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Autore: Heartless_18    14/11/2015    6 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Sentivo le braccia farmi male, come anche le gambe. Avevo il collo irrigidito, male alla testa e avvertivo una pulsazione all’altezza dello zigomo destro.
Ero tutta indolenzita e dovevo ancora capire perché.
Cercai di aprire gli occhi, ma mi risultò più difficile di quel che pensassi.
Quando ci riuscii una forte luce bianca mi accecò.
Dove mi trovavo? Ero morta? Era quello il paradiso?
Poi la luce si affievolì e si allontanò da me.
Solo successivamente mi resi conto che qualcuno mi avesse puntato una torcia negli occhi. Non sapevo di chi si trattasse, ma sicuramente non mi sarebbe piaciuto scoprirlo.
Chiusi e riaprii gli occhi varie volte per cercare di orientarmi.
Mi trovavo in un luogo che di familiare non aveva nulla.
Si trattava di un magazzino abbandonato in procinto di cadere a pezzi.
Un grigio sbiadito e spento ricopriva malamente le pareti, e la vernice era saltata in alcuni punti.
C’erano cocci di vetro e sporcizia varia sparsi un po’ ovunque, segno che non fossi la prima a esser finita in quel luogo.
Alla mia sinistra si estendevano alti scaffali in metallo con sopra degli scatoloni impolverati, mentre dal lato sinistro potei notare un tavolino vecchio in legno e un divanetto che doveva avere pressoché gli stessi anni.
C’era puzza di umido e chiuso, e la cosa non mi allietava per nulla l’olfatto.
Solo di una cosa ero certa: non sarei mai andata in un posto del genere di mia spontanea volontà.
Ed era ovvio che non l’avessi fatto,se no perché ero legata ad una sedia?
Mi dimenai nel tentativo di allentare la stretta delle corde intorno alle mie caviglie e ai miei polsi, piegati e tenuti uniti dietro la schiena.
Non era esattamente la posizione più comoda del mondo..
“Ti sei svegliata finalmente! Cominciavo a pensare che avessi subìto una commozione celebrale a causa della botta che hai dato contro il marciapiede.”
Ecco spiegato il male alla testa..
Mi girai in direzione di quella voce, per quanto la mia posizione vincolata potesse permetterlo. Scorsi dei capelli biondi e, prima di realizzare, mi trovai due occhi azzurri ad una vicinanza ravvicinata, intenti a fissarmi curiosi.
“Brianne..” Sussurrai con voce soffocata.
Si allontanò dal mio viso e si mise a ridere, battendo le mani contenta.
“Sì,vedo che ti ricordi di me!” Cinguettò.
Strinsi i pugni e digrignai i denti.
Se fossi stata libera avrei saputo cosa farmene delle corde che mi tenevano legata.
Con alte probabilità l’avrei impiccata. Anzi, ne ero sicura.
“Mi vorresti spiegare cosa ci faccio qua e perché sono legata ad una sedia?” Urlai, tentando ancora una volta di sciogliere i nodi prendendo a dimenarmi.
Mi ignorò e andò in direzione del divano, prima di scartare una merendina e mettersela in bocca.
“Sei il mio ostaggio.” Rispose con la bocca piena, poi notò il mio sguardo puntato sulla merendina e me la porse. “Vuoi?”
Guardai alle sue spalle, e riconobbi le buste della spesa. Della mia spesa.
“Mi stai chiedendo se voglio una mia merendina?” Domandai retorica.
Doveva essere impazzita inoltre a pensare che,in una situazione simile,potessi avere fame. Avevo lo stomaco completamente chiuso, e un nodo mi serrava la gola provocandomi la nausea.
Stavo cercando di dissimulare la paura con la mia solita acidità.
“Come vuoi.” Fece spallucce e si lasciò cadere sul divano, tirando fuori dalla tasca il cellulare. Mi ignorava davvero così?
“Brianne, sto ancora cercando di capire il motivo per cui tu mi abbia sequestrata e legata a una sedia!” Le urlai.
“Te l’ho già detto: sei il mio ostaggio. Mi servono quei soldi, e tu sei ciò che mi permette di ottenerli. Sven mi darà quei soldi, oh sì se me li darà..” La sua voce si incrinò e prese a confabulare tra sé parole senza senso.
Scossi la testa incredula, non potendo concepire il fatto che si fosse spinta a tanto.
“Tu sei completamente pazza..” Sussurrai impercettibilmente, ma lei sembrò sentirmi lo stesso perché scatto in piedi e mi si avvicinò minacciosamente.
“Fossi in te non proverei a ridirlo..” Sorrise con malignità.
Poi si distrasse e puntò lo sguardo sulle corde che mi tenevano legati strettamente i polsi e le caviglie.
“Ti fanno male?” Domandò.
“Tu che dici?” Ribattei ironica.
Dovevo ancora capire come riuscissi a sfruttare il sarcasmo anche in una situazione del genere.
“Bene.” Sorrise.
Si guardò intorno e sbuffò sonoramente, prima di tirare fuori il cellulare dalla tasca.
Non capii cosa stesse facendo fino a quando non mi fece vedere il nome sullo schermo e mi fissò con divertimento. “Forse è arrivato il momento di far sapere al nostro caro Sven cosa deve fare. Sai che gli costerai molto cara? Fossi in lui avrei evitato di accollarmi una come te.” Fece una smorfia.
Il mio cuore subì un altro colpo, e mi costrinse ad abbassare lo sguardo.
“Dubito che allora tu potrai ottenere quello che vuoi, se pensi che ti darà quei soldi solo per la mia liberazione..” Risi senza allegria. “È arduo che gliene possa importare qualcosa.”
Bloccò lo schermo del cellulare e lo abbassò dalla mia visuale, prima di chinarsi alla mia altezza e fissarmi negli occhi. “Ti ha spezzato il cuoricino? Oh povera piccola..com’è che ti chiami già?”
La fissai con astio. A quella vicinanza le avrei volentieri sputato in faccia,ma dubitavo che quel gesto avrebbe migliorato la situazione.
Rimasi quindi in silenzio,provocandole un altro sbuffo.
“Andiamo ragazzina, ho bisogno di sapere come ti chiami. Come potrei se no fargli capire che ti trovi qui? Se non mi dici il tuo nome posso sempre etichettarti come ‘quella troietta che ti stava attaccata come una cozza davanti alla tomba di tuo padre’. Dici che così capisce?”
“Sam, mi chiamo Sam!” Sbraitai, cercando di mettere a tacere la sua insensibilità.
“Bene, Sam.” Calcò sul mio nome, avvicinandosi a me con un sorriso.
Si appoggiò con una mano sul mio ginocchio, chinandosi poi verso il mio viso.
Mi accarezzò delicatamente i capelli,prima di soffermarsi sulla mia tempia.
Avvertii un bruciore indistinto e, quando poi vidi il sangue sulle sue dita, impallidii.
“Non ti preoccupare, non è una ferita tanto grave.” Minimizzò con un movimento della mano. “Lo stesso non si può dire del tuo fragile cuoricino. Ti ha respinta così brutalmente? Che ragazzaccio..” Mi derise.
Non bastava il fatto che fossi legata su una dannata sedia in un posto sconfinato, totalmente esposta al suo potere, no. Doveva anche infierire facendomi ricordare cose che avrei dovuto solo seppellire nella mia memoria.
La cosa più ironica, era che proprio lei cercasse di parlarne con me.
Lei, che era in gran parte la causa dei miei mali.
Se solo non fosse mai comparsa nella vita di Sven, forse lui sarebbe stato diverso.
Se solo non gli avesse spezzato il cuore, lui forse avrebbe evitato di spezzare il mio.
Strinsi i pugni dietro la schiena e digrignai i denti, cercando di non far uscire dalla mia bocca parole sconvenienti.
“Ok, mi stai stufando. Sei poco reattiva e la cosa non mi piace.” Sospirò,prima di riprendere tra le mani il cellulare e smanettare un po’ sulla tastiera.
Quando se lo portò all’orecchio cominciai a sudare freddo, e ad un certo punto non ero più tanto convinta che volessi che lui mi venisse a prendere.
Da una parte per me, perché rivederlo sarebbe stata un’altra batosta per il mio cuore.
E in parte anche per lui perché, nonostante mi avesse ridotta uno schifo, non potevo impedirmi di volerlo proteggere.
Non potevo impedirmi di desiderare che non soffrisse,che non lo facesse ancora.
Nonostante mi avesse fatta a pezzi, era insensato il fatto che io lo vedessi anche come la persona che mi aveva salvata da una vita mediocre.
Sentii gli occhi pizzicarmi, ma mi morsi un labbro per impedirmi di piangere.
Sarei stata ridicola se l’avessi fatto davanti a lei.
“Eh rispondi dannazione..” Disse tra i denti, battendo ritmicamente un piede a terra impazientemente. Poi la sua espressione cambiò, e sorrise raggiante.
“Sven! Da quanto tempo!
Il mio cuore perse un battito.
Rimase in silenzio, perché a quanto pare lui stava parlando dall’altra parte della cornetta. La vidi alzare gli occhi al cielo. “Vuoi smetterla di blaterale per un attimo? Ho una cosa importante da dirti e, beh più che altro importante per te dato che a me non frega niente,ma comunque..tu mi darai quei soldi.” Il tono scherzoso con cui aveva giocato con me prima era scomparso, adesso era seria come non mai.
“Invece io credo proprio che lo farai..Ah si? Pensi che sia completamente impazzita? Buon per te, almeno puoi capire perché ho compiuto un gesto così folle.” Ridacchiò.
“Ti propongo uno scambio equo. Tu mi strappi un bell’assegno, e sai già quanti zeri mettere,e io in cambio.. ti cedo di nuovo la tua cara amica Sam.” Sorrise gongolante.
In quel momento avrei tanto voluto avere le mani libere per tapparmi le orecchie, e cercare di estraniarmi da quella conversazione.
Non volevo conoscerne il seguito, né tantomeno essere la protagonista del suo cedimento. Non volevo che cedesse di nuovo davanti a lei.
Non me lo sarei mai perdonato.
Si avvertirono attimi di silenzio che sembrarono eterni, e Brianne parve spazientirsi.
“Ci sei ancora?” Chiese alla cornetta, poi si aprì in un sorriso quando sentì la risposta dall’altra parte. “Ah, non ci credi?” Mi fissò sollevando le sopracciglia. “Allora ti faccio parlare con lei.”
Cominciai a scuotere freneticamente la testa nell’istante in cui mi avvicinò il cellulare, incollandolo poi al mio orecchio e ignorando le mie proteste.
Cercai di sottrarmi, ma alla fine mi tenne premuta la testa contro il cellulare con la forza.
Se lui avesse continuato a credere che lei stesse mentendo, non sarebbe venuto e non le avrebbe dato quei soldi. Stava tutto a me, dovevo rimanere in silenzio.
“Sam.” La sua voce mi accarezzò come una dolce melodia, e dovetti mordermi un labbro a sangue per evitare di rispondere e di emettere anche solo un minimo respiro.
Brianne mi guardò con un sopracciglio sollevato in modo nervoso, domandandomi tacitamente che cazzo avessi in testa.
Non lo sapevo neanche io..ma avevo smesso di ragionare razionalmente dal preciso istante in cui l’avevo incontrato.
Strizzai gli occhi e deglutii a fatica, facendomi forza.
Brianne mi guardò torvamente, prima di riportarsi il cellulare all’orecchio.
“Scusami l’attesa, mio piccolo Sven. Ma pare che la tua amichetta abbia bisogno di un po’ di incoraggiamento..” Mi colpì in faccia con uno schiaffo, ma mi sforzai di non emettere nessun gemito di dolore.
Ritentò colpendomi in faccia con un pugno pesante, ma riuscii a resistere anche a quello.
La vidi guardarsi attorno con fare smarrito, prima di illuminarsi quando i suoi occhi caddero su qualcosa.
Seguii la traiettoria del mio sguardo, e non mi piacque per niente quello che vidi.
Si diresse a passo svelto verso il coltello situato sopra il vecchio tavolino, prima di avvicinarsi a me.
Scossi freneticamente la testa, cominciando a sentire le lacrime scendere.
Non ero sicura che quello sarei riuscita a sopportarlo.
Presi a dimenarmi sopra la sedia come un’ossessa, ma mi immobilizzai quando avvertii la lama fredda a contatto con il profilo del mio collo.
Avvicinò il microfono del telefono alla mia bocca, prima di far strisciare il coltello sul mio collo. Proruppi in un urlo stridulo, cercando di sfogare il dolore che stavo provando. La ferita bruciava e faceva un male cane, ma fece male anche la consapevolezza di sapere che lui avesse sentito.
Cominciai a piangere senza freni, tirando a tratti su col naso.
“Ora sei soddisfatto?” Chiese apaticamente Brianne alla cornetta, con espressione annoiata.
Come poteva fare una cosa simile con tanta leggerezza?
“Allora sai cosa devi fare se non vuoi che succeda. Ci vediamo tra un’ora al vecchio magazzino abbandonato nei pressi della stazione. E vieni da solo, senza fare scherzetti poco graditi. Non ci metto niente a sparire in pochi secondi, ho un elicottero con me. O ti comporti bene o me ne vado con la ragazza, a te la scelta..” E chiuse la comunicazione senza aspettare una risposta da parte sua.
Buttò distrattamente il cellulare sul divano, senza distogliere lo sguardo dal mio.
“Si può sapere che cazzo avevi in mente?” Si avvicinò a me e mi tirò i capelli così forte che desse l’impressione di starmeli staccando.
Reclinai la testa all’indietro per alleviare il dolore,stringendo i denti.
Scosse la testa con una smorfia di ribrezzo,prima di tirarmi un calcio violento alla gamba. Non si sentì soddisfatta e recuperò un bastone di ferro sottile in mezzo agli scatoloni.
Prima che potessi aprire bocca per cercare di fermarla,mi arrivò un colpo in pieno stomaco. Mi sarei piegata in avanti se solo avessi potuto farlo.
“Devo ancora cercare di capire come tu possa essere il mio rimpiazzo..io e te non abbiamo niente in comune. Tu non sei come me..” Sputò fuori con rabbia.
Abbassai la testa e risi rocamente. “Questo è sicuro. Io non mi sarei mai scopata suo padre.” E mi uscì un altro gemito soffocato quando mi colpì nuovamente al basso ventre.
“Io non sarò mai come te..” Continuai a sussurrare sommessamente, cercando di convincermene.
 
“Dalla prima volta che ti ho vista,quando mi hai risposto per le rime..” La sua voce rimbombò ancora nel silenzio della stanza. “Mi hai ricordato lei.”
 
Era stato lui a dirmi che le avevo ricordato lei.
Ma no, io non potevo ricordargli lei, io non ero come lei!
“Questo è poco ma sicuro. Se tu fossi stata come me, lui si sarebbe innamorato di te.” rise gongolante.
Ora avevo capito cosa ci accomunasse: il fatto di avere sempre una risposta pronta.
Seppur quella volta io non ce l’avessi.
Sapeva il mio punto debole e aveva capito dove andare a colpire.
Non potevo ribellarmi a quella realtà.
Abbassai il capo e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dalla speranza che le cose sarebbero andate meglio. Dovevano andare meglio.
Quel dolore non sarebbe potuto durare per sempre, e io avrei imparato una lezione una volta finito quello strazio.
Avrei imparato che l’amore è un’arma a doppio taglio: può salvarti ma può anche ucciderti.
E a me aveva uccisa, perché non mi ritrovavo più.
Se mi fossi guardata allo specchio non mi sarei riconosciuta, e non riuscivo a farlo neanche sentendo com’era diventato il mio modo di pensare.
Ero tragica, e facevo pensieri tragici come ogni persona comune che fosse stata ferita.
Venni distratta dai miei pensieri quando avvertii nuovamente la suoneria del cellulare. Il suo cellulare.
Ci girammo entrambe in sua direzione, e lei buttò a terra ciò che aveva in mano per andare a rispondere.
“Pronto?” Rispose piatta.
“No, prima i soldi e poi puoi.. ho detto che..” La sentii borbottare qualcosa, poi: “Eh va bene!” Ringhiò.
Si avvicinò a me a grandi falcate. “Vuole parlare con te.” E mi premette il cellulare contro l’orecchio. Esisteva un modo per disattivare l’udito a comando?
In caso, avrebbero dovuto inventarlo.
Sentii un sospiro dall’altra parte della cornetta, e poi di nuovo la sua voce che pronunciava il mio nome: “Sam.”
Trattenni il respiro.
“So che mi stai ascoltando, e mi dispiace che tu sia finita in una situazione simile.. Ho sempre saputo che starmi vicino non ti avrebbe aiutato, ma non pensavo che potessi cacciarti in un casino simile. Cazzo Sam, se mi dispiace..”
Non avevo mai sentito delle scuse da parte sua, e quello non fece che farmelo amare ancora di più. In più volevo credere che non fossero solo delle scuse dovute alla situazione attuale ,volevo che lui fosse dispiaciuto per tutto.
Per quello che mi aveva fatto, per come mi aveva trattata, per come mi aveva fatto sentire. Per tutte le volte che mi aveva fatto piangere e per tutte le volte che mi aveva fatto dubitare di me stessa.
Che fosse dispiaciuto per avermi distrutto.
Non parlai e lanciai un’occhiata a Brianne, che decise di slegarmi i polsi e di mettermi il cellulare tra le mani in modo che potessi tenerlo da sola.
Mi diede le spalle e camminò in direzione dell’uscita,continuando però a tenermi sott’occhio dalla sua postazione.
“Non dargli quei soldi Sven..” Sussurrai, ma sperai ugualmente che mi avesse sentita.
“Che cazzo stai dicendo?” Lo aveva fatto arrabbiare la mia risposta, lo capivo dal tono della sua voce.
Ispirai a fondo e la guardai, prima di chiudere gli occhi. “Le hai già permesso di distruggere te, la tua famiglia, quello che ti rimaneva di buono.. “ Tirai su col naso. “Se ottenesse quei soldi Sven, vincerebbe di nuovo.. e so che ti farebbe a pezzi questo. E non voglio, il motivo già lo sai e..non voglio.” Ripetei piangendo, cercando però di darmi un contegno.
Avevo fallito su tutti i fronti ora che avevo permesso che mi sentisse piangere.
Non mi aveva vista, ma alla fine era uguale.
Avevo fallito anche nel tentativo di non innamorarmi così disperatamente di lui.
Quel sentimento ardeva dentro di me in maniera incontrollabile, ed ero sicura che non sarebbe bastata un po’ d’acqua per spegnere quel fuoco.
Io continuai a piangere mentre lui rimaneva in silenzio, poi mi interruppi di colpo quando sentii la sua voce, dura, decisa e coincisa.
“Non me ne frega un cazzo. Sto venendo a prenderti.”
 
Era passata un’altra mezz’ora abbondante e a quel punto lo sguardo di entrambe era puntato sull’entrata.
“È in ritardo, giuro che gliela faccio pagare..” Borbottò tra sé, mentre batteva ritmicamente un piede a terra.
Fece una smorfia di fastidio e la notai sfilarsi una pistola dalla tasca posteriore dei jeans.
Impallidii. E quella da dove era uscita?
Mi lanciò un’occhiata di sottecchi e rise malamente.
“Non ne hai mai vista una vera, ragazzina?”
Non mi è mai capitato di incontrare una pazza in giro che la maneggia come se fosse un giocattolo.
Avrei voluto dirle, ma distolsi lo sguardo e girai il viso dalla parte opposta a dove si trovava lei.
Non volevo guardarla, l ’avevo fatto fin troppo e ora ero disgustata a livelli inimmaginabili.
Oddio, credevo che avrei vomitato una volta tornata a casa..anzi, ne ero sicura!
Ispirai ed espirai profondamente cercando di darmi un contegno.
Non era da me mantenere la calma, considerando il fatto che fossi tutto tranne che razionale, quindi si poteva immaginare il mio sforzo.
Se non mi fossi ritrovata circondata da oggetti contundenti e da una pistola, con molte probabilità gliel’avrei fatta vedere io.
Avevo molta fantasia e di certo avrei saputo come usarla per torturarla.
Poi lui era in ritardo..perché era in ritardo?
Cominciavano a venirmi le paranoie, ma doveva essere una reazione più che normale vista la situazione, no? Oddio Sam, calmati..
Continuai a respirare affannosamente ma l’ansia non diminuì.
Ero in attesa trepidante dell’incontro, ma non sapevo decretare se in senso positivo o negativo. Per quanto la mia mente fosse certa che continuare a non vederlo sarebbe stata la cosa migliore, il mio cuore era di tutto avviso e se ne infischiava beatamente. L’avevo capito ormai, che fosse masochista.
Inoltre avevo tenuto i nervi saldi fino a quel momento, ma ero profondamente stremata. Stavo cercando di non mostrarmi intimidita per non attribuirle maggior potere, ma ero terrorizzata.
La mia mente pensava che non ne avessi bisogno, mentre il mio cuore era convinto che avessi un bisogno disperato di stringerlo tra le braccia.
Il problema? Avevano ragione entrambi ma ero più tentata di seguire il cuore.
Ero masochista? Probabilmente sì.
Ma ero innamorata,quindi non si è mai razionali quando si è innamorati.
Fino a qualche mese fa, se qualcuno mi avesse detto che mi sarei innamorata e che me lo sarei ripetuto in ogni momento del giorno ,gli avrei riso in faccia e gli avrei consigliato di smetterla di drogarsi. Mentre ora mi ritrovavo proprio in quella situazione.
E sapevo anche che avrei dovuto smetterla, insomma, ero patetica.
Non avrei mai più detto di essere innamorata di lui, neanche a me stessa.
Questo fu quello che mi ripromisi fino a quando non si avvertii il rumore del cancello in ferro che veniva spostato.
Brianne saltò in piede e si mise dietro di me, puntandomi la pistola alla tempia.
Avrei pianto dalla paura se non fosse stato che i miei sensi fossero andati in pausa non appena lui entrò nel mio campo visivo.
E a quel punto mi dimenticai della promessa che mi ero fatta e lo ripetei ancora: sono fottutamente innamorata di quel ragazzo.
E lo rifeci quando si mise a camminare verso di noi.
E lo feci una quarta volta quando i suoi occhi incontrarono i miei.
E in quel momento fu come se mi fossi innamorata una volta ancora di lui.
Si avvicinò cauto ma con passo ed espressione decisa.
Si fermò vicino a noi, nei pressi del tavolino.
“Mostramelo.” Gli ordinò Brianne ,volendo che lui tendesse verso di lei l’assegno.
Lui lo fece senza fare una piega, e lei riuscì a leggere la cifra.
Lo feci anche io e impallidii. Erano davvero un po’ di zeri..
Tenne il braccio teso verso di lei, ma continuò a fissare me senza mollare i miei occhi per un solo istante. Sollevai lo sguardo e mi persi nella loro intensità.
La consapevolezza che ora fosse al corrente dei miei patetici sentimenti, mi colpì in pieno viso e mi fece cedere. Ripiegai il capo e mi morsi un labbro.
Speravo solo che quel momento fosse finito il più in fretta possibile..
“Lascialo sul tavolino.” Le ordinò ancora lei.
Lui la guardò in un modo tale da farmi mancare il respiro.
Ero sicura che lei sarebbe morta sul colpo se un solo sguardo avesse potuto uccidere.
Mi scappò un sorriso accennato, perché avevo capito quanto lui fosse poco propenso ad ascoltare gli ordini che gli venivano dati.
Ancor di più, se era lei a darglieli.
Indietreggiò e si abbassò sul tavolino, sbattendo l’assegno sul tavolino con gesto secco.
“Ora lasciala, prima che ci ripensi e decida di portare a termine la situazione a modo mio.” Sibilò glacialmente, guardandola allo stesso modo.
Lei rise, totalmente consapevole di essere lei ad avere il coltello dalla parte del manico. “Non sei nella posizione di minacciare.”
Le labbra di Sven si aprirono in quel suo solito sorriso poco rassicurante.
“Ti assicuro che so fare di meglio se si tratta di minacce, questa di sicuro non è alla mia portata. Ed è meglio che tu non ne riceva mai una da parte mia.” La trafisse con lo sguardo,e quella volta fu lei a cedere.
Abbassò la pistola dalla mia tempia e lasciò ricadere il braccio lungo i fianchi.
Emisi un sospiro di sollievo, ma cercai di essere riservata nel farlo.
Brianne fece per passare al fianco di Sven e andare a recuperare l’assegno, ma lui la bloccò da un braccio. Lei reagì prontamente, e gli puntò contro la pistola.
Il mio cuore si arrestò, ma lui sembrò trovarsi totalmente a suo agio.
Certo,c ome se non avesse una cazzo di pistola puntata alla testa.
“Sei ridicola se pensi di intimorirmi. Pensavo che tu sapessi con chi hai a che fare. Ti ho vista crescere Brianne e, seppur tu sia cambiata, so che non hai il coraggio di spararmi. Non mi spareresti mai. Credo anche tu sia furba abbastanza da capire anche che avrei potuto risolvere questa situazione diversamente,se solo avessi voluto. Quei soldi..” Rise in modo beffardo. “Come mio padre ti ha pagato per essere la sua puttana, io ti pago per uscire dalla mia vita una volta per tutte.”
Notai lo stupore negli occhi di lei, prima che abbassasse la pistola.
Afferrò l’assegno con mani tremanti.
I tratti del viso erano diventati nuovamente duri e freddi.
Gli occhi erano quelli di una pazza, ma si sforzò di riprendere il controllo.
Emise un risolino e chiuse gli occhi, prima di afferrare l’assegno e camminare verso l’uscita.
Io la fissai e Sven rimase immobile per qualche altro secondo, prima che avvertissi uno spostamento d’aria.
Non ebbi il tempo di tornare a guardarlo che mi ritrovai stretta tra le sue braccia.
Era una fortuna che mi avesse già liberato le braccia lei, perché così potei stringerlo a me.
“Stavo morendo..” Lo sentii sussurrare al mio orecchio, e mi mostrò la paura che aveva tenuto repressa per tutto quel tempo.
Mi lasciò un bacio sui capelli e si allontanò, aiutandomi a slacciare la corda che mi teneva legata ancora le caviglie.
Quando finalmente potei riportarmi in posizione eretta, fu una benedizione.
Chiusi gli occhi e ispirai, ma poi gli riaprii quando sentii la sua voce.
“Ah, comunque Sven sei arrivato in ritardo e io odio i ritardi. Hai ragione,non sparerei mai a te..” Sorrise in maniera indecifrabile. “Ma a lei sì.”
E prima che potessi comprendere il reale significato delle sue parole, sentii un dolore lancinante allo stomaco.
Quella volta non fu solo un impressione, ma ero sicura che veramente mi si fosse mozzato il respiro.
La guardai correre via, mentre io aprivo la bocca per gridare ma non usciva alcun suono.
“Sam!” Un urlo animale, quello di Sven.
Mi fu vicino nel preciso istante in cui sentii le gambe cedermi e cadere a terra.
Mi fece appoggiare la testa alle sue ginocchia, mentre lo sentivo indistintamente imprecare alla ricerca del cellulare.
I suoni mi risuonavano distorti, e dovevo faticare per cercare di rimanere con la mente lucida. Lo sentii parlare con qualcuno, ma non riuscii a capire di chi si trattasse.
Provavo un dolore lancinante e, non appena sfiorai la pancia con la mano e la sollevai, inorridii. Era rossa, totalmente impregnata di sangue.
Ispirai profondamente e levai il fiato come un attacco d’asma, cercando di respirare normalmente.
Stavo per morire, stavo per morire..lo perderò.
Quello era l’unico pensiero che la mia mente riusciva a registrare, ed era quello che faceva più male. Di più ancora della consapevolezza di morire dissanguata.
Strizzai gli occhi e presi a piangere, mentre i miei singhiozzi riempivano l’aria.
Sentii una mano sfiorarmi la guancia e una voce calda cullarmi.
“Sta arrivando l’ambulanza Sam, resisti.”
Non riuscii a fare quanto mi stava chiedendo e mi venne da chiudere gli occhi.
Le palpebre erano troppo pesanti perché potessi ancora resistere nel tenerli aperti.
Sentii degli schiaffetti leggeri, e poi i la sua voce vicino al mio orecchio.
“Apri gli occhi Sam, per favore fallo per me.”
Ci provai ma non ci riuscii, solo quando sentii delle lacrime non mie bagnarmi il volto, riuscii a trovare la forza.
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai a fissare i suoi, poco distanti dai miei.
Cercava di tenerli aperti e di fissarmi, ma a volte doveva richiuderli a causa delle lacrime.
Mi ero sbagliata.
Il mio cuore non si era spezzato quando mi aveva detto che lui non poteva amarmi, ma lo fece in quel momento.
A vederlo in quello stato, si incrinò terribilmente fino a spezzarsi.
Non seppi dove, ma riuscii a trovare la forza per alzare una mano e accarezzargli il viso. E, con le lacrime agli occhi, sorrisi.
Perché non avevo più pentimenti, neanche uno misero.
Io ero totalmente, incurabilmente, irreparabilmente innamorata di lui.
E non c’era cosa che avrebbe potuto farmi separare da lui.
Cos’era la morte in confronto a un sentimento tanto grande?
Avrei continuato a cullarlo per sempre, e gli sarei stata affianco.
Non sapevo come, ma un modo l’avrei trovato.
Mi prese la mano tra la sua e me la baciò, premette le sue labbra sul dorso con violenza. Poi la lasciò andare e si chinò, posandole quella volta sulle mie.
Mentre le premeva sulle mie disperatamente, sentii qualcosa di salato.
Erano lacrime, ma non riuscivo a capire se fossero le mie o le sue.
Ma non mi importava in quel momento.
Quello che contava invece, era avere la consapevolezza che non avessi mai provato qualcosa di più giusto in tutta la mia vita.
Mi staccai dalle sue labbra riluttante, seppur non avessi mai voluto farlo.
Ero allo stremo delle forze.
“Sven..”
Oh mio dio, quella non era la mia voce..quel suono non potevo averlo emesso io.
Quando sentì che lo chiamavo, strinse maggiormente la mia mano nella sua.
“Shh, non parlare. Non sforzarti.”Mi ammonì, ma lo ignorai.
Scossi la testa e ritentai.
Aprii gli occhi e li fissai ancora una volta nei suoi, forse per l’ultima.
Mi si mozzò il respiro ma trovai lo stesso la forza di proseguire.
“Fosse..l’ultima cosa che..dico.” Presi fiato per lo sforzo. “Ti amo.”
Fu un sussurro talmente impercettibile che dubitai del fatto che mi avesse sentita.
Quando però sgranò gli occhi ,per poi far ricadere la fronte contro la mia, capì che lo avesse fatto.
Senza preavviso, mi tornarono in mente le parole indistinte di mia madre.
 
“Non smettere mai di lottare per un domani migliore.”
 
Ci stavo provando mamma..
A quel punto non ce la feci più e chiusi gli occhi, sentendo ancora le sue mani scuotermi.
La sua voce divenne solo un suono lontano, tant’è che anche le sue grida furono quasi percepibili.
Poi non seppi per cosa, forse era illusione o forse la forza del desiderio..
Ma sentii quelle parole..e suonarono davvero simili a un Ti amo.

 
Eccoci ritrovati ragazzi!
E' andata come andata alla fine e.. mi dispiace.
...
...
...
So che molto probabilmente mi odierete e che in questo momento mi starete lanciando tante di quelle maledizioni da farmi rimanere fulminata sul colpo ma.. Io vi adoro, quindi non temete che non vi riservere mai sorprese così crudeli! Ahahaha. 
Avanti, Sam ce la farà!
Comunque ora... passando al capitolo.
Beh, ci sono molte cose da dire ma la più importante credo sia quella riguardante Sven.
A volte le parole sono superflue, e lui è riuscito a dimostrare quanto tenesse a lei senza il bisogno di usarne.
Inoltre, il pagamento che ha offerto a Brianne, è molto significativo.
Forse non l'avrete capito, ma in questo modo ha fatto la sua scelta e si è definitivamente lasciato il passato alle spalle.
Il denaro è stato solo un modo per farle capire fosse superiore, perché ancora una volta ha avuto "misericordia" di lei e, senza ricorrere all'uso della polizia, ha fatto sì che lei uscisse dalla sua vita come un anima sporca, esattamente come c'era entrata.
In questo modo ha ferito il suo orgoglio, esattamente come lei tempo prima aveva fatto con lui.
E inoltre vogliamo parlare delle paroline magiche che Sam sembra aver sentito? 
Mmmh, avremo modo di tornare su questo argomento, ma con calma.. non agitatevi! Ahahahah.
Spoiler velati:
Nel prossimo capitolo vedremo il risveglio di Sam, la visita di Sven all'ospedale.. e saranno completamente soli.
E quando le cose sembreranno aver preso una piacevole piega.. 
Forse una notizia inaspettata potrebbe sconvolgere il mondo di Sam, questa volta irrimediabilmente.
A presto carissimi, vi aspetto con ansia!
Un bacione grande! :*
Xoxo. Heartless.


 
  
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