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Autore: yachan    14/11/2015    1 recensioni
Cosa significa "essere se stessi"?
Da bambino non me ne preoccupavo.
Se qualcosa mi infastidiva, mi arrabbiavo. Se qualcosa mi piaceva, lo dicevo.
Ma tutti noi cambiamo nel tempo.
Così come le cose che vogliamo proteggere...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doraemon, Hidetoshi Dekisugi, Nobita Nobi, Shizuka Minamoto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi: Doraemon - Nobita Nobi - Shizuka Minamoto - Takeshi Goda (Gian) - Suneo Honekawa - Dekisugi Hidetoshi - Jaiko Goda - Hiro Kuroyama - Chika Tanaka - Aki Sasaki
 
 
DORAEMON AND NOBITA PRESENT:
 
JUST LIKE YOU
Che significa “essere se stessi”?
 
Cap.2
 
 
  • Festa di Natale?- ripeté Nobita.
  • Che cosa inutile- commentò Saotome- Non ho tempo per organizzare queste riunioni.
  • Però sarebbe una cosa carina organizzare un uscita con le tre classi per festeggiare il Natale- disse Sasaki congiungendo le mani emozionata- Potremmo andare in un karaoke o in qualche bar…
  • Assurdo, saremo più di trenta persone messi insieme- disse Saotome con tono sarcastico facendo vergognare la ragazza- E poi ho di meglio che uscire con una mandria. Ho da studiare e chiudere in bellezza con un bel punteggio nei tabelloni.
  • A me non sembra male come idea. Potremmo chiedere in prestito un aula grande- fece Nobita- Con scarso anticipo forse non tutti verranno, ma potrebbe essere divertente. E potrebbe anche essere un occasione per scambiarsi i regali.
Sasaki tornò a sorridere.
  • Sì, sarà divertente. Potremmo portare qualcosa da mangiare fatto in casa.
  • Fate come volete- Saotome si alzò dalla sedia- Ma non coinvolgetemi- e uscì dall’aula.
Sasaki lo guardò andarsene con espressione triste.
  • Non badarci. È una buona idea- fece Nobita tentando di risollevarle il morale. Lei annuì.
  • È solo che… mi piacerebbe passare questo Natale con tutti i nostri compagni. Per conoscerci meglio, sai.
  • In questo caso, impegniamoci- le sorrise. Lei ricambiò il sorriso.
 
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  • Festa di Natale?
  • Sì, mi ha detto Nobita di spargere la voce in classe per chiedere chi vuole partecipare.
Shizuka guardò assorta la strada di ritorno a casa. Festa di Natale… forse avrebbe avuto modo di avvicinarsi a Nobita e parlargli per chiarire l’ultimo avvenimento. Neanche in occasione della Festa della Cultura avevano avuto modo di parlare e anche se si incrociavano nei corridoi della scuola, lui la salutavano come se niente fosse accaduto. Forse era lei che esagerava ingigantendo il fraintendimento.
  • Quindi, verrai alla festa?- chiese Dekisugi.
  • Sì, porterò anch’io da mangiare.
  • Shizuka-chan! Dekisugi-san!- la chiamò una ragazza mentre gli andava incontro.
  • Ciao Aiko-chan!- la riconobbero, era una loro compagna dalle elementari che ora era nella stessa classe di Nobita. Aveva capelli castani e ricci sulle punte- È da un po’ che non fai questa strada.
  • Sì, vero. Di solito mi vengono a prendere in macchina. Pensavo di andare al panificio che hanno aperto qui vicino. Avete impegni?
  • No, ti accompagno se vuoi.
  • Io passo, devo tornare a casa presto oggi- disse Dekisugi e salutò le due ragazze- Ci vediamo a scuola!
Le due ragazze salutarono e ripresero a camminare. Avevano tanto da raccontarsi, da bambine uscivano spesso insieme e ormai avevano perso questa abitudine.
  • … mi è dispiaciuto che non siate riusciti a terminare la vostra recita- fece Aiko- Eravate così carini insieme, lo abbiamo sempre detto che voi due siete destinati a essere una coppia.
  • Come? Di che parli?
  • Di te e Dekisugi, ovvio. Fin da bambini andate d’accordo e vi si vede sempre insieme. E poi le carte non sbagliavano, quando parlavano del tuo futuro compagno.
  • Si trattava solo di un gioco, non era davvero un pronostico del futuro- disse Shizuka sorpresa- E Dekisugi è solo un amico.
  • Per essere solo un amico, passate molto tempo insieme- disse Aiko perplessa- E vi sareste baciati alla recita, se non fosse stato per il terremoto.
  • Solo per finta, avremmo solo recitato- precisò- Aiko, come puoi pensare che basti questo per definire una coppia?
  • Non lo penso solo io, vedessi l’invidia che provochi in certe ragazze, e anche gelosia nei ragazzi, ovvio.
  • Non ho chiesto io di essere sulla bocca di altri- commentò infastidita Shizuka.
  • Ti consiglio di stare attenta, però. C’è una mia compagna di classe che potrebbe essere interessata a lui. È carina, certo, ma non ai tuoi livelli, però dicono che abbia cambiato spesso fidanzati. Si chiama Sasaki- poi entrarono in panificio e lei fece la sua ordinazione. Anche Shizuka comprò qualcosa- Anche se in questo momento, sarei più preoccupata per Nobita.
  • Nobita?- la guardò intrigata.
Aiko si distrasse per prendere la sua ordinazione e insieme uscirono dal panificio.
  • Che c’entra Nobita?- insistette Shizuka.
  • Be’, lo conosciamo, lui è altruista e gentile con le persone. Però è anche goffo e ingenuo. Le persone potrebbero approfittare dei suoi buoni propositi. Soprattutto se è una ragazza come Sasaki- guardò Shizuka che sembrava disorientata- Insomma, potrebbe farlo innamorare di lei e poi dopo averlo sfruttato, abbandonarlo con il cuore spezzato. Di solito fa così.
Shizuka si fermò e guardò Aiko. Esistevano davvero ragazze in grado di fare una cosa simile? Solo per ottenere i propri scopi?
  • E come fai a sapere che si è interessata a lui?- chiese.
  • La festa di Natale, è stata una sua idea. Con questa scusa, i due passano del tempo insieme per organizzarla e in qualsiasi momento potrebbe tentare la sua mossa.
  • È… è terribile- fece Shizuka preoccupata. Non aveva dubbi che Nobita fosse ingenuo, ma fino ad allora non si era dovuto preoccupare di un simile pericolo- Lo hai detto a Nobita?
  • Una volta, gliel’ho accennato- Shizuka riprese a camminare e la seguì- Ma ci ha riso su, dicendomi che mi stavo sbagliando sul conto di Sasaki. Io dico invece che è lui che non vede chi è lei, è accecato dalla sua bellezza come tutti gli altri maschietti. E mi dispiacerebbe vederlo poi abbattuto. Però- la guardò- Tu sei sua amica da più tempo. A te darà ascolto.
Shizuka la guardò. Era vero, lei conosceva da più tempo Nobita, però era anche vero che… negli ultimi anni si erano distanziati. Senza contare che si sentiva strana con lui. Però come spiegarlo a parole a Aiko? Lei stessa non lo comprendeva. Ma di una cosa era sicura, Nobita era suo amico e non avrebbe permesso che si burlassero di lui.
  • Io… ci proverò.
 
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  • Spiegami come mi hai convinto a partecipare- fece una ragazza guardando impassibile un aula piena di coetanei e banchi imbanditi di leccornie, il tutto decorato con il tema di Natale.
  • Perché è più divertente passare il Natale in compagnia- spiegò Nobita con un sorriso.
  • Okey, ora dimmi la vera ragione per cui ti ho dato ascolto.
  • Hiro non si sta lamentando- segnalò il biondino con loro.
  • Neanch’io capisco perché sono qui- borbottò l’altro con il broncio.
  • Per Hiro-kun è diverso, ti seguirebbe ovunque come un fedele cagnolino- commentò lei, facendo imbarazzare il biondo.
  • Non è vero!
  • Dai, sono certo che vi divertirete- Nobita cercò di mettersi in mezzo per calmare Hiro- Ricordate che a Natale si è più buoni- poi riempì due piatti con del cibo e glieli passò- Ecco, provate questi. Li ha preparati Sasaki per l’occasione.
Chika e Hiro guardarono il cibo.
  • Cos’è?- chiese il biondo diffidente.
  • Sembra bruciato fuori e crudo dentro.
  • Non fate così, si è impegnata tanto…- in risposta i due ragazzi gli porsero i piatti sfidandolo a mangiare.
Nobita fece un assaggio e tirò fuori la lingua disgustato. Ma cosa aveva usato al posto dello zucchero?
  • Allora, com’è?- fece una voce dietro di lui. Era Sasaki. Nobita si voltò sforzandosi di sorridere. Lei era tutta emozionata- Non cucino spesso, per la ricetta ho usato un vecchio libro e…
  • Evidentemente era scritto in arabo- commentò Chika, ma Sasaki non sembrò averla sentita.
  • … non avevano esattamente la stessa apparenza dell’immagine del libro, ma poi mi sono detta che quello che mancava era solo una bella decorazione e voilà.
  • Cosa hai usato come ingredienti?- chiese Nobita.
  • Oh, quello che diceva il libro, con qualche aggiunta come il Wasabi…- dall’altra parte della classe si sentì gridare uno con le labbra infiammate- O il Sake…- un altro insisteva a discutere con la lavagna convinto che d’altra parte gli rispondessero- O Umeboshi…
Questo spiegava il sapore aspro del dolce che aveva provato Nobita.
  • Ma li hai assaggiati prima di portarli?- chiese Hiro.
  • E rovinarli? Certo che no. Volevo che fossero perfetti.
Hiro e Chika si guardarono, mentre Nobita alzò lo sguardo al soffitto. Gian non era l’unico negato in cucina.
Sasaki lo guardò con un sorriso in attesa.
  • Dimmi, ti è piaciuto?
Nobita ridacchiò nervoso, sentendo su di sé gli sguardi di Chika e Hiro. Annuì.
  • È… be’, saporito- commentò incerto.
  • Che sollievo!- fece lei sospirando- Credevo che non piacesse… ho visto che gli altri mangiano più i dolci portati da Shizuka mentre i miei li evitano- e si allontanò.
  • … Saporito?- commentò scettica Chika. Nobita si voltò da loro.
  • Non potevo certo dirle la verità- disse l’altro in difesa- Si è impegnata per questa festa, non volevo farla sentire male.
  • Già, preferisci stare tu male mangiando tutto- disse Hiro- Perché quando a fine serata capirà che i suoi dolci rimarranno gli unici intatti, sarà ancora più devastata.
Nobita sudò freddo. Sasaki avrebbe capito che era una bugia e ci sarebbe rimasta doppiamente male.
  • D’accordo, se non rimane altra soluzione…
  • Sì, ci sarebbe. Dille la verità- disse Chika, ma il ragazzo non l’aveva ascoltata perché si era precipitato ad afferrare tutti i dolci preparati da Sasaki sparpagliati nei tavoli e inghiottirli in un colpo, convinto che facendo così avrebbe sentito meno il sapore.
  • Temo che stasera dovremmo trascinarlo fino a casa- disse Hiro con un sospiro.
  • Hai tanta fame, eh?- fece Dekisugi avvicinandosi a Nobita. L’altro alzò lo sguardo dal tavolo e annuì senza poter dire la verità- Vuoi provare anche i miei?- gli porse un piatto. Nobita inghiottì quello che aveva in bocca, nascondendo la faccia disgustata, poi prese uno offerto da Dekisugi. Voleva levare via il sapore dei dolci di Sasaki.
  • Oh, buono- disse sinceramente- Con la tua bravura, potresti essere un perfetto casalingo. Le ragazze già stravedono per te.
  • Che dici- ridacchiò l’altro- Al giorno d’oggi bisogna sapersela cavare in ogni campo- poi si appoggiò alla parete lì vicino. Poco distante c’era il tizio che continuava a discutere con la lavagna- Per conquistare il cuore di una ragazza si è disposti a fare qualsiasi cosa.
Nobita abbassò lo sguardo per qualche minuto, per poi sorridere.
  • Sono certo che non ne avrai bisogno con la ragazza del tuo destino. Sicuramente è da qualche parte ad attendere che tu faccia il primo passo.
Dekisugi lo guardò pensieroso, per poi sorridergli malinconico.
  • E tu? Anche la ragazza del tuo destino potrebbe essere da qualche parte ad attendere un tuo segnale.
Nobita lo guardò serio per qualche istante, per poi ridacchiare toccandosi dietro la testa.
  • Che dici. Non sono te. Ti ci vedi una ragazza innamorata di me?- alzò le spalle- Naaah, non è il mio caso.
  • Sei certo? Forse hai un opinione sbagliata su te… - disse Dekisugi e poi gli fece cenno di voltarsi. Nobita confuso si voltò e vide Shizuka a pochi passi da lui.
  • Eh, s-scusate, non volevo interrompervi mentre parlavate…- disse lei imbarazzata.
  • Non ci hai disturbato- disse gentilmente Dekisugi, mentre Nobita si distanziava da loro per far sparire qualche altro dolce di Sasaki dal tavolo, prima che altri lo mangiassero per errore- Avevi bisogno?
  • Sì…- guardò il ragazzo che le dava le spalle mentre mangiava- Avevo bisogno parlare con te, Nobita-san.
Il ragazzo si indicò confuso con la bocca piena.
  • Vi lascio allora- Dekisugi si staccò dalla parete e li salutò. Shizuka si avvicinò al moro.
  • Perché lo fai?- Nobita la guardò senza capire- Ci sono altri dolci, e quelli di lei sono immangiabili. Perché allora li mangi?- Nobita guardò altrove. Come spiegarle il motivo senza sembrare un codardo?- È… è per lei, vero?- Nobita tornò a guardarla nuovamente confuso- Questa ragazza, Sasaki giusto? È per lei che lo fai? È perché sei innamorato di lei?
A Nobita gli andò di traverso il boccone e tossì.
  • Che stai dicendo??
  • Nobita-san, non dovresti farlo. Mi han detto che è solita prendersi gioco dei ragazzi innamorati di lei. E lo sta facendo anche con te. Per questo… per questo dovresti stargli alla larga.
Nobita si pulì la bocca piena di briciole e la guardò con uno sguardo serio e duro.
  • E tu credi a delle chiacchiere?
  • Lo dico per te, Nobita-san.
  • Per me? Mi stai dicendo di evitare una ragazza normalissima solo perché, come gli altri, stai ascoltando dei sciocchi pettegolezzi? Ti sembra una cosa giusta?
  • Non sto dicendo questo, però… non voglio che ti faccia soffrire. Sei un ragazzo gentile e non meriti che si prendano gioco dei tuoi sentimenti.
  • I miei sentimenti? Non credo che tu conosca realmente i miei sentimenti per poter dire qualcosa!- ribatté lui con fervore, senza rendersi conto che le loro voci si stavano alzando.
  • Forse no! Perché il Nobita che conosco non si sarebbe innamorato di una persona interessata solo a ottenere i propri profitti!
  • Io non…- si bloccò quando vide dietro Shizuka una ragazza slanciata dai capelli mossi- Sasaki…
Shizuka sussultò e si girò imbarazzata. La ragazza li stava forse ascoltando da un po’, perché li stava fissando come intontita. Anche altri che erano lì vicino avevano assistito a quella discussione.
  • Io… mi dispiace… non lo sapevo che erano orribili…- disse lei abbassando la testa dispiaciuta- Scusate…- si voltò e uscì correndo fuori dall’aula.
  • Sasaki!- Nobita la rincorse. Shizuka rimase lì immobile ancora confusa su quanto era accaduto. Cosa aveva fatto?
Sentì un gruppetto di ragazze ridacchiare divertite tra di loro, non le conosceva perché erano di un’altra classe. Si sentì ancora più male. Lei non era il tipo che giudicava solo dalle apparenze, e allora perché aveva detto quelle cose? Voleva solo parlargli, e non discutere. Perché le era sfuggita di mano la situazione?
 
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  • Sasaki, Sasaki!- la chiamò per i corridoi deserti. Scese le scale e si guardò intorno. Non sapeva dove poteva essere andata. Poi ricordò di un posto dove l’aveva vista in precedenza. Uscì dalla scuola e fece il giro, fino ad arrivare al retro dell’edificio dove c’era un pezzo di prato coperto dagli alberi. La vide lì seduta per terra- Sasaki…- prese respiro.
  • … Non era mia intenzione- fece lei con la testa nascosta tra le ginocchia- Se solo li avessi provati prima, non li avrei portati. Non volevo avvelenare gli altri, davvero.
  • Lo so- disse Nobita sedendosi vicino a lei- Volevi solo che gli altri si divertissero con te. Non avevi cattive intenzioni.
  • Però ho rovinato tutto. E ho coinvolto anche te, che volevi solo aiutarmi. Non volevo che…
  • Sasaki, tu non hai rovinato niente- disse Nobita interrompendola- È vero, i tuoi dolci erano terribili- ridacchiò dispiaciuto- ma erano pieni di sentimento. Tutta la festa era piena del tuo entusiasmo con cui hai preparato i dettagli.
Lei alzò la testa e lo guardò con occhi lucidi.
  • Ieri mi ha lasciato Saotome, ha detto che si era stufato di me. Non so cosa ho sbagliato questa volta. Io mi sforzo, ma poi vengo sempre lasciata. Forse è vero che sono un buona a nulla, che non dovrei avvicinarmi ai ragazzi… Dovresti starmi alla larga anche tu.
  • Non lo farò- disse lui deciso.
  • Ma dopo quello che è successo…
  • Lascia che dicano quello che vogliono- alzò le spalle- Forse sono troppo accecati per non vedere la brava persona che sei- le sorrise dolcemente.
Sasaki versò qualche lacrima.
  • Ti è mai successo? Ti è mai successo di desiderare di innamorarti di una persona speciale che ti accetti per come sei e che ti stia sempre al fianco? Hai mai desiderato trovarla con così tanto impegno che dopo tanti tentativi a vuoto, d’improvviso niente ha più senso?
Nobita la guardò e rimase in silenzio per qualche minuto. Poi alzò lo sguardo alla cielo ormai notturno.
  • Da bambino ero innamorato di una bambina, credevo fortemente che fosse la persona perfetta per me e che insieme saremo stati felici in un futuro lontano. Lo desideravo così intensamente, che avrei fatto qualsiasi cosa per realizzarlo- Sasaki la guardò intrigata, in attesa che lui continuasse. Nobita la guardò con un sorriso triste- Be’, a volte la realtà e le fantasie di un bambino non sempre coincidono- si alzò in piedi- Ma una cosa l’ho capita, il mondo è pieno di persone fantastiche- le porse la mano. Lei l’afferrò e lui la sollevò in piedi- Non ti arrendere, sono certo che ci sia la persona che stai cercando e quella stia cercando te.
Sasaki annuì e si asciugò gli occhi da cui colava il rimmel.
  • Vuoi tornare alla festa?- chiese. Lei scosse la testa- D’accordo. Ti accompagno a casa, non puoi rimanere qui fuori al freddo. Mi occuperò io del resto quando torno.
I due s’incamminarono in silenzio mano nella mano attraversando la città. Fuori la gente aveva addobbato le case di adorni e luci colorate.
  • Nobi-kun…
  • Dimmi.
  • Quella bambina… sei ancora innamorato di lei?
Nobita non rispose subito e lei non riuscì a guardarlo in faccia perché era buio.
  • Era solo una cotta infantile di un bambino.
  • E ora, sei innamorato di qualcuna?
  • No, non lo sono.
Sasaki non aggiunse altro e strinse la mano di Nobita, mentre insieme raggiungevano la casa di lei.
 
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  • Questa poi, prendersela con te, solo perché gli vuoi aprire gli occhi. I maschi sono degli idioti- commentò Aoki davanti una tazza di cioccolato.
Shizuka non disse niente e rimase mogia a guardare la sua cioccolata raffreddarsi.
  • Non devi sentirti in pena Shizuka- disse lei dispiaciuta- È colpa mia, non avrei dovuto parlartene, così non avreste finito per litigare- bevve un sorso di cioccolata- Ho visto poche volte Nobita così arrabbiato. Non ha aperto bocca per tutto il tempo, ma era evidente che lo faceva solo per non rovinare la festa.
  • Avrei dovuto dargli retta- disse Shizuka ancora triste.
  • Sì, anche io- ammise Aiko sospirò- Quando Nobita ci ha fatto vedere i regali che ci aveva preparato Sasaki prima di andarsene… Be’, mi è dispiaciuto di averla giudicata prima di conoscerla- poi guardò Shizuka- Ma non intristiamoci, perché non mi racconti cosa hai regalato a Dekisugi?
  • A Deki… cosa?- fece Shizuka ancora assorta.
  • Il tuo regalo di Natale, ovvio. Verso fine festa c’è stato lo scambio di regali, e tu avrai dato il tuo a Dekisugi.
  • Io… sì, gli avevo fatto un regalo- ammise Shizuka- Come l’ho fatto a Gian e Suneo. Fin da bambini ogni anno ci scambiamo i regali.
  • Ma quello per Dekisugi lo hai scelto con più cura, vero?
  • Non proprio- disse Shizuka mentre prendeva la sua cioccolata- Sapeva già che gli avrei regalo quel libro, così come lui mi ha regalato un libro che volevo.
  • No davvero, tutto qui?- fece Aiko delusa- Non posso credere che dopo tanti anni vi limitiate a questo. Potevi approfittarne per regalargli qualcosa che mostrasse i tuoi sentimenti per lui.
Shizuka la guardò e sospirò. Non le andava di ripetere la stessa cosa. Poi ricordò che sulla sua scrivania era rimasto un regalo non consegnato. Era quello per Nobita. Ricordava di averci messo un po’ più tempo a sceglierlo rispetto agli altri regali per gli altri. E questo le era successo altre volte anche in passato. Perché con Nobita le era difficile scegliere? Forse perché Nobita crescendo stava cambiando i gusti? O forse come già sospettava, lei aveva smesso di conoscerlo.
I miei sentimenti? Non credo che tu conosca realmente i miei sentimenti per poter dire qualcosa!
Però dopo quella loro discussione, non aveva avuto il coraggio di consegnarglielo, tanto meno di parlargli.
  • … Però puoi recuperare, c’è San Valentino. Se gli regali un cuore di cioccolato, il messaggio sarà chiaro e sarete una coppia definitiva.
  • Aiko-chan, per l’ultima volta, non è mia intenzione mettermi insieme a Dekisugi.
  • Vuoi dire che non ti piace?
  • No, cioè sì, come amico. Ma non è questo il punto…
  • Ma allora di chi sei innamorata?- chiese sorpresa. Shizuka la guardò con la stessa espressione. Di chi era innamorata? Perché quella domanda di cui conosceva la risposta, ora le sembrava meno veritiera?
  • Io… non sono innamorata di nessuno- fece Shizuka concentrandosi sulla cioccolata.
  • Che strano, con tanti ragazzi che ti vanno dietro…
  • Non sono interessata a nessuno, te l’ho detto- spostò lo sguardo alla vetrina di fianco che si affacciava alla strada. Non era interessata all’amore in quel momento, ma c’era una cosa che era interessata a recuperare… l’amicizia di Nobita.   
 
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  • Non lo capisco questo passaggio…- brontolò Nobita con la matita tra le labbra e dondolandosi con la sedia- Che formula si usava?- guardò Hiro che stava disteso sul quaderno.
  • Perché perdo tempo con queste cose? Nella vita reale non mi serviranno queste formule matematiche.
  • Sì, non ti serviranno… - commentò Chika e poi indicò a Nobita una formula sul quaderno- se vorrai farai la stessa vita di una scimmia.
  • Hai ragione, è quella la formula- disse contento Nobita, risolvendo l’esercizio- Chika mi sorprende la tua memoria per la matematica. Potresti tentare di prendere il massimo nei voti.
  • Non sono interessata- fece lei apatica mentre sfogliava una rivista- Potrei dire lo stesso di te Nobi-kun. Potresti avere voti migliori di Satoshi. Le cose le sai, solo che non vuoi sfruttarle al meglio. Forse temi una competizione? Così come la decisione di rimanere solo vice rappresentante di classe, quando è chiaro che sei tu che fai il lavoro.
Nobita si limitò ad alzare le spalle.
  • Mi sopravvaluti- e riprese a fare gli esercizi.
  • Nobi-kun!- una ragazza lo circondò al collo da dietro con le braccia- Ti stavo cercando- notò i tre ragazzi che erano riuniti davanti a dei banchi con dei quaderni e libri- Che state facendo?
  • Compiti- spiegò Nobita, tentando con fatica a continuare di scrivere sul quaderno nonostante il peso della ragazza sul collo- Li hanno dati ieri.
  • Oh, già… posso unirmi a voi? Io non li ho ancora iniziati, quando sono sola faccio fatica a concentrarmi.
  • Certo- annuì Nobita ancora concentrato sul quaderno.
Sasaki si staccò dal ragazzo e andò a sedersi con loro. Tirò fuori i suoi quaderni e astucci tutti colorati e con forme graziose.
  • Non credevo che si usassero anche alle superiori- commentò Chika guardando una matita con l’immagine di un pupazzo.
  • Belli vero?- fece lei contenta- Vado a una cartoleria apposta.
  • Non avevo dubbi- poi guardò il quaderno della ragazza. Era pieno di scarabocchi e disegnini di cuori e fiori al posto di numeri e formule- Ma è un quaderno di schizzi o di matematica?
Sasaki sorrise imbarazzata.
  • È che talvolta le lezioni sono noiose…
  • Sono sempre noiose- commentò Hiro con la testa sul quaderno.
  • Be’ Hiro-kun, non sei contento? Almeno avrai compagnia nella tua vita da scimmia.
  • Che spiritosa- disse sarcastico a Chika.
  • Non drammatizziamo- disse Nobita alzando lo sguardo dal quaderno- Basta capire il punto dove ti blocchi- si rivolse a Sasaki- Fammi vedere.
La ragazza lo guardò con un sorriso silenzioso, per poi ridacchiare imbarazzata.
  • A dire il vero, non ho capito niente.
Nobita alzò lo sguardo. Perché aveva una sorta di deja-vù con lei? Forse perché gli ricordava lui da bambino.
  • … be’, di fretta non ne abbiamo. Possiamo iniziare dagli esercizi più semplici e spiegare man mano, così almeno anche Hiro potrà seguirci.
Il gruppetto si buttò d’impegno, anche se ogni tanto si fermavano per chiacchierare o consultarsi, e un ora passò in fretta.
Nobita si stiracchiò sul sedia e guardò fuori dalla finestra.
  • Direi che per oggi può bastare- fece Nobita. Hiro si risollevò, per fortuna era finito quel martirio. Sasaki era la più contenta mentre metteva via i suoi quaderni pieni di numeri e non di disegnini.
  • È stato divertente- fece la ragazza al gruppo.
  • Lo studio ti ha fatto impazzire?- commentò Hiro incredulo.
  • No, dico sul serio- sorrise- È bello poter studiare con qualcuno. Di solito le mie amiche preferiscono andare in centro a fare shopping.
  • Non mi sorprende- commentò Chika- Però almeno sei stata concentrata quando spiegavo, Hiro-kun non riesce a prestare attenzione per più di cinque minuti- il biondino rispose con una smorfia. Sasaki sorrise.
I quattro uscirono dall’aula. Nello stesso momento altri ragazzi dei vari club stavano andando a casa.
  • Potresti unirti a noi anche le prossime volte- disse Nobita a Sasaki.
  • Oh, sì, magari- unì le mani felice- Non disturbo?
  • Come hai detto tu, è più divertente studiare in compagnia.
Sasaki annuì sorridente e si affiancò a lui, mentre il gruppo tornava a casa.
 
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  • Coff, coff…- tossì Sasaki mentre si puliva il viso.
  • Come va?- chiese preoccupato Nobita alle due ragazze sedute con i capelli spettinati- Ci avete fatto prendere uno spavento quando è uscito del fumo nero- Hiro stava ridacchiando alle sue spalle.
  • Non è divertente- fece Chika.
  • Oh, si che lo è- fece il biondino- Tanto che ti fai la superiore, e sei negata in economia domestica.
  • Non ho mai detto di saper cucinare- rispose Chika. Sasaki al suo fianco ridacchiò, l’altra la guardò male.
  • Scusa, è solo che mi sento sollevata a non essere l’unica che ha fatto bruciare i dolci.
L’altra non disse niente e alzò le spalle.
  • Non è che me ne importi molto…- commentò- Preferisco lo studio- poi guardò il macello che avevano causato, c’era del nero un po’ ovunque. Sospirò- E ora ci tocca rimanere qui a pulire.
  • Non preoccupatevi, io e Hiro vi aiuteremo- disse Nobita con un sorriso e passò uno straccio al biondino che borbottò- Andiamo, non protestare. Faremo in fretta in quattro.
Hiro si mise il cuore in pace e insieme i quattro iniziarono a pulire l’aula di economia domestica.
  • A proposito, cosa stavate preparando?- chiese Nobita curioso mentre passava la scopa per terra.
Chika girò la testa altrove, come per evitare di rispondere. Nobita la guardò senza capire.
  • Nobi-kun come ti piace il cioccolato?- chiese d’improvviso Sasaki. Nobita guardò sorpreso l’altra ragazza- Sì, insomma… al latte? Alle nocciole? O forse fondente?
  • Io… non lo so, credo al latte…- rispose lui ancora confuso- Ma perché…?
  • Sempai Nobi- chiamò uno all’entrata dell’aula di cucina. Era uno studente di seconda- Oggi c’è la riunione, si sono già riuniti quelli delle altre classi.
  • Ah già, me ne stavo scordando- si toccò la testa e guardò le ragazze indeciso, poi si rivolse al ragazzino- Però non posso venire, devo aiutare a…
  • Vai pure- disse Sasaki anticipandolo- Ce la facciamo a terminare da soli- Chika guardò Sasaki e poi annuì.
  • Le aiuto io- disse Hiro con un sospiro cercando di mandare via all’indeciso Nobita- E poi il grosso l’abbiamo già fatto.
  • … d’accordo. Se termino prima la riunione, vi raggiungo- e se ne andò seguendo l’altro ragazzo. Rimasero nell’aula solo Sasaki, Chika e Hiro. Ripresero a lavorare, finché rimase tutto pulito.
Il biondino guardò l’orologio sulla parete e poi si rivolse alle due ragazze che stavano togliendosi i guanti.
  • Suppongo che la riunione si sia prolungata, Nobita sarà stato trattenuto. Torniamo a casa?
Le due ragazze annuirono e insieme uscirono dalla scuola con le loro cartelle in mano. Camminarono per le vie in silenzio, finché la ragazza alta si fermò guardando da una parte.
  • Se non ti dispiace Kuroyama-kun, potresti andare avanti tu?- chiese Sasaki al biondino- Io e Tanaka dovremmo andare in un posto prima.
Hiro guardò sorpreso Chika. L’altra era ugualmente disorientata e alzò semplicemente le spalle.
  • Come preferite, ci vediamo a scuola.
  • Ottimo, ciao!- Sasaki prese per il braccio a Chika e la trascinò via.
  • … okay, cosa ci facciamo qui?- fece Chika quando l’altra si fermò davanti a una vetrina. Sasaki le sorrise invitandola ad entrare. Era una grande pasticceria, in quel momento piena di ragazze e donne.
  • Stavi cercando di fare della cioccolata, vero?- Chika la guardò diffidente- Oh, sta tranquilla, non dirò niente. Anch’io stavo cercando di fare la stessa cosa- ammise con un sorrisino colpevole- Ho pensato che potremmo comprarlo insieme il cioccolato, per evitare di bruciare nuovamente l’aula.
Chika la guardò, poi alzò le spalle neutrale.
  • Suppongo che può andare…
  • Ottimo!- disse la ragazza allegra- Sai, non avevo voglia di venirci da sola- poi la afferrò nuovamente per il braccio, trascinandola per diversi banconi, tra cioccolati di diversi tipi e forme, con fiocchi e promozioni speciali- Avevi già in mente qualcosa?- chiese- Oh, non ti ho chiesto neanche che tipo è il ragazzo in questione- la guardò emozionata- Frequenta la nostra scuola? Lo conosco?
  • Alt- la bloccò prima che continuasse- Chi ha parlato di questo? Volevo solo fare un pensiero ai miei due amici. Niente di più.
  • Oh, giusto- disse un po’ delusa, però tornò a sorridere- E dimmi, hai già visto qualcosa che può andare bene?
Chika si guardò intorno e prese due cioccolati diversi. Uno a forma di un eroe dei manga, e un altro a forma di sonaglio.
  • Prenderò questi.
  • Ottimo, io invece…- si guardò intorno e prese uno a forma di cuore di medie dimensioni con una scritta al centro- Questo è perfetto. È cioccolato al latte.
  • È per Nobita, vero?- Sasaki annuì, mentre andavano in cassa a pagare- Non dovresti farlo- Sasaki si voltò a guardarla senza capire- È evidente che non è solo un cioccolato di amicizia.
  • E anche se fosse? Che problema c’è?
  • Stai confondendo l’amore con l’amicizia.
  • … Nobita è diverso dagli altri ragazzi che ho frequentato. Lui non mi respinge, non si prende gioco di me, mi sento bene al suo fianco, posso essere me stessa al suo fianco- Sasaki strinse a sé la confezione di cioccolato- Voglio solo dimostrare la mia gratitudine e trasmettergli i miei sentimenti. Non ci vedo niente di male- scosse la testa- Non puoi capire come mi sentivo prima di incontrarlo.
Chika la guardò in silenzio, poi spostò lo sguardo altrove.  
  • Ti capisco invece- Sasaki la guardò- Nobita non ha aiutato solo te. E non sei l’unica ad aver provato quei sentimenti.
  • Tanaka, tu… ?
  • Però- continuò e la guardò seria- Proprio per questo ti dico di non confondere i tuoi sentimenti di gratitudine per amore, ti faresti solo del male. E anche a lui.
  • Come fai a esserne così convinta?
  • Perché è nella natura di Nobita aiutare le persone, anche rimettendoci se stesso. E sono certa che sarebbe disposto a starti vicino finché ne avresti bisogno, come senso di dovere nei tuoi confronti. Finendo che non ti staccheresti da lui, innamorandoti per davvero. E questo sarebbe controproducente per te.
  • Mi ha detto che non è innamorato di nessuno. Cosa c’è di male se provassi a stare con lui?
  • Perché Nobita non potrà mai ricambiare i tuoi sentimenti. Potrà sembrare che sia sempre allegro e spensierato, ma io credo che in realtà si ostini a nascondere ciò che prova. Però è chiaro che non è pronto ad amare per davvero.
Sasaki strinse le labbra e abbassò lo sguardo.
  • Non lo si può sapere finché non lo comprovi tu stessa- poi si voltò per pagare il suo cioccolato- Non voglio ancora rinunciare.
 
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Non aveva intenzione di rinunciare all’amicizia di Nobita.
Certo, era semplice dirlo, ma a farlo…
Scosse la testa. No, non poteva tirarsi indietro. Doveva dimostrare di essere fedele ai suoi propositi.
Mise via il violino nella sua custodia e gli spartiti nella cartella. Doveva esercitarsi al nuovo saggio di musica e si era trattenuta più degli altri a suonare. Infilò il cappotto sopra la divisa e uscì dall’aula di musica, per poi percorrere il corridoio. I ragazzi degli altri club dovevano essere appena usciti, le aule erano vuote, c’era silenzio in giro. Anche Dekisugi doveva essere già andato a casa, dopo aver terminato con il suo club.
Si soffermò a una finestra del corridoio. Guardò fuori, era febbraio e ancora faceva freddo, eppure Takeshi e la sua squadra continuavano a esercitarsi. Erano decisi a vincere il campionato.
Sorrise, invidiando come i ragazzi potevano essere incredibili quando si impegnavano. Si soffermò a guardare qualcosa vicino al riflesso del suo viso, sembrava l’ingresso di un aula lasciata aperta, e non era vuota.
Si voltò e sbirciò dentro. C’era un ragazzo con la testa e braccia appoggiate sul banco e tutto intorno fogli e oggetti di cartoleria. Le sembrò strano che ci fosse ancora qualcuno a scuola, se i corsi erano terminati.
Si avvicinò incuriosita, vedeva solo le spalle del ragazzo e i capelli nero corvino. Quando gli fu vicina, lo riconobbe per i suoi inconfondibili occhiali: era Nobita. Ma non pareva essersi accorto del suo arrivo, infatti si era addormentato sul banco mentre stava probabilmente compilando qualcosa per la classe. Non doveva neanche essersi accorto che si era fatto tardi.
Forse doveva svegliarlo lei, altrimenti si sarebbe svegliato con la scuola al buio e deserta.
Fece per toccargli la spalla, ma poi si fermò e si sedette su una sedia lì di fronte. Lo osservò per qualche minuto. Nobita stava dormendo placidamente, e il suo viso rilassato era lo stesso del bambino della sua infanzia che si addormentava a lezione e sul prato della montagnetta dietro la scuola. Chissà cosa stava sognando in quel momento.
I miei sentimenti? Non credo che tu conosca realmente i miei sentimenti per poter dire qualcosa!
Continuava a ripensare alle parole di Nobita il giorno di Natale. I sentimenti… giorno dopo giorno si rendeva conto che lei e Nobita stavano diventando estranei, a malapena si rivolgevano la parola per cortesia. Mentre intorno a lui le persone aumentavano. Persone che lei non conosceva. E poi c’era quella ragazza, Sasaki. Si era scusata con lei il giorno dopo la festa, andando direttamente a casa sua dopo aver chiesto il suo indirizzo a Aiko. La ragazza era sorpresa del suo gesto e aveva accettato le scuse con un sorriso come se niente fosse successo. E al rientro dalle vacanze di capodanno alcuni compagni della sua classe l’avevano ringraziata per la festa.
Al contrario delle voci che giravano, pareva una brava persona, e pure simpatica. Eppure continuava a sentirsi incomoda con lei. Il modo in cui parlava e scherzava con Nobita, come lo prendeva con disinvoltura per il braccio, e gli sguardi che gli lanciava… Era assurdo, ma sentiva gelosia. Anni prima era lei che camminava al fianco di lui, che la cercarla a casa e passavano i pomeriggi a giocare e scherzare. E ora c’erano altre persone ad occupare il suo posto.
Sospirò. Sì, era assurdo. Perché provare gelosia?
Lo guardò nuovamente, i lineamenti del suo viso si erano fatti più adulti, anche se manteneva i tratti del suo essere fanciullo. D’improvviso sentì desiderio di toccarlo con la mano, anche solo sfiorarlo. Allungò la mano e la posò sui suoi capelli neri. Erano morbidi e setosi, più lunghi di quando li portava da bambino. Sorrise mentre lo accarezzava dolcemente sulla testa. Ricordava di aver fatto la stessa cosa due anni prima, quando lo aveva trovato addormentato sul prato vicino al campo di baseball. Si era semplicemente seduta accanto e accarezzato sulla testa mentre dormiva.
Però questa volta era diverso, al solo contatto sentiva calore nel corpo e il cuore che batteva qualche battito in più.
Era concentrata su queste sensazioni, e non si accorse che il ragazzo stava svegliandosi. All’ultimo istante lo vide alzare lentamente la testa, mentre mormorava qualcosa. Ritrasse subito la mano, mentre lui alzava pesantemente le palpebre assonnate per poi focalizzare l’immagine della persona che era di fronte. Sbatté per qualche secondo le ciglia, per poi guardarla sorpreso.
  • Shi… Shizuka?- chiese lui con le guance tinte di rosso.
Lei si era portata le mani al petto per lo spavento e l’imbarazzo. L’aveva vista? Era stata scoperta? Cosa avrebbe potuto dire per giustificare il suo comportamento?
  • Ah!- esclamò d’improvviso Nobita come ricordandosi all’ultimo momento di qualcosa, alzandosi con la schiena e facendo cadere i fogli a terra- Mi sono addormentato! Non ho terminato di compilare i moduli!- disse agitato mentre cercava di recuperare i fogli sparsi. Shizuka rimase per qualche secondo seduta, per poi chinarsi e aiutarlo. Gli passò i fogli mancanti- Grazie.
Il ragazzo raccolse i fogli e li infilò frettolosamente nella cartella. Afferrò il cappotto e la sciarpa.
  • Mia madre sarà furiosa. Le avevo promesso di non fare tardi oggi- guardò verso la finestra dell’aula. Si era già fatta quasi sera. Sospirò demoralizzato- Andiamo?
Lei annuì un po’ presa alla sprovvista e i due ragazzi uscirono in fretta dalla scuola. Anche i campi da sport erano deserti. Accelerarono il passo mentre si avviavano verso casa, le strade erano illuminate dai lampioni e qualche persona rientrava dal lavoro. Nobita camminava davanti a lei, mentre lei cercava di tenergli il passo. Nessuno dei due aveva aperto bocca. Lei era ancora in pensiero che lui l’avesse vista accarezzarlo, però perché non aveva detto niente? Forse era più preoccupato per tornare subito a casa, che se n’era scordato.
  • Etchum!- le scappò uno starnuto e si strinse sulle braccia. Una folata di vento gelido le aveva fatto venire qualche brivido. Però poi qualcosa di soffice la circondò intorno al collo. Era una sciarpa.
Nobita si era fermato e l’aveva avvolta con la sua sciarpa gialla. Lei alzò lo sguardo su lui.
  • Copriti bene- disse il ragazzo mentre le sistemava la sciarpa.
  • E… e tu?- chiese lei con voce soffocata e nervosa. Lo aveva molto vicino.
  • Resisto bene al freddo, non preoccuparti- poi si voltò e riprese a camminare. Shizuka lo seguì.
Fecero un tratto di strada insieme, fino a che Shizuka raggiunse casa sua. Lei fece per dirgli qualcosa, anche solo offrirgli qualcosa di caldo da bere, ma lui si congedò velocemente per proseguire il cammino. Lei rimase all’ingresso a guardarlo mentre si allontanava.
  • Shizuka?- sentì alle spalle la madre che apriva la porta e la chiamava- Quando sei arrivata? Entra che è tardi.
Shizuka annuì e entrò a casa. Si tolse le scarpe all’ingresso e entrò in stanza. Lasciò la cartella e la custodia del violino vicino alla scrivania e poi si lasciò cadere sul soffice letto. Toccò la sciarpa che ancora portava al collo, poteva sentire l’odore di Nobita. Socchiuse gli occhi e rimase lì distesa.
 
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  • Etchum!
  • Raffreddato?- fece il biondino, mentre i due entravano nell’atrio della scuola- Devi aver preso freddo.
  • Sì, cioè no… è solo uno starnuto- disse mentre apriva il suo armadietto per le scarpe scolastiche. Era posizionato piuttosto alto- Niente di allarmante... ouch!- si lamentò quando gli arrivò qualcosa sulla fronte.
  • Cos’è?- chiese il biondino vedendo degli oggetti cadere a terra- Oh, pare che tu abbia ricevuto qualche Valentina.
Nobita lo guardò senza capire, finché l’altro non gli porse delle piccole scatole imballate. Qualcuno doveva averle infilate nel suo armadietto prima del suo arrivo e queste erano cadute su di lui quando aveva preso le scarpe. Si ricordò solo dopo che era il quattordici di febbraio, la tradizionale festa degli innamorati.
  • Che strano. Di chi saranno?- chiese Nobita massaggiandosi la fronte.
  • Qualche tua ammiratrice senza nome- commentò Hiro rigirandosi le scatoline.
  • Che divertente. Perché dovrebbero darlo proprio a me?
  • Nobi-kun!- salutò Sasaki arrivando poco prima di Chika- Cos’hai in mano?
  • Cioccolata- rispose lui. Sasaki non sembrò felice- Qualcuna avrà sbagliato armadietto.
  • Non hanno sbagliato- disse Chika- Non è così strano che qualche ragazza ti abbia notato. Ultimamente sei sempre in giro per la scuola e sei diventato più alto rispetto alla prima superiore.
  • Dici?- si toccò la testa come tracciando una misura immaginaria, non gli sembrava essere cresciuto tanto- Oh andiamo, non prenderti gioco di me- rimise le tre scatolette all’interno dell’armadietto- Li lascio lì nel caso tornino a riprenderseli. Andiamo in classe.
  • Oggi siete venute insieme a scuola- fece notare Hiro- Cosa avete fatto quel giorno?
  • Shopping- rispose Sasaki con un sorriso. Nobita e Hiro guardarono sorpresi a Chika, l’altra evitò di rispondere.
In classe, così come nel resto della scuola, era evidente che girava aria di innamoramento. Tanti ragazzi e ragazze si guardavano con discrezione e imbarazzo.
  • Che festa inutile il San Valentino- commentò Hiro- Se un ragazzo vuole della cioccolata, può semplicemente andarsela a comprare.
  • Ma non sarebbe la stessa cosa- protestò Sasaki- La tradizione vuole che sia la ragazza a regalarla al ragazzo.
  • Lo trovo ridicolo. Vero Nobita?
  • Eh?- sembrò poco attento- Be’, non saprei dirti. Ai ragazzi fa piacere ricevere del cioccolato, che sia per amicizia o amore. Addirittura ogni anno si gareggia per chi ha ricevuto più cioccolati.
  • Già. Finora Hidetoshi ha detenuto quel primato, ma Saotome dice che quest’anno sarà lui a vincere- si portò le mani dietro la testa- Che idiozia.
 
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  • Non è una idiozia- disse Saotome mentre i due ritornavano dall’aula insegnanti- Sono a buon punto. Altri quattro cioccolati e avrò superato Hidetoshi.
Nobita alzò lo sguardo, evitando di fare qualche commento. Era certo che Dekisugi doveva aver pensato che gli mancasse qualche rotella mentre Saotome gli chiedeva dei cioccolatini e lo sfidava apertamente.
  • Saotome, non credo che lui… - ma si fermò quando notò di fronte arrivare una ragazza.
  • Eh, e ora sarò a tre- commentò Saotome spavaldo- Miyamoto, mi stavi aspettando?
  • No Saotome-san- rispose lei decisa e guardò Nobita. Saotome fece una smorfia offesa.
  • Be’, vado in classe- disse rivolto al moro che si fermò a pochi passi da lei guardandola incuriosito.
  • Nobita-san…- si avvicinò con le braccia dietro la schiena. Nobita notò che teneva tra le mani un grazioso sacchettino. Socchiuse gli occhi per poi sorriderle malinconico.
  • … Dekisugi è ancora in aula insegnanti- disse Nobita, senza che lei gli chiedesse qualcosa. Ma a lui non servivano le parole. Era così evidente dall’espressione della ragazza- Se vuoi consegnarglielo, ti consiglio di farlo adesso appena esce, così non sarete disturbati.
Lei lo guardò sorpresa, quasi disorientata, come non aspettandosi una risposta del genere. Nobita si mosse prima e si mise dietro di lei dandole una leggera spinta.
  • Ma…?
  • Avanti, non essere timida- le disse gentilmente con tono incoraggiante e indicando un ragazzo che in quel momento stava uscendo da un aula- Sono certo che apprezzerà. Buona fortuna.
Shizuka non ebbe il tempo di protestare che già si vide spinta verso Dekisugi, mentre Nobita la salutava silenziosamente e entrava nella sua classe.
  • Shizuka?- Dekisugi la guardò sorpreso di vederla lì, poi però notò che il suo sguardo era giù, come triste. Le andò incontro preoccupato- Che hai?
  • … niente- fece lei non tanto allegra, evitando che lui la guardasse in faccia. Voleva che Dekisugi non le facesse domande, quindi prima che aprisse bocca gli porse un sacchettino sforzandosi di sorridere- Un pensiero di San Valentino.
  • Oh, grazie- fece Dekisugi sollevato e prendendo il sacchettino contenente il cioccolato- Non dovevi.
  • Bene, torniamo in classe- fece per voltarsi, ma il ragazzo la afferrò per il braccio.
  • Abbiamo qualche minuto prima dell’inizio delle lezioni… ti va di venire con me un momento? Vorrei aprire il cioccolato prima di entrare in classe.
Shizuka annuì senza fare domande. Doveva essere un problema per lui ricevere i cioccolatini di San Valentino senza creare litigi tra le ragazze, quindi lo seguì fino alle scale del terrazzo e si sedettero sugli ultimi scalini.
Il ragazzo aprì il sacchetto e guardò il cioccolato.
  • Wow, ti è venuto bene- disse lui. Shizuka annuì limitandosi a guardarlo. Dekisugi rimase a fissare il cioccolato tra le mani con un sorriso assorto- … L’avevi fatto per Nobita, vero?
La ragazza sussultò e lo guardò agitata. Lui continuò a sorriderle.
  • … e immagino che tu non sia riuscita a darglielo.
Lei fece per ribattere, ma poi non disse niente e abbassò lo sguardo.
  • … ha creduto che fosse per te- spiegò lei dopo qualche minuto, cercando di nascondere la sua delusione- Peggio per lui. Perché dovrei sprecare del cioccolato che ho fatto io stessa?
  • Ti manca, eh?- disse Dekisugi tranquillamente, facendo vergognare la ragazza- Intendo la sua amicizia. Da bambini giocavate spesso insieme e ora le cose sono cambiate tra di voi.
  • … Lui ha voluto così- disse con una nota di risentimento- È stato lui il primo che ha preso le distanze da noi. Lo ricordi, no?
Dekisugi accennò ad un sì, ma poi rimase pensieroso. Rimise il cioccolato dentro il sacchetto e glielo porse.
  • Dovresti consegnarglielo.
Shizuka lo guardò sorpresa.
  • Ho appena detto che non l’ha voluto.
  • Hai detto che credeva che fosse per me- specificò lui.
  • È la stessa cosa. Non merita che glielo regali, anche se era per riappacificarmi con lui- si voltò con una smorfia.
  • Proprio per questo dovresti insistere- la guardò seria- Non so perché Nobita abbia innalzato un muro tra lui e i suoi amici, ma ho il presentimento che tu più di altri sia in grado di farlo parlare.
Shizuka lo guardò nuovamente sorpresa, per poi prendere titubante il sacchettino e tenerlo tra le braccia.
  • … E se… se dovessi fallire? Se tutto quello che facessi, peggiorerebbe solo la situazione? Se lui non mi volesse più parlare?
Dekisugi si alzò in piedi sui scalini e si voltò a guardarla negli occhi.
  • Non accadrà… perché so che tu non lo permetterai.  
 
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  • Che hai Nobi-kun?- chiese una voce e il ragazzo alzando lo sguardo dal banco si accorse di essere circondato dai tre ragazzi. La lezione era appena terminata e lui neanche s’era accorto. Il suo quaderno era fermo solo agli appunti dell’inizio della lezione, il resto era vuoto. Segno che la sua mente era stata distratta da altro. E questo non era sfuggita a loro.
  • Sei assente, aggiungerei persino stravolto- disse Chika con il suo solito tono mite. Alle sue spalle i ragazzi della classe stavano salutandosi per andare a casa.
  • Non sono stravolto- si difese il ragazzo, mentre Saotome passava vicino al suo banco.
  • Lo sei. Ma non disperare, qualche buona anima regalerà anche a te del cioccolato.
  • Eh? Non è certo per quello…- lo guardò infastidito, mentre gli altri tre guardavano Saotome e poi lui- … e voi non dategli corda!- esclamò esausto sbattendosi una mano sulla fronte.
  • È comunque vero che sei tornato in classe con umore diverso.
  • Sto bene, sto bene- ripeté di fronte gli sguardi dei tre compagni- Davvero.
  • Tanaka ha qualcosa che ti tirerà su di morale- disse Sasaki con un sorrisino e dando un colpetto all’altra che era poco convinta. Chika estrasse dalla cartella due scatoline e ne appoggiò una sul banco e l’altra in mano al biondino.
  • Un semplice pensiero- spiegò Chika cercando di mantenersi distaccata.
  • Wow, non me l’aspettavo- disse Nobita sorridendole- Grazie Chika- lei ricambiò il sorriso soddisfatta.
  • Mh, sì, grazie- Hiro la guardò- Questo spiega lo “shopping” dell’altro giorno e lo scoppio del forno.
  • Meno commenti Hiro-kun, o la prossima volta ti ritroverai con del carbone- poi si rivolse a Nobita- Anche oggi ti tratterrai a scuola?
  • Solo un oretta in più- disse lui- Ci vediamo domani- li salutò, mentre i due uscivano dall’aula.
Chika rimase all’ingresso ad aspettare Sasaki che aveva ancora la cartella disfatta.
  • Vi raggiungo fuori- la ragazza andò a infilare i quaderni nella cartella. Chika la osservò seria per qualche secondo, Nobita era distratto guardando fuori dalla finestra e non era rimasto più nessuno in classe. Se ne andò senza fare commenti.
  • Nobi-kun- si sentì chiamare e quando si girò, si trovò davanti un sacchettino.
  • Mh?- guardò la ragazza che lo teneva in mano. Gli sorrideva.
  • È per te. Buon San Valentino.
  • Oh, grazie- disse lui sorpreso e prendendo il sacchettino- Non dovevi disturbarti.
  • Nessun disturbo- scosse la testa- L’ho comprato, quindi è commestibile- specificò lei con una risatina che contagiò Nobita.
  • Be’, grazie comunque. Ma se è per quello che ha detto Saotome, non è come sembra, io non…
  • Non l’ho comprato per quel motivo- Sasaki si appoggiò sul banco. La luce filtrava dalla finestra e illuminava il suo viso- Io ci tenevo a regalartelo oggi.
Nobita che dava le spalle alla finestra, rimase in silenzio a guardarla, con un’espressione di non aver compreso appieno le sue parole.
  • Sono felice di essere capitata in classe con te e sono contenta che tu mi abbia spronato a non abbattermi.
Il ragazzo sembrò rassicurato dalle sue parole e sorrise sollevato.
  • Non c’era bisogno del cioccolato per dirmi questo, ma lo apprezzo ugualmente- si toccò la testa con una risatina- Dovrò pensare a come sdebitarmi con te e Chika nel White Day. Fortuna che ho messo da parte qualche risparmio.
Sasaki guardò Nobita con un misto di rassegnazione e divertimento. Non era andata esattamente come sperava, ma preferiva lasciare così le cose. Vederlo sorridere le bastava.
Si staccò dal banco e con due passi gli arrivò di fronte. E prima che lui se ne rendesse conto, Sasaki lo baciò sulla guancia.
  • Mi accontento anche di qualcosa di poco valore, purché venga da te- disse lei indietreggiando con un sorriso soddisfatto. Nobita sbatté le palpebre più volte, fissandola confuso e incredulo. Poi Sasaki prese la sua cartella e uscì dall’aula senza aspettarsi qualche parola dal ragazzo che sembrava congelato sul posto e senza voce.
Passarono qualche minuto, prima che reagisse e si movesse dalla finestra. Ora sì che era confuso.
 
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Era confusa, molto. Aveva sentimenti discordanti e altalenanti. Il cuore le batteva a ogni passo che avanza, con il sacchettino stretto a sé. I pugni serrati, le labbra strette e lo sguardo fisso a terra. I due codini che svolazzavano e la sciarpa gialla che le avvolgeva il collo.
Non lo capiva. Non lo comprendeva. Come poteva essere così sconvolta solo per aver visto quella scena? Non avrebbe dovuto stupirsi che qualche ragazza si avvicinasse a lui, tantomeno che ricevesse un bacio. Perché allora era scappata da lì, come se avesse visto qualcosa che l’avesse ferita? Perché non aveva aspettato e aveva consegnato il cioccolato a Nobita? Perché, ancora una volta, i suoi sentimenti confusi avevano avuto la meglio sulla ragione?
Si fermò e alzò lo sguardo al cielo blu.
Perché le faceva male ogni volta che lo vedeva con qualcuna che non era lei?
Non era solo nostalgia… sentiva che c’era dell’altro e che l’angosciava ogni giorno di più. Non voleva più essere un estranea per Nobita, ma anche solo essere amica non le andava bene.
Aveva paura, ogni giorno che passava chiedendosi cosa significasse, si rendeva conto che stava perdendo tempo prezioso. Presto Nobita avrebbe fatto parte della vita di un’altra persona.
E lei che avrebbe fatto in quel caso? Avrebbe continuato la sua vita come niente fosse?
Le mancava, le mancava i momenti passati insieme a lui…
Prima che se ne rendesse conto i suoi occhi si annacquarono, scorse la sua immagine riflessa su una vetrina… dei rivoli d’acqua salata stavano scendendo giù per le guance. Stava… piangendo?
Per cosa poi? Nessuno le aveva fatto del male, non fisicamente per lo meno, però il cuore le pareva pesarle.
Non voleva… non voleva rinunciare a Nobita. E non più come amico. 
  • Shizuka-chan?- una voce la chiamò e quando si voltò vide all’incrocio della strada una persona ferma con un cane al guinzaglio. Era Jaiko con Muku, che la stava guardando incerta se fosse lei e curiosa di vederla lì impalata.
  • Jaiko-chan…- disse nel momento che l’altra si avvicinava a Shizuka- C-cosa stai facendo qui?
  • Sto portando a spasso il mio cane- spiegò lei. Poi la fissò inquieta vedendola da vicino- Shizuka-chan, qualcosa non va?
Lei si ricordò solo dopo che stava versando lacrime e che Jaiko l’aveva notato. Si asciugò subito con il dorso della mano, cercando di apparire serena.
  • N-no, sto bene…- fece lei con un sorriso imbarazzato- Non so che mi abbia preso all’improvviso, dev’essere la stanchezza, non so…
  • … Vuoi che facciamo due passi?- chiese Jaiko, senza fare commenti sulle lacrime. Shizuka la guardò, poi annuì debolmente. Insieme ripresero a camminare con appresso il vecchio cane- Mio fratello oggi era così stanco che è crollato a dormire- spiegò così dal nulla- Ci tiene a fare bella figura al campionato.
  • Ah, vero… è tra qualche settimana, vero?
Jaiko annuì guardando in avanti.
  • Era così preso dagli allenamenti che neanche si era accorto che giorno era oggi. Ha visto solo che i suoi compagni erano distratti sorridendo come ebeti o con il muso lungo come depressi. Si è innervosito così tanto, che appena ha visto che delle ragazze stavano consegnando a loro dei cioccolatini, lui li ha presi tutti per dispetto e li ha divorati davanti loro, rimproverandoli per lo scarso interesse negli allenamenti. Be’, si è accorto solo dopo della gaffe- ridacchiò lei- C’è voluto un po’ prima che si facesse perdonare da loro. È per questo suo atteggiamento che poi fa scappare le ragazze - Shizuka sorrise malinconica, mentre guardava in basso- … non sei riuscita a dare il tuo cioccolato, dico bene?
La ragazza alzò lo sguardo e guardò sorpresa Jaiko. L’altra indicò il sacchettino che ancora Shizuka stringeva tra le mani, e che ormai era tutto spiegazzato.
  • … non ha più importanza- disse infine Shizuka guardando il cioccolato all’interno- Ormai San Valentino è terminato.
  • Che ti importa di una festa commerciale? Se vuoi regalare qualcosa a un ragazzo, perché devi aspettare proprio il giorno San Valentino? Che se glielo dai in altri giorni, questo perde la sua importanza?
Shizuka la guardò e rimase in silenzio. Non aveva torto, dopotutto. Era solo una festa, non è che il mondo finisse il giorno dopo.
  • Hai ragione, grazie- disse con un sorriso già un po’ più sollevato. Jaiko sorrise con lei.
  • Bene, io ti saluto qui che devo ancora terminare dei disegni. Ci vediamo- salutò. Shizuka ricambiò il saluto. Poi Jaiko prese un’altra deviazione, mentre Shizuka proseguiva verso casa. Con la mano toccò la sciarpa gialla e alzò lo sguardo sul cielo.
Chissà se Nobita si era mai sentito come lei in quel momento.
 
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Guardava il cielo notturno dal tetto di casa sua. Era da un po’ che non ci andava, e ancora il clima era freddo. Eppure non era preoccupato del vento che passava dal pigiama al suo corpo o se il giorno dopo avrebbe potuto prendersi un raffreddore.
Tra le mani aveva il cioccolato di Sasaki a forma di cuore con su scritto il suo nome. Ripensò a quel pomeriggio, alle parole di lei e al bacio sulla guancia. Era confuso e forse un po’ spaventato. Ma non era dipeso da Sasaki. No, lei non c’entrava. Era preoccupato dei sentimenti che ancora una volta lo tormentavano.
Pensava di aver già passato quella fase, di essere andato oltre, eppure… perché a volte risalivano a galla le emozioni del vecchio Nobita? Era spaventato che tutt’ora non fosse riuscito a controllare tutte quelle sensazioni, a evitare che il vecchio Nobita prendesse il sopravvento sul Nobita del presente.
Ricordò l’immagine di Shizuka davanti a lui e la sua espressione felice e ansiosa, nascondendo dietro di sé un sacchettino.
Forse… solo per qualche breve istante… aveva creduto che…
Sorrise con amarezza. Si sentiva uno sciocco. Doveva tornare con i piedi per terra e proseguire il suo cammino. Era la cosa giusta da fare.
Lui ne sarebbe stato d’accordo.
Guardò il cioccolato di Chika. Era a forma di sonaglio. Sorrise divertito per la coincidenza. Quella ragazza lo sorprendeva per come anticipava ogni suo pensiero.
Si chiese chi altro avesse lasciato il cioccolato nel suo armadietto, visto che nessuno era venuto a riprenderselo. Forse era stato solo uno scherzo, ma in fondo che importava? Aveva del cioccolato da sbaffarsi, alla faccia del Nobita di sei anni prima.
E questo, agli occhi del Nobita del presente, era tutto ciò che importava quella notte. 
   
 
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