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Autore: Ofeliet    14/11/2015    2 recensioni
Essere una matricola che vive con il proprio cugino non è facile. Soprattutto quando sei omosessuale, sei circondato da una compagnia leggermente fuori dagli schemi e sei innamorato di quello che è probabilmente il tuo migliore amico.
Shion lo sa bene, cosa significa, perché quel genere di vita la sta già assaggiando.
Eppure dai, si vive lo stesso. Soprattutto quando ti risvegli in un letto e ricordi perfettamente tutto quello che è successo.
{ AU | DohkoShion | ManigoldoAlbafica | Cardia -> DegelSeraphina | short!long }
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Shion, Libra Dohko, Personaggi Lost Canvas
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Certo che, dopo la nottata passata, non provo particolare desiderio di mettermi nuovamente al PC e mettermi a parlare di cose stupide.
Eppure, avevo promesso che mi sarei presentata qui puntualmente il sabato e non riesco a mancare un impegno che mi sono sinceramente presa.

Questo capitolo è un po' di transizione.
Introduce nuova gente, ingarbuglia leggermente la narrazione, e fa luce sui (pochi) intrecci della storia. Non nego di aver riletto questa parte almeno una trentina di volte, modificando piccoli passaggi e sentendomi più o meno soddisfatta del mio operato.

Un ringraziamento enorme va a tutti voi, che con il vostro interessamento di massa mi è venuta un'ansia da prestazione non indifferente.
Un grazie speciale va a Hades_sama che ha recensito lo scorso capitolo, e anche un grazie a chi passa e passerà di qui.
A sabato prossimo~





Aveva mandato a quel paese tutti i suoi programmi per la seguente settimana nel tentativo di evitare ogni possibile incrocio con Dohko.
Shion si sentiva come se fosse una ragazzina alla sua prima cottarella, e se ne vergognava infinitamente. Perché, insomma, aveva compiuto da poco vent’anni, ma in quel particolare momento si sentiva regredito al quattordicenne esagitato che era stato tempo fa; solo con la variante che la sua versione ventenne era andata a letto con quello che, probabilmente, era il suo ex migliore amico. E no, non era bello pensarlo.
Comunque, era passato un giorno dal fattaccio. Fortunatamente, Manigoldo non era riuscito a scucirgli altre – succulente, a detta sua – informazioni, ma Shion temeva che il cugino avesse davvero molte altre fonti dalle quali poteva ottenerle lo stesso a minor prezzo. Infatti, in quel momento, si era appostato dietro il muro perché aveva visto Manigoldo parlare con Cardia e, no, ciò non doveva assolutamente succedere.
Non bastava certo che cercasse di evitare Dohko da ormai ventiquattrore, serviva anche che Manigoldo si impicciasse della sua vita senza che lui glielo chiedesse.
E se la prima cosa era fattibile, la seconda era molto più difficile da evitare.
Shion sa che ormai è in ritardo alla lezione di analisi matematica, ma poco gli importa. Quello che aveva a portata d’orecchio era troppo importante, quasi più del suo voto all’esame il mese prossimo.
« Shion? Cosa ci fai qui? » ecco, altra sfiga tra capo e collo gli mancava all’appello. Si trova a sorridere forzatamente, nel trovarsi davanti Degel e Seraphina. La coppia di giovani stava insieme da tempo immemore a detta di Cardia, che nel loro gruppo era quello che li conosceva da più tempo. Si vedeva lontano un miglio quanto i due ragazzi fossero affezionati e, affermando con azzardo, innamorati. Per quanto Shion aveva visto, erano una coppia serena e molto unita che viveva la loro relazione con grande forza d’animo. Degel frequentava i corsi di letteratura, mentre Seraphina quelli di lingue estere, rendendo la loro vita amorosa sommersa di libri poliglotti e deliri di citazioni storiche.
« Ehilà…! » sorride nervoso, appiattendosi ulteriormente contro il muro. « Degel, Seraphina, come state? » lei ricambia il suo sorriso, piegando leggermente la testa di lato e facendo scivolare i capelli argentei sulla spalla.
« Bene, Shion. E tu? »
« Tutto bene, grazie. » non riusciva a sentire niente di quello che Manigoldo e Cardia si dicevano, e ciò lo irrita.
« Degel, Seraphina! » eppure, per una strana ragione sono proprio gli oggetti della sua missione improvvisata ad avvicinarsi. « E c’è anche Shion. » commenta Cardia con un sorriso che gli pare quasi sinistro.
« Ciao Cardia. » è il freddo saluto di Degel. Che tra il greco e il francese non corresse buon sangue era abbastanza risaputo, anche se nessuno ne sapeva il motivo. Se i primi anni universitari i due erano stati molto legati – abbastanza perché Degel andasse a visitare Cardia in ospedale dopo una crisi di cuore particolarmente forte – negli ultimi mesi Manigoldo aveva commentato a riguardo di quel “raffreddamento” del loro rapporto quasi sospetto. Cardia non aveva fiatato a riguardo, tantomeno Degel.
« Shion? Che ci fai qui? Devi essere a lezione! » maledetto Manigoldo e la sua sindrome da mamma chioccia. Shion gli lancia un’occhiataccia, ma si trova ad obbedire riluttante, abbandonando il gruppetto a discutere di cose adulte delle quali probabilmente non volevano renderlo partecipe.
Però il fato sembrava proprio volergli male, perché davanti all’entrata dell’aula dove doveva andare c’era Dohko. Shion quasi si strozza con la saliva, infilandosi nel corridoio all’incrocio e nascondendosi per la seconda volta nel giro di poco.
Che ci faceva Dohko lì?
Il ragazzo si affaccia lentamente, osservandolo. Gli appare ancora più attraente, nonostante le lievi occhiaie che erano sotto le sue ciglia. Shion ripensa alla sua maglietta, con la quale ha dormito sentendosi un grandissimo pervertito, ancora nelle proprie mani e al fatto che probabilmente quella sarà l’ultimo contatto che potrà mai avere con Dohko.
Non se la sente di affrontarlo.
Però Dohko sembra ostinato, nel rimanere appoggiato al muro e aspettare chissà cosa. Shion quasi pensa che stia aspettando lui, e ciò lo fa appiattire ancora più contro il muro spaventato. Si sporge nuovamente, pentendosi del suo gesto. Più lo guarda, più Dohko gli sembra bello.
Shion sospira, stringendo i pugni. Si calma, regolarizza il suo cuore, si decide.
« Dohko! » quasi urla, chiamandolo, uscendo dal suo nascondiglio. Ma Dohko non c’è più.
Questa constatazione lo rende così sorpreso e frustrato che quasi non sente i rimproveri del professore per il ritardo né la successiva ora di lezione. Quasi si convince che se lo sia immaginato, ma no, è sicuro che fosse lì. Dohko era davanti alla porta dell’aula, lo stava aspettando, ma poi evidentemente si era stancato. Shion sbuffa, tornando a scarabocchiare sul quaderno degli appunti.
Perché Dohko lo aspettava? Se era infastidito o schifato da quello che era successo, poteva andare direttamente al suo appartamento per lamentarsene o insultarlo, sapeva dove viveva. Oppure desiderava fare una scenata pubblica, umiliandolo davanti ai suoi compagni di corso?
Shion non capiva e finiva solo per arrovellarsi il cervello, finendo per ignorare persino il proprio pranzo e le lezioni pomeridiane. Non riusciva a smettere di pensare e ripensare a ciò che era successo quella mattina, proiettandolo nella mente come un rewind perpetuo, tanto che solo buttandosi sulla soffice coperta del letto Shion si rende conto di essere finalmente a casa.
Il ragazzo si sistema meglio sul letto, sospirando, mentre sente la serratura di casa scattare.
« Accomodati pure, Cardia! »  Shion quasi cade dal letto, per la sorpresa. Riconosce le voci di Manigoldo e di Cardia chiacchierare amabilmente tra di loro, il primo comportarsi da bravo padrone di casa e l’ultimo sistemarsi sul divano con una certa stanchezza.
« E quindi, mi dicevi? » Shion sente Cardia ridere, particolarmente divertito.
« Aveva un’espressione sconvolta, te lo giuro. Ho dovuto farmi forza per non scoppiare a ridergli in faccia, soprattutto quando Asmita mi ha chiesto con il solito tono acido che stesse succedendo. »
« Immagino. »
« Insomma, è saltato fuori dalla sua stanza con aria assatanata quasi nudo. » se sulle prime Shion era convinto che parlassero della sua splendida performance della mattina precedente, ora si trova a corrucciare le sopracciglia perplesso. Di certo, non era lui quello che faceva così magre figure.
« Eh, la gioventù. E ha detto qualcosa? »
« Non a me. Ci ha guardati un po’ stralunato, poi è tornato dentro la sua stanza e non ha spiccicato parola per tutta la colazione. » c’è una pausa, segno che Manigoldo sta riflettendo.
« Sono peggio dei bambini. »
« A chi lo dici! Io continuo a dire a Dohko di smettere di andare a ragazze, ma lui… santo cielo, e chi lo sapeva che era così testardo? » Shion si appoggia alla porta, lasciando che il discorso dei due amici scivoli nello sfondo dei suoi pensieri. Non doveva arrovellarsi così, Dohko gli sbatteva in faccia il suo orientamento da quando si conoscevano, ma una parte di sé aveva fantasticato sulla notte di bruciante passione che avevano trascorso insieme. Quasi sperava che Dohko ricambiasse il suo malcelato interesse.
Un lieve bussare alla sua porta lo scuote dalle sue magre congetture e speranze, spaventandolo di nuovo nel giro di pochi minuti e spingendolo a buttarsi sul letto fingendo di essersi appena svegliato.
« Shion? » in risposta, il ragazzo sbadiglia e si finge una specie di bella addormentata.
« Manigoldo? Quando sei tornato? » chiede, cercando di ottenere l’aria più innocente che ha. L’italiano lo squadra per un lungo istante nel quale Shion suda freddo.
« Una decina di minuti fa. Dormivi? »
« No, cercavo di imparare a volare. » a quel sarcasmo, lo scappellotto è inevitabile e Shion si trova a subirlo senza protestare troppo. A punizione compiuta, Manigoldo lo guarda con divertimento.
« Tra un po’ la cena è pronta. Vieni di là, che c’è Cardia. » Shion si finge sorpreso nel constatare la presenza di quel terzo partecipante, sperando di destare così meno sospetti in Manigoldo.
Era una cena, poteva recitare e fingere che il sorriso di Cardia non lo inquietasse più di tanto.

Aveva nuovamente dormito con la maglietta di Dohko addosso.
Lentamente, l’odore dell’altro ragazzo stava iniziando a svanire per far posto al proprio, e ciò lo dispiaceva parecchio. Ben presto, avrebbe dovuto lavare quel capo d’abbigliamento e restituirlo al legittimo proprietario come bandiera di resa.
Shion si porta il colletto al volto, inspirandone l’odore. Era il profumo della pelle di Dohko, lo stesso che permeava i suoi sogni. Un profumo al quale, ormai, si era abituato.
Si sente nuovamente un pervertito, ad annusare quel pezzo di stoffa che ha, tecnicamente, rubato. L’idea, inconsapevolmente, fa aumentare il calore del suo basso ventre, spingendolo a dedicarci un’attenzione mattutina. Shion morde la stoffa, facendo scivolare una mano verso l’elastico del pantaloni.
« Shion! Vuoi alzarti, è tardi! » Manigoldo proprio non sapeva cosa fosse la discrezione – o il cortese e comune bussare – di mattina, irrompendo nella sua stanza sbattendo la porta. Shion quasi compie un salto, per la sorpresa.
Con uno sbuffo, si rifugia sotto le coperte, mettendo su uno dei suoi grandiosi bronci.
« Oggi non vado al campus. Sono malato. »
« Sì, sei malato di pelandronite acuta! » esclama Manigoldo, tirando la coperta. « Avanti, alzati! »
« No! Non ci voglio andare! »
« Shion, alza le tue chiappe dal letto o ai corsi ti ci mando a calci! » il ragazzo strappa la coperta dalle mani del più grande, facendola diventare un bozzolo.
« Ho detto di no! »
« Shion, conto fino a tre. »
« Conta pure fino a trenta tre, io da qui non mi alzo! » Manigoldo appoggia le mani sui fianchi, combattivo.
« Sei sicuro che vuoi rimanere indietro con il programma? »
« Manigoldo, lasciami stare. Oggi non voglio andare da nessuna parte. » un sorrisetto sardonico apparve sul volto di questo.
« Non vuoi andare, o semplicemente non vuoi incontrare qualcuno? » Shion sbuffa, gonfiando le guance.
« Non sto bene, amen! E ora lasciami riposare! » sentenzia, girandosi dall’altra parte e sentenziando la fine della loro discussione. Voltandogli le spalle, sente il cugino sbuffare e lasciare la stanza. Lo sente parlottare con qualcuno per un minuto o due, e poi il proprio cellulare prende a squillare provocandogli i sudori freddi. Suo padre aveva la sua personale suoneria – la marcia imperiale era azzeccatissima a suo parere – e se lo chiamava, a quell’ora soprattutto, non significava niente di buono.
Infatti, già in mezzora, stava camminando spedito verso l’area universitaria masticando insulti nei confronti di Manigoldo e delle sue perfide macchinazioni.
L’aula di fisica era pressoché vuota a causa dell’ora e cosa abbastanza normale, dopo il massacro compiuto dall’insegnante nella precedente sessione di esami. Ben pochi temerari avevano avuto il coraggio di iscriversi a quel particolare corso, e Shion non era riuscito a sottrarvisi dato che era nel suo piano di studi.
« Shion, buongiorno. » ecco, disgrazia voleva che Hypnos frequentasse il suo stesso corso.
Sapeva ben poco di lui, complice l’aria pacata e misteriosa che il giovane si portava dietro. Sapeva che aveva un gemello di nome Thanatos – con il quale Manigoldo non era assolutamente in buoni rapporti, dato che l’anno precedente lo zio Sage era dovuto andare all’università a recuperare il figlio con il cucchiaino proprio a causa di quel tizio dal nome insolito – che era ben diverso da lui. Hypnos era molto più pacato, quasi elegante, che ti faceva sentire inferiore solo palesando la sua presenza, ma comunque non specificandolo mai.
A parte qualche breve saluto prima di iniziare la lezione, Shion non ci aveva mai parlato più di tanto – preferendo prepararsi mentalmente al massacro della lezione –. In quel frangente, però, Shion sentiva su di sé quasi una morsa, rappresentata dall’insistente sguardo di Hypnos.
« Buongiorno. » replica, quasi desiderando scalare di un posto e farsi un poco più lontano dall’altro ragazzo. Doveva smetterla di guardare dei porno, perché quello che stava vivendo sulla sua pelle gli sembrava l’inizio di uno.
Hypnos appoggia il mento su una mano, scrutandolo con vago divertimento.
« Ti ho visto, l’altra sera al pub. » commenta, e Shion si fa forza perché la mascella non cada pesantemente a terra. Esattamente cosa aveva visto? « Non sapevo ti piacessero… » Shion deglutisce. « …gli alcolici alla frutta. Ho visto che ne hai bevuti parecchi. » se non fosse stato sconveniente, Shion si sarebbe afflosciato sul pavimento a causa della tensione che si era sciolta. Gli alcolici! Quasi gli viene voglia di ridere.
« Infatti non mi piacciono. Ho bevuto solo succo di frutta quella sera. » commenta, ignorando il “e a casa di Dohko almeno due birre”, e Hypnos quasi si acciglia. Shion lo osserva rimuginare su chissà che cosa, prima di giungere a una conclusione soddisfacente.
« Capisco. » replica. E Shion si sente nuovamente inquietato dal suo sorriso.


   
 
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