Il mattino seguente le ragazze si svegliarono
tranquillamente verso le 9, si lavarono, si vestirono comode ed andarono a fare
colazione. Decisero di andare al buffet e appena entrarono nella sala si
ritrovarono davanti un'enorme tavolata piena di leccornie: il tempo di leccarsi
i baffi e la assalirono letteralmente.
Abigail si aggirava tra i banconi alla ricerca di qualcosa al cioccolato che le
desse la forza di affrontare la nuova giornata ma probabilmente stava guardando
dalla parte sbagliata perché scorgeva solamente frutta e marmellate. Stufa di
cercare optò per una marmellata ai mirtilli: "Ma Evan l'hai più
sentito?" parlò mentre la prendeva e se la metteva nel piatto.
Kimberly scrollò le spalle molto più interessata a capire cosa le andava di
mangiare: "Mi ha inviato l'ultimo messaggio quando stavamo a Firenze e poi
è morto"
"Credi che la situazione possa tornare stabile? Cioè
tra tutti questi recenti tira e molla io mi sarei già rotta"
"Non lo so, adesso voglio solo divertirmi"
tagliò corto Kim mettendosi il the dentro la tazza e dirigendosi verso il loro
tavolo.
La cugina cercò di starle dietro ma aveva troppe cose nel
piatto e dovette rallentare il passo: "E pensi che sia una buona idea? Nel
senso che comunque dovresti approfittare di quest'occasione per chiarirti le
idee non per incasinarti ancora di più" disse sedendosi e iniziando a
trafficare con il cibo.
"Oppure – fece una pausa per
guardarla dritta negli occhi – con una scappatella potrei capire cosa voglio
davvero da un fidanzato"
"La parola scappatella mi fa pensare a qualcosa di
squallido"
"Ti fari fare una scappatella con quell'Ashton, poi voglio proprio vedere
se dici ancora che è squallido"
Che? Cosa aveva detto? Una scappatella con Ashton? Lei,
Ashton e una notte di fuoco? Forse la sera prima qualche pensierino sconcio
l'aveva fatto ma era rimasto quello: un pensiero e basta, non aveva mica
considerato seriamente l'idea di combinarci qualcosa insieme. Cioè non che
l'idea le dispiacesse però aveva una repulsione per quella che la gente
chiamava comunemente "una botta e
via", cavolo il sesso lo considerava come una tappa importante di una
relazione non come una cosa che prendi quando capita e soprattutto con il primo
che capita. La ragazza cercò di dire qualcosa ma le uscirono solo
incomprensibili farfugli.
"Lo sapevo, sei diventata tutta rossa"
"Ma cosa sapevi tu che non ho detto niente"
cercò di difendersi Abi.
"Dovresti imparare a leggere il linguaggio del corpo, mia cara – fece Kim
con aria saccente – comunque, seriamente, secondo te li rivedremo Ashton e
Luke?"
"Se proprio vuoi leggere il linguaggio del corpo leggi questo – disse
Abigail mostrandole il dito medio e ricevendo in cambio una linguaccia – in
ogni modo la nave è questa quindi penso proprio che li rincontreremo; se non li
ribecchiamo siamo proprio due mega sfigate"
Finito di mangiare decisero di fare un salto in palestra ma, arrivate lì, la
trovarono strapiena. Decisero, così, di andare a prendere un po’ di sole in
piscina, magari verso mezzogiorno avrebbero riprovato a vedere se c'era posto
sul tapis roulant.
"È veramente una bella giornata oggi, ti va di
andare a mangiare un gelato oggi pomeriggio? Il posto buono dove ci hanno
portate Alberto e Silvia stava qua, giusto? Com'è che si chiamava? Yogurtqualcosa tipo" disse Kimberly
girandosi verso la cugina. Questa si alzò di botto dal lettino e urlò:
"Yougurino! Serio? Era qui? E perché non me l'hai detto prima?" la
accusò.
"Pensavo te lo fossi ricordato" si giustificò
Kim.
"Beh, non è così" disse Abigail facendo la finta offesa.
"Sei proprio antipatica quando metti il broncio.
Allora? Ci andiamo?"
"Ovvio, ho proprio voglia di uno di quei frappè mega
giganti che fanno lì con tanta panna sopra"
Alle due ragazze vennero gli occhi a cuoricino solo a pensare a quanto erano buoni
i gelati di quella gelateria. Fantasticarono ancora un po’ su quello che
avrebbero preso da mangiare quel pomeriggio e poi si misero a spettegolare
sulla gente che stava lì a prendere il sole con loro.
"Oh. Mio. Dio. Ma l'hai visto quel cicciobombo con
il sedere di fuori?"
"Che schifo, Abi!! Io ti indico i superfighi e tu mi fai vedere ste
cose?" Kimberly fece una faccia disgustata nel vedere quel sedere peloso.
"Seh, vabbè, superfighi, mo non ci allarghiamo,
carini casomai. Madonna comunque s'è proprio cotto quello là. Secondo me è tipo
o un inglese o un tedesco" le due vivendo in un luogo di mare ogni tanto
riuscivano a ritagliarsi un momentino per andare in spiaggia e prendere un po’
di tintarella. Anche Kimberly, che era di carnagione più chiara rispetto ad
Abigail, aveva un colorito da essere vivente. Quei turisti invece le facevano
ridere perché bianchi peggio dei morti pretendevano di diventare di un colore
un po’ più sano stando sotto il sole nelle ore più calde della giornata finendo
invece con il diventare rossi come delle aragoste.
"È veramente una visione a cui avrei preferito non
assistere – commentò Kim – No, ma guarda invece quella come si atteggia – disse
facendo segno con la testa verso una signora sulla quarantina con un bikini
super striminzito che cercava di sgridare il figlio dall'alto del suo lettino
senza neanche muovere un muscolo – la diva di Hollywood c'abbiamo"
Abigail scoppiò a ridere di cuore perché il nome che le aveva affibbiato la
cugina le calzava a pennello. Ciò che riuscirono a capire, fissandola per una
buona mezz'oretta, era che non sapeva proprio cavarsela con i bambini: aveva
viziato il figlio così tanto che ora ogni minaccia che lei faceva era priva di
efficacia. Le due resistettero con tutte le loro forze al desiderio di andare
lì e dare sia a madre che a figlio una pizza in faccia, poi Kim, stanca di
commentare ogni cosa che faceva e che diceva la diva, propose di andare a pranzo perchè era quasi mezzogiorno e
mezzo e se avessero tardato ancora un po’ non avrebbero fatto in tempo né a
prendersi il gelato e né a farsi una tranquilla passeggiata in riva al mare.
Pranzarono velocemente al buffet e poi si andarono a cambiare in cabina.
Kimberly si mise una canotta a righe bianche e blu in stile marinaresco, degli
short, delle converse nere e uno zainetto nero. Abigail, invece, optò per un
vestitino estivo con delle stampe sopra, dei sandali marroni e uno zainetto di
pelle marrone. Non appena furono pronte si incamminarono verso l'uscita; fecero
qualche svolta a destra, qualche altra a sinistra, presero l'ascensore e quando
stavano per mettere piede fuori dalla nave videro due persone che si
divertivano a camminare come degli idioti. Per la precisione quelle due persone
erano due ragazzi; due ragazzi che Abi e Kim ricordavano molto bene: Ashton e
Luke. Le due si scambiarono sguardi complici e maliziosi.
"Ragazzi" li chiamò Kimberly al che i due
saltarono come petardi e smisero di colpo di fare gli scemi.
"Kimberly! Abigail!" si fece scappare Luke con
un tono di voce veramente stridulo mentre diventava tutto rosso per
l'imbarazzo.
"Ehi – disse, invece, Ash- dove andate di bello a
quest'ora sotto questo caldo?" domanda più che lecita visto che neanche la
bellezza del paesaggio italiano riusciva a fare qualcosa contro l'ondata di caldo
sahariano che era arrivata fin lì.
"Ci stavamo andando a prendere un gelato – rispose Abi che già stava
pensando a quali gusti prendere – voi?"
"Noi siamo appena tornati da Roma. Ci siamo svegliati stamattina presto e
abbiamo preso il treno. Abbiamo comprato un sacco di cose – disse Ashton
alzando orgoglioso le buste che aveva in mano e iniziando, tutto felice, ad
elencare i suoi acquisti – a mamma ho preso uno di quei piattini che si
appendono al muro, a mio fratello ho preso la maglia dell'Hard Rock che voleva
tanto, vi piace?" le ragazze annuirono non sapendo con'altro fare, poi Kim
senza rendersene realmente conto disse: "Che ne dite se continuiamo a
parlare del vostro shopping davanti un gelato?"
I due non se lo fecero ripetere due volte e accettarono
ma, dopo una vistosa odorata di ascelle, entrambi convennero che forse era
meglio se prima si andavano a fare una doccia se non volevano rischiare di far
rimanere secco qualcuno. Tra spintoni e dispetti raggiunsero la loro cabina.
"Mi lavo prima io" disse Luke aprendo in fretta la porta e correndo
verso il bagno lasciando Ashton come un pesce lesso all'ingresso. Non ebbe
neanche il tempo di replicare che l'amico si era già chiuso la porta alle
spalle; decise, così, di stendersi un po’ sul lettone matrimoniale e di vedere
la tv. Vedere era proprio la parola giusta perché l'unica cosa che sembrava
interessante la trasmettevano in spagnolo e lui di spagnolo non ci capiva
niente: in poche parole vedeva le immagini e cercava di dargli un senso. Il
canale trasmetteva una telenovela sudamericana e per quello che il riccio aveva
capito c'era un triangolo amoroso e ora Juan, uno dei protagonisti, stava per
cogliere in flagrante la sua ragazza che se la faceva con l'amante.
"Puoi andare" disse Luke uscendo dal bagno in
boxer mentre si asciugava i capelli con l'asciugamano.
"Ssshhh – lo zittì immediatamente l'amico – Juan sta
per scoprire che la fidanzata gli mette le corna e che quindi il figlio che
hanno potrebbe non esse suo"
Luke rimase un po’ perplesso nel vedere l'amico steso in posizione prona sul
letto con le mani sotto il mento così preso a vedere la telenovela. Scansò
l'idea iniziale di prenderlo in giro, ci sarebbero state altre occasioni per
farlo, e si limitò a dire: "Come diavolo hai capito tutto questo se di
spagnolo non sai un tubo?"
Ashton fece la faccia offesa: "Sono un tipo
sensibile io, certi argomenti mi toccano nel profondo"
Il biondo roteò gli occhi: "Certo, soprattutto se
l'argomento è il sesso"
"È un argomento serio – fece il riccio alzandosi e dirigendosi verso il
bagno – non capisci niente" e lo spintonò per farsi largo. Chiuse la
porta, si spogliò e si infilò sotto il getto d'acqua tiepida. Iniziò ad
insaponarsi i capelli quando il rumore della porta che si apriva gli fece
prendere un colpo.
"Luke – starnazzò eliminando con la mano la condensa del vetro per vedere
meglio – che fai?"
"Non ti sembra evidente? – disse prendendo lo spazzolino e il dentifricio
– mi lavo i denti"
"Aaaah, capito – fece una pausa – vuoi pure le mie
mentine?"
"Che ci devo fare con le mentine?" sbiascicò
Luke mentre spazzolava i denti.
"Te ne metti un paio in bocca prima di
baciarla" disse Ashton alzando ripetutamente le sopracciglia.
Per poco il ragazzo non si strozzava con il dentifricio: "Ma che ti sei
fumato? – disse tossendo diverse volte – chi dovrei baciare?"
"Ma come chi? Kimberly"
"Ho solo detto che è carina non che la prenderei e la sbatterei al muro. E
poi punto numero uno: non la conosco e punto numero due: finita la vacanza non
la rivedrei più, non potrebbe mai diventare una cosa seria quindi a che scopo
combinarci qualcosa?"
Ash si trattenne dall'uscire e prenderlo a sberle:
"Madonna che vecchio. Sei proprio pronto al matrimonio. Siamo ragazzi,
siamo venuti qua per divertirci e flirtare con le ragazze è divertente. Quindi
o quando esci da questa stanza ci provi con Kimberly o la prossima volta che
entri qui sarai un uomo morto! – disse agitando la bottiglietta del
bagnoschiuma – e poi chi ti dice che non potrebbe diventare seria, ci sono un
sacco di relazioni a distanza che durano, quindi fai meno l'imbecille e
finisciti di preparare"
Luke fece come gli era stato detto e dieci minuti dopo erano entrambi fuori
dalla cabina belli e profumati.
Scesero dalla nave e il biondo continuava a
pensare alle parole che l'amico gli aveva detto in bagno. Doveva sciogliersi un
po’ se non voleva rimanere solo a vita. Ma perché con le ragazze carine era
sempre difficile? Forse doveva immaginare che stava uscendo con uno dei suoi
amici. Sì, forse. Appena, però, provò ad immaginarsi mano nella mano con uno
dei suoi amici un brivido percorse la sua schiena e scansò immediatamente
quell'idea che gli faceva venire il voltastomaco. Pensava, non faceva altro che
pensare a cosa avrebbe dovuto dire, a cosa avrebbe dovuto fare, aveva pensato
così tanto che stava per entrare nel pallone. Fece un respirone per calmarsi e
una lampadina gli si accese. Purtroppo rimase accesa per neanche due secondi
perchè non appena vide Kim nella sua mente comparve un buco nero che risucchiò
tutto. Blackout. Le mani iniziarono a tremare, il passo era sempre meno sicuro.
Guardò per un momento l'amico e invidiò la sua sicurezza, la sua disinvoltura.
Poi si girò a vedere le ragazze, sembravano così spensierate. Kimberly stava in
piedi e fingeva di dare dei cazzotti alla cugina che dall'alto del muretto dove
era seduta la guardava rassegnata e ogni tanto accennava qualche calcio nella
sua direzione. Era possibile che lui fosse l'unico agitato? Era possibile che
lui fosse l'unico a cui lo stomaco si stava contorcendo su se stesso? Era
possibile?
Abigail fu la prima ad accorgersi dei due ragazzi e con un cenno della testa
fece capire alla sua compagna di smettere di fare la finta bulla e di
ricomporsi se non voleva sembrare una scema.
"Allora? Andiamo a prendere questo gelato?"
disse Ash mettendosi le mani in tasca.
"Certo" dissero in coro Abi e Kim.
"Forza, allora fateci strada" continuò lui facendo l'occhiolino a
Abigail la quale non poté fare a meno di abbassare gli occhi ed arrossire.
Uscirono dal porto e iniziarono a camminare sul viale alberato che costeggiava
il mare, dopo qualcosa come cento metri attraversarono la strada ed entrarono
nella gelateria. L'aria condizionata del locale fece venire ai quattro un
brivido di piacere alla schiena, il caldo che faceva quel giorno era veramente
troppo. Si avvicinarono alla cassa e iniziarono a ordinare quello che volevano.
Kimberly prese uno yogurt alla vaniglia con sopra fragole e ananas, Abigail un
frappè al cioccolato con la panna, Luke un cono grande cioccolato, variegato
alla nutella e fiordilatte con doppia panna e Ashton un cono grande vaniglia e
mango. Decisero di sedersi in uno dei tavolini della gelateria e di
chiacchierare un po’ lì.
Non appena Kim si sedette senti il cellulare suonare, lo prese da una delle
tasche dello zaino e vide che le era arrivato un messaggio. Era di Evan. Lottò
con tutta se stessa per non aprirlo, se lo avesse letto al cento per cento gli
avrebbe rovinato la giornata, sarebbe stata tutto il tempo a pensare a lui.
Guardò lo schermo indecisa sul da farsi ma alla fine cedette.
"Ehi – recitava il messaggio – come prosegue la vacanza? Non mi rispondi da più di un mese. Non ti sto chiedendo spiegazioni sul tuo recente comportamento; vorrei sapere solamente come stai. Questi mesi senza te mi stanno uccidendo. Mi manchi tanto, non vedo l'ora che torni per riabbracciarti"
La ragazza non sprecò il suo tempo neanche a cancellare
il messaggio; spense direttamente il telefono e riportò la sua attenzione verso
i tre ragazzi che stavano parlottando tra loro. Prese un altro po’ di yogurt
dalla vaschetta e, indicando i suoi due nuovi amici con il cucchiaino, disse:
"Come vi siete conosciuti?"
I due ci pensarono un po’ su e poi guardandosi scoppiarono a ridere. "Ci
siamo conosciuti un giorno al mare" esordì Ashton.
"Sì – gli diede man forte Luke – di vista ci
conoscevamo già perché frequentavamo la stessa scuola e, a dirla tutta ci
stavamo pure un po’ sul cazzo, poi, però, quel giorno al mare volevamo
cavalcare la stessa onda e ce ne siamo dette di tutti i colori per averla
vinta. Alla fine abbiamo preso entrambi l'onda e vi dico solo che abbiamo
rischiato di finire in ospedale"
"Voi due siete due pazzi" lo interruppe Abigail.
"Forse, ma se non l'avessimo fatto a quest'ora non
eravamo qui a parlare con voi – disse Ashton – quel giorno poi, dopo aver
rischiato la pelle, ci siamo seduti a riva, esausti, abbiamo iniziato ad
elogiarci e a parlare dei nostri interessi finendo per diventare migliori
amici"
"Che storia curiosa" disse Kimberly pulendosi
la bocca.
"Abbastanza – rispose Luke – invece voi toglietemi
una curiosità: come facevate a conoscere questo posto? Il gelato è veramente
buono"
"Si vede che hai gradito" lo prese in giro
Ashton alludendo al fatto che aveva il naso sporco di panna; Luke divenne
immediatamente rosso e si sbrigò a pulirsi.
Abigail iniziò il suo racconto: gli disse della loro
vacanza di tre mesi in Italia, gli disse di come raggiungevano le varie città,
gli disse di Alberto e Silvia. Alberto e Silvia erano una coppia sposata sulla
quarantina che si era conosciuta al lavoro. Facevano gli assicuratori e il loro
lavoro li costringeva a fare molto spesso la tratta Roma-Firenze. Inizialmente
avevano provato ad utilizzare l'aereo o il treno però la roba da portarsi dietro
era troppa e una volta arrivati in stazione spostarsi era sempre un problema
così, un giorno, parlando con degli amici scoprirono che andando con la
macchina potevano affittare i posti che rimanevano alle persone che dovevano
fare lo stesso loro percorso; in questo modo conoscevano persone nuove e la
benzina non era più un problema. Si iscrissero su un sito e pian piano
iniziarono a ricevere sempre più feedback positivi. È grazie a quel sito se Abi
e Kim ora conoscevano due persone stupende come loro. Dovevano raggiungere
Firenze e non volevano fare l'ennesimo viaggio in treno o in aereo così
decisero di cercare qualcuno che offrisse un passaggio in macchina ad un prezzo
conveniente e trovarono loro. A Silvia piaceva vedere il mare così ogni volta
che dovevano andare a Firenze o che dovevano tornare a Roma facevano una
deviazione a Civitavecchia. Si fermavano una o due orette, giusto il tempo per
ricaricarsi e poi ripartivano. Il giorno in cui avevano accompagnato le ragazze
avevano tutti voglia di gelato e così andarono nella gelateria dove stavano
adesso i quattro e Abigail e Kimberly ne rimasero piacevolmente stupite:
sapevano che il gelato italiano era buono ma non pensavano che ne esistesse di
così buono.
"Fico, dovremmo provare anche noi a fare una vacanza
così" disse Ashton al suo amico prima di alzarsi per andare a buttare il
fazzoletto sporco; gli altri lo imitarono e di li a poco si ritrovarono di
nuovo sotto il caldo torrido di quella giornata. Kimberly propose di andare a
fare una passeggiata in riva al mare prima di risalire a bordo e, mentre si
avviavano verso la spiaggia, raggiunse Luke e gli iniziò a parlare. L'aveva
visto un po’ teso, aveva notato che ogni tanto se ne stava in disparte e voleva
provare a scioglierlo un po’. Lei era fatta così: appena prendeva un po’ di
confidenza non si faceva scrupoli a parlare di qualunque cosa pur di non vedere
gente in disparte.
"Allora, che mi racconti?" esordì.
"Non so, che vuoi che ti dica?"
"Uhm – la ragazza si portò un dito sul mento – cibo
preferito"
"Cosa?" chiese dubbioso Luke.
"Quale è il tuo cibo preferito?"
"Ehm...non so. Forse la pizza, il tuo?"
"Non ne ho uno preferito ma uno di quelli che merita
di stare nella top ten è sicuramente la frittata con le patate – disse pensando
alla frittata che le preparava ogni tanto la nonna – ora tocca a te. Chiedimi
qualcosa"
Luke si guardò un po’ intorno alla ricerca di qualche
spunto per qualche domanda. Alla fine vide un gabbiano: "Animale
preferito"
"Questa domanda non vale, sono un infermiere
veterinario non dovrei fare distinzioni – disse dando qualche botta alla spalla
del ragazzo – comunque senza ombra di dubbio il cane è il mio preferito, però
adoro tutti gli animali. Sentiamo un po’ quale è il tuo"
"Adoro i pinguini" disse con un filo di voce
quasi vergognandosi di se stesso.
"Oddio, ma sono così carini – squittì Kim – con
quella pancetta bianca sono così patatosi. Ieri li abbiamo visti all'acquario
di Genova, erano veramente troppo carini"
"Davvero li trovi carini?" disse Luke
illuminandosi in volto.
"Certo, perché non dovrei?"
Alzò le spalle: "Non so..."
Kimberly rimase a fissarlo per un paio di secondi. Si stava chiedendo per
l'ennesima volta se Luke fosse vero. Lo trovava così dannatamente carino e
tenero che sembrava quasi finto, un ologramma mandato per destabilizzarla. Le
piaceva il modo in cui arrossiva quando era leggermente imbarazzato, le piaceva
il modo in cui metteva le mani in tasca, le piacevano le sue spalle. Cavolo,
si, le spalle, avrebbe potuto scrivere un romanzo solo su cosa erano per lei
quelle spalle. Eppure una vocina dentro di lei continuava a dirle "No, Kim, no, è piccolo e non lo
conosci". Diamine, come era possibile però che solo la sua vicinanza
le facesse venire una strana sensazione alla bocca dello stomaco? Luke la
attraeva? Doveva essere per forza così perché altrimenti non riusciva a trovare
altre spiegazioni plausibili. Luke la attraeva punto e basta.
"Ma se ci sediamo qui?" una voce la distolse
dai suoi pensieri. Era Ashton che si era seduto sulla sabbia e invitava gli altri
a fare lo stesso con un gesto della mano. Abigail si sedette vicino a lui,
seguì lei e infine Luke che con le mani poggiate dietro e la testa rivolta
all'insù guardava il cielo senza neanche una nuvola: "Vorrei essere in
vacanza tutto l'anno" si lasciò scappare sospirando. Gli altri annuirono e
poi Ashton dal nulla se ne uscì: "Questo caldo mi fa venire sonno" e
senza neanche pensarci si sdraiò poggiando la testa sulle cosce di Abigail,
che, a quel contatto, ebbe un sussulto che solo la cugina notò. Senza farsi
vedere Kim le diede una leggera botticella al braccio per farla girare nella
sua direzione e, quando ebbe la sua attenzione, alzò le sopracciglia
ammiccandole e le fece intendere che quel discorso l'avrebbero fatto in cabina,
lontano da orecchie indiscrete. Ma cosa provava in quel momento Abigail? Una
quantità infinità di emozioni la stavano travolgendo in quell'istante. Senza
farsi notare con la coda dell'occhio guardava il ragazzo che si riposava sulle
sue gambe: era così bello. Avrebbe voluto spostare una ciocca di capelli dal
suo viso perché stonava un po’ ma non poteva farlo, doveva trattenersi: non si
tocca il volto di uno sconosciuto così come se nulla fosse, non avevano mica
tutta questa confidenza, si conoscevano a malapena da un giorno. Sospirò e si
mise a giocare con la sabbia per reprimere quel desiderio mentre le parole che
le aveva detto la cugina a colazione le tornavano in mente: "Ti fari fare una scappatella con
quell'Ashton, poi voglio proprio vedere se dici ancora che è squallido"
possibile che stava già cedendo? La bellezza di quel ragazzo poteva fare tutto
questo? Perché alla fine è di bellezza che si parlava, non sapeva nulla di lui,
non sapeva se quello che le stava mostrando era il suo vero carattere, non
sapeva quali erano i suoi gusti musicali, non sapeva che cosa gli piacesse
mangiare, se andava in palestra, se aveva dei fratelli, come si chiamavano i
genitori eppure lo guardava in quel momento e gli unici pensieri che le
passavano per la mente erano tutto tranne che casti.
Dieci minuti dopo Abigail fece alzare a fatica Ashton che oramai aveva preso le
sue cosce come cuscino personale e togliendosi le scarpe era andata a camminare
a riva con i piedi ammollo: "Kim vieni anche tu, l'acqua è
fantastica!" disse alla cugina. D'un tratto le scarpe di Kimberly le
divennero strette e sentì il bisogno di togliersele. Ebbe un sussulto quando
l'acqua gelida venne a contatto con i suoi piedi caldi; era una sensazione
bellissima.
"Aspettatemi che vengo anche io – disse Luke
togliendosi le scarpe – Ash vieni anche tu?"
Il ragazzo rimase seduto sulla sabbia: "Nah, non mi
va, man, vi guardo da qui"
"Allora, Luke, hai fatto?" chiese Abi mentre cercava con il piede di
alzare qualche schizzo d'acqua nella sua direzione.
"Non riesce a tirarsi su i jeans" rispose
Ashton al posto dell'amico che era troppo preso a diventare rosso per lo sforzo
immane che stava facendo.
"E ci credo, si è messo i skinny jeans, ma il sangue
ai piedi almeno ci arriva?" scherzò Abi.
"Così impari a metterti i calzoni così stretti. Ma dove ci dovevi
andare?" disse invece Kim.
"La volete smettere tutti quanti?" Luke cercò di trattenere le
risate, quella situazione faceva ridere anche lui ma in quel momento doveva
fare la parte dell'offeso e così si limitò a guardare male tutti.
"Fatteli più stretti la prossima volta"
continuò Kimberly.
"Ora vi faccio vedere io" disse Luke che con
tutti i calzoni, che alla fine non era riuscito a tirare su, entrò in mare.
Iniziò a tirare calci all'acqua finendo per fare il bagno alle ragazze che di
rimando zupparono anche lui. L'unico asciutto era rimasto Ashton che, a riva,
si stava tenendo la pancia per il troppo ridere.
Dopo essersi assicurati di essere zuppi dalla testa ai
piedi i tre decisero di tornarsene all'asciutto sulla nave perché si stava
facendo tardi e perché volevano asciugarsi, non volevano rischiare di ammalarsi
e passare in cabina il resto della crociera.
Salirono sulla nave e si incamminarono verso la stanza
delle ragazze. Luke dopo l'episodio in spiaggia era riuscito a sciogliersi,
infatti, mentre stavano in uno dei tanti corridoi dell'imbarcazione si era
messo a dare fastidio a Kimberly. Ogni tanto le dava qualche pizzico su un
fianco oppure le dava delle spintarelle con le spalle per farle perdere
l'equilibrio. "Hai finito? – disse questa ridendo dopo l'ennesima spallata
ricevuta che la fece quasi spiaccicare addosso ad un signore dell'equipaggio.
Come risposta ricevette un'altra spinta – ma allora vuoi le botte"
"Attento che tira dei pugni potenti all'aria"
Abigail si girò verso Luke e iniziò a imitare la cugina.
"Eh ho visto le sue potentissime mosse alla kung
fu" scherzò Luke alludendo a qualche oretta prima quando le ragazze li
stavano aspettando sul muretto.
"Luke cerca le botte" confermò Kim dando una
spallata al biondo. Questo si morse il labbro inferiore per trattenere la
risata e si voltò verso la ragazza. Le fece l'occhiolino. Si, magari Luke che
si mordeva il labbro in quel modo così dannatamente sexy poteva anche riuscire
a reggerlo ma la combo morso/occhiolino era veramente troppo. La botta non
l'aveva ricevuta lui ma Kim e anche in pieno stomaco. Si sentiva andare in
fiamme, non riusciva a ristabilire il battito cardiaco e probabilmente era
diventata rossa come un'aragosta. La prossima volta che a Luke sarebbe venuto in
mente di rifare un combo del genere era meglio se prima l'avvertiva o c'era i
rischio che ci rimaneva secca. Un sorriso sghembo fu l'unica cosa che riuscì a
fare e per questo si diede mentalmente della stupida.
A mettere il dito nella piaga ci pensò niente popo di
meno che Ashton: "Siete fidanzate?"
Kim per poco non
si strozzò con la saliva. Ancora non aveva pensato di dire a Luke che era
fidanzata. Doveva o non doveva dirglielo? Ora che finalmente iniziava a
sciogliersi non poteva dirgli una cosa del genere, sarebbe di nuovo riandato
sulle sue. Che poi in realtà stava bellamente ignorando Evan quindi era come se
si fosse presa una pausa e questo si poteva benissimo aggiungere al fatto che
Luke abitava a Sidney quindi anche se fosse successo qualcosa chi l'avrebbe mai
più rivisto? La cosa sarebbe rimasta solo tra lei e Abigail e Kim sapeva che
della cugina poteva fidarsi così si spicciò a dire "No, non siamo
fidanzate" finendo per ricevere un'occhiata curiosa da Abi.
"Nemmeno noi" disse Ashton gongolando, i tre
non vollero sapere cosa stava pensando quella mente bacata.
"Siamo arrivate" esordì Abigail prendendo dalla
borsa la tessera magnetica per aprire la porta.
"Io la butto lì: che ne dite di cenare insieme
stasera?" disse Luke lasciando un po’ tutti a bocca aperta. Una proposta
del genere era più da Ashton, il biondo non sembrava il tipo.
"S-sì, v-va bene" rispose Kimberly per entrambe
e così dicendo le due entrarono in camera lasciando i ragazzi in corridoio.
Cinque minuti dopo essersi sdraiata nel lettone Kim
chiese a bassa voce: "Se ne sono andati?"
"Suppongo di si, non mi hanno dato l'aria di essere
due maniaci stalker. Perché?"
"Perché volevo parlare un po’" disse rotolando
sul letto come un felino felice.
"Riguardo?" la cugina si spostò con la sedia
del balcone per vederla meglio.
Kim finse di fare la vaga: "Mah, non so...potremmo
tipo parlare di questa vacanza, del mare, la sabbia, te, Ashton, i pesciolini,
gli uccellini"
"Il Sole, la Luna, le stelle, te, Luke, il cosmo, la
galassia, l'amore" continuò la
cugina enfatizzando l'ultima parola.
"Cosa vorresti insinuare? È piccolo, non fa per
me" si sbrigò a giustificarsi Kim.
"E illuminami era piccolo pure quando passeggiavate
carini carini sulla sabbia a parlottare del più e del meno? Dai, sono tutte scuse.
Comunque dimmi un po’: da quando non sei più fidanzata? – disse alzandosi dalla sedia e
raggiungendola sul letto – credo di essermi persa qualche episodio"
"Sono in pausa quindi faccio quello che voglio e poi stai
solamente deviando il discorso, io volevo parlare di te e Ashton"
piagnucolò questa sbattendo mani e piedi sul materasso.
"Io non devio proprio niente signorina, qui quella che si è
presa una bella cotta sei tu" disse rimproverandola con il dito.
"Seh, ha parlato MrsDiventoTuttaRossaQuandoAshtonMiStaVicino,
ma per favore"
"Non è colpa mia se è carino" si giustificò Abi.
"E dai, combinaci qualcosa, si vede lontano un miglio che ci
prova" Kim tentò di persuaderla.
"Quanto sei lagnosa quando ti ci metti. Lo sai che questo
tipo di avventura non fa per me. Cioè dovrei darla a uno che tra un po’ non so
neanche come si chiama? Ma non se ne parla proprio. La signorina, qui, prima deve conoscere bene il ragazzo e poi se le
piace potrebbe pure prendere in considerazione il fatto di aprirsi a lui"
"Si, così sta sicura che rimarrai zitella a vita" la
prese in giro la cugina che ricevette in cambio una cuscinata in faccia.
Anche in una cabina dall'altro lato della nave si stava svolgendo
una conversazione simile.
"E bravo il nostro Lucas. Hai visto? Non ci voleva molto.
Dovevi solo scioglierti un po’" l'interpellato si grattò la testa e
arrossì leggermente mentre l'altro si buttava di peso sul letto.
"S-sì, all'inizio è stato un po’ difficile però poi lei è
stata così carina con me e, sì, dai, ci voglio provare – Luke sospirò e si
sdraiò vicino l'amico – quale è il prossimo passo?"
"Mi sembra ovvio – disse con aria saccente Ashton – ora si entra nel vivo:
dovrai farla cadere ai tuoi piedi, dovrai conquistarla - Luke non rispose, non
aveva mai provato a conquistare una ragazza in meno di una settimana. Dopo
attimi di silenzio l'amico comprese i suoi pensieri e continuò – ma ti devo
proprio dire tutto? Inizi con qualche sguardo complice, poi inizi a sfiorarla
delicatamente per farle salire il desiderio finchè il contatto tra voi non
diventa qualcosa di cui non puoi fare a meno e poi puff, è fatta. Non ci vuole
tutta questa grande scienza"
Luke lo guardò di traverso: "Ma tu sei proprio sicuro che
funziona? Cioè prendiamo te e Abigail: tu sei sicuro che anche lei vuole fare
solo sesso. Non mi è parsa una ragazza da una botta e via...e neanche Kimberly"
A questo Ashton non aveva proprio pensato. Non si era mai trovato in una
situazione del genere. Nessuna ragazza l'aveva mai rifiutato quando voleva
portarla a letto. Sicuro era il fatto che le due ragazze non erano le solite
galline che si incontravano nelle discoteche; sembravano avere la testa sulle
spalle da quel poco che le conosceva. Stava assistendo, impotente, al crollo
dei suoi castelli di sabbia; possibile che non aveva preso in considerazione il
fatto che Abigail poteva benissimo rifiutarlo? Aspetta, una ragazza poteva
veramente rifiutarlo? Forse il fatto che era uno dei surfisti più ambiti del
litorale dove lavorava gli aveva fatto credere che poteva avere tutte le
ragazze ai suoi piedi. Deglutì. Non poteva arrendersi senza averci neanche
provato. No, non poteva.
Note:
eccoci qui con il secondo capitolo! I ragazzi finalmente hanno avuto
modo di passare un po' di tempo insieme e di conoscersi un po' di
più, chissà ora cosa succederà. Ashton cerca solo
diverimento ma Abigail non sembra volergliela dare vinta facilmente (in
tutti i sensi), riuscirà Ashton nel suo intento? e tra Kim e
Luke invece cosa succederà, il biondo scoprirà che la
ragazza è fidanzata? Chissà ;)
Fateci sapere come vi sembra il capitolo e come pensate che la storia andrà avanti, siamo curiose <3