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Autore: MikaCellos    14/11/2015    1 recensioni
Una ragazza innamorata di Mika studente presso il Conservatorio ha due sogni: Incontrare il suo idolo e diventare una musicista. Sarà la musica ad avvicinarla a Mika e a permetterle di stravolgere la sua vita una volta per tutte
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scendemmo insieme e ci fermammo davanti al conservatorio, era il momento dei saluti.
Mika mi guardò, aveva in mano il suo inseparabile cappello nero.
–E adesso?- chiese mettendosi il cappello.
Un senso di tristezza cominciò ad affliggermi ancora una volta, avevo paura dell’attesa che mi stava aspettando. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che avevo visto Mika e ora già dovevo salutarlo, non riuscivo neanche a pensare a quanto avrei sofferto. Ormai lui non era più solo il “Mika” immaginario, quello dei sogni di ogni notte, quello che si ammira in televisione … Stava diventando pian piano una persona con la P maiuscola anche per me, e la cosa mi spaventava parecchio.
–Little girl!- disse avvicinandosi – E adesso?- aggiunse ancora una volta chinando leggermente il volto per guardarmi negli occhi.
Non mi spiegavo perché, ma quando mi parlava voleva sempre il mio sguardo attento, voleva che ci fosse ancora più contatto fra di noi.
– Non lo so … - gli risposi a bassa voce.
– Tu puoi dire il mio nome! Non avere paura!- mi disse posando la mano sulla mia spalla. Il contatto aumentava ogni volta di più … Avevo la pelle d’oca ogni volta che mi si avvicinava.
– Non lo so Mika. – dissi tutto d’un fiato.
Mi sorrise orgoglioso.
Era una delle cose che mi stupivano di più in quel ragazzo: Come le semplici cose riuscissero a renderlo felice. Con lui bastava essere sé stessi, perché lui è proprio così, inimitabile nella sua semplicità.
– Ti accompagno alla stazione! Come on!- disse incamminandosi rapidamente per poi farmi cenno con la mano di seguirlo.
Era la prima volta che camminavo al suo fianco, mi sentivo sempre più piccola. La presenza di Mika ti rende minuscola, una briciola … E’ sempre lui il più grande. Ma questo era solo quello che pensavo io. Non gli piaceva stare al centro dell’attenzione, lo notai subito da come si guardava intorno mentre camminava. Ma infondo come potevo saperlo? Erano semplici pensieri di una ragazza perdutamente innamorata.
Arrivammo alla stazione, posai il violoncello a terra e ci sedemmo su una panchina, uno accanto all’altro. Quella situazione mi trasmetteva un non so che di familiare: L’immagine di una sera fa, io e Alessandro vicini e io che vado via senza neanche guardarlo in faccia.
Non volevo pensarci. Quello era l’ultimo momento che avrei passato con Mika, dovevo solo rilassarmi e godermelo al meglio.
– Allora!- urlò Mika con voce piccola:- Com’è prendere il treno?- chiese stendendo il braccio sulla mia spalla.
– Come? Non hai mai preso il treno?- gli chiesi stranita.
– Certo che ho preso il treno! Ma non with other people.- rispose guardando nel vuoto.
Accennai una piccola risata ma subito mi fermai. Notai qualcosa di malinconico in quelle parole.
– Davvero little girl … Never!- continuò voltandosi verso di me.
– Dove andrai adesso?- gli chiesi velocemente per cambiare argomento.
– Non lo so, non so mai dove vado!- rispose fissando i binari di fronte a noi. – This is my life!- continuò incrociando le braccia.
– E sei contento di tutto questo?- domandai con timidezza.
– Non so neanche questo, little girl … - mi disse.
Non capivo il perché di tutte le domande che gli stavo facendo, non erano affari miei! Stavo entrando nella sua vita privata ed era l’ultima cosa che avrei voluto fare.
– Ehm … Perdonami Mika, non volevo- dissi.
– Don’t worry! Stai tranquilla. - mi interruppe.
Lo guardai e gli sorrisi dolcemente. Per la prima volta non ricambiò il sorriso, rimase serio e continuò a parlare:
- Forse no, forse non sono contento! – disse.
Ero spiazzata, non sapevo cosa dire. Ero stata io a tirare in ballo l’argomento, non potevo più fuggire da ciò che stava accadendo.
Perché non era contento? Aveva successo, tante persone lo adoravano, sembrava tutto così bello guardato da altri occhi … Ma evidentemente non era così per lui.
Non volevo più continuare quella discussione, ero fortemente in imbarazzo. Mi appoggiai alla spalla della panchina in preda ai miei pensieri contorti.
“Che cosa starà pensando adesso di me? Che sono una ficcanaso? Una ragazza di poco più di vent’anni che sta sconvolgendo il suo mondo.”
Mika mi guardò:
- Ehi!- mi disse chinandosi su sé stesso come la prima volta che ci incontrammo. – Tutto questo è bellissimo!- mi disse sorridendo. – And you are the best thing of this!- mi disse.
Le sue fossette cominciarono a farsi notare.
A cosa si stava riferendo? E perché io ero la parte più bella?
Sbuffai, dovevo distogliere la concentrazione dai miei stupidi pensieri. Lo guardai, cavoli se era bello.
Con quei suoi ricci che sbucavano dal cappello e quelle fossette ancora incise sulle sue guance.
Il cuore cominciò a martellare sonoramente sul mio petto. Ogni volta che ero vicino a Mika non mi rendevo conto di ciò che stava succedendo … Me ne accorgevo solo prima che tutto finisse.
Gli sorrisi, non riuscivo a dire nulla. Strano, ormai era la terza volta che mi trovavo vicino a lui; ma ogni volta mi riscoprivo vulnerabile!
Quel gioco di sguardi fra me e Mika era il modo più efficace di comunicare. Come si dice: Uno sguardo vale più di mille parole.
Il suono del treno in lontananza mi fece tornare alla realtà. Controllai rapidamente l’orario dall’orologio che avevo al polso e mi alzai dalla panchina improvvisamente. Mika rimase seduto. Mi voltai, mi stava ancora guardando.
– Mika … - gli dissi con voce dispiaciuta.
Era consapevole di ciò che stava per succedere, ci stavamo separando un’altra volta.
Si alzò lentamente dalla panchina, ora era di nuovo più alto di me. Aveva ancora quel sorriso stampato sul volto; mi corse un brivido lungo la schiena, cominciai a sentire il bisogno di abbracciarlo.
Mi voltai verso i binari, il treno stava arrivando. Sorrisi per apparire più forte di quanto non lo fossi, non volevo sembrare più piccola di lui anche emotivamente. Ma non puoi scappare da ciò che sei.
Una lacrima rigò il mio viso seguita da altre e altre ancora.
“Scusami Mika, davvero non ce la faccio.”, pensai.
– Little girl … - mi chiamò.
Qualcosa mi bloccava, non riuscivo a guardarlo.
Mi prese delicatamente il mento e spostò il mio volto verso il suo. Il suo sorriso era ancora lì che fissava le mie lacrime.
Mika si tolse il cappello e lo appoggiò sulla panchina accanto a noi e spalancò le braccia davanti ai miei occhi. In quel momento non riuscii a resistere, avevo bisogno di stargli vicino.
Proprio mentre stavo per lanciarmi nel suo petto, mi ritrovai immediatamente tra le sue calde braccia. Adesso non sentivo più nulla: Il treno, la gente lì vicino … Mi era tutto estraneo. Sentivo solo il suo cuore battere, fu come abbracciare la felicità. Chissà per quanto tempo il ricordo di quell’abbraccio mi avrebbe consolata, chissà quanto avrei dovuto attendere per il prossimo. 
Il treno si avvicinò lentamente ai binari fermandosi gradualmente. Allentai la presa, era davvero il momento di andare.
Presi il mio violoncello e lo misi in spalla. Alzai lo sguardo verso Mika un’ultima volta.
– Sei forte little girl!- mi disse facendomi un occhiolino.
– Grazie … - gli dissi:- Mika!-.
Quel “grazie” in quel momento era ricolmo di significato. Volevo che Mika riuscisse a capirmi così come io capivo lui, con poche ma ricche parole allo stesso tempo. Non sapevo se avesse colto o no l’importanza delle mie parole, speravo solo che le ricordasse fino a quando non ci saremmo rivisti. 
Mi sorrise dolcemente. Abbassai lo sguardo e cominciai a camminare verso l’entrata più vicina del treno.
– Ci vediamo presto!- urlò da lontano.
Mi voltai, Mika era già di spalle che si allontanava lentamente.
– Si, ci vedremo presto. - sussurrai fra me e me.


                                                         
 

Note: Buon pomeriggio a tutti, ecco il capitolo 16. 
Inizialmente non avrei dovuto pubblicarlo oggi, non mi sembrava il momento adatto.
Il mio pensiero oggi va a Parigi, a tutta la gente innocente che è stata attaccata ieri.
Viviamo in un mondo dove la cattiveria e la violenza sono strumenti troppo valutati ed
è in momenti come questi che si inizia a dubitare dell'umanità. Continuo a ringraziarvi
per il vostro sostegno ma oggi vi chiedo anche di riflettere. Questo non è un bel mondo 
in cui vivere, ci stiamo distruggendo! Buon weekend e buona lettura.
 

#PrayForParisFor



 
   
 
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