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Autore: niebo    13/11/2015    1 recensioni
Questa è la storia di un mondo...
Questa è la storia di un viaggio...
Questa è la storia di un desiderio...
Questa è la storia di quattro risate....
Questa è la storia di anche più di quattro feels....
Tutti pronti... si parte!!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ora, veniamo a cose più importanti… l’abito.”
Ed eccolo lì.
Vestito con una gonnella bianca di pizzo ed una camicettina a fiori azzurri e rosa. La testa gli penzolava di lato, con rassegnazione. L’espressione vuota di chi aveva ormai perso la voglia di opporsi da molto MOLTO tempo.
“Ahah carino!!” esclamò Erai sghignazzando “Ora sei pronto per una appuntamento con un bel fustacchione tutto gel e brillantina!”
Syu divenne rosso come un peperone. Anzi, rosso come il colore dei suoi stessi capelli.
“Non è male, vero?” sottolineò il vecchio coccodrillo.
“Ahahahah no dai seriamente… possibile che tu abbia da prestargli solo abiti da donna??”
Già.
Era giusto un pochino imbarazzante la cosa.
Ma facciamo un passo indietro.
Eravamo fermi a quando il nostro protagonista era stato praticamente venduto per essere riportato a casa. L’accordo era stato finalmente fatto.
Subito dopo, Erai era tornato portando una sfilza degli abiti che l’alligatore era solito portare, il tutto per  trovarne uno adatto a Syu.
E così…
“M…ma è davvero necessario…?” chiese a testa bassa e denti stretti.
“Ovviamente!! Vuoi forse farti riconoscere subito?! I tuoi vestiti hanno addosso l’odore di umano!! Per non parlare poi del tuo pessimo gusto estetico… Ugh…”
Il ragazzo fisso i suoi vecchi abiti, che giacevano lì a terra scomposti e senz’anima. Non che fossero niente di speciale… Era semplicemente una vecchia tuta nera, larga, con le classiche tre strisce verticali bianche sulle braccia e ai lati delle gambe.
Tutto qua.
Ma gli piacevano i suoi vestiti comodi e vissuti… gli dispiaceva cambiarli.
A maggior ragione vedendo le alternative che gli venivano proposte…
Si passò una mano sulla faccia, ed iniziò ad invidiare Yoku che, silenzioso ed assorto, stava seduto sotto l’albero che dominava la collina. Fumava la sua solita sigaretta, mentre ignorava tutti senza alcun ritegno. Ecco forse l’unico segno di scomposizione poteva essere il piede che batteva ogni tanto, probabilmente impaziente di portare a termine il lavoro il prima possibile ed intascarsi tutti i soldi che gli spettavano.
E come dargli torto?
“Mi arrendo, vecchio…  qui non c’è niente di decente per lui…” puntualizzò il nostro velocista mentre rovistava tra la roba sparsa a terra “Possibile che tu non abbia nemmeno un paio di pantaloncini??”
“Certo che no. Perché non gli presti i tuoi a questo punto, signor intenditore??”
“Non scherzare rettile, SAI BENISSIMO che io non ho vestiti che bastino nemmeno me, dato che pretendi di riempire i bagagli ESCLUSIVAMENTE con le tue frivolezze..!!! Ancora un po’ e mi toccava andare in giro in mutande!!!”
“Susu zitto e cerca… vai con il “meno peggio” a questo punto… tanto non credo che possa esserci un vestito che doni a questo ugh…”
“Ehi io sarei qui.”
Syu, Syu… e siamo appena all’inizio del viaggio…
“Mh… questo potrebbe andare…”
Erai tirò fuori dal mucchio un abito da giapponesina in damascato. Era mezzo bianco e mezzo nero, con alcuni ricami in verde acceso. Carino… per una donna.
Soprattutto per lo stacco di gamba dato che, una volta provato, si accorsero subito che il vestito a malapena gli copriva il sedere.
Le gambe magre e storte, tremolanti e con i peletti ritti dal freddo, non erano di certo un bello spettacolo sotto un abito del genere.
“Perfetto!!!”
“No.”
“Ti dico che è perfetto.”
“NO.”
“Magnifico.”
“N-O.”
“Potrei decidere IO di grazia, dato che dovrò portarlo io???” sbottò Syu d’improvviso “Allora io trovo sia… raccapricciante.”
“Sì!!!!” esultò Erai.
“Oh bene bene miei cari ribellini… quindi preferirete ripiegare su… quelli?” rispose il coccodrillo alludendo alla montagna di pizzo e merletti lì accanto.
Syu ed Erai si guardarono, recependo entrambi il messaggio.
“I miei pantaloni!” gridò Syu dopo un momento di riflessione “Fatemi mettere sotto i pantaloni della tuta… così non sarà troppo disagiante!!”
“Ottima idea!!” lo seguì Erai.
“Eeeeeh…” fece invece l’alligatore.
“Aaaah che c’è vecchio…? Solo quelli non emaneranno un odore umano intenso, dai! Oppure non è abbastanza… alla moda…?”
“Eeeeeeh...”
“Senti Syu ignoralo perché ‘sto qua non ha tutte le rotelle a posto… preferisce vedere dei pelazzi sulle gambe che coprirli con dei pantaloni, di qualsiasi tipo siano.”
“EH!” concluse il coccodrillo all’idea di un bel paio di gambe nude.
“Ora ti lancio giù da un burrone, dannato frociettile.”
Nel frattempo, il buon vecchio Syu si era già provato i pantoloni.
Sì.
Decisamente meglio.
Si sentiva molto più comodo e meno in imbarazzo rispetto a poco prima. Era pur sempre un abito da donna ma, piuttosto degli altri, ad un compromesso del genere poteva tranquillamente scendere.
Mentre gli altri due continuavano a battibeccare come loro solito, si allontanò un poco, per avvicinarsi a quel tizio poco raccomandabile che stava sotto l’albero.
“Credo che… possiamo andare…” disse un po’ titubante.
Yoku, voltando quasi impercettibilmente la testa per intendere che aveva sentito, buttò via la sigaretta e si alzò.
Si avvicinò poi ai due litiganti senza proferire parola seguito, a sua volta, da Syu. Non che quest’ultimo ora si fidasse ciecamente del pazzoide… ma, a quanto pare, non aveva altra alternativa.
Erai ed il coccodrillo si ammutolirono.
“Sì, direi che è ora di andare… Anzi, rifocillatevi un po’ per stasera, d’altronde il ragazzo ha avuto una giornata pesantina… Domani mattina si potrà pensare alla partenza!”
Yoku, alle parole del vecchio saggio, girò i tacchi ed iniziò ad avviarsi verso un luogo ben preciso, ma che solo lui sembrava sapere.
Syu si ritrovò un attimo spiazzato, indeciso se seguirlo o se rimanere con gli altri due.
“Vai vai!” lo incoraggiò Erai.
“Ci rincontreremo domattina!” aggiunge il compare.
E così li saluto con un’alzata di mano e un mezzo inchino, per poi correre dietro al suo bodyguard.
Molte cose ancora lo turbavano… lo stesso tizio a fianco a lui, ad esempio. Non lo trovava per nulla affidabile. Anzi, gli incuteva proprio timore… ora che era diventato silenzioso poi, ancor più di prima.
E adesso… cosa doveva fare?
Parlare? Stare in silenzio? Limitarsi a rispondere?
Dopo una serie interminabile di minuti nel più completo silenzio, si decise ad aprire bocca.
“Io…”
“Zitto.”
OK.
Mossa sbagliata, decisamente sbagliata.
Si ritrovava internamente combattuto tra la paura per la violenza di quel tipo, e l’indignazione per la sua completa maleducazione.
Ma di certo, non si sarebbe permesso di fargli lezioni di galateo.
Continuarono a camminare e camminare e camminare, nel più completo silenzio. Stava iniziando a stancarsi e a sentire dolere le gambe, quando improvvisamente si ritrovarono di fronte ad un edificio, di dimensioni abbastanza modeste, ma che pareva comunque abbastanza grande a causa dello stile architettonico piuttosto imponente. Riprendeva il motivo di tutte le case che vi erano lì attorno, in vecchio stile giapponese tradizionale. Per entrare bastava scostare una piccola tenda, mentre ciò che da fuori già ti accoglieva, era un profumo irresistibile di cibo. Dalla carne, agli stufati… dal riso, alla pasta…
Tutto sembrava una prelibatezza ancor prima di essere visto.
Si lasciò guidare da quegli aromi, talmente incantato che quasi si ritrovò ad entrare nel locale prima di Yoku.
Un volta dentro si accorse, guardandosi attentamente attorno, che non era un posto molto illuminato. Molti tavoli riempivano un salone, mentre al banco si servivano drink e si cucinava. In fondo alla sala si poteva scorgere un pianoforte, affiancato da una piccolo palco vuoto. Mentre girava su sé stesso affascinato da quella piccola ma accogliente taverna, l’atmosfera orientale fu dipinta dalle note di una musica alquanto familiare, ma decisamente inadatta ad un posto del genere.
E fu così che, mentre lo swing aleggiava nell’aria… scorse nell’ombra una delle donne più fighe che avesse mai visto.

  
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