Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: BrideOfTheWind    26/02/2009    6 recensioni
«È un addio, dunque?» Tra le sue mani, un’eredità intera di ricordi di quei sei anni, ricordi di loro, che lei gli aveva lasciato, palpitava silenziosa e discreta. Questa fanfiction ha vinto il premio per la miglior canzone nel NejiTen song-fic contest indetto dal NejiTen Love Fan Forum per festeggiare il suo primo anno di vita.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa fanfiction ha vinto il premio per la miglior canzone nel NejiTen song-fic contest indetto dal NejiTen Love Fan Forum per festeggiare il suo primo anno di vita.

La canzone appartiene ai divini Within Temptation, i personaggi a Masashi Kishimoto. Mi sono permessa di utilizzarli solo per rendere loro omaggio e non ho alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Per te, Pho, come promesso.

Perché Sharon è il nostro angelo. ^^

(E perché resti l’unico che riesce a reggere ore e ore di conversazione come me. xD)

 

 

 

 

«È un addio, dunque?»

Tra le sue mani, un’eredità intera di ricordi di quei sei anni, ricordi di loro, che lei gli aveva lasciato, palpitava silenziosa e discreta.

 

 

OUR FAREWELL

 

In my hands a legacy of memories

I can hear you say my name

I can almost see your smile

Feel the warmth of your embrace

But there’s nothing but silence now

Around the one I loved

Is this our farewell?

 

Non aveva mai saputo spiegarsi perché di colpo Tenten si fosse allontanata da lui e dal loro Team, prendendo ad allenarsi forsennatamente da sola o in compagnia di Ino o Sakura, senza peraltro stringere con loro legami particolari a livello non professionale. Svolgeva i suoi doveri di compagna, lo allenava, compivano insieme le missioni, e appena poteva lei si svincolava, fuggiva.

«La nostra Tenten è cresciuta. È normale che abbia voglia di stare con le altre ragazze.» aveva notato malinconicamente Gai dopo le prime avvisaglie, ma Neji sapeva che non si trattava di quello.

Altre volte la giovane aveva sentito il bisogno di riavvicinarsi alle altre kunoichi, ma non era durato mai più di qualche giorno. In nome di quella coerenza che rappresentava per lei una priorità assoluta, ogni volta aveva lasciato perdere. Non era in nessun caso disposta a nascondere o mutare se stessa in nome della propria presunta femminilità, né tanto meno a forzarsi per questa ad atteggiamenti che le apparivano innaturali e restrittivi per la propria personalità.

Neji lo sapeva, era forse l’unica cosa che poteva dire di aver capito con certezza in tutti quegli anni passati fianco a fianco, l’unico punto davvero fermo, persino ora, persino dopo che lei, con poche frasi e il solito comportamento disinvolto, aveva distrutto ogni altra sua certezza.  

 

«L’Hokagesama mi ha incaricata delle ambasciate a Suna! Parto tra due settimane.»

Era fiera di sé, eccome se lo era: aveva ottenuto un incarico di primaria importanza, ed era jonin da nemmeno due anni!

«Ma…mio prezioso fiore, dovrai stare via per molto tempo!» esclamò Gai, tentando di stritolarla in un abbraccio comunque pieno di orgoglio, dal quale lei si divincolò agilmente. Si limitò a fare un gesto vago con le mani.

«Beh, il primo viaggio sarà piuttosto  lungo: dovrò mettere a posto tutte le pratiche, presenziare a cerimonie e prendere contatto con il fratello del Kazekage e di Temarisan: sarà lui la mia guida, a quanto pare.»

«“Piuttosto lungo” come?»

Tenten si voltò, sorpresa all’udire la sua voce dietro di sé, e la domanda la lasciò interdetta.

«Non lo so ancora. Qualche mese di sicuro, poi credo che dipenderà dagli eventi. Vi ricordate quanto stava qui Temarisan, già all’inizio…»

Si sforzò di continuare a parlare a tutti i suoi compagni, di non rivolgersi esclusivamente a Neji, ma, per come la sentiva lei, quella questione era tutta fra loro due. E immaginava che per lo Hyuuga non fosse diverso, non del tutto, almeno: anche se non aveva mai dimostrato un particolare attaccamento nei suoi confronti, lei era la persona su cui poteva contare. Tenten aveva combattuto per essere stimata tanto da lui, ed era consapevole di avergli fatto una spiacevole sorpresa, con la sua partenza. Ma confidava che capisse: aveva bisogno di sicurezza, di riconoscimenti. Non poteva essere sempre l’elemento debole della squadra.

L’importante, in quel momento, era non lasciarsi scappare troppo, nell’allontanarsi da lui.

 

Poteva rievocare ogni dettaglio di lei, ogni tic, ogni abitudine. Poteva quasi vedere il suo sorriso, concentrandosi; sentire, malgrado i mesi, l’esatta inflessione della sua voce quando lo chiamava per nome.

Nonostante questo, non l’aveva mai sentita così evanescente, sfuggevole, ambigua. Lontana.

E lo era, fisicamente lontana da lui giorni e giorni, ad inseguire il suo sogno.

Era partita da un paio di mesi, ormai, e, in quel periodo, Neji era stato soprattutto disorientato e infastidito dalla sua assenza. Senza preavviso alcuno, senza che lei lo avvertisse prima degli altri, era tornato ad essere fondamentalmente solo.

Aveva Lee, Gai, Hinata e Hiashi nella sua vita, certo, che trascorrevano con lui del tempo, sostituivano Tenten nell’allenamento e rivestivano grosso modo il ruolo che, a livello ufficiale, la compagna solitamente aveva nelle sue giornate.

Ma non capivano i suoi silenzi: quando gli chiedevano qualcosa, era costretto a rispondere. Non rispettavano i suoi momenti di riflessione, né gli orari cui amava attenersi.

Malgrado gli fossero indubbiamente vicini, non lo conoscevano come lo conosceva lei. Questa constatazione non lo rese particolarmente felice: rendeva innegabile ciò che lui aveva sempre bollato come pettegolezzo, menzogna, inutile e fastidiosa ingerenza di altri nei suoi affari e fantasia di adolescenti dalla bocca troppo larga. Lei era il perno attorno al quale ruotavano le sue giornate. A cominciare dal tempo che trascorrevano insieme, fino ad arrivare a ciò che il sostegno della ragazza aveva significato per lui in tutti quegli anni.

Lei, che se ne era andata quasi a tradimento, lasciandolo solo, immerso nella loro stramba routine giornaliera allacciata, improvvisamente trasformatasi in ricordo.

Lei, che lo conosceva al di là della facciata che presentava al mondo, che lo accettava senza mai forzarlo a comportamenti che non gli appartenevano e lo stimava malgrado gli innumerevoli e marcati difetti.

Lei, che partendo non aveva risposto alla sua domanda.

 

«Tenten.» Pronunciò il suo nome con lentezza, cercando il modo di chiederglielo senza far trapelare il motivo della sua inusuale richiesta.

La kunoichi si voltò a guardarlo, proteso inconsciamente verso di lei, e in cuor suo sussultò. Si sforzò, come di consueto, di non darlo a vedere.

«È un addio, dunque?»

Lo disse con il consueto tono piatto, ma Tenten capì ugualmente che non era all’imminente viaggio che quelle parole si riferivano. Neji stava parlando del loro rapporto, di quella strana simbiosi che avevano sviluppato con gli anni, e dalla quale, con questo nuovo incarico, lei si era bruscamente staccata.

Spiazzata da quella domanda, che aveva il suono di un’indagine profonda e di una sfida, la ragazza distolse lo sguardo, scrollando in silenzio le spalle.

«Non lo so, Neji.» borbottò, storcendo la bocca in una smorfia che avrebbe dovuto nascondere il disagio.

 

Non lo so.

Era tutto ciò che gli aveva lasciato prima di partire. Quel “non lo so”, e tutti i momenti trascorsi insieme, di colpo divenuti piacevoli memorie che era assurdamente doloroso rievocare. Non lo sapeva, non lo poteva sapere, quanto sarebbe durato quel viaggio che gliela stava portando via, e la sua era stata una domanda sciocca e inutile, anche un po’ infantile.

Non si aspettava di sentirsi dire: “tornerò presto, e sarò sempre tua” o cose del genere. Non era da lei, e non c’era stato nulla tra loro, tale da rendere necessaria una rassicurazione di quel genere.

Ovviamente, Tenten avrebbe potuto anche restare a Suna per anni. Avrebbe potuto innamorarsi di qualcuno di là e restarci, come aveva fatto Temari con la sua ambasciata di pace divenuta una stabile, seppure turbolenta, convivenza. Sarebbe stato comprensibile, e a lui non sarebbe dovuto importare, non così…

L’assenza di lei, stava mandando all’aria tutto il suo mondo, tutto ciò che fino ad allora, senza rendersi conto della propria fortuna, aveva dato per scontato. Tutti i vuoti che Tenten era solita riempire, e che ora stavano riprendendo ad espandersi, come durante gli anni dell’Accademia.

E, malgrado tutto, l’orgoglio ancora lo bloccava, gli impediva di esporsi anche solo quel tanto da chiedere notizie a qualcuno che lo potesse sapere, che gli potesse dire che stava bene, e stava tornando. Che le mancava il suo Paese.

No, Tenten non doveva sapere della sua confusione, della sua debolezza. Avrebbe aspettato il suo ritorno per cercare di chiarire ogni cosa, senza rischiare di compromettere la sua reputazione se la voce si fosse sparsa e soprattutto senza essere costretto ad esporsi per spiegare i propri sentimenti. In ogni caso, non avrebbe mostrato a nessuno quella parte di sé. Tanto meno a lei.

Era assolutamente certo della correttezza della sua decisione e del vantaggio che ne sarebbe derivato in termini di salvaguardia della propria immagine; per questo inorridì, quando Rock Lee arrivò al campo d’allenamento anche più entusiasta ed esaltato del solito, farneticando di una lettera fatta inviare a Suna attraverso Sakura, allegata ad una comunicazione di lavoro.

«Le ho mandato i nostri saluti, le ho detto che stiamo bene. Basta!» rispose frettolosamente lo shinobi in calzamaglia, alle sue pressioni per essere informato del contenuto del messaggio. Fatta eccezione per un “e Neji è anche più scorbutico del solito”, casualmente omesso, glielo riferì puntualmente.

Forse si rese conto della tensione di Neji, che perdurò per alcuni giorni, forse semplicemente gli sfuggì, impercettibile come era la traccia che questa lasciava sul volto dello Hyuuga. Si accorse, però, del suo sollievo, quando una settimana dopo arrivò la risposta, indirizzata a lui.

 

“Mi dispiace di non poterti salvare dagli allenamenti con Gaisensei e Lee, e mi dispiace di averti piantato così, senza preavviso. Visto che questo viaggio ha stravolto i tuoi piani di allenamento, avrei dovuto dirtelo prima. Spero che non mi serberai rancore per questo. In ogni caso, cerca di resistere: non durerà per sempre.

Neji, ovvio che questo non è il nostro addio.”

 

 

So sorry your world is tumbling down

I’ll watch you through this nights

Rest your head and go to sleep

‘Cause my child, this is not our farewell

This is not our farewell

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: BrideOfTheWind