“Ora,
veniamo a cose più importanti… l’abito.”
Ed eccolo
lì.
Vestito con una
gonnella bianca di pizzo ed una camicettina a fiori azzurri e
rosa. La testa gli penzolava di lato, con rassegnazione.
L’espressione vuota di
chi aveva ormai perso la voglia di opporsi da molto MOLTO tempo.
“Ahah
carino!!” esclamò Erai sghignazzando
“Ora sei pronto per una appuntamento
con un bel fustacchione tutto gel e brillantina!”
Syu divenne rosso come
un peperone. Anzi, rosso come il colore dei suoi stessi
capelli.
“Non
è male, vero?” sottolineò il vecchio
coccodrillo.
“Ahahahah no
dai seriamente… possibile che tu abbia da prestargli solo
abiti da
donna??”
Già.
Era giusto un pochino
imbarazzante la cosa.
Ma facciamo un passo
indietro.
Eravamo fermi a quando
il nostro protagonista era stato praticamente venduto
per essere riportato a casa. L’accordo era stato finalmente
fatto.
Subito dopo, Erai era
tornato portando una sfilza degli abiti che l’alligatore
era solito portare, il tutto per trovarne uno adatto a Syu.
E
così…
“M…ma
è davvero necessario…?” chiese a testa
bassa e denti stretti.
“Ovviamente!!
Vuoi forse farti riconoscere subito?! I tuoi vestiti hanno addosso
l’odore di umano!! Per non parlare poi del tuo pessimo gusto
estetico… Ugh…”
Il ragazzo fisso i
suoi vecchi abiti, che giacevano lì a terra scomposti e
senz’anima.
Non che fossero niente di speciale… Era semplicemente una
vecchia tuta nera,
larga, con le classiche tre strisce verticali bianche sulle braccia e
ai lati
delle gambe.
Tutto qua.
Ma gli piacevano i
suoi vestiti comodi e vissuti… gli dispiaceva cambiarli.
A maggior ragione
vedendo le alternative che gli venivano proposte…
Si passò
una mano sulla faccia, ed iniziò ad invidiare Yoku che,
silenzioso ed
assorto, stava seduto sotto l’albero che dominava la collina.
Fumava la sua
solita sigaretta, mentre ignorava tutti senza alcun ritegno. Ecco forse
l’unico
segno di scomposizione poteva essere il piede che batteva ogni tanto,
probabilmente impaziente di portare a termine il lavoro il prima
possibile ed
intascarsi tutti i soldi che gli spettavano.
E come dargli torto?
“Mi arrendo,
vecchio… qui non c’è niente
di decente per lui…” puntualizzò il
nostro velocista mentre rovistava tra la
roba sparsa a terra “Possibile che tu non abbia nemmeno un
paio di
pantaloncini??”
“Certo che
no. Perché non gli presti i tuoi a questo punto, signor intenditore??”
“Non
scherzare rettile, SAI BENISSIMO che io non ho vestiti che bastino
nemmeno
me, dato che pretendi di riempire i bagagli ESCLUSIVAMENTE con le tue
frivolezze..!!! Ancora un po’ e mi toccava andare in giro in
mutande!!!”
“Susu zitto
e cerca… vai con il “meno peggio” a
questo punto… tanto non credo
che possa esserci un vestito che doni a questo
ugh…”
“Ehi io
sarei qui.”
Syu, Syu… e
siamo appena all’inizio del viaggio…
“Mh…
questo potrebbe andare…”
Erai tirò
fuori dal mucchio un abito da giapponesina in damascato. Era mezzo
bianco e mezzo nero, con alcuni ricami in verde acceso.
Carino… per una donna.
Soprattutto per lo
stacco di gamba dato che, una volta provato, si accorsero
subito che il vestito a malapena gli copriva il sedere.
Le gambe magre e
storte, tremolanti e con i peletti ritti dal freddo, non erano
di certo un bello spettacolo sotto un abito del genere.
“Perfetto!!!”
“No.”
“Ti dico che
è perfetto.”
“NO.”
“Magnifico.”
“N-O.”
“Potrei
decidere IO di grazia, dato che dovrò portarlo
io???” sbottò Syu d’improvviso
“Allora io trovo sia… raccapricciante.”
“Sì!!!!”
esultò Erai.
“Oh bene
bene miei cari ribellini… quindi preferirete ripiegare
su… quelli?” rispose il
coccodrillo
alludendo alla montagna di pizzo e merletti lì accanto.
Syu ed Erai si
guardarono, recependo entrambi il messaggio.
“I miei
pantaloni!” gridò Syu dopo un momento di
riflessione “Fatemi mettere
sotto i pantaloni della tuta… così non
sarà troppo disagiante!!”
“Ottima
idea!!” lo seguì Erai.
“Eeeeeh…”
fece invece l’alligatore.
“Aaaah che
c’è vecchio…? Solo quelli non
emaneranno un odore umano intenso,
dai! Oppure non è abbastanza… alla
moda…?”
“Eeeeeeh...”
“Senti Syu
ignoralo perché ‘sto qua non ha tutte le rotelle a
posto… preferisce
vedere dei pelazzi sulle gambe che coprirli con dei pantaloni, di
qualsiasi
tipo siano.”
“EH!”
concluse il coccodrillo all’idea di un bel paio di gambe nude.
“Ora ti
lancio giù da un burrone, dannato frociettile.”
Nel frattempo, il buon
vecchio Syu si era già provato i pantoloni.
Sì.
Decisamente meglio.
Si sentiva molto
più comodo e meno in imbarazzo rispetto a poco prima. Era
pur
sempre un abito da donna ma, piuttosto degli altri, ad un compromesso
del
genere poteva tranquillamente scendere.
Mentre gli altri due
continuavano a battibeccare come loro solito, si allontanò
un poco, per avvicinarsi a quel tizio poco raccomandabile che stava
sotto l’albero.
“Credo
che… possiamo andare…” disse un
po’ titubante.
Yoku, voltando quasi
impercettibilmente la testa per intendere che aveva
sentito, buttò via la sigaretta e si alzò.
Si avvicinò
poi ai due litiganti senza proferire parola seguito, a sua volta,
da Syu. Non che quest’ultimo ora si fidasse ciecamente del
pazzoide… ma, a
quanto pare, non aveva altra alternativa.
Erai ed il coccodrillo
si ammutolirono.
“Sì,
direi che è ora di andare… Anzi, rifocillatevi un
po’ per stasera, d’altronde
il ragazzo ha avuto una giornata pesantina… Domani mattina
si potrà pensare
alla partenza!”
Yoku, alle parole del
vecchio saggio, girò i tacchi ed iniziò ad
avviarsi verso
un luogo ben preciso, ma che solo lui sembrava sapere.
Syu si
ritrovò un attimo spiazzato, indeciso se seguirlo o se
rimanere con gli
altri due.
“Vai
vai!” lo incoraggiò Erai.
“Ci
rincontreremo domattina!” aggiunge il compare.
E così li
saluto con un’alzata di mano e un mezzo inchino, per poi
correre
dietro al suo bodyguard.
Molte cose ancora lo
turbavano… lo stesso tizio a fianco a lui, ad esempio. Non
lo trovava per nulla affidabile. Anzi, gli incuteva proprio
timore… ora che era
diventato silenzioso poi, ancor più di prima.
E adesso…
cosa doveva fare?
Parlare? Stare in
silenzio? Limitarsi a rispondere?
Dopo una serie
interminabile di minuti nel più completo silenzio, si decise
ad
aprire bocca.
“Io…”
“Zitto.”
OK.
Mossa sbagliata,
decisamente sbagliata.
Si ritrovava
internamente combattuto tra la paura per la violenza di quel tipo,
e l’indignazione per la sua completa maleducazione.
Ma di certo, non si
sarebbe permesso di fargli lezioni di galateo.
Continuarono a
camminare e camminare e camminare, nel più completo
silenzio.
Stava iniziando a stancarsi e a sentire dolere le gambe, quando
improvvisamente
si ritrovarono di fronte ad un edificio, di dimensioni abbastanza
modeste, ma
che pareva comunque abbastanza grande a causa dello stile
architettonico
piuttosto imponente. Riprendeva il motivo di tutte le case che vi erano
lì
attorno, in vecchio stile giapponese tradizionale. Per entrare bastava
scostare
una piccola tenda, mentre ciò che da fuori già ti
accoglieva, era un profumo
irresistibile di cibo. Dalla carne, agli stufati… dal riso,
alla pasta…
Tutto sembrava una
prelibatezza ancor prima di essere visto.
Si lasciò
guidare da quegli aromi, talmente incantato che quasi si
ritrovò ad
entrare nel locale prima di Yoku.
Un volta dentro si
accorse, guardandosi attentamente attorno, che non era un
posto molto illuminato. Molti tavoli riempivano un salone, mentre al
banco si
servivano drink e si cucinava. In fondo alla sala si poteva scorgere un
pianoforte, affiancato da una piccolo palco vuoto. Mentre girava su
sé stesso
affascinato da quella piccola ma accogliente taverna,
l’atmosfera orientale fu
dipinta dalle note di una musica alquanto familiare, ma decisamente
inadatta ad
un posto del genere.
E fu così
che, mentre lo swing aleggiava nell’aria… scorse
nell’ombra una delle
donne più fighe che avesse mai visto.