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Autore: dancemylife    12/11/2015    1 recensioni
" Natsu è sempre stato un tipo impulsivo. Rare sono le volte in cui ci si può fermare a guardarlo assorto nei suoi pensieri, e questo Lucy lo sapeva bene. I due compagni di team, i due nakama, come amavano definirsi ancora in presenza dei membri della gilda, avevano da poco cominciato un pericoloso gioco."
Ispirata ad una fan art trovata per caso su internet. Spero possa piacervi! enjoy!! :D
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy, Heartphilia, Natsu
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Gone-Believe in yourself
 



Se ne era andato.
Un misero biglietto scambiato con il suo e si erano lasciati così, tra le lacrime.
I volti rigati dei loro amici, bagnati, arrabbiati, delusi perché non erano riusciti a fare niente per fermarlo. Il suo volto disperato, i suoi occhi assenti, le sue mani strette sul foglietto che lui le aveva lasciato, la mancanza di coraggio ne dirgli – resta con me tutto andrà per il meglio- .
Una battaglia che doveva vincere da solo, una battaglia contro se stesso, contro quella parte oscura, demoniaca, terribile e piena di cattiveria da non appartenergli ma che c’era. I suoi momenti di lucidità stavano lentamente svanendo, era sempre meno Natsu, sempre più END. Dov’era la sua forza? Dov’era il suo coraggio? Dov’era finita la sua anima? Perché il Natsu che tutti conoscevano non rispondeva a tono al suo Io e lo ricacciava da dove era venuto? Perché si era arreso?
Ma Natsu non si era arreso, lui lottava come sempre, con testardaggine, caparbietà, amore. Semplicemente END era troppo forte, troppo Tutto. Erano passati giorni, mesi, anni da quell’ultima battaglia e lui non aveva mai smesso di lottarci contro. Sembrava di esserci riuscito. Gli era finalmente sembrato per un momento che END non ci fosse più, che l’aveva sconfitto, aveva vinto. Era stato quando Lucy gli aveva fatto il regalo più bello che potesse desiderare: una famiglia. Non si erano ancora decisi a sposarsi, inj fondo a loro non serviva una cerimonia e qualcuno che gli dicesse – ok da oggi in poi starete insieme per sempre - ; loro sapevano che sarebbe stato così comunque.
In quella mattina in cui lei gli aveva dato la notizia, confermando i suoi dubbi (perché diciamocelo lui l’aveva capito da subito che qualcosa in lei stava cambiando; il suo profumo ad esempio) Natsu si era sentito l’uomo più fortunato del mondo, il mago più forte, l’amante più bravo. Poi qualcosa è cambiato. In quello spruzzo di felicità END aveva visto il varco, il punto debole da poter usare per dargli il colpo di grazia. Aveva abbassato la guardia e lui aveva colpito senza dargli il tempo di difendersi. END aveva finalmente distrutto il muro che lo teneva relegato nei meandri della mente di Natsu.
<< Tu sei me e io sono te. Fatti da parte, lasciami vivere questa vita che non è mai stata tua, non è mai stata vera. >>
Poteva davvero essere una vita vissuta come la sua non vera? Chi era lui? Natsu Dragneel di Fairy Tail o Etherious Natsu Dragneel fratello di Zeref Dragneel? Questo, lui non lo sapeva. Ma sospettava che la sua vita, quella vissuta finora non gli calzasse proprio a pennello, perché lui era nato più di quattrocento anni fa come fratello di quel mago oscuro che poi lo ha riportato in vita. Lui era morto e poi era tornato. A quale scopo? Natsu non lo capiva. E non era servito a nulla ripetersi come un mantra che lui era nato per essere Natsu di Fairy Tail, valoroso e forte mago, conoscere Lucy e tutti i suoi compagni, appartenere ad una famiglia. END era troppo forte, aveva un potere inimmaginabile, impossibile da sconfiggere. E purtroppo Fairy Tail, la gilda che non si arrende mai, non ha potuto fare niente per aiutarlo, se non stragli vicino. E’ impossibile sconfiggere un nemico che non puoi vedere, non lo puoi uccidere.
<< Fidatevi di me >> aveva detto Natsu << Non gli permetterò di farvi del male. Mi allontanerò da voi fin quando ancora posso salutarvi come si deve. La mia famiglia siete voi, non voglio farvi del male ma sicuramente tornerò e non sarò più io ma l’altro. Potrei farvi del male, non so quanto forte sarò ma probabilmente non potrete fare nulla. Non permettetemi di uccidervi. Uccidete me. Trovate un modo per farmi tornare e se non lo trovate, non abbiate pietà, cercate di farmi fuori. Non so quanto crudele sarò perciò non provate a parlarmi. Lottate, non pensate a me, perché chi vi verrà di fronte non sarò più io. Gray, Erza, vi affido Lucy e la creatura che c’è in lei. Non lasciatela da sola perché sono sicuro che la prima persona che andrò a cercare sarà lei. >>
Lucy pensava e ripensava a quelle parole e più lo faceva più la rabbia per la sua impotenza aumentava. Quando la sera prima lo aveva trovato seduto con la schiena appoggiata al mobile della cucina, in lacrime, aveva capito. END stava per arrivare e lui se ne sarebbe dovuto andare. In silenzio, facendosi coraggio, si avvicinò e lo abbracciò facendolo sfogare. Non pianse, Lucy, doveva essere forte per lui, fargli vedere che ce l’avrebbero fatta anche lontane da lui e che poteva stare tranquillo, perché non avrebbe permesso che lui le facesse qualcosa.
<< Mi allenerò Natsu. Non ti permetterò di ucciderci. Non mi arrenderò fin quando non Sentirò di nuovo Te. >>
E lui pianse ancora più forte, ancora più lacrime.
Quella mattina si erano scambiati un foglietto, una tenue speranza a cui aggrapparsi per non perdersi definitivamente. Si erano baciati a lungo, con passione, racchiudendo in quel gesto la pienezza del loro amore.
Solo giorni dopo quando ormai Natsu era scomparso definitivamente, END e Lucy si trovarono per uno scherzo del destino ad aprire quel foglietto nello stesso istante ma a chilometri di distanza.
- Luce, non mi abbandonare. Ti Amo. –
- Non arrenderti credi in te stesso. Ti Amo. –
In quella richiesta di aiuto, Lucy trovò una nuova speranza, la voglia di crescere forte la loro bambina, per poterlo combattere, per farlo tornare.
END non riconobbe quella scrittura ne quelle parole piene d’amore. Lui era il demone della distruzione e recuperate le forze avrebbe disintegrato il continente, per il suo solo piacere. Eppure quella sera, non riuscì a bruciare in foglietto e per riflesso incondizionato se lo mise in tasca con un moto di fastidio nel petto mentre alzava il volto indurito dalla cattiveria verso il cielo stellato.
  
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