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Autore: MartynaQuodScripsiScripsi    10/11/2015    2 recensioni
[I Dalton]
Al penitenziario arriva una giovane detenuta che i Dalton prendono sotto la loro protezione, magari anche perché cercano nuove idee per evadere.
Tra un tentativo di evasione e un altro nascerà una solida amicizia che si trasformerà in qualcosa in più...in mezzo a pazzie di ogni genere per evadere da quel benedetto penitenziario!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BANDIDOS


 

Nicole piantò il cucchiaio nella terra e fece forza. La terra si sgretolò. Nicole si sedette sui talloni si tolse la torcia dalla bocca, sospirò e si terse il sudore dalla fronte.
Secondo i suoi calcoli, doveva essere sotto il portone. Ancora un piccolo sforzo e sarebbe stata fuori.
Riprese a scavare, stringendo i denti sulla torcia. La terra le andava negli occhi. Le dita e le ginocchia le pulsavano dal dolore.
Si fermò di nuovo e il viso le si contrasse. Sbatté le palpebre, ma le lacrime non uscirono e questo la fece sentire ancora più frustrata.
Manca poco ormai. Non mollare proprio ora!
Finalmente schivò la terra che le cadeva sopra la testa e si aprì uno spiraglio. Passò un filo di luce lunare e un alito di vento. Nicole sorrise e prese un respiro profondo.
Allargò il buco e mise la testa fuori. Era a un metro dal portone del penitenziario. Il vento le scompigliava i capelli. La luna piena gettava una luce bianca sulla sabbia e sui cactus.
Le guardie!
Nicole uscì in fretta dalla galleria e si spiaccicò contro il portone. Le tremavano le ginocchia.
Allungò il collo. Doveva aspettare che la guardia lassù se ne andasse. Se l’era vista brutta.
Il deserto del Nevada era infinito di fronte a lei. Sempre dritto, per il penitenziario maschile, le avevano detto…Ma quanto ci avrebbe impiegato, a piedi e senza viveri? In diligenza una mezza giornata, ma a piedi…
Udì un rumore di passi sopra di lei. Si sporse ancora di più. Vide una guardia camminare via.
Guardò davanti a lei. Inghiottì. Ora o mai più.
E corse.

“Ho un’idea” disse Joe.
Jack lo guardò dal suo letto. “Che idea?”
Joe ghignò. “Prenderemo della dinamite, faremo saltare in aria il portone e scapperemo!”
“E poi andiamo a prendere Nicole” si intromise Averell.
Joe sospirò. “Sì, non ti preoccupare, la andremo a prendere. Figurati se la lasciamo in balìa di tutte quelle donne.”
William si mise a sedere. “In teoria dovrebbe sentirsi più a suo agio al penitenziario femminile.”
“Non è vero!” sbottò Averell.
“Lasciamo perdere, di sicuro sarà molto contenta se la liberiamo” tagliò corto Jack. “Ora procuriamoci la dinamite.”

Nicole si fermò di scatto e cadde in ginocchio. Ansimò, con la gola secca. La milza le faceva male.
Si girò. Il penitenziario era ormai un puntino dietro di lei.
Si alzò. Era fuori. Sorrise e fece due passi di danza. Al primo colpo!
Udì uno sferragliare e si voltò di scatto. Stava arrivando una diligenza, alla cui guida c’era una donna con un poncho e due lunghe trecce.
“Ehi, chica!” la chiamò. “Che ci fai tutta sola in mezzo al deserto?”
Nicole rimase un po’ interdetta. “Io…vado al penitenziario maschile.”
La donna sorrise. “Bien! Ci vado anch’io! Vuoi un passaggio?”
Nicole sorrise. “Oh, grazie!”
“Salta su!” la incitò la donna. “Io sono Consuelo.”
“E io Nicole” disse Nicole, che non si capacitava della fortuna che aveva avuto.
Salì e partirono.

Un boato squassò il penitenziario dalle fondamenta. Urla e imprecazioni volarono da tutte le parti. I fratelli Dalton infilarono la voragine che c’era al posto del portone.
“Siamo liberi!” urlò Joe.
“Adesso andiamo a prendere Nicole” gli ricordò Averell.
“Sì, va bene! Ti ho detto che ci andiamo!” sbraitò Joe.
Scapparono per il deserto e si fermarono solo quando ebbero oltrepassato la roccia dei Braccia Rotte.
“Spero che non ci bersaglino di frecce” borbottò William.
“Guardate!” Averell puntò un dito davanti a loro. “Vedo un fuoco!”
Un centinaio di metri più avanti c’era un uomo con un bel paio di baffi seduto vicino alla sua diligenza, che si riscaldava al falò.
Joe trasalì.
“Oh no! Scappiamo!”
L’uomo li vide e si alzò in piedi.
“Ehi, voi! Dove andate a quest’ora di notte?”
“Al penitenziario femminile!” rispose Averell.
Joe si trattenne dal tirargli un ceffone.
“Toh, che coincidenza! Ci vado anch’io, e stavo giusto per ripartire” disse l’uomo. Il suo sorriso si era allargato. “Volete un passaggio?”
I Dalton si guardarono.
“Non sembra aver capito che siamo del penitenziario” mormorò Jack.
“E quindi che si fa? Accettiamo?” sbottò Joe.
“Sì, per favore, Joe!” pregò Averell con le mani giunte. “Così arriveremo molto prima!”
“E va bene” cedette il fratello.
E raggiunsero il tipo.

Nicole sentì la pelle sfrigolare e rabbrividì.
“Hai freddo?” chiese Consuelo. Sospirò. “Già. Il deserto è un posto muy raro…molto strano. Bollente di giorno e freddo di notte. Purtroppo non ho una coperta” aggiunse e stirò le labbra.
“Non fa niente” disse Nicole.
Consuelo si illuminò. “Ah! In effetti ho qualcosa che può riscaldarti.”
Si girò e frugò dentro la diligenza. Ne tirò fuori una bottiglia.
Nicole alzò un sopracciglio. “È un alcolico?”
Consuelo scrollò le spalle. “È…una bevanda che si fa dalle mie parti.”
Nicole squadrò per un attimo la bottiglia. E dai. Anche se era alcolico, un pochino non la avrebbe ammazzata.
La stappò e ne bevve un sorso. Aveva un sapore lievemente amaro.
Riprese il tappo e fece per infilarlo nella bottiglia, ma questa le scivolò di mano e cadde nella sabbia, rovesciando un po’ del contenuto.
“Oh, scuuuusaa…” biascicò Nicole. La vista le si appannò. Vide il ghigno in faccia a Consuelo, poi su tutto calò una coltre nera.

Nicole riaprì gli occhi. La guancia destra era premuta su un suolo morbido e odoroso. Non riusciva a staccare le braccia dal corpo né ad aprire la bocca.
Si girò di scatto su un fianco. Era sdraiata su una balla di paglia, in un fienile illuminato solo dai raggi di luna che entravano dalla porta aperta e una finestrella. Legata e imbavagliata.
Un senso di vuoto le afferrò lo stomaco. Dov’era finita? Cos’era successo?
Udì un rumore di passi dall’esterno e si rannicchiò. Con il mento attaccato al petto, sentiva il cuore battere come se volesse uscire. Una goccia di sudore freddo le scivolò sulla fronte.
Nel fienile entrarono Consuelo e un uomo che non aveva mai visto. Tenevano lei per le ascelle e lui per i piedi un tipo alto con una divisa a righe gialle e nere.
Nicole trattenne il fiato. Quello era Averell!
Qualcosa scattò dentro di lei. Le lacrime le pizzicarono gli occhi e non tardarono molto a scenderle copiose sulla faccia. Inghiottì e scoppiò in singhiozzi, attutiti dal bavaglio.
Consuelo e l’altro uomo si girarono verso di lei. La donna ghignò.
“Vedo che ti sei svegliata, Nicole. Sei molto spaventata, vero?”
Anche se avesse potuto, Nicole non avrebbe perso tempo a risponderle. Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo, ma Averell era lì a un metro da lei.
I due legarono e imbavagliarono Averell, e lo lasciarono sul fieno. Poi uscirono dal fienile.
Nicole strisciò verso di lui. Mugolò forte e gli tirò testate, ma il Dalton rimase profondamente addormentato.
La ragazza fece dei respiri profondi finché non smise di singhiozzare e si mise più comoda. Ragionò. Ricordava di aver accettato una bevanda da Consuelo e di essersi sentita stranissima. Poi più niente. Probabilmente l’aveva drogata…ma perché?
Dovevano essere banditi. Ma a che scopo portarla nel fienile? Se avessero voluto derubarla - derubare una ladra, questa era buona! - si sarebbero limitati a perquisirla e a lasciarla in mezzo al deserto.
Dove accidenti volevano andare a parare, quei due?
Consuelo e l’uomo entrarono un’altra volta nel fienile. Lei aveva in spalla Joe, lui Jack. Li depositarono sul fieno accanto a Averell e l’uomo uscì di nuovo. Consuelo prese una corda e cominciò a legare i fratelli. L’uomo ritornò con William e legarono e imbavagliarono anche lui.
Nicole seguiva impotente le operazioni, lambiccandosi il cervello e non venendo a capo di nulla.
Consuelo le rivolse un ghigno. “Non me ne volere. Ma siete dei criminali a piede libero, e dobbiamo fare pur qualcosa per fermarvi.” Trattenne uno sbadiglio. “Domani vi riporteremo ai vostri penitenziari, adesso è troppo tardi. Andiamo, Javier.”
Uscirono dal fienile, chiudendosi la porta alle spalle.
Nicole alzò un sopracciglio; ecco com’era la faccenda…Tirò un altro paio di testate ai Dalton, ma loro continuarono a dormire come ghiri. Abbandonò la schiena sulla parete del fienile, fissando la luce bianca della luna. Avevano fallito di nuovo.

Alcuni gemiti soffocati la scossero dal dormiveglia. Si rizzò di scatto, sbattendo le palpebre per scacciare il sonno, e si voltò verso i Dalton.
Averell, Jack e William la fissavano a occhi sbarrati, Joe scalciava e si dimenava.
Nicole mandò un mugolio e si agitò. William scrollò la testa e strusciò la faccia sulla parete. Il bavaglio gli scivolò sul mento.
“Fate come me” sussurrò.
Gli altri eseguirono.
“Nicole!” esclamò Averell.
“Sshh!” fecero i fratelli.
“Averell!” disse piano Nicole, sorridendo. Sentiva tutto un formicolio dentro di sé. Le era bastato vederlo per essere contenta. Lo avrebbe abbracciato se avesse potuto.
“Cosa ci fai qui?”
“Giusto! È una bella coincidenza” fece eco Jack.
Nicole si strinse nelle spalle. “Ero appena scappata dal penitenziario femminile quando ho incontrato quella donna, Consuelo…Mi ha offerto un passaggio in diligenza e una bevanda che mi ha fatta addormentare.”
“È successo anche a noi” disse Joe. “Solo che noi abbiamo incontrato Javier.“
“E ora che si fa?” chiese Averell.
William scese dalla balla di fieno e si diresse alla porta del fienile. La spinse con il piede e si aprì di poco.
“Frena” sussurrò Joe. “Siamo legati. Non possiamo andare molto lontano così.”
“Deve esserci qualcosa di tagliente qui” bisbigliò Jack guardandosi intorno. “Un vecchio pezzo di ferro…”
“Come quello” disse Averell. Tutti si girarono e videro una zappa appoggiata al muro.
“Esatto, Averell” disse Nicole. Averell si gonfiò d’orgoglio.
Con un calcio, Joe buttò la zappa per terra. Si inginocchiò e cominciò a sfregarsi sulla lama. In capo a qualche minuto, le corde che lo legavano si lacerarono.
Sospiri di sollievo vennero tirati da tutte le parti. Joe liberò i fratelli e Nicole.
“Siamo liberi!” ghignò Joe.
Gli altri ebbero un sobbalzo.
William sbirciò dalla porta socchiusa. Javier e Consuelo si erano accampati con le diligenze a una decina di metri dal fienile. Si erano sdraiati nei sacchi a pelo vicino a un falò spento, dal quale si alzava un sottile filo di fumo.
“Credo che stiano dormendo” bisbigliò.
“Dove andiamo? A Hole Gaulch dai sosia?” disse Nicole.
“Sì!” rispose Averell, entusiasta all’idea.
“Ci servono provviste per il viaggio” osservò Jack. “Hole Gaulch sarà pure vicino, ma non così tanto da poterci arrivare senza mangiare.”
“Potremmo rubarle a loro” propose Joe.
“Per forza, sono gli unici che hanno da mangiare qui” sorrise Jack.
“Vado io” si offrì Joe. “Non dev’essere tanto difficile.”
Uscì dal fienile e si incamminò in punta di piedi verso l’accampamento. Gli altri lo seguivano con lo sguardo, trepidanti.
Joe evitò i due messicani e salì su una diligenza. Javier si mosse nel sonno e si mise a sedere, con gli occhi chiusi.
I restanti Dalton e Nicole trasalirono e si ritirarono nell’ombra del fienile. Javier si alzò grugnendo e caracollò dietro la diligenza in cui era entrato Joe.
“Oh, no!” sussurrò Nicole, così piano che faticò a sentirsi lei stessa. Si accorse di una goccia di sudore freddo che le scivolava sul naso. Se Javier avesse beccato Joe, sarebbe stata veramente finita.
Joe fece capolino dal posto di guida. Scese in fretta e corse in punta di piedi nel fienile. Aveva in spalla una sacca.
“Che spavento!” sbuffò. “Meno male che si è messo a fare la pipì…”
“Ssh!” lo zittì Nicole.
Javier tornò da dietro la diligenza, si infilò nel sacco a pelo e non si mosse più.
I Dalton e Nicole attesero qualche minuto, in un silenzio tombale.
“Possiamo andare?” chiese piano Averell.
“Un momento!” intervenne Joe. “Non sappiamo dove siamo!”
“Aspetta…” borbottò William. “Quella roccia in lontananza! Non la vedete?”
Indicò un punto davanti a loro. “Non vorrei dire una stupidaggine, ma mi pare la roccia dei Braccia Rotte.”
I fratelli e Nicole guardarono meglio.
“È vero!” confermò la ragazza. “La forma è quella!”
“Se arriviamo lì sarà facile pianificare il tragitto per Hole Gaulch” disse Jack.
“Che stiamo aspettando allora? Andiamo!” quasi esclamò Joe.
I cinque uscirono dal fienile e deviarono una decina di metri a destra, per evitare l’accampamento. Poi si diressero verso la roccia di buon passo, e presto distanziarono i messicani.
Il deserto del Nevada si estendeva a perdita d’occhio intorno a loro, con i suoi cactus e le rocce. La volta del cielo era nera sopra di loro, e brillavano le stelle.
Nicole e Averell rimasero un po’ indietro.
“Averell” disse lei.
Il Dalton si girò, tutto sorridente. Anche lei sorrise, un po’ imbarazzata.
“Mi sei, ehm, mancato…”
“Anche tu mi sei mancata!” sbottò Averell. “Non mi sentivo molto bene, senza di te. E nemmeno il cuoco!”
“Il cuoco?” Nicole sbarrò gli occhi.
“Sì! Faceva la pappa cattiva!”
Nicole rise. “Sei unico, Averell!”
Lo guardò di sottecchi ed ebbe un’improvvisa ispirazione. Lo prese per le spalle, si alzò sulle punte e gli diede un bacetto all’angolo della bocca.
Joe si girò di scatto. “Ehi! Voi due. Che state combinando?!”
Averell si accigliò. “Sei solo geloso!”
Jack e William scoppiarono a ridere, mentre Averell, Nicole e Joe arrossivano fino alla radice dei capelli.

 

 

  
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