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Autore: Dany Art 99    11/11/2015    0 recensioni
eccomi tornata con un altra storia yeeeeee. qui mi cimento in una narrazione di una figlia di Artemide, lo so mi direte Artemide non può avere figli è una dea vergine.. ma io amo quella dea e volevo che vi fosse qualcosa che la rappresentasse, comunque tranquilli è tutto intrecciato senza intaccare l'idea di "Vergine" di Artemide (che poi amando le cacciatrici ed il loro universo, rispetto molto), comunque spero di avervi incuriosito :) e magari lasciate un consiglio.
dal testo
"Mentre camminavo con affianco i lupi mi chiesi se fossero gli stessi che avevano fissato Maggie mentre mi cullavano la prima notte in cui mi aveva trovato.
Ma dai loro occhi capii che erano loro.
I miei protettori.
Il simbolo di mia madre."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Artemide, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Revisionato]
 

Quando arrivai al campo mi stupii di quanto assomigliasse ad un campo estivo normale.
Insomma in quel momento non sapevo nemmeno di essere una semidea... ma somigliava... Troppo ad un campo normale... cioè nemmeno i veri campi estivi erano.. così.. così campi estivi.
Avanzai e vidi un sacco di ragazzini che chiacchieravano, alcuni mangiavano ed altri combattevano... con spade... elmi.. armature.
Dove diavolo ero finita? Dove... mi avevano portato i lupi?
Mi girai per chiederglielo ma non c'erano.
Erano spariti loro e le loro tracce.
Ero rimasta da sola.
Di nuovo.
Mi dissi che se mi avevano portato lì c'era un motivo e mi avvicinai ad un gruppetto di ragazzi.
Indossavano tutti delle magliette arancioni con su scritto “camp half-blood” con un pegaso disegnato al di sotto della scritta.
-E tu chi sei?- mi chiese una ragazza tarchiata dai capelli scuri con tono sbruffone, -sono Cloe- risposi seccamente sfidandola con lo sguardo.
Lei strinse la mascella e guardò gli altri -di chi sei figlia?- mi chiese come se fosse un cosa ovvia, -io... sono orfana- dissi lei andando sulla difensiva.
La ragazza ridacchi -tutti siamo orfani... di almeno un genitore qui... chi è il tuo genitore divino, ragazzina- disse la ragazza.
-Genitore divino?- chiesi inarcando un sopracciglio, -Dei... qui abbiamo una che non sa nemmeno cos'è- disse quella li guardando gli altri che cominciarono a sghignazzare.
-Perchè tu lo sai?- sbottai stringendo la bretella dello zaino,
-Io so cosa sono,ragazzina, con Clarisse, semidea figlia di Ares... e tu?- disse lei alzando le spalle.
-Ares?... il dio Greco?- mormorai in preda alla confusione, lei rise di gusto e mi guardò.
-Non sa nemmeno di chi è figlia questa è buona- e rise di nuovo, ero sul punto di tirarle un bel pugno su quel muso da maschiaccio quando un ragazzo biondo ed abbronzato si mise in mezzo.
-Su... Clarisse, smettila. Mi occupo io di quella nuova- disse il ragazzo appena comparso, si girò verso di me e con un sorriso solidale in volto mi disse -io sono Will Solace, capo della cabina di Apollo... piacere- e mi porse la mano.
Apollo ed Ares... tutto normale insomma.
Stetti sulla difensiva per qualche momento per poi stringergli la mano, -Cloe- dissi.
Lui sorrise in quel modo che ti fa voglia o di schiaffeggiarlo o di abbracciarlo e scompigliarli i capelli e disse -piacere mio, ti porto da Chirone... così scopriremo chi sei-.

Quello che successe dopo... un centauro con un maglietta che mi spiegava dov'ero e cos'ero per essere arrivata qui... un Dio scorbutico che non mi rivolse quasi la parola, testa di animali strane sulle pareti e filmini di orientamento... furono davvero strani momenti.
Fui come in trance per tutta la spiegazione.
Solo la voce dei due che confabulavano e parlavano di me mi tirò via dai miei pensieri.
-Insomma... ha quasi sedici anni... dovrebbe essere stata riconosciuta ormai, con le nuove leggi- disse Chirone camminando... o meglio trottando sul pavimento della stanza in cui ormai ero rinchiusa da due ore.
-Potrebbe essere... non lo so. Sai come sono i miei colleghi, non ci frega molto dei nostri figli mortali, lo sai- disse ilo Dio... che chiamavano tutti Signor D.
Strinsi le mani a pugno e guardai fuori dalla finestra, -shh... Dionosio... va bene Cloe, raccontami la tua storia- mi disse Chirone con una voce lenta e calma.
La sua espressione... mi ispirava fiducia e senza rendermene conto vuotai il sacco. Completamente.
Gli raccontai tutto. Il mio passato. Il mio abbandono davanti all'orfanotrofio... la coperta color argento... di Maggie... della mia passione per il tiro con l'arco...dei miei tre anni nella foresta..
Dei lupi.
Quando arrivai a parlare dei lupi però qualcosa cambiò nella stanza.
Il Signor D e Chirone si scambiarono un'occhiata ed io mi fermai.
-Che succede?- chiesi, -niente mia cara... dalle due caratteristiche potresti essere una figlia di Apollo... per via dell'arco- disse Chirone sorridendomi.
Io aggrottai le sopracciglia -e perchè... non mi ha riconosciuta come mia figlia... quando ero più piccola... insomma non avrebbe dovuto essere così?- chiesi io guardandoli.
Chirone congiunse le mani -sì ...avrebbe dovuto farlo- disse il centauro, -per ora mettiamola con quelli di Hermes ... come facevamo prima finchè non la riconoscono poi vedremo e andrà tutto come al solito -disse il Signor D bevendo un sorso di Diet Coke.
Strinsi i denti e mi girai.
-Potrei tornare nella foresta a vivere, così non disturberei nessuno- mormorai andando verso la porta.
La mano di Chirone mi bloccò  -no...rimani,qui è un buon posto dove stare... ti potrebbe piacere e potresti decidere di star qui. Se poi non ti piace... non ti impediremo di andartene... il campo mezzosangue non è una prigione. A noi fa piacere averti qui con noi- disse lui sorridendomi dolcemente e quasi gli credetti.
-Va bene.,. - mormorai e l'uomo sorrise facendomi segno di andare verso la porta.
Will mi stava aspettando all'entrata e Chirone gli chiese di accompagnarmi da quelli di Hermes e lui acconsentì con il solito sorriso da schiaffi in volto.
Mi accompagnò e fu tutto di nuovo molto strano.
Quelli di Hermes erano simpatici e chiacchieroni ma molte gli avevo sorpresi a volermi guardare nello zaino.
Feci una sfuriata così tanto colossale che in quella cabina sovrappopolata si creò un piccolo spazio tutto per me in un angolo vicino alla finestra.
Mi preparai il mio giaciglio per la notte e mi appoggiai con la schiena al mio zaino affilando le mie frecce che avevo costruito da sola.
E li stetti finchè non fu ora di cenare.
Per l'ora di cena avevo capito quasi del tutto il funzionamento in quel campo ma quando dovetti fare la mia offerta chiesi solo di avere un genitore fra gli dei.
Tornai al tavolo di Hermes e finii il mio pasto in silenzio nonostante il chiasso che c'era in quel tavolo.
Dormii male quella notte.
Mi girai molte volte, cosa che non mi succedeva spesso. Di solito se dormivo, dormivo e basta.
Come un sasso.
Ma quella notte no.
Quasi mi misi a rimpiangere la mia bella casetta sull'albero e il mio materasso di foglie.
MI mancava la mia vecchia vita solitaria da cacciatrice.
E con quel pensiero mi addormentai.

E questo fu il mio primo giorno al campo mezzosangue .
Credevo di dover aspettare molto per essere riconosciuta.
Non fu così.

Quando comparì un arco intorno al profilo di un cervo sopra la mia testa sembrò scoppiare il finimondo.
Eravamo a cena ed avevo appena dato un pezzo di carne selvatica al fuoco ad un Dio sconosciuto.
Ed dopo una brezza dall'odore di foresta... era apparso il simbolo della divina Artemide sopra la mia testa.
Una folla si era raccolta intorno a me mormorando a bocca spalancata il nome della divinità mentre io li guardavo sbalorditi.
Chirone si fece spazio con il Signor D e mi prese per il polso ma quasi non lo sentii.
Avevo visto un viso famigliare.
Molto famigliare.
Un viso che mi guardava a bocca sbalordita con un miscuglio di lentiggini sul naso e sulle guance.
Ma prima di poter anche solo dire il nome di Simon,
Chirone e il Dio del vino mi avevano rinchiusa nella casa grande e non volevano farmi uscire.

-Questa cosa non è possibile, Artemide è una delle dee Vergini, non può avere avuto una discendente- mormorò Chirone grattandosi il mento alla ricerca di qualche risposta come se si trovasse nell'aria.
Ok... erano due ore che ero rinchiusa lì e sopratutto dopo aver visto chiaramente lo sguardo di Simon incontrare il mio di certo non volevo rimanere lì dentro a chiedermi il perchè mia madre fosse Artemide.
Anche se pensandoci.. tutto quadrata.
La foresta.
L'arco.
I lupi.
L'intolleranza agli uomini.
Insomma se non ero sua figlia potevo essere lei in terra.
Ma,.. se come diceva Chirone lei era una delle dee vergini... e non aveva avuto figli mortali e non da millenni... io da dove venivo?
Insomma... sapevo come nascevano i bambini e credevo fosse lo stesso fra Dei e mortali.. ma senza .. quello che doveva succedere, non nasceva un figlio.
E se mia madre non aveva avuto “quello” si può sapere da che Tartaro venivo io?
Per gli dei... avevo anche cominciato a parlare come una semidea del campo.
Mi premetti una mano sulla fronte e guardai fuori dalla finestra.
La folla non si era ancora diramata del tutto, ma la maggior parte dei ragazzi era rientrata nelle rispettive cabine per la notte.
-Fermi ... forse ho trovato la soluzione al nostro dilemma-disse Signor D muovendosi leggermente sulla sedia.
-Cosa Dionosio?- chiese il centauro guardando il Dio, -no stavo scherzando- disse ridacchiando rimettendosi a sedere con la sua Diet Coca in mano.
A quel punto ringhiai e lo sentii guardare, -la può smettere di prendere tutto così sotto gamba? Lasciatemi andare di nuovo nella foresta così faremo tutti contenti no?- disse sbottando e guardandoli.
Chirone fece un sorriso malinconico e mi si avvicinò poggiandomi le mani sulle spalle, -tu mia cara.. sei una semidea molto potente.. anche non essendo figlia dei tre pezzi grossi. Tu … hai in te il sangue della cacciatrice per eccellenza. Abbiamo in dovere di proteggerti ma non possiamo fermarti se andartene è il tuo vero desiderio- disse il centauro picchiettandomi delicatamente la schiena.
Io lo guardai.
Era una mia scelta.
Riguardai fuori e vidi che la luce della casa si rispecchiava in due occhi chiari ed un viso pieno di lentiggini di un ragazzo che si sbracciava per farsi vedere.
Sorrisi leggermente.
-Se rimarrò... cosa dovrò fare?- chiesi rigirandomi, -vivere qui... allenarti... quello che desideri a patto che sia conforme alle regole del campo. Potrai dormire nella cabina di Artemide... è tua di diritto- disse Chirone sorridendomi.
Io alzai le spalle.
-Potrei provarci... insomma amo le sfide e questo campo sembra offrirne parecchie- dissi io stringendo un pugno, -sono molto lieto nel sentirtelo dire... vero Dionosio?- disse Chirone.
-Si...si come volete- mormorò lui non prestandoci attenzione, Chirone guardò fuori e mi disse -credo tu possa andare... gli altri sono tutti andati via- disse soffermandosi sul punto in cui Simon era nascosto e sorridendo.
Lo aveva visto ma aveva fatto finta di niente.
Lo ringrazia con lo sguardo ed uscii.
Fuori dalla porta trovai il mio zaino con le mie cose ed un biglietto sopra con su scritto

“te le ho prese dalla cabina di Hermes.
 Ben tornata cacciatrice
p.s se vieni ai cespugli qui davanti, magari mi saluti anche bene.
                        Simon ”

Sorrisi leggermente e mi infilai lo zaino in spalle andando verso i cespugli.
Forse quella poteva essere anche casa.




ecccoci qui al 2 capitoloo :) spero che continui a piacervi :) e magari lasciate una recenzione con cui mi fareste tanto .. tantoo.. tantooooo contenta :D
Un bacio a tutti,
Dany

 

   
 
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