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Autore: alexluna    13/11/2015    9 recensioni
Harry e Hermione si trovano inconsapevolmente a mettere a fuoco una realtà diversa da quella che credevano di vivere. Hermione si fa fervida paladina della verità, ma non riesce ad andare oltre il suo punto di vista. E la verità, si sa, è spesso relativa. Nel momento in cui Harry le spiega la sua, Hermione sarà in grado di accettarla?
Partecipante al contest FantasiAuror 2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)”
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'AURORS IN LOVE'
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Nickname autore: Alexluna
Titolo: Oblivion
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione, Teddy Lupin
Prompts: orologio, delfino, Ninfadora Tonks
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?, OOC
NdA: Ambientata nel 2015, quindi i protagonisti hanno 36 anni. Due monologhi mascherati da dialogo e Harry e Hermione si trovano inconsapevolmente a mettere a fuoco una realtà diversa da quella che credevano di vivere. Hermione si fa fervida paladina della verità, ma non riesce ad andare oltre il suo punto di vista. E la verità, si sa, è spesso relativa. Nel momento in cui Harry le spiega la sua, Hermione sarà in grado di accettarla?
 

OBLIVION

 
“L’idea di Babbanologia è familiare soltanto ai Maghi. Lo spettro semantico è interessante: analizziamolo assieme.” Davanti ai suoi occhi una dozzina di piume colorate grattava senza sosta la pergamena per non perdere neanche un appunto.
La titolare della cattedra di Babbanologia di Hogwarts le aveva chiesto di tenere una lezione speciale per inaugurare il corso dell’anno accademico, e Hermione aveva accettato con entusiasmo.
Babbano per noi è ascrivibile a un individuo che ignora il mondo della Magia, incapace di fare Incantesimi, tanto per citare una delle azioni per noi più naturali. Questo termine, Babbano, rientra nel paradigma della normalità. Tenete però a mente che la Magia si annida ovunque. La distinzione tra Babbano e Mago vale all’interno del nostro solo universo culturale. O meglio: è l’esito di un processo principalmente culturale e filosofico, se me lo concedete. Le categorie sono importanti quando operano per proteggere. Sono pericolose, come ben sappiamo, se strumentalizzate per sostenere la prevalenza dell’una sull’altra.”
“Come tentò di fare Voldemort,” suggerì una voce dal fondo della classe.
Hermione annuì con un sorriso amaro e mise a fuoco una zazzera blu.
 
“Teddy mi ha detto che l’intervento di oggi è stato illuminante per i suoi compagni di corso. Merlino, quel ragazzo assomiglia sempre di più a Ninfadora. Non trovi? E non parlo del bizzarro colore di capelli che cambia di mese in mese.”
“Non capisco perché non si parli abbastanza di quanto accaduto. Lo sai che sono quasi stata rimproverata per aver deragliato il discorso sulla guerra tra Purosangue e Mezzosangue? Avanti, Harry. Sono sconcertata da questo,” Hermione si mise a gesticolare nel vuoto, nello sforzo di afferrare letteralmente la terminologia più corretta, “tentativo omertoso dei nostri coetanei, che hanno vissuto in prima fila quegli anni e dovrebbero istruire coscienziosamente la futura classe dirigente. Invece ignorano, come se non fosse mai accaduto niente. Come se non fossero morte migliaia di persone. È pauroso!”
Harry rimase in silenzio e la osservò mentre riprendeva fiato. Le guance accalorate per l’ingiustizia della critica, ricevuta dalla stessa professoressa che tanto l’aveva corteggiata durante l’estate per averla in aula.
“Sono da sempre contraria a questi tipi di accordi. Vieni, ti supplico, ma non buttarla sulla politica,” scimmiottò abbandonandosi contro lo schienale del divanetto.Accidenti a te, Harry,” rincarò.
“Cosa c’entro io, adesso?”
“Sei tu che mi hai spinto a tenere la lezione. Accidenti, accidenti,” ripeté, ormai più a se stessa.
“Sei socialmente attiva, Hermione,” tentò Harry con cautela. “A volte devi sacrificare
“Attento a quello che stai per dire, signorino.”
“D’accordo. Riformulo.” Chiuse per un istante gli occhi e tremò all’idea di ricevere una Fattura Paralizzante. “Ho imparato con gli anni la sottile arte della diplomazia. Persino Ron ha capito come mandare giù rospi oltre alle Cioccorane. Puoi farcela anche tu.”
Harry!” lo rimbrottò lanciandogli il cuscino per la cervicale. “Non arriverò mai a utilizzare delle verità prefabbricate da vendermi a seconda della circostanza,” riprese, di nuovo seria. “Limitarsi a dire quello che credi che l’altra persona voglia sentirsi dire va al di là di ogni ragionevole compromesso.”
Harry finalmente comprese che l’accusa di Hermione andava ben oltre il litigio avuto con la professoressa di Babbanologia.
“Pensi che io mi sia venduto al Ministero?” le chiese senza filtri.
“Tanto vale parlarne apertamente,” rispose Hermione con voce un po’ colpevole. Tornò seduta composta e riprese da terra il cuscino che gli aveva tirato. “Non voglio litigare.”
“Esordire con un non voglio litigare è il preludio di una litigata che finisce con uno Schiantesimo.”
“Basta con questa visione di me violenta. Ero ubriaca. Non è che tu abbia preso i festeggiamenti dei trentasei anni meglio di quanto non stia facendo io. Inoltre ti ho solo Pietrificato per una decina di minuti.”
“Mi hai Pietrificato e mi hai inciso un delfino deforme su una natica,” specificò Harry tentando di mantenersi ironico. L’aver indovinato il motivo recondito di tutto quell’astio e l’esserne per di più il diretto responsabile lo avevano disorientato. Di sicuro gli sembrò che delle tenaglie roventi gli stessero strappando il cuore.
Hermione si nascose il viso tra le mani. “Se ci ripenso, non so se ridere o puntarmi la bacchetta alla testa per un Incantesimo di memoria.”
Harry le passò un bicchiere di Firewhiskey. “C’è praticamente solo ghiaccio nel tuo.”
“Peccato. Pensavo fosse la richiesta implicita di un secondo delfino sulla natica vergine.” Hermione si umettò giusto le labbra prima di posare sulle ginocchia il liquore. “Non dovresti candidarti.”
“I ragazzi stanno per iniziare tutti la scuola, Ginny ha un posto fisso nella redazione. Qual è il momento giusto, se non questo?”
“Mai. Non sei fatto per la politica, a mio avviso. Sei per il lavoro sul campo.”
“Capo del Ministero della Magia non è forse essere in primissima fila?”
“Dietro una grossa scrivania di legno e scartoffie burocratiche, vorrai dire. Se vuoi fare qualcosa di davvero utile per la comunità, punta a divenire capo del Dipartimento Auror, allora.”
Harry si massaggiò le tempie. Sentiva i propri pensieri rimbombare tra le pareti dello studio. Trovò più di una risposta per controbattere, eppure le parole non si decidevano a uscire. Gli si erano trincerate dietro ai denti. Hermione esitò un istante, stava per aggiungere qualcos’altro, ma poi portò il bicchiere alle labbra. Teneva il vetro premuto contro il mento, senza bere.
C’era stato un tempo in cui il veto di Hermione lo avrebbe arrestato dal compiere anche la più importante delle azioni. Sul viso di lei trovò traccia di un disagio crescente e l’urgere di qualche domanda. Quel silenzio così lungo non se lo aspettavano entrambi. Harry le si sedette di fronte e Hermione spostò con prontezza l’attenzione sul Firewhiskey. Da quanto avevano rinunciato al dialogo degli occhi?
“Ti è mai venuto in mente di aver preso una grossa decisione sbagliata e, da quel momento, per riparare, farne sempre di nuove?”
Hermione finalmente tornò a guardarlo. “Di cosa stai parlando?”
“Forse fare il politico è il mestiere giusto per me. Sono un eccellente venditore di verità prefabbricate. Successo garantito senza controindicazioni, perché prima le testo sulla mia stessa pelle.”
“Harry,” rimontò Hermione, circospetta, “c’è qualcosa che devi dirmi?”
La risata gutturale che le arrivò in risposta, la fece rabbrividire. In quel momento desiderò rimangiarsi la proverbiale curiosità. La conversazione aveva preso una piega inaspettata e non era più convinta di voler interpretare le parole sibilline del suo miglior amico.
“Avrei milioni di confessioni da farti, Hermione. Ma una sola parola, una sola parola può avere conseguenze che non mi sento di affrontare.”
“La penso come te.”
“No, fammi finire. Ho detto che non me la sento, perché negli anni ho perso un po’ del mio coraggio. Ciò non significa che io non debba.”
“Tu non mi devi proprio niente, Harry.”
“Come pensavo. Oggi il Cappello Parlante non ci Smisterebbe più a Grifondoro, probabilmente.”
“Insomma, Harry!”
“Fammi finire, Hermione. Ti chiedo già scusa se ti sembrerò irragionevole. Facciamo finta che io non stia per dirti la verità. Anzi, facciamo proprio finta che non stia succedendo niente di tutto questo.” Con uno scatto sfoderò la sua bacchetta magica e la puntò contro il grosso orologio a pendolo dell’ufficio. Uno strato di ghiaccio ghermì le lancette, che per il peso si staccarono e si frantumarono a terra.
Hermione trasalì. “Sono quasi affascinata da questo tuo comportamento da maniaco improvvisato. Avevi già bevuto, prima che irrompessi nel tuo studio? Perché mi quadrerebbero giusto due cosine. Ti trovo bislacco.”
“Bislacco? No. Potrei mentirti e dirti che ho bevuto qualche Firewhiskey di troppo. È solo il mio coraggio, che sta rinverdendo. Ma è un effetto momentaneo.”
“Quindi sei genuinamente pazzo. In vent’anni qualche avvisaglia c’era stata, ma avevo chiuso un occhio.” Hermione cercò di ridere, ma Harry sembrava paradossalmente l’incarnazione della calma più pura.
“Supponiamo,” riprese lui, togliendole il bicchiere dalle mani, “che in questi anni ti abbia fatto capire più volte che ti amassi.”
Hermione balzò in piedi. “Questa conversazione, per me, finisce qui.”
“Se non mi ascolti una volta per tutte, oggi ti Pietrifico io, Hermione Granger. E giuro che non mi limiterò a tatuarti sulla schiena Fierobecco che copula con Grop.”
Sciolsero la tensione in una risata di petto. Harry prese coraggio e si ancorò alle mani di Hermione come un naufrago a un salvagente di fortuna.
“Supponiamo che in questi anni ti abbia amato da lontano più di quanto tu stessa potrai mai comprendere. E supponiamo pure che in questi interminabili, lunghi, complicati anni, tu te ne sia stata zitta, continuando a metterti paraocchi, perché non sei stata in grado di accettare questa verità, ma neanche di dirmi che non ricambiavi. Ebbene, non sarebbe più facile per entrambi, se tu finalmente mi dicessi di lasciarti stare?”
“Sei scorretto. E non perché tu mi stia impedendo di Smaterializzarmi a bilioni di miglia da qui, ma perché pretendi da me una risposta che non ti posso dare. Non sarebbe più facile, allora, se ti accontentassi di dirmi ciò che provi, senza obbligarmi a una risposta? Perché potrei limitarmi a negare, ma non sarei sincera. Ma, Harry, se confermassi tutto, non sarei invece giusta.”
Harry portò le nocche di Hermione alle sue labbra e le baciò una per una.
“D’accordo. Per stasera continuerò ad amare una donna giusta, ma non sincera.”
Hermione consegnò la bacchetta a Harry, col fiato corto. “Devi mantenere fede al nostro vecchio patto. Non sono ancora pronta. È la prima volta che lo fai?”
“La sesta, Hermione. Oblivion!”


 
Partecipante al contest FantasiAuror 2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)”

A L., venerabile culattona che odio e amo/amo e odio, ma principalmente odio

 
   
 
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