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Autore: agatha    12/11/2015    3 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Andrew sospirò per l’ennesima volta, allungando la mano per suonare il campanello e poi ritraendola, senza avere il coraggio di portare a termine l’azione. Dopo aver consumato tre fogli cercando di descrivere il modo di governare di Odino per la sua tesi, senza riuscire a produrre qualcosa di soddisfacente, aveva accartocciato tutti i fogli tirandoli contro il muro ed era a quel punto che gli era venuta quella folle idea: sfruttare l’amico pazzo di Beth.
Più ci pensava e più l’idea gli sembrava sensata. Probabilmente quel tizio ne sapeva davvero molto di mitologia norrena, era innegabile dalle parole che aveva usato e lui se lo sentiva che era così. Quindi perché non approfittarne?
 
Forte di quel ragionamento era uscito per raggiungere la porta dell’appartamento di Beth. La sua amica non sarebbe stata d’accordo con quella decisione ma, per fortuna, sapeva che era uscita per delle ricerche e non sarebbe tornata prima di cena, per cui aveva tutto il tempo di attuare il suo piano. Purtroppo, arrivato lì, gli erano venuti degli scrupoli. Gli si era visualizzata davanti agli occhi l’espressione folle di Loki, quello sguardo gelido che prometteva una morte dolorosa. Forse stava lavorando di fantasia, ma ripensarci gli metteva ancora i brividi addosso.
Per questo non aveva ancora trovato il coraggio di suonare.
E se fosse stato un serial killer? Forse restare solo con lui non era un’idea saggia, avrebbe potuto ucciderlo con un coltello da cucina. Erano questi i dubbi che lo facevano esitare. Ma fare al meglio la sua tesi valeva qualsiasi rischio, pure mortale. Con decisione pigiò il tasto del campanello, anche con troppo vigore. Passarono una decina di secondi e poi la porta venne aperta. Loki lo guardò senza battere ciglio, come se non fosse affatto sorpreso, o se lo era lo mascherava molto bene.
 
“Ciao, non so se ti ricordi di me”
Andrew si morse il labbro dandosi mentalmente dello stupido: dire una frase del genere a chi ha perso la memoria era un po’ come prenderlo in giro.
“Pessimo inizio” pensò.
“Mi chiedevo se alla fine avresti avuto il coraggio di suonare oppure no” fu il commento di Loki.
“Come?”
Il ragazzo era stato preso alla sprovvista da quella dichiarazione.
“Sbuffavi e parlottavi a bassa voce, era impossibile non sentirti”
Andy avrebbe voluto ribattere che, se l’aveva sentito, avrebbe potuto anche uscire a chiedergli cosa c’era ma, come il suo alter ego asgardiano, anche questo Loki non era particolarmente amichevole.
“Allora saprai anche perché sono qui” si ritrovò a dire, cercando di metterlo in difficoltà e smorzare quella sua aura di superiorità.
Loki si concesse un sorrisetto di soddisfazione prima di annuire impercettibilmente. Quel mortale era quasi divertente nella sua ingenuità.
“Vuoi parlare di Asgard”
L’espressione stupita di quel terrestre era stata comica, lo fissava a bocca aperta e con lo sguardo adorante. Se solo gli avesse chiesto di mettersi in ginocchio probabilmente l’avrebbe fatto. Quasi mugolò di piacere al pensiero di essere venerato nel modo che meritava e a cui aveva pieno diritto dalla nascita.
“Sì, in effetti sono qui per quel motivo. Tu sembri saperne tantissimo sull’argomento e io ho bisogno di chiarirmi le idee, di confrontarmi con qualcuno che ne capisca.”
 
“Ma io non ho nessun obbligo nei tuoi confronti. Perché dovrei perdere tempo con te, mortale?”
Loki si stava divertendo a trattarlo come un essere inferiore. Chissà se alla fine se ne sarebbe andato rinunciando al suo proposito, dimostrando di non valere nulla, oppure se avrebbe avuto abbastanza fegato da cercare di convincerlo? L’unica certezza è che sarebbe stato un piacevole passatempo per lui, per i prossimi minuti.
Andrew rimase spiazzato da quell’aperta ammissione di ostilità. Era davvero ben strano l’amico di Beth, incarnava alla perfezione il dio dell’inganno, di cui stava utilizzando il nome e, per quanto sembrasse folle, lui lo trovava affascinante, perché era come vedere prender vita i miti su cui studiava da una vita.
“Perché ti annoi qui da solo e credo che ti farebbe piacere parlare di Asgard con qualcuno come me, che sa apprezzare il valore del tuo pianeta, a differenza della maggior parte dei midgardiani”
Loki inclinò il capo, interessato al discorso appena sentito. Il mortale, a quanto pare, si stava rivelando un giocattolo interessante, che aveva raccolto la sua sfida.
“Troppo poco. Non ho interesse a parlare di un pianeta che già conosco perfettamente” dichiarò con tono neutro.
Andrew spinse in alto, sul naso, i suoi occhiali, prima di continuare, deciso a non farsi scoraggiare così su due piedi.
“Nella mia tesi approfondisco il rapporto tra Thor e Loki. Potresti aiutarmi a dare una diversa interpretazione dei fatti, che di solito danno ragione al dio del tuono. Avresti la possibilità di riabilitare il tuo nome e, anzi, valorizzarlo” concluse con un tono seducente, carico di promesse.
L’asgardiano strinse gli occhi in due fessure, mentre valutava quella proposta. Doveva riconoscere che l’umano era pieno di risorse e sapeva toccare gli argomenti giusti. Ma lui non era ancora stufo di giocare, per cui scosse il capo.
“Niente da fare. So già di essere superiore a mio fratello, che sa solo usare la forza e la violenza senza metterci un briciolo di intelligenza e chi non lo capisce vuol dire che è ottuso come lui” concluse incrociando le braccia al petto.
 
Andy si passò una mano nei capelli, in un gesto nervoso. Stava quasi per alzare bandiera bianca e ritornarsene nel suo appartamento ma era abbastanza cocciuto da non volersi arrendere. Non poteva dargliela vinta a questo tizio che si credeva un dio, anche lui era intelligente, bastava capire e dare a Loki quello che voleva, quello per cui lo stava tenendo così sulla corda fin dal principio.
“Ok, amico. Dimmi cosa vuoi per aiutarmi” gli disse francamente, fissandolo negli occhi con espressione decisa.
Al dio dell’inganno piacque quell’atteggiamento, soprattutto perché aveva smesso di contrattare con lui, arrendendosi al suo volere. Si concesse un sorriso mefistofelico.
“Ce l’hai del cioccolato?”
Andrew sollevò le sopracciglia, spiazzato da quella richiesta. Si aspettava quasi che volesse farsi pagare, invece il suo scopo, fin dall’inizio, era ottenere del cibo. Sorrise più rilassato, era un argomento su cui aveva margine di trattativa.
“Tavolette di cioccolato fondente purissimo. Arrivano da un negozietto che non ha niente da invidiare alla Svizzera”
Loki, con gesto regale, annuì ed uscì dall’appartamento.
“Proviamo questo cioccolato, se sarà all’altezza di quello che prometti, sarò disposto a concederti del tempo per parlare”
“Ne rimarrai deliziato” promise il ragazzo.
Il dio lo seguì, ricordando com’era cominciata quella sua passione.
 
*
 “Questa cosa sarebbe?”aveva chiesto guardino, con uno sguardo di diffidenza.
“Scusa? Non puoi aver scordato il cioccolato!” l’aveva rimbeccato la mortale.
“Il cioccolato non esiste su Asgard”
Ed era la verità. Quella cosa marrone non aveva l’aria invitante e quindi era più che lecito che lui dubitasse sul sapore che poteva avere. Per di più non gli piaceva essere obbligato a fare qualcosa.
Notò che la ragazza aveva l’aria assente mentre lo fissava. Le sventolò una mano davanti al viso per attirare la sua attenzione.
“A cosa stavi pensando?” domandò indagatore.
 “Niente di particolare” gli aveva risposto.
Si era sporto verso di lei, appoggiando i palmi sul ripiano di legno del tavolo, guardandola negli occhi e Beth si era tirata indietro per mantenere distanza fra loro.
“Che c’è?” l’aveva aggredito, mettendosi sulla difensiva e arrossendo appena.
Lui si era preso ancora qualche secondo per fissarla, prima di accennare un sorrisetto ironico e tornare al suo posto. Si era accorto che la mortale, quando non diceva la verità, si mordicchiava il labbro inferiore e l’aveva fatto dopo aver risposto a lui. Si stava divertendo a metterla in imbarazzo e non le avrebbe di certo confessato quel vezzo che aveva, perché era un modo per capirla e studiarla.
 
“Assaggialo e vedrai che ti ricorderai quanto ti piaceva” aveva insistito, cambiando argomento.
“Come lo sai?” l’aveva sfidata nuovamente.
Stufa di quella strana ritrosia di fronte ad una cosa da mangiare, Beth aveva scartato un cioccolatino e glielo aveva avvicinato alle labbra.
“Apri la bocca e mangia, asgardiano” ordinò come se avesse a che fare con un bambino capriccioso.
Si erano fissati per qualche secondo, in uno scontro di forza di volontà, poi lui aveva aperto la bocca piano, come se le stesse facendo una concessione e lei l’aveva imboccato con il cioccolatino, sfiorandogli il labbro inferiore con i polpastrelli delle dita. Fu questione di attimi ma entrambi sembrarono consapevoli di quel tocco.
La mortale aveva ragione, quella cosa, il “cioccolato” aveva un sapore squisito e, non meno importante, il modo in cui lo aveva invitato a mangiarlo aveva reso tutto più sensuale. Non gli sarebbe dispiaciuto passare la giornata sdraiato comodamente, facendosi imboccare da lei.
*
 
Entrati in casa, Andrew si diresse subito in cucina, per prendere ciò che aveva promesso a Loki, la sua chiave per ottenere informazione su Asgard. Mentre era in ginocchio per aprire lo sportello, gli venne in mente una cosa
“Uh, mi sono dimenticato di avvertirti che ho un gatto piuttosto scontroso. Non ti preoccupare se soffia. Lo fa con tutti. E’ poco socievole, ma basta solo che lo ignori e non ti farà nulla”
Quando ritornò nel soggiorno quasi gli sfuggì la tavoletta di mano. Loki era in piedi e osservava il gatto nero che si stava strofinando voluttuosamente intorno alle sue gambe. Il felino era chiaramente deliziato dal nuovo ospite.
Andrew si tolse gli occhiali e se li rimise, convinto che fossero appannati.
“Non ci credo. Bifrost odia tutti gli sconosciuti. Beth è stata graffiata più volte”.
“Bifrost?” chiese Loki, mostrando finalmente un po’ di curiosità.
Il ragazzo annuì. Fece segno a Loki di accomodarsi sul divano e lui seguì lo stesso esempio. Il gatto aspettò che i due umani si sistemassero e poi, a sorpresa, fece un balzo, accoccolandosi in grembo al dio dell’inganno.
“Gli piaci proprio” commentò Andy, ancora stupito da quell’atteggiamento, mentre fissava quello strano spettacolo a cui non si sarebbe mai aspettato di assistere.
“Mi stavi dicendo del suo nome – gli ricordò l’asgardiano, incerto su come reagire di fronte a quel felino – perché l’hai chiamato proprio in quel modo”
 
Andrew annuì e scarto la tavoletta di cioccolato, allungandola verso Loki perché lo assaggiasse. Quest’ultimo staccò praticamente metà tavoletta e diede subito un morso.
“C’era un violento temporale quella sera, avevo parcheggiato la macchina lontano e mi sono fatto una corsa fino al portoncino del palazzo. Lì davanti, al riparo, mi sono fermato a cercare le chiavi quando un fulmine ha illuminato tutto e, poco dopo, durante il tuono, ho visto schizzare qualcosa verso di me. Poco dopo mi sono accorto che era un gatto spaventato dal temporale. Era tutto bagnato e tremava dal freddo o dalla paura, o forse da tutt’e due. L’ho portato dentro e l’ho asciugato. Ho anche stampato dei volantini per capire se qualcuno l’aveva perso e, siccome nessuno si è fatto vivo, l’ho adottato e ora sta qui. Però non ha un carattere socievole tranne che con me. Di solito soffia a chiunque entri in casa, Beth ha cercato più volte di fare amicizia ma si è ritrovata le mani graffiate finché non ha rinunciato. E’ stranissimo come si sta comportando con te”
Loki fece una smorfia strana quando sentì la parola “adozione” ma non commentò nulla, invece la sua curiosità era sul perché del nome particolare. Era una cosa stupida e senza senso, eppure aveva stuzzicato la sua curiosità e voleva soddisfarla.
“E da dove ti è uscita l’idea del nome?”
Il ragazzo prese il gatto, togliendolo dal grembo del dio, che voleva quasi dirgli di non farlo. Si era abituato al lieve peso dell’animale e al tiepido calore che sapeva trasmettergli.
“Guarda qui sotto – fece stendere il gatto su un fianco e lo accarezzò, rivelando la pancia del felino. Il pelo nero era attraversato, proprio su tutta la lunghezza dello stomaco, da una striscia bianca – l’associazione mi è venuta naturale, sembra quasi il ponte che collega il Bifrost ad Asgard. Se ci aggiungi che c’era un temporale e i tuoni… Non potevo non chiamarlo in quel modo” confessò divertito.
 
Suo malgrado, Loki si ritrovò ad annuire, in segno di comprensione sul ragionamento esposto dal ragazzo. Aveva giudicato Andrew come un inutile mortale, invece la passione che aveva per Asgard, il modo in cui ne parlava come se ci vivesse, anche se lui lo credeva un semplice mito, era genuina e gli piaceva. Per certi versi avevano in comune quel sentimento. Non sarebbe stato troppo noioso parlare con lui.
“Abbiamo un accordo allora?” disse Andrew, fissando Loki in attesa di una risposta.
Si era accorto che aveva finito tutto il cioccolato, per cui la risposta era abbastanza scontata, ma con il dio dell’inganno non bisognava farlo mai.
Loki si prese alcuni secondi prima di rispondere e, in quel momento, Bifrost si rialzò, accoccolandosi di nuovo in grembo a lui. L’asgardiano questa volta lo accarezzò con la mano, lasciandola poi appoggiata sopra il gatto.
“Hai superato la prova, per cui sì, finché mi offrirai quanto chiedo avrai il mio aiuto”
“E’ fantastico! Ora ti spiego la mia teoria sul modo in cui Odino ha strutturato la società su Asgard” fu la risposta entusiasta di Andy, che si alzò di scatto andando a recuperare alcuni blocchi e libri, posandoli sul divano, prima cominciare a parlare come un fiume in piena.
 
  
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