da questo posto, ma se ti muovi a comprare un biglietto per Alicante posso andare a dire ai controllori del metal detector di aspettarti, va bene?- 
Negli occhi di Facundo nacque una nuova speranza -Grazie! Grazie mille, davvero!- disse prima di fare dietro front verso la biglietteria mentre il guardiano gli urlava -Muoviti ragazzo!- scuotendo la testa e dirigendosi verso i colleghi.
Facundo corse ai metal detector, che superò velocemente, lanció al guardiano che lo aveva aiutato uno sguardo pieno di gratitudine e corse all'interno della seconda parte dell'aeroporto. Guardò l'orologio; erano le 17.15, mancava poco. Si guardò intorno mentre la paura prendeva il sopravvento su di lui. Ad un certo punto la vide. Era davanti a lui, nel gate per Alicante. Quattro metri li dividevano. -Alba!- urlò mentre correva verso di lei.
La ragazza scattò a sentirlo. Già all'uscita dai metal detector le era sembrato di sentire la voce di Facundo chiamarla, ma era lontana, credeva fosse stata solo frutto della sua immaginazione. Ma ora l'aveva sentita dietro di lei, vicina, chiara. La disperazione in essa le aveva fatto venire la pelle d'oca. Si voltò velocemente e lo vide. 
Con gli occhi pieni di disperazione, una manica della felpa caduta lungo il suo braccio e il corpo scosso da fremiti, la supplicava di andare da lui. 
Appena i loro sguardi si incrociarono, senza nemmeno pensarci corsero uno tra le braccia dell'altra. I bagagli di Alba volarono da qualche parte intorno a loro e nel frattempo Facundo, stringendola forte per la vita, la fece girare mentre lei teneva le braccia intorno al suo collo. 
Si tenevano in una stretta asfissiante che volevano non finisse mai. 
-Ti prego, resta con me- la supplicò Facundo all'orecchio. 
Alba voleva rispondere di sì, andarsene via con lui, dimenticare quel volo per la Spagna e urlare al mondo che lo amava, ma il suo orgoglio e tutto quello che avevano alle spalle non glielo permettevano.
Scosse la testa e si allontanò da lui -Non posso Facundo- disse a bassa voce spostando lo sguardo verso terra mentre le lacrime iniziavano a scendere sulle sue guance e il ricordo di tutto quello che lui le aveva confessato si faceva largo nella sua testa.
Il corpo di Facundo tremava, ma appena vide che Alba stava per voltarsi e andarsene di nuovo le prese una mano, la fece girare verso di lui e la accolse di nuovo tra le sue braccia, disperato. La stava perdendo. Mentre tentava di assimilare tutto quello che stava succedendo, l'amore della sua vita se ne stava andando.
-Lasciami Facundo, lasciami! Mi hai già ferita abbastanza, ora permettimi di dimenticare tutto... Di dimenticarti- disse Alba mentre la voce le si spezzava sulle ultime parole.
-No- sussurrò lui -Se te ne vai, porti il mio cuore con te, non lasciarmi solo, ti prego- la supplicò guardandola dritta negli occhi, che come i suoi erano lucidi, mentre ancora la stringeva forte a sè. -Non andartene dalla mia vita-.
-Mi avevi detto che mi amavi- sussurrò lei.
-Ti amo- affermò lui mentre la abbracciava più forte per averla più vicina al suo corpo, come se temesse di vederla dissolversi da un momento all'altro.
-Mi hai ingannata- disse Alba alzando la voce mentre debolmente cercava di liberarsi dalla sua stretta. -Perché l'hai fatto Facundo? Perché?- domandò mentre le lacrime ormai non riuscivano a cessare di scendere dai suoi occhi. Capì che l'intento di allontanarsi da lui era inutile e abbandonò tutte le sue forze. Facundo subito la strinse ancora di più -Non dire così- disse con la voce spezzata. Nascose la testa nei capelli di Alba -Non puoi pensare che non ti amo, se sei la persona più importante per me. Cazzo Alba, morirei per te! Tu non hai idea di quanto ti amo. Non dire che vuoi dimenticarmi, sarebbe come uccidermi- le sussurrò all'orecchio reprimendo le lacrime.
-E allora perché mi hai mentito per tutto questo tempo?- chiese lei con la testa appoggiata sul suo petto, così vicina da poter sentire i battiti veloci del suo cuore. -Ma forse sono così poco importante per te che non è necessario darmi spiegazioni, vero?- dedusse non sentendo alcuna risposta da parte di Facundo.
Lui si separò leggermente da lei tentando di posare una mano sulla guancia di Alba, ma lei la schivò. -Alba, tu sei importante per me, credimi- 
Alba lasciò scappare una risatina cinica mentre tentava di trattenere il pianto -Così importante che non ti sei fatto problemi ad utilizzarmi mentre ero ubriaca- asciugò le lacrime con una mano e alzò il viso per guardarlo in faccia; i suoi occhi sembravano colpevoli, tristi e soprattutto disperati, sembravano sussurrarle 'Non te ne andare'. -Io non posso dimenticarmi di te, Facundo- 
Il ragazzo la guardò sorpreso e, prima che potesse finire la frase o reazionare, le prese il viso tra le mani e la baciò. 
Le lacrime tornavano ad impossessarsi di Alba mentre corrispondeva immediatamente alle sue labbra, quelle labbra così dolci e suavi che probabilmente avrebbe baciato per l'ultima volta. 
Le mani di Facundo si spostarono sulla vita di Alba, attraendola ancor più verso di lui, per quanto fosse possibile, con la paura di vederla andare via definitivamente. 
Alba sentì la lingua di Facundo sfiorare le sue labbra delicatamente, perciò lei le aprì accettando tutto quello che lui poteva darle prima di andarsene. 
Doveva andarsene.
Non poteva rimanere lì, con quel ragazzo che non aveva fatto che ingannarla dicendole di amarla. 
Passò le sue mani per il suo collo, attraendolo di più verso di lei, combinando il loro fiato, il loro amore, la tristezza e la disperazione. Si necessitavano, si amavano. 
Ma lei non poteva resistere a tutto questo.
-Non te ne andare, ti prego- sussurrò Facundo tra un bacio e l'altro -Non te ne andare- ripeté.
Alba singhiozzò contro le sue labbra e aumentò la velocità del bacio, cercando di farlo stare zitto per non dover dire che sì, lo perdonava. Non voleva essere quella debole questa volta. Aveva bisogno di essere forte.
All'improvviso il bacio iniziò ad essere lento, delicato. Le mani di Alba scesero sul petto di Facundo e afferrarono la sua felpa mentre lui appoggiava le mani dietro alle sue spalle, attraendola a lui, avvicinando le loro labbra il più possibile. Quelle labbra che emanavano amore, tristezza.
Si stavano dicendo addio.
Alba si staccò lentamente da Facundo, asciugò per la milionesima volta le lacrime e, quando lo guardò negli occhi, si rese conto che anche lui aveva pianto in silenzio mentre la baciava.
Sentì il suo cuore spezzarsi, Facundo non aveva mai pianto in pubblico. Le uniche volte in cui lo aveva fatto erano state durante gli ultimi show del ViolettaLive Tour, ma solitamente lui era quello che si mostrava forte, che rassicurava gli altri. Non aveva mai voluto che qualcuno lo vedesse piangere. Fino ad ora.
-Rimani, per favore. Io ti amo- disse mentre Alba notava che i suoi occhi si facevano sempre più lucidi. -Non saprei che fare senza di te. Sono uno stupido, un orgoglioso, a volte anche un pò egocentrico, forse troppo geloso, ma non sono forte- spiegò tornando ad abbracciarla e ad affondare la testa nell'incavo del suo collo. -Non sarò forte se te ne vai, morirei di tristezza- 
Alba titubante gli accarezzò una guancia -Non so cosa sarebbe la mia vita senza di te, ora che sono abituato ad averti accanto ogni giorno-. 
Alba si morse il labbro inferiore convincendosi a non piangere ancora; aveva pianto tutta la mattina, nemmeno capiva come facevano i suoi occhi ad avere ancora lacrime.
-Non voglio essere quella debole questa volta, Facundo- sussurró -Sono sempre io quella debole, non voglio esserlo anche oggi- 
Sentì come Facundo le stringeva più forte le spalle. Si era arrabbiato.
-Debole?- chiese mentre alzava la voce e sorrideva cinicamente -Tu non vuoi essere debole ora? Merda Alba, io sono debole in questo momento! Non avevo mai pianto per una donna, per di più davanti a lei! Non piango mai davanti a qualcuno, sai che odio farlo!- fece una pausa e respirò profondamente -Alba, entrambi stiamo male, siamo distrutti. Non capisci che abbiamo bisogno l'uno dell'altra? Siamo uno Alba, non siamo niente da soli!- esclamò con gli occhi pieni di risentimento. 
Alba scosse la testa -Mi chiedo quante altre volte tu abbia fatto quello che hai fatto con me, ma con altre ragazze- sussurrò con rabbia. Non doveva cedere alle sue parole, non poteva credergli e perdonarlo come se non fosse successo niente.
-Alba, se ho fatto quello che ho fatto era solo perché ti amo! Credi che sia il tipo da una notte e via?- gridò lui penetrando con i suoi occhi quelli di lei. Alba scosse di nuovo la testa. -Non ero del tutto sobrio, ma sono un uomo, non domino il mio corpo! Ti desideravo, ma ti posso giurare che quella non era la prima volta!- 
Alba rise amaramente -Tutte le altre volte ero troppo sobria Facundo? Hai afferrato al volo l'occasione quella notte deduco-. Facundo sospiró -Non ho detto questo, Alba! Se è per questo anche in questo momento ti desidero, ma è perché sei tu! Non ho mai desiderato nessuna con solo un bacio, ma tu sei in grado di farmi questo! Credi che mi potrebbero interessare altre ragazze, avendo te?-. La respirazione di Alba si fece più agitata -Cazzo Alba, sei l'unica donna per me, lo eri, lo sei e lo sarai per tutta la vita!- lanció un calcio al pavimento -Come puoi dubitare dei miei sentimenti per te?- domandò arrabbiato. Non si era mai sentito così deluso e addolorato come in quel momento.
-Forse perché mi hai mentito per tutto questo tempo?- ribatté lei. 
-No, non ti ho mentito! Non ti ho mai mentito sul fatto di amarti Alba! Quella notte i miei sentimenti per te hanno preso il sopravvento, lo so. Ma non avrei mai fatto una cosa simile se non ti amassi, credimi- sfiorò le braccia di Alba con le dita -Amo solo te- sussurrò avvicinandosi -Perché lo dubiti tanto?- non la baciava, ma le sue labbra sfioravano quelle della riccia. 
-Facundo, per favore- lo supplicò -Lasciami andare-. Cercò di allontanarsi, ma non riusciva a smettere di guardare quelle labbra rosate vicine alle sue, tentandola. -Facundo, non farlo, ti prego- 
Lui aprì leggermenre le labbra e toccò le sue mentre la sua respirazione si faceva più agitata. -Facundo- sussurrò mentre lui si avvicinava ancora. 
-Baciami- disse lui a bassa voce -Per favore-
Alba semplicemente si lanciò sulle sue labbra vinta dalla tentazione. Che avrebbe fatto senza di lui? Senza i suoi baci, gli abbracci, le carezze? Senza la sua voce? 
Cos'era lei senza di lui? Lo amava tanto, troppo.
Senza nemmeno rendersene conto le sue gambe stavano intorno ai fianchi di Facundo mentre si baciavano senza controllo. Facundo inizió ad abbassare il viso per baciarle il collo fino ad arrivare alla clavicola. -Facundo, no- disse Alba rendendosi conto di ciò che stava succedendo. 
-Tu non vuoi smettere, è il tuo orgoglio che ti impedisce di lasciarti andare- sussurrò Facundo al suo orecchio per poi tornare a baciare le sue labbra con una dolcezza estrema.
Alba sorrise e gli avvolse il collo con le mani rispondendo al bacio. -Lo sapevo- disse Facundo iniziando a far diventare il bacio più profondo. -Tu mi ami, lo so. Non puoi negarlo- 
-Merda, è ovvio che ti amo Facundo- sussurrò sulle sue labbra -Ti amo tanto- 
Facundo tornó a baciarla, questa volta con un'allegria che gli riempiva il corpo intero.
 
Il volo per Alicante parte tra cinque minuti, i passeggeri sono pregati di imbarcarsi.
 
Una semplice frase bastò per far ricordare ad Alba il motivo per cui se ne stava andando. 
Lo sguardo di Facundo si posò di nuovo su quello di Alba e sentì come il cuore gli si spezzava quando vide la tristezza che la avvolgeva. 
-Alba- iniziò, ma lei lo zittì posandogli sulle labbra un indice, sul quale Facundo si affrettò a posare un piccolo bacio. -Non dire nulla- 
La voce della ragazza era parsa così triste che Facundo si sentiva come se una pietra si fosse affondata nel suo cuore. 
Alba si separò da lui, ma Facundo tornó ad afferrarle una mano -Alba, perché non capisci che sei tutto per me?- disse avvicinandosi ancora. Alba non si mosse, voleva che lui si scusasse con lei, voleva che le desse un motivo per dimenticarsi di tutto e restare con lui. Non voleva partire, ma il suo orgoglio le impediva di rimanere. Se Facundo non le diceva qualcosa di sensato ora, se ne sarebbe andata. Probabilmente si sarebbe voltata indietro mentre si dirigeva verso l'aereo, ma i suoi piedi avrebbero continuato ad avanzare. Aveva bisogno che lui pronunciasse le parole giuste.
-Forse perché mi hai mentito?- tornó ad urlargli contro a denti stretti. -Ti ho mentito per un motivo, Alba! Non ti ho detto tutto subito perché non sapevo come raccontarti tutto! L'unica cosa che so è che- non fece in tempo a finire perché la ragazza lo interruppe -Che cosa? Che mi hai usata?- urlò arrabbiata. -Che non sono così importante per te come fai sembrare? Che sono solo una delle tante?- 
-Che ti amo?- la interruppe, serio.
-Mi ami?- 
-Si Alba, si! Ho commesso un errore? Sì, l'ho fatto. Ma non sono perfetto Alba, sono umano! Non so perche non mi sono fermato quando hai iniziato a baciarmi alla festa, ma non puoi darmene una colpa per tutta la vita! Pochi secondi prima che quello accadesse avevo detto a Samuel che ti amavo ancora alla follia! Non sei una delle tante, sei l'unica!- cercò di convincerla. -Sei quella che mi ha lasciato imbambolato con il suo sorriso sin dai primi giorni in cui ti conoscevo, sei quella che mi ha aiutato tante volte nei quattro anni di Violetta, sei quella con cui uscivo ogni giorno anche dopo le riprese perché con lei stavo bene. Sei quella che ho sempre voluto che diventasse la mia fidanzata-. Alba sentì le lacrime tornare ai suoi occhi. -Sei quella indicata per me, sei la donna della mia vita. Solo tu, nessun'altra. Perché semplicemente non ci dimentichiamo di tutto e andiamo avanti?- si avvicinò a lei in modo che le loro respirazioni combinassero. -Solo ho bisogno di una seconda opportunità, permettimi di dimostrarti tutto quello che provo per te-
Senza darle il tempo di rispondere posò le sue labbra su quelle di Alba, e quando percepì le sue lacrime salate arrivare alla sua bocca, sentì come lei rispose velocemente, allacciando le braccia dietro al suo collo. Facundo invece aveva le mani intorno al suo corpo, attraendola a lui. 
Desiderava che lei dimenticasse tutto per poter ripartire da capo, senza interruzioni, senza cadute o inganni. Senza nessuna barriera che impedisse loro di essere felici.
Se se ne fosse andata, sarebbe stato come morire per lui. Sarebbe stato come se gli togliessero il cuore dal petto per farlo smettere di respirare. 
Alba era la sua vita, non poteva perderla un'altra volta.
Le loro bocche era sincronizzate come se fossero una melodia, Facundo sembrava disegnare le labbra di Alba come se le sapesse a memoria. Ed era così, sapeva ogni cosa di quelle labbra provate come Maxi e come Facundo. Ne sapeva il sapore, la forma, la morbidezza, tutto.
Spostò le mani sulle guance di lei, avvicinandola tanto da non poter respirare, in modo che i loro nasi si sfiorassero con ogni movimento delle labbra. 
Improvvisamente Alba si stacco da lui a testa bassa -No Facundo, non posso- 
A Facundo sembrò che il mondo gli crollasse addosso.
-Addio- 
Il ragazzo la vide inchinarsi per prendere in mano le valigie. Le lacrime trattenute fino ad ora si impossessarono finalmente dei suoi occhi, ma in quel momento non gli interessava che la gente lo vedesse così. -Alba, non farmi questo, per piacere!- la pregò vedendo che lei cercava di ignorarlo. -Alba, ti prego...-
Alba tornó alla sua altezza con le valigie in mano, decisa a non lasciarle più -Facundo, io ti amo, ma non posso rimanere con te sapendo tutto ciò che è successo- sentì come lui le afferrava le braccia. -È finita, Facundo, mi dispiace- disse chiaramente abbassando lo sguardo verso terra.
-No- balbettò lui -Se mi ami non è ancora finita. Noi possiamo superare tutto questo, Alba- tentò di convincerla. -No Facundo, non c'è più nessun noi. Ora siamo tu ed io- chiarì cercando di mostrarsi forte nonostante le lacrime scendessero dai suoi occhi come se avessero aperto un rubinetto. -Addio- 
Si voltò e iniziò a camminare velocemente verso l'aereo che stava per partire. Poteva sentire perfettamente come Facundo la chiamava urlando, le faceva male il cuore ascoltandolo, ma lui non aveva pronunciato nessuna parola che la costringesse a mollare tutto per rimanere a Buenos Aires. Lei voleva rimanere, il suo cuore urlava a tutto spiano il nome di Facundo, ma niente di quello che lui le aveva detto era una scusa logica per tornare indietro.
-Alba, per favore, non te ne andare!- gridò Facundo per l'ultima volta -Perdonami- 
Eccola.
Quella parola.
Solo di quello aveva bisogno.
Voleva perdonarlo, ma come poteva farlo se lui non glielo chiedeva?
Si fermò di scatto e lo vide mentre si girava per accasciarsi su una panchina, distrutto. Nei suoi occhi rossi si potevano notare il dolore, la tristezza e la disperazione.
-Cos'hai detto?- chiese una volta arrivata davanti a lui. Facundo alzò velocemente il viso, incredulo al vederla di nuovo così vicina. -Che cosa?- domandò confuso.
-Ripeti quello che hai detto mentre camminavo!- ripeté velocemente. 
-Perdonami- sussurrò lui guardandola negli occhi.
Fu come se il peso dei suoi problemi fosse scomparso con solo una parola, lasciò le valigie dietro di lei e percorse velocemente quel metro che li separava, mentre Facundo si alzava in piedi con gli occhi pieni di speranza, pronto ad abbracciarla. 
Appena lo raggiunse si lanciò tra quelle braccia che la aspettavano con disperazione per ricevere quel calore unico che solo il corpo di Facundo emanava. 
Lui ricambiò l'abbraccio come potè mentre realizzava ciò che era appena successo.
-Ti perdono Facundo- sussurrò lei vicino al suo orecchio-Ti perdono, solo di questo avevo bisogno, nient'altro- spiegò singhiozzando mentre sorrideva contro il suo collo, abbracciandolo più forte.
-Ti amo- disse lui per tutta risposta -Ti amo Alba- 
Su guardarono negli occhi e questa volta, oltre alla lucidezza e al rossore dovuti alle lacrime, riuscirono a vedere felicitá. 
Senza pensarci si avvicinarono e si baciarono con delicatezza, sentendo l'altro dolcemente, senza fretta. Le carezze di Facundo scesero dalla guancia di Alba fino alle sue spalle, per poi finire sui suoi fianchi, mentre le mani di Alba si mossero fino al suo petto, dimenticandosi di tutto.
Si staccarono e alzarono lo sguardo quando sentirono un rumore alle loro spalle. Si guardarono negli occhi, poi rialzarono la testa vedendo come l'aereo per Alicante volava sopra di loro, lasciando una scia dietro di sé. 
Facundo prese con una mano una delle valigie di Alba, mentre posò l'altra sulla sua spalla, facendola voltare -Andiamo?- sussurrò indicando l'uscita. La ragazza annuì appoggiando la testa sulla spalla di lui sorridendo. 
 
 
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Meglio tardi che mai, giusto? 
Sentite, oggi non dirò molto, penso che il capitolo parli da solo. 
Spero di aver descritto bene i sentimenti di Facundo e Alba come li immaginavo, e soprattutto spero di essere riuscita a farvi cagare sotto dalla paura nei tira e molla di Alba per scegliere se partire o non partire eheh. 
Non aggiungo altro. Penso che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, che malinconia oddio.
Baci
 
  
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