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Autore: yukiko_no_niji    26/02/2009    1 recensioni
"Il suono del campanello mi riscosse dai miei pensieri. Guardai l’ora e sulla mia faccia si allargò un sorriso. ‹‹Arrivo!›› urlai. Sicuramente anche lui era tornato da lavoro." Sequel di "New Life" - McFly
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IMPORTANTE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei Mcfly (e degli altri personaggi della mia storia), offenderli in alcun modo.

 

Capitolo 16.

Tom’s POV.

 

Erano passati appena cinque giorni da Natale e tutto mi sembrava inverosimile.

Quando la mia mente aveva appena sfiorato l’idea che le cose sarebbero potute migliorare, quelle erano già sprofondate nel baratro più profondo.

Tra me e Giovanna le cose parevano andare un po’ meglio, ma non ci eravamo ancora parlati apertamente come avremo forse dovuto fare già molto tempo prima e lei in quei giorni era tornata nuovamente al lavoro, perché le riprese erano ormai ad un buon punto e non aveva potuto dire di no quando era stata richiamata.

Ed io mi ero trovato di nuovo solo, con quel senso di solitudine che avevo un po’ dimenticato nei giorni precedenti.

 

Per quanto riguardava gli altri non se la cavavano meglio di me.

Harry aveva aperto il suo nuovo negozio, ma era sempre molto afflitto per quello che era successo con Emily. Non riusciva a trovare una svolta alla sua vita e non lo avevo visto molto felice pochi giorni prima.

In Doug invece c’era qualcosa che non mi convinceva. Già il giorno del suo compleanno avevo avuto un brutto presentimento, ma il giorno di Natale avevo notato che tra lui e Giuly c’era qualcosa che decisamente non andava. E lei non era più sorridente come invece lo era sempre stata negli ultimi mesi.

Speravo solamente che se la passassero un po’ meglio di me e Giovanna.

 

Ma i nostri mali erano i minori.

Anzi.. in confronto a quello che stava succedendo a Danny non erano niente.

Non riuscivo ancora a comprendere quello che era realmente successo pochi giorni prima.

Delle immagini si facevano spazio confuse nella mia testa, in ogni momento della giornata, ma non riuscivo a capacitarmi di come si fosse creata quella situazione.

 

Candy era incinta e Danny non aveva neanche fatto in tempo a sapere la notizia, che lei si era ritrovata in coma in un letto di ospedale.

Aveva perso suo figlio, il figlio che era stato frutto del suo amore con Candy.

Mi sforzavo di capire come potesse essere accaduta una cosa del genere, ma ogni volta che ci provavo non venivo a capo di niente.

Avevano perso una piccolissima creatura, il simbolo del loro amore.

E pensavo a Danny, che probabilmente in quei giorni si era ritrovato in pensieri più grandi di lui, più grandi di tutti noi messi assieme.

Provare a mettersi nei suoi panni sarebbe stata una cosa impossibile.

 

Ricordo che quando Giovanna mi diede la notizia della piccola Holly, il mio cuore si era riempito di una gioia infinita e aveva smesso di palpitare per qualche attimo. Una piccola creaturina stava crescendo nel grembo della persona per la quale avrei dato la vita.

Non potevo cercare di capire come si potesse sentire Danny in quel momento.

Sapevo solamente che mi dispiaceva per lui, perché proprio lui tra tutti noi non si era meritato affatto tutto quello che gli stava succedendo.

Ero conscio del fatto che non avrei potuto fare niente per aiutarlo, perché non avrei potuto ridargli indietro suo figlio, ma proprio per quel motivo continuavo a sentirmi inutile.

 

Due giorni prima ero andato a trovarlo e avevo lasciato la piccola con i nonni, che erano venuti a trovarci, ma poi loro erano tornati a casa e così quel pomeriggio mi ritrovai solo con mia figlia.

Vedere Danny in quello stato mi aveva addolorato tantissimo e sapevo che l’unica cosa che potevo fare era tenergli compagnia, cercare di farlo distrarre da quello che gli stava succedendo attorno.

 

Mi diressi verso la camera di Holly e quando aprii la porta, invece di trovarla a dormire come credevo, la trovai in terra a colorare su un foglio due strane figure.

‹‹Hey›› sussurrai dolcemente camminando verso di lei.

Holly alzò subito la testa di scatto e sorrise:

‹‹Pàààà›› urlicchiò.

Lei allungò le braccine verso di me e io la presi tra le mie. Poi presi il foglio che stava colorando.

‹‹Stavi disegnando vero?››

‹‹Shì›› disse lei tutta felice.

‹‹E dimmi un po’›› chiesi curioso ‹‹che cosa stavi disegnando?››

‹‹Awww›› disse lei.

Prima indicò una delle due figure e disse:

‹‹Mamyy›› e poi indicando l’altra disse ‹‹Papy››

Solo in quel momento capii che le due figure rosa, una con capelli marroni e l’altra con capelli gialli, si stavano tenendo per la mano.

Così la guardai e le sorrisi:

‹‹E si tengono per mano perché si vogliono tanto bene, vero?››

‹‹Shì›› annui lei seria.

‹‹Beh hai proprio ragione›› sussurrai dandole un bacino sulla testa ‹‹Voglio proprio tanto bene a tua mamma››

Sospirai.

Holly era un piccolo angelo. Nel suo non sapere, incoscientemente mi aiutava tantissimo. Ogni suo sorriso, ogni sua parola mi rendeva orgoglioso di essere suo padre.

 

Mi soffermai a riflettere.

Quel pomeriggio avevo in programma di andare a trovare Danny ed avrei voluto portare con me la bambina, ma allo stesso tempo mi rendevo conto che non potevo portare con me in un ospedale Holly, che non aveva ancora tre anni. Come avrebbe reagito a vedere Candy?

E come avrebbe reagito Danny a vedere Holly?

Non sapevo se le mie fossero solamente paranoie, ma forse Danny non avrebbe avuto piacere a vedere la piccola..

O forse si?

Sospirai, non sapendo davvero che cosa fare, ma dopo poco convinsi me stesso che la cosa più importante era aiutare Danny in quel momento.

Holly era sempre stata una bambina intelligente, ed ero sicuro che anche in quel caso mi avrebbe capito. 

 

Mi diressi verso il lettino di Holly e ce l’accoccolai sopra. Lei istintivamente prese Pisolo, il peluche del suo nano preferito e se lo abbracciò con trasporto, sorridendo felice.

In ogni suo gesto era semplicemente perfetta.

‹‹Allora principessina.. Che ne dici di andare dallo zio Danny oggi?›› le chiesi dolcemente.

I suoi occhioni vispi guardarono subito i miei e lei disse solamente:

‹‹Shì››

‹‹Sai›› partì incerto ‹‹lo zio è un po’ triste ultimamente, quindi noi dobbiamo essere allegri con lui e farlo sorridere, va bene?››

Lei annuì decisa con la testa e poi mi disse:

‹‹Shì!››

Mentre stavo prendendo dal cassetto dei panni per vestirla per uscire, mi accorsi che lei voleva scendere dal letto. Così tornai indietro e la poggiai in terra e lei zompettò non poco lontano da lì, tornando alla sua postazione precedente, quella dove poco prima l’avevo trovata intenta a disegnare.

 

Quando fui sicuro di aver preso tutti tra biancheria, maglietta, maglione, pantaloni e vari accessori per fuori, che era sempre innevato, mi voltai e la ritrovai intenta a disegnare.

Mi avvicinai e vidi che stava disegnando una figura simile alla precedente, solo che questa volta aveva fatto due grandi occhi celesti alla figura non ben definita e dei grandi boccoli marroni. Inoltre, aveva tentato di fare una forma simile a un cuore vicino alla figura.

Lei si voltò verso di me e sussurrò con un sorriso:

‹‹Ccìo!››

‹‹La mia piccina ha fatto un disegno dello zio?››

‹‹Shi shi!!›› si alzò e iniziò a saltellare con il disegno in mano.

‹‹Che ne dici di scriverci sopra che è da parte tua?››

‹‹Shi›› urlicchiò.

Così mi sedetti sul pavimento e lei si accoccolò attaccata a me. Holly prese un pennarello da terra e poi fece per darmelo, ma la bloccai.

‹‹Scriviamolo assieme››

Così presi la sua piccola mano nella mia e mentre la sentivo ridere felice, iniziai a muovere la mano, facendo scrivere a Holly sul foglio:

“Per Zio Danny da Holly”.

Quando finii di scrivere le chiesi:

‹‹Allora che te ne pare?››

‹‹Ello›› rispose lei.

La riportai verso il lettino e la vestii di tutto punto, per andare a trovare Danny.

 

Appena finito uscimmo e dopo aver preso la macchina ci dirigemmo verso l’ospedale.

Arrivati là parcheggiai e mi diressi con Holly tra le braccia verso il reparto in cui si trovava Candy.

Quando fui abbastanza vicino alla stanza chiesi ad un’infermiera se poteva tenermi per pochi minuti la piccola, per andare a chiamare Danny.

Non volevo che lei vedesse Candy.

Mi ero convinto che non sarebbe stata una bella visuale per lei ed ero arrivato alla conclusione che avrei potuto aiutare Danny anche senza entrare nella stanza con la piccina.

Così la lasciai li fuori mentre sorrideva all’infermiera, facendogli vedere il disegno che aveva fatto poco prima per lo zio.

Quando entrai trovai Danny a sedere su una sedia.

Il corpo accasciato su quello di Candy, le sue mani intrecciate con quelle di lei.

Mi avvicinai silenziosamente e lo osservai.

Il suo respiro era lento e gli occhi erano chiusi, molto rossi.

Sospirai, la pensiero delle pene che stava passando in quel momento.

Mi dispiaceva quasi essere andato li a disturbarlo.

Chissà da quanto non dormiva per via dei suoi pensieri?

 

Tornai sui miei passi verso la porta, indeciso sul da farsi e per chiedere all’infermiera se poteva rimanere altri cinque minuti con mia figlia.

Ma quando avevo ormai raggiunto la soglia sentì dietro di me dei mormorii.

Mi voltai e vidi Dan bisbigliare qualcosa e quando mi avvicinai mi accorsi che aveva le lacrime agli occhi.

Mi avvicinai lentamente a lui e poi dandogli delle piccole pacche sulla spalla sussurrai:

‹‹Hey Dan! Dan svegliati!››

Lui in un primo momento non reagì in nessun modo, ma dopo avergli dato altre due leggere pacche, aprì lentamente gli occhi, vedendomi vicino a lui.

Si tirò su a sedere e con un gesto automatico passò una mano sugli occhi, come per negare che quelle lacrime fossero veramente esistite.

‹‹Ehi›› sussurrò ‹‹che ci fai qui?››

Sorrisi.

‹‹Sono passato a vedere come andava››

Lui sospirò voltandosi verso Candy. La guardò intensamente, come se stesse comunicandogli qualcosa solamente tramite lo sguardo e poi si voltò verso di me e scosse la testa.

‹‹I dottori dicono che non ci sono né miglioramenti né peggioramenti. È stabile››

Tornò ad osservarla.

 

Non sapevo come potevo rendermi utile. Dovevo fare in modo che lui si dimenticasse di quella brutta situazione almeno per qualche minuto, ma prima che io potessi dire qualunque cosa, lui mi disse:

‹‹E tu? Come va? In questi giorni non ti ho chiesto molto.. Sono un po’ fuori dal mondo e non so neanche come se la passano i miei amici. Pensate tutti ai miei problemi››

Scossi la testa.

Come poteva pensare a delle cose del genere in un momento come quello?

‹‹Dan non dirlo neanche per scherzo. È logico che siamo tutti preoccupati per te in un momento come questo.. e non preoccuparti per me. Va tutto bene›› sforzai di sorridere, ma un po’ per la situazione, un po’ per la morsa al cuore che sentivo in quel momento, lui si accorse che qualcosa non andava.

‹‹Tom lo so che non me la racconti giusta. Non c’è bisogno che tu faccia finta di niente con me. Ti conosco troppo bene per capire che qualcosa non va›› Fece una piccola pausa e aggiunse ‹‹Me ne vuoi parlare?››

Sorrisi.

Un sorriso sincero.

 

Danny era semplicemente disarmante.

Ero in una stanza di ospedale, dove la sua ragazza era in un letto in coma e lui si preoccupava di sapere che cosa c’era che non andava nella mia vita.

‹‹Dan›› iniziai incerto ‹‹non mi sembra il caso.. In una situazione come questa di stare ad assillarti con i miei problemi. Che poi veri problemi non sono›› sussurrai più a me stesso che a lui.

‹‹Adesso sei tu che fai lo sciocco Fletcher. Anche tu sei un mio amico sai? E se hai un problema perché non parlarmene? Potrei consigliarti o comunque cercare di capire dove sta il problema e parlarne con te›› si voltò nuovamente verso Candy e poi si voltò nuovamente verso di me  ‹‹Anzi, sarei molto felice di aiutarti››

Non riuscivo a parlare. Come poteva dirmi delle cose del genere.

‹‹Come ci riesci?›› chiesi solamente.

‹‹A fare cosa?›› chiese lui.

‹‹Ad essere così. A darmi il tuo aiuto in un momento come questo. Io..io..›› non so se ce la farei, pensai tra me e me.

Come se lui mi avesse letto nel pensiero mi disse:

‹‹Lo faresti anche tu Tom, ne sono certo. Come a te sta cuore lei›› disse alzando una mano di Candy che era intrecciata con la sua ‹‹a me stanno a cuore i tuoi problemi. Quindi se non sono troppo invadente.. quale è il problema?››

 

Non sapevo da dove cominciare a parlare, ma cercai di farmi forza, ringraziando mentalmente Danny. Era veramente un amico affidabile.

‹‹Vedi.. Ultimamente tra me e Giovanna non c’è molto dialogo..›› lui mi guardò come per spronarmi a continuare a parlare ‹‹..e questo va avanti da quando lei ha iniziato il nuovo lavoro››

Sospirai.

‹‹Non è mai a casa e quelle poche volte che è presente non parliamo moltissimo, perché forse abbiamo perso quella abitudine che avevamo prima a vivere in stretto contatto. Non essendo mai a casa devo fare tutto da solo, ma quello non mi pesa molto. Il fatto è che è lontana dalla piccola e lei ne sente tanto la mancanza. Io in questa situazione non riesco più a scrivere e comporre. Non so più come fare, perché so quanto Giovanna ami recitare e so anche che adesso è veramente troppo tardi per troncare con il lavoro, ma la piccolina ha bisogno di lei.. Io non posso fare da madre e padre assieme. E poi lei mi manca da morire››

Abbassai gli occhi guardandomi le scarpe.

Come potevo dirgli delle cose del genere quando la ragazza a cui era legato lui stava in bilico tra la vita e la morte?

 

Sentì le parole di Danny scorrere tranquille:

‹‹Ma a tutto c’è una soluzione››

Io alzai la testa per guardarlo e lui sorrise:

‹‹Sai, dopo quanto sta succedendo a Candy ho riflettuto molto su quello che è capitato in precedenza. Non voglio sviare dai tuoi problemi ai miei, ma è per farti capire››

Non potei far altro che annuire e lui continuò.

‹‹Da quando lei si trova qui, non posso fare a meno di pensare che sia solo colpa mia se tutto questo è successo.››

‹‹Dan non dirai sul serio?›› dissi sconvolto ‹‹Non pensarlo minimame-››

Ma lui mi interruppe.

‹‹No Tom, tranquillo. Non c’è bisogno che tu mi dica questo. Io ne ho la certezza che la colpa è mia e adesso ti spiego il perché. Quando Candy se n’è andata di casa io mi sono ritrovato da solo e con i pensieri offuscati. Non sapevo cosa fare, come comportarmi. Ho cercato di parlare con lei, ma non mi sono impegnato abbastanza. Se solo io e lei avessimo parlato con calma.. se solo io avessi cercato con tutto me stesso di entrare in casa dei suoi e parlargli a quattr’occhi, tutto questo non sarebbe mai successo e probabilmente adesso sarei stato a casa con lei a fare progetti sul nome che avremo potuto scegliere per nostro figlio..››

Avevo un groppo alla gola.

 

‹‹Mi dispiace, non sai quanto›› riuscì a dire solamente.

‹‹Anche a me›› mormorò lui ‹‹Ma non ti ho detto queste cose perché tu provi compassione per me. Ti ho detto queste cose perché mi sono reso conto solo quando era troppo tardi quanto fosse importante il dialogo tra me e lei. Ed è questo che io ti invito a fare Tom. Parla con Giovanna, parlale di tutto quello che non sta andando in questo momento della tua vita. Dille che non riesci più a scrivere, dille che ti manca, dille che la piccola ha bisogno di lei e che anche tu hai bisogno che lei ti sia vicino›› fece una piccola pausa e mi guardò ‹‹Ma ti prego. Fallo. Non fare come me, per favore›› disse in un sussurro.

Ero disarmato dalle sue parole.

Lui aveva ragione e io lo sapevo.

Dovevo spiegare a Giovanna che cosa mi stava succedendo, lei doveva sapere.

E forse le cose si sarebbero finalmente aggiustate tra di noi.

 

‹‹Grazie›› sussurai soltanto.

‹‹Sei un vero amico›› aggiunsi dopo qualche secondo.

‹‹E mi dispiace che mi hai dovuto ascoltare quando ero venuto per farti un po’ di compagnia e non farti pensare a nessun genere di problema››

‹‹Fletch da quando hai iniziato a scusarti per ogni cosa che fai?››

Scossi la testa.

‹‹Grazie comunque››

 

Era passato un po’ di tempo da quando ero entrato nella stanza e dissi incerto:

‹‹Dan... io avevo portato con me la piccola, ma non so se è il caso.. Non so se tu vuoi vederla››

‹‹Perché mai non dovrei?›› disse con un sorriso ‹‹I bambini sono così belli, così gioiosi.. E poi Holly è un piccolo angelo, perché mai non dovrei voler vederla?››

‹‹Beh››

Non sapevo che cosa dire.

‹‹Non essere sciocco›› mi disse lui.

Fece per alzarsi, ma prima di uscire assieme a me, diede un piccolo bacio sulla fronte di Candy e le sussurrò:

‹‹Torno subito amore››

Non potei fare a meno di sorridere amaramente.

 

Quando aprii la porta della stanza la piccola Holly che era poco distante, a sedere su delle sedie assieme all’infermiera che stavano giocando, mi vide e urlicchiò:

‹‹Pààà››

Ma quando si accorse che dietro di me c’era Danny scese da sola dalla sedia e zompettò da suo zio con il foglio in mano:

‹‹Ccìo ccìo!! Uadda uadda!››

Ringraziai l’infermiera per aver tenuto compagnia alla piccola e mi disse che non era stato un problema per lei, poi mi voltai e vidi Danny prendere tra le sue braccia la piccolina, dicendo:

‹‹È per me?››

‹‹Shiii›› disse lei sorridendo.

Lui prese il disegno e lesse:

‹‹“Per Zio Danny da Holly”. Uhh! Sono io questo?›› domandò alla piccina.

‹‹Shiiii! ‘ello ccìo!››

Vidi Danny sorridere alle parole di Holly, mentre stava passeggiando in su e in giù con lei per il corridoio.

‹‹Grazie Holly! È davvero bello! Lo terrò con cura››

‹‹Aww›› lei mise le braccine attorno al suo collo e lo strinse.

Danny si voltò verso di me e mi sussurrò un grazie, che io ricambiai con un sorriso.

 

Dopo pochi minuti che stavamo parlando e Danny faceva giocare la piccola, mi accorsi che si era fermato proprio davanti alla finestra della camera di Candy. Vidi la piccolina scorgersi per guardare dentro e poi la vidi voltarmi verso di me:

‹‹Papy?››

Danny la guardò e lei sussurrò:

‹‹Ccìa?››  

 

Si voltò di nuovo non riuscendo a capire e poi tornò a guardare nella stanza e con una manina indicò dentro chiedendo:

‹‹Ccìa? Ccia domme?››

Andai verso di loro e nel mentre Danny guardò Holly e poi le diede un bacio, facendola distrarre da quella domanda innocente che gli aveva posto pochi secondi prima.

Quando arrivai da lui la presi tra le mie braccia.

Lei mi abbracciò dandomi un bacino sulla guancia, non sapendo minimamente nella sua innocenza quello che stava accadendo alla sua zia.

Danny guardò nuovamente il piccolo foglio che lei le aveva regalato e quando si voltò per tornare verso la stanza di Candy vidi una lacrima solitaria cadere sul suo viso e una frase sussurrata nell’aria.

‹‹Ti prego, torna presto da me››

 

     *                                                                                         *                                                                                           *

 

Non volevo farvi aspettare molto, così ho postato un nuovo capitolo, anche se ci sei solo tu Tsumi ihih. Ti ringrazio per aver letto e commentato il precedente capitolo, lo sai che mi fa piacere!!

E poi volevo ringraziare una new entry che lascio in anonimato che ha messo questa e New Life tra i preferiti! Mi fa molto piacere, quindi grazie!!

 

Alla prossima!!

   
 
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