Salve :D torno con questa storiella ^^ spero che non mi lincerete
o altro! Ringrazio chiunque leggerà e/o recensirà!
Relie Diadamat questa non è quella di cui ti parlavo ma spero che ti accontenterai :D Buona Lettura ^-^
Rosso_Pendragon Grazie cara beta :’)
Sapeva
che sarebbe andata via, che il suo tradimento sarebbe stato imminente, che lei
tornava sempre per poi andarsene lasciando un gran vuoto dentro di lui. Lo
faceva continuamente, andava e veniva a suo piacimento, ma non ero in grado di
non aprirle il suo cuore ogni volta che la vedeva. Perché era Morgana. Era la sua
regina delle nevi, era la sua parte oscura, la sua nemesi, la sua ombra. Solo
con lui, l’amata era vera, si mostrava per quel che era realmente. Ogni volta
che facevano l'amore nel suo letto, era come lanciarsi
in un’enorme fornace senza fare più ritorno.
Le
immagini si facevano vivide nella mente del mago, mentre la stringeva dormiente
tra le sue braccia, momenti passati da qualche ora.
Lei
che si abbandonava, indifesa, mentre lui s’issava entrando nel suo corpo
spingendo forte e brutale.
Nonostante
facevano l'amore non c'era spazio per questo sentimento,
rapiti dalla passione che brucia la carne, che fa diventare il sangue bollente.
La
frustrazione, la rabbia, il dolore. Dolore emotivo ma che lascia totale spazio
a quello fisico, mentre lei gli lasciava rossi segni sulla schiena e
mordendogli il labbro fino a far uscire sangue per poi succhiarlo bramosa.
E
Dio se era bella, con la bocca aperta gemendo per il piacere e i suoi occhi
verdi cercavano i suoi azzurri. Provando a richiamare la sua parte razionale,
quella umana, posta chissà dove in lui, chiedevano venia ma la guardava e
l'abbracciò baciandola mentre con le ultime spinte la inondò del suo seme
caldo.
Sapeva
che domani mattina, fuori da quel letto e da quella stanza, avrebbero dovuto
guardarsi le spalle, ognuno per difendersi dall'altro ma ora le carezzava i
capelli, quei bei capelli neri e morbidi che gli erano
mancati e la pelle diafana che diventava raggiante sotto la pallida luna. E non
poteva pensare che un giorno sarebbe potuto arrivare a
farle del male pur di proteggere Arthur.
Dannazione,
Arthur. Gli aveva promesso che sarebbe passato dopo la cena, ma quando c'è Morgana si dimenticava di tutto, perfino del suo adorato
principe .
« Merlin
» gli sussurrò a fior di labbra, Merlin carezzò le sue
baciandola « Sei sveglia, mia signora »
le mormorò sorridendole.
« Ti
ho sentito distante per un attimo » accarezza i capelli del servo e
poi continua « Dov'eri? » chiede, anche se il
moro non comprende il tono in cui lo dice. Non risponde.
Lo
fa distendere con la schiena sul materasso e lo guarda fisso, come a voler
scovare qualche segreto «Pensavi a mio
fratello? » sembrava più una domanda retorica e Merlin cercò di non distogliere
i suoi occhi azzurri da quelli verdi della donna e continuò a non rispondere, e
lei continuava « Sono
gelosa, odio Arthur perché ti ama ma odio di più te perché lo ami » e lo
baciò, come a suggellare quella dichiarazione.
Merlin
sapeva che era impossibile amare due persone, solo che Arthur era l'amore
destinato, l'amore della propria vita. Mentre Morgana
era quel tipo di amore che devi vivere una volta nella vita, quello sbaglio che
vorresti cancellare ma che puntualmente rifai. È un fuoco sempre acceso, un
incendio che non puoi domare, ma puoi solo
assecondare, ogni volta.
« Fai
ancora l'amore con me, Merlin » gli soffia sulle labbra,
baciandole mentre il suo corpo freme per sentirlo ancora.
Le
carezza il viso abbandonandosi a quel bacio, che via via si fa sempre più
lussurioso. La mano scivola sulla sua gamba, lambendo sensualmente le sue
natiche perfette, afferrandole la coscia e portando il suo corpo sotto di lui.
La
bacia, scendendo sul suo collo pizzicando la sua pelle, il suo seno si fa vino
nella coppa delle sue mani. Scende sul suo ventre, seguito dal calore della sua
pelle, arrivando all’emblema della sua femminilità e, con la testa tra le sue
gambe, si ubriaca del suo nettare.
Lei
china la testa all’indietro, mormora il nome del servo, mentre il suo corpo
s’inarca per il piacere. Mette le mani tra i suoi capelli tirandolo a sè, lo vuole dentro, il suo corpo lo reclama. Così facendo,
Merlin, le agguanta saldamente una coscia spingendo in lei, spinte
dapprima lente mutano in voraci e ritmiche, fino alla fine dell’amplesso.
La
notte era ormai giunta al suo termine.
Merlin
guardava la strega al suo fianco e da lei era ricambiata.
Senza
dirsi nulla lui si alzò, si rivestì sotto gli occhi languidi della bruna, e una
volta pronto stava per uscire dalla camera.
Si
fermò dando le spalle alla donna, chinando la testa.
Avrebbe
voluto girarsi, sedersi accanto a lei, accarezzarle il viso, baciarla e
implorarla di restare, di lasciare la via dell’oscurità.
Ma non lo fece, perché lei avrebbe
potuto usufruire di questa sua debolezza e non poteva permettere a nessuno di
mettersi in mezzo al suo destino.
S’incamminò
di nuovo verso la porta, raggiunto dalla voce di Morgana che lo chiamava,
l’aveva rincorso fin sulla soglia della porta, ma lui non si fermò e con le
lacrime agli occhi si girò per darle un ultimo sguardo.
Vide
lei appoggiata alla porta e le lacrime che rigavano il suo volto, e in mezzo a
quella tempesta un sorriso, uno schizzo di luce. Perché lei era questo: Luce
che dimora nell’ombra.
Si
sentiva in colpa, per cedere sempre a quell’amore che provava per la strega ma
che ormai era sepolto in lui.
Ma
si sentiva in completo quando era insieme a lei, come
se la parte più importante di lui si fosse staccata per raggiungere la sua metà,
per non essere scalfita dal veleno del male, per rimanere candida senza essere
intaccata da quell’ impulso peccaminoso e poter stare al sicuro.
La
ritrovava solo quando era insieme ad Arthur.
Arthur.
Non era riuscito a guardarlo per tutta la mattina, l’aveva svegliato con tanto
di colazione e poi si era dileguato sotto lo sguardo attonito del principe.
Non
l’aveva calcolato molto neanche nel resto della giornata, ma anche lui sapeva
che quando Morgana era nelle vicinanze il suo servo diventava nervoso, e non
aveva mai chiesto perché.
Per
ora di cena, dopo aver preparato la tinozza con l’acqua calda al biondo
principe, e servitagli la cena, si andò a chiudere nella stanza.
Gaius non riuscì a dirgli niente e quando
Arthur aprì la porta dello studio del medico, quasi a volerla buttare giù, l’anziano
si defilò indicando che Merlin era chiuso nella propria stanza.
Aveva
provato ad aprire la porta della camera ma era chiusa a chiave « Apri » la voce
di Arthur sembrava tuonare nella sua tonalità calda e calma. Merlin appoggiò la
testa alla porta, respirando e l’altro fece lo stesso.
Il
servo aprì piano e davanti a lui vide lo spettacolo più devastante di tutti. Il
suo principe con gli occhi ambrati, le lacrime che cadevano sulle gote, le
labbra stirate e la mascella rigida.
« Arthur..
» boccheggiava come un pesce a cui manca l’aria.
« Merlin..
» l’unica cosa che riusciva a dire. La devastazione nei cuori di entrambi, i
visi compromessi dal dolore.
« Mi
disp.. » Merlin non riuscì neanche a finire
la frase che si trovò incollato alle labbra dell’altro « Non mi interessa nulla. Mi ami, posso ancora fidarmi di te? » glielo chiese con rabbia.
Non
sapeva, Merlin, come il giovane sovrano avesse scoperto delle tresche notturne
tra lui e Lady Morgana ma in quel momento non c’era
nient’altro che il suo reale asino davanti ai suoi occhi, nelle sue lacrime,
nelle palpitazioni scoordinate del suo cuore e stringendogli la veste all’altezza
della spalla le parole uscirono fluide « Sì, Dio sì. »
gli sussurrò piangendo. Arthur lo spinse all’interno della stanza chiudendo la
porta.
Note: Ok. Perdonatemi! Mi piace il Mergana ma non riesco a terminare una storia senza il Merthur xD Comunque spero che sia
stata di vostro gradimento ;*