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Autore: Curleyswife3    13/11/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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STILL LOVING YOU
 
Al colloquio con la chiamata in giudizio, Vanessa Warfield è comparsa davanti al giudice Auerbach con una leggera abrasione alla mascella e altre abrasioni alle nocche di entrambe le mani. Alla domanda della Corte, ha risposto stringendo i pugni: “Non si preoccupi, giudice”.
Agenti penitenziari hanno dichiarato che era stata coinvolta in una rissa con altre detenute la sera precedente, ma aveva declinato ogni offerta di cure mediche.
“Certo che quella donna è proprio strana…” commentò Buddie Hawks, guardando distrattamente il notiziario mentre tentava per la quindicesima volta di regolare il sistema di puntamento dei cannoni di Firecracker.
Matt non gli rispose, seguitando a fissare lo schermo con espressione impenetrabile.
Quando le era stato chiesto come si dichiarasse, aveva risposto senza esitazioni: “colpevole” e poi era rimasta in silenzio, lo sguardo assente, mentre l’avvocato di ufficio non tentava nemmeno di imbastire uno straccio di linea difensiva.
Ovviamente, non le era stata concessa la libertà su cauzione e avrebbe aspettato il processo in carcere. 
 “Ehi, amico, ci sei?” esclamò il giovane, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Dicevo che questa faccenda di Vanessa è proprio strana, non trovi? Non mi piace. Probabilmente Veleno sta tramando qualcosa”.
Trakker deglutì impercettibilmente.
“Perché dici questo?” replicò.
Una leggera abrasione alla mascella e altre abrasioni alle nocche di entrambe le mani.
La sua mente si rifiutava di pensare ad altro che a quelle parole.
Si sentiva la gola arida e avvertiva un sordo dolore alla bocca dello stomaco.
“Perché… ecco, non riesco a credere che una come quella sia veramente capace di fare una cosa simile”.
Buddie sbuffò, rimettendosi al lavoro.
“Comunque” concluse “non importa: alla fine marcire in galera è esattamente quello che si merita”.
 
***
 
Quando dal carcere gli avevano comunicato che la Warfield aveva chiesto di incontrarlo, Thomas Killian era rimasto stupefatto: la ragazza era stata così chiara, così decisa nel rifiutare il suo aiuto!
Ricordava ancora l’espressione - non arrabbiata, quanto piuttosto terribilmente triste - del suo amico nel momento in cui gli aveva raccontato cosa era successo… allora la sua curiosità era divampata di nuovo, ma ancora una volta non aveva osato chiedergli nulla, anche perché il suo sguardo, il suo tono di voce dicevano chiaramente che le sue domande non avrebbero trovato risposta.
Si augurava di capirci qualcosa di più parlando con lei, però anche stavolta le sue aspettative rimasero deluse.
Vanessa entrò nel parlatorio con passo deciso, ma appariva pallida e tesa; il suo sguardo ardeva di una luce quasi febbrile.
Si sedette di fronte al legale senza guardarlo e rimase un istante in silenzio, tanto che lui le si avvicinò e le mise una mano sul braccio.
“Si sente bene?” chiese.
Lei ignorò la domanda.
Deglutì e disse: “Avvocato, io non amo i convenevoli né giri di parole…qualche settimana fa lei mi ha detto che avrebbe potuto farmi uscire di qui”.
Esitò un momento.
“E lei mi ha detto chiaramente che non desiderava il mio aiuto” intervenne quello, secco.
La ladra sollevò gli occhi su di lui e per la prima volta Killian vi lesse una muta preghiera.
“È vero” riprese “ma adesso le cose sono cambiate e io… io non posso rimanere più in questo posto”.
Lo fissò.
“Devo andarmene” mormorò, come se pensasse ad alta voce.
Thomas si sporse verso di lei, tendendo le orecchie.
“Perché, che cosa è cambiato?”.
Ma lei scosse la testa, la sua espressione cambiò di nuovo.
“No, signor Killian” replicò, con più decisione di quanta lui avesse immaginato “le dirò tutto ciò che deve sapere per tirarmi fuori da questo posto, ma non una parola di più”.

 
***

Duane Kennedy fece segno a Matt di aspettare un istante e sollevò il ricevitore.
“Ah, ci siamo” esclamò “finalmente c’è il verdetto…”.
Guardò l’amico e con le labbra mimò silenziosamente il nome di Vanessa Warfield.
Ascoltò per un istante e poi scattò.
“Ma com’è possibile?”
La sua voce era carica di rabbia, le labbra quasi gli tremavano.
“Ne sei certo? Come diavolo hanno fatto ad assolverla?!”.
Matt distolse lo sguardo, fissando i grattacieli fuori dall’alta finestra.
Kennedy, stizzito, sbatté il telefono sulla scrivania e si alzò in piedi. Appoggiò le mani sul tavolo, scuotendo la testa.
L’altro lo seguì con lo sguardo e assunse un’aria interrogativa.
Duane sospirò e poi si lasciò ricadere sulla poltrona, pesantemente.
“Non so come sia potuto succedere, ma la Warfield è stata assolta…”.
Matt notò con sollievo che l’amico era talmente sopraffatto della notizia che non riusciva a cogliere il suo disagio. Parlava velocemente, senza lasciargli il tempo di intervenire; il che, considerando come si sentiva in quel momento, era un grandissimo vantaggio.
“Secondo la giuria non c’erano abbastanza prove contro di lei: quando Veleno ha agito i suoi componenti avevano sempre il viso coperto e non c’erano testimoni che l’avessero vista in faccia, senza contare che buona parte dei loro colpi sono stati commessi non su suolo americano e quindi fuori dalla nostra giurisdizione…”.
“D’altro canto” concluse fiaccamente “certo non avresti potuto deporre tu contro di lei, o qualcuno dei tuoi uomini. Nessun giudice avrebbe accettato la testimonianza di persone anonime e il segreto sulla vostra identità vale più di una ladra da quattro soldi”.
Trakker si sforzò di assumere un’aria stupefatta, sebbene conoscesse già alla perfezione le motivazioni della sentenza, che Killian gli aveva comunicato, come d’accordo, subito dopo la lettura del dispositivo.
“Accidenti…” mormorò il milionario.
“È pazzesco”.
“Già, amico mio” replicò l’altro, scoraggiato “pazzesco è dire poco: quel diavolo di avvocato è stato dannatamente bravo. Sembrava quasi che conoscesse i punti deboli della linea accusatoria…”
Guardò l’amico con espressione perplessa.
“Si chiama Thomas Killian. Laurea cum laude ad Harvard, tu lo conosci per caso?”.
Matt sostenne il suo sguardo.
“Uhm…” esitò un istante, come cercando di ricordare.
 “Sì, mi pare di sì” rispose poi, con aria pensosa “Devo averlo conosciuto anni fa, ma è un secolo che non lo vedo”.
“Molto probabile che sia stato Mayhem a pagare la sua parcella” concluse Duane.
L’altro annuì con convinzione.
Stava diventando dannatamente bravo a mentire. Non lo avrebbe mai creduto possibile e anzi per lunghi anni l’onestà era stata la sua missione, la bandiera che aveva sempre sventolato con orgoglio… eppure, erano mesi che praticamente non faceva altro.
Mentiva e fingeva.
Con i suoi amici, con Scott, con tutti.
Si era talmente abituato che quasi non ci faceva più caso e una parte di lui aveva una paura disperata che gli venisse addirittura spontaneo farlo.
 
NOTE&CREDITS: Vanessa ha cambiato idea e nessuno, tranne lei, conosce la ragione. Matt sta sperimentando la sua personale discesa all’inferno. L’idea più stuzzicante da esplorare era, secondo me, il contrasto tra apparenza e sostanza, tra ciò che i suoi amici si aspettano da Matt (che nel cartone è sempre la quintessenza dell’eroe perfetto, senza grinze) e ciò che davvero si consuma nel suo cuore.
 
 
   
 
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