Non sono viva, ma non sono neanche morta. Allo stesso modo, posso vedere il sole, ma non posso espormi ad esso, non posso assaporare il suo abbraccio vellutato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Il
sole.
Quanto tempo è passato, ormai, dall'ultima volta in cui ho
potuto godere indisturbata dei suoi raggi, senza la paura, il terrore
di essere scoperta.
Quando vivevo, quando ero mortale, amavo stendermi sotto di esso,
sentire il suo calore sfiorare la mia pelle, e imbrunirla lentamente.
La sera, rientrata a casa, mi osservavo allo specchio, e notavo con
piacere quando la mia pelle diafana aveva acquisito un po' del colore
dei raggi che l'avevano tanto carezzata.
E' sotto il sole cocente di un agosto passato che ho ricevuto il mio
primo bacio. Ancora oggi, nell'osservarlo dalla finestra, non posso non
pensare a quelle mani incerte di ragazzino che, guidate da un impulso
strano, quasi inaspettato, accarezzavano i miei capelli
biondi di luce e avvicinavano il mio viso al suo.
Ricordo le urla, le risate, le corse nel grano. Ricordo le efelidi che
riempivano il mio viso in luglio, e lo abbandonavano ad ottobre, quando
l'estate finiva e il sole si nascondeva dietro l'alone di freddo e di
nebbia che sembrava stendere la propria aura soporifera su tutta la
campagna.
Ho sempre associato il sole con la vita, con la felicità,
con il gusto. Ed effettivamente, forse non avevo tutti i torti.
Non sono viva, ma non sono neanche morta. Allo stesso modo, posso
vedere il sole, ma non posso espormi ad esso, non posso assaporare il
suo abbraccio vellutato.
Sono sospesa, costretta ad osservare per sempre ciò che non
potrò mai avere, mai provare. Costretta a guardare gli altri
che un giorno muoiono e spariscono, mentre io muoio un po' tutti i
giorni e rimango qui.
A volte maledico colui che mi ha condannata a quest'esistenza di
rinuncia, di stratagemmi e sotterfugi, quando tutto ciò che
volevo era solo lasciarmi cullare dalle onde che lentamente
mi avrebbero soffocata.
Altre volte lo amo, e ciò basta per riuscire a superare
tutti i piccoli dolori e i grandi sacrifici che sarò
costretta ad affrontare per l'eternità.
Carlisle mi ha salvata dalla morte, ma non mi ha neanche ridato la
vita. Sono come una pietra, dura e fredda, costretta dal fato a
guardare per sempre ciò che le passa dinanzi, senza alcuna
possibilità di riscattarsi, senza alcun cambiamento.
Una pietra intrappolata dentro una grotta, sufficientemente vicina
all'uscita da vedere il sole, ma non abbastanza da riuscire a toccarlo.
siate clementi, questa
è la mia prima fanfic, accetto volentieri critiche
costruttive =)