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Autore: Felix_Felicis00    15/11/2015    6 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE!
La storia può essere seguita anche se non si hanno tributi.
***
Dalla storia:
Tutto era pronto ormai.
Le telecamere erano state inviate ai distretti, con gli accompagnatori e la troupe televisiva.
I nomi, scritti su foglietti di carta, erano nelle bocce.
Le piazze erano state abbellite da stendardi colorati.
I ragazzi dai dodici ai diciotto anni erano stati radunati all’interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell’età, i più grandi davanti e i più piccoli dietro.
Ogni cosa era preparata, i trentesimi Hunger Games stavano, finalmente, per iniziare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bagno di sangue

Mark Thompson – distretto 7

- Trenta secondi al lancio – disse una voce femminile.

Mark fece un mezzo sorriso al suo stilista e poi si posizionò sulla piastra metallica circolare. L’uomo gli fece un cenno di saluto che suonava più come un addio che come un arrivederci. Nemmeno un capitolino riusciva a nascondergli quanto poco credesse in lui, ma non poteva certo biasimarlo, dopotutto lui stava davvero considerando l’idea di uccidersi. Uccidersi.
Lo avrebbe fatto davvero? Ne avrebbe avuto il coraggio? Non aveva altre possibilità. La prospettiva di essere catturato e poi torturato dai Favoriti non lo allettava e lui sapeva che non sarebbe mai uscito da quell’arena vivo.
Il cilindro cominciò a salire lentamente, Mark rimase al buio per una quindicina di secondi, poi la piastra di metallo lo spinse fuori, all’aria aperta. La luce del sole gli abbagliò gli occhi per un attimo, poi ebbe appena il tempo di guardarsi attorno che una voce maschile annunciò:
- Signore e signori, che i trentesimi Hunger Games abbiano inizio! –
Sessanta secondi. Questo era il tempo che aveva per decidere se uscire dal cerchio e farsi saltare in aria o aspettare ed essere ucciso da qualcun altro.
Suonava tutto così strano nella sua testa. Era solo un ragazzino di dodici anni! Avrebbe dovuto preoccuparsi della scuola, degli amici, non di questo!
Quaranta secondi.  
Si guardò in giro e quello che vedeva non era niente di particolare: le ventiquattro pedane erano disposte, a circa dieci metri di distanza l’una dall’altra, in un grande cerchio all’interno di un prato verde e in mezzo a loro c’era la Cornucopia piena di oggetti e armi varie. Non molto lontano c’erano degli alberi, la cui chioma era molto fitta. Era tutto troppo semplice. Era convinto che l’arena fosse molto più pericolosa di quanto sembrasse.
Trenta secondi.
I Favoriti che Mark riusciva a vedere dalla sua postazione si stavano scambiando sguardi che non promettevano nulla di buono. Gli altri tributi invece sembravano occupati a tranquillizzarsi, ad esaminare il posto dove si trovavano, oppure a cercare una via di fuga.
Venti secondi.
Aveva preso la sua decisione: avrebbe fatto quel passo. Non gli importava se lo avessero giudicato un codardo o uno sciocco, lui voleva solo che tutto finisse in fretta.
“Vi voglio bene mamma e papà” pensò. Sperava solo che lo avessero capito e perdonato, nonostante il dolore. In fondo, anche loro lo sapevano che non ce l’avrebbe mai fatta.
Dieci secondi.
Prese un respiro e poi uscì fuori dall’area cerchiata con un balzo.
Il gong d’inizio fu coperto dal rumore dell’esplosione e ci vollero un paio di secondi prima che anche gli altri tributi uscissero dalle loro postazioni.

Michael Waves – distretto 4

Il cronometro si era azzerato: i giochi erano ufficialmente iniziati, ma lui non si era ancora mosso. Perché diavolo non lo aveva ancora fatto? Non era certo l’unico, è vero: molti a causa dell’esplosione, non avevano sentito il gong di inizio o comunque erano rimasti scioccati dall’accaduto. Lui, però, era un favorito e sarebbe già dovuto dirigersi verso la Cornucopia come stavano facendo i suoi alleati.

Tentennò, ma poi iniziò a correre verso la meta, recuperando da terra un paio di coltelli e persino una lancia. Vicino alla Cornucopia c’erano solo loro, gli altri tributi non avevano avuto il coraggio di avvicinarsi. Pensava dunque che bastasse aspettare che tutti si allontanassero e poi accumulare le cose rimaste sparse in giro, ma a quanto pareva i suoi alleati non erano d’accordo. Loro volevano mettersi subito a uccidere. Già, non bastava vincere, dovevano ottenere la gloria! Scosse debolmente la testa, mentre si guardava in giro.
Era tutto un casino: gente che urlava, che scappava, che lottava. Non riusciva a credere che il suo incubo peggiore fosse iniziato.
- Allora, Waves? Hai intenzione di startene lì impalato tutto il giorno? – gli chiese Merian con un’occhiataccia. Lo stava controllando, lo sapeva. Non si fidava di lui e voleva vedere se era davvero un Favorito e anche se lui non lo era, doveva comportarsi da tale se voleva vincere e se non voleva che Merian lo prendesse di mira.
- Certo che no! – rispose cercando di sembrare convincente.
Si allontanò dalla Cornucopia, seguito dal ragazzo del 2. Poco distanti da loro c’erano un ragazzo, che si stava guardando in giro sperduto, quasi non si fosse reso conto di cosa fosse successo, e una ragazza dall’aria preoccupata, che con lo sguardo cercava qualcuno, probabilmente un alleato.
- Ti lascio la ragazza, sarà sicuramente più facile per te – gli disse Merian con tono di sfida. Michael annuì debolmente e si avvicinò alla ragazza con aria minacciosa e facendo ruotare la lancia tra le dita.
- Ti sei persa, bellezza? – le chiese intimidatorio.
Lei lo guardò negli occhi e per un attimo poté leggervi la paura, ma poi il suo sguardo si trasformò in uno determinato. Era la ragazza del 12, Shanti gli pareva si chiamasse.
Lei tirò fuori un coltello, probabilmente sapeva che contro la sua lancia non c’erano possibilità, ma non si voleva arrendere. Fece un passo verso di lei, mentre quella si allontanò tremante. A separarli c’erano circa cinque metri, avrebbe potuto benissimo colpirla, ma sapeva che Merian lo stava tenendo d’occhio e doveva perciò giocare un po’, come qualsiasi Favorito avrebbe fatto.
- Hai per caso paura, bellezza? –
- Ho un nome – ribatté lei. –E no, non ho certo paura. –
Stava mentendo, era chiaro.
- Allora perché ti allontani? – la provocò.
Shanti si morse il labbro inferiore, ma quando lui fece un altro passo verso di lei, rimase ferma. Fu tutto molto veloce: si scaraventò su di lei, facendola cadere a terra, ma la ragazza tremante gli infilzò lo stomaco con il coltello che aveva in mano. Una dolorosa fitta lo colpì, ma non lo fece vedere, continuando a sorridere provocatorio.
- Sei una ribelle ragazzina! Ora la pagherai cara! –
Si sollevò da lei e Shanti strisciò indietro, tendendo stretta la sua arma insanguinata. Lui però riuscì a colpirla alla spalla con un coltello e la ragazza urlò di dolore. Le si avvicinò e estrasse lentamente il coltello, facendola soffrire, poi la colpì al fianco destro, mentre lei continuava ad urlare.
Cercò di fare un sorriso sadico, ma al momento l’unica cosa che voleva fare era vomitare. E scappare via, sì, scappare lontano. Non sopportava di vederla soffrire ancora, quindi la finì con una coltellata al cuore. Il sangue le sporcò la maglietta e lo scoppio di un cannone risuonò per l’arena. Si allontanò velocemente e spaventato dal corpo riverso a terra.
- Bel lavoro – gli disse Merian e lui rispose solamente annuendo. Se avesse parlato, dalla sua bocca sarebbero solo usciti insulti e grida. E forse lacrime dai suoi occhi.
Aveva appena ucciso una persona, cavolo!
Il ragazzo del 2 invece non sembrava preoccuparsi del corpo che giaceva ai suoi piedi. Michel diede un’occhiata al numero che aveva apportato sul petto: 6. Non ricordava nemmeno il suo nome e probabilmente nemmeno Merian sapeva il nome della sua vittima. Ad un certo punto si senti strattonare da dietro, si voltò, ma riuscì a mala pena a vedere un pugno che lo colpiva sullo zigomo, prima di cadere a terra. Davanti a lui c’era il ragazzo del 12, Blake, che lo guardava con odio.
- Sei stato tu ad ucciderla? – gli domandò. Michael si guardò in giro, Merian si era volatilizzato, incredibile!
- Perché? Era la tua fidanzatina per caso? – ribatté cercando di rialzarsi, ma un altro pungo lo colpì nello stomaco, poi un altro e un altro ancora. Non riusciva nemmeno a difendersi. Con orrore vide il ragazzo afferrare la lancia che gli era caduta a terra e puntargliela contro con uno sguardo d’odio.
- Questo è per Shanti, brutto stronzo! – lo sentì urlare, la lancia lo colpì nel punto dove era già stato ferito, urlò, poi tutto divenne improvvisamente buio.

Allison Thomas – distretto 7

Una volta al riparo dagli alberi si buttò a terra con il volto tra le mani. Subito Jack l’affianco, accarezzandole dolcemente la schiena, mentre lei piangeva e singhiozzava.

- Ho-ho ucciso persona! – balbettò tra le lacrime.
- Se non l’avessi fatto, saresti morta tu – replicò lui, provando a consolarla.
- Lo so, ma. . . L’ho uccisa! Lei è morta! Io. . .io sono un assassina! –
- Allie, non conta. Sei una brava persona, lo so io, lo sa tuo padre, lo sa la tua famiglia e lo sanno i tuoi amici. Non permettere che questi giochi di condizionano la vita, non permettere che ti cambino! So che adesso penserai che io non ti posso capire, che non ho provato quello che stai provando tu, ma io so che tuo padre ha passato tutto questo, esattamente come te, e sono sicuro che anche per lui è stato difficile, ma lui è andato avanti: si è sposato, ha costruito una famiglia. . .Quindi non pensare che sia tutto finito, okay? -
- Io. . .grazie, Jack – rispose con un sorriso, tentando di asciugarsi le lacrime.
- Ti va se ora controlliamo quello che abbiamo? – le domandò gentilmente e Allison annuì.
Non le era ancora passato tutto, ma doveva essere forte. Non poteva disperarsi, non adesso. Lei doveva uscire da quell’arena e non c’era tempo per piangersi addosso. Osservò Jack svuotare lo zaino dal suo contenuto e appoggiare il tutto per terra, sull’erba.
- Allora, abbiamo: una bottiglietta d’acqua, qualche galletta di riso e una coperta. Per quanto riguarda le armi: una falce e cinque coltelli discretamente affilati – elencò lui.
- Mmm. . .non siamo messi molto bene – commentò la ragazza, osservando le cose con occhio critico.
- Beh, sempre meglio di niente. Vedremo di procurarci qualcosa! –
- Come fai ad essere così ottimista? –
- Non lo sono, ma non voglio preoccuparmi e farmi prendere dall’ansia – spiegò Jack con un sorriso.
- Ora che si fa? – domandò Allison, ficcandosi i pollici nelle tasche posteriori dei pantaloni.
- Esploriamo un po’ questa arena. Ho il presentimento che questo bosco non sia così tranquillo come sembra. –
I due allora iniziarono a camminare, all0ntanadosi sempre di più dalla Cornucopia. Dopo qualche minuto la ragazza sussurrò:
- Sai come si chiamava? –
Non ebbe bisogno di specificare a chi si riferisse, perché Jack capiva che intendesse la ragazza che aveva ucciso.
- Isabelle Hadlington, distretto 2. –

Cornelia Banks – distretto 1

Finalmente i giochi erano iniziati, ora poteva dar sfogo alla sua rabbia repressa. Uccidere. Poteva farlo adesso.

Aveva già predestinato la sua vittima: la ragazza del 9, April. Era sempre troppo allegra e sorridente e lei odiava le persone così. Non le poteva proprio tollerare, quindi doveva eliminarla.
Individuò la ragazza che stava correndo non molto lontana da dove si trovava, la raggiunse velocemente e la scaraventò a terra. April cadde di faccia con un gemito e lentamente si girò verso il suo aggressore.
- Che. . .che cosa vuoi fare? – balbettò impaurita.
- Adesso non sorridi più, non è vero? – ribatté Cornelia.
- Cosa vuoi dire? Non capisco – rispose stupita la ragazza.
- Lasciala stare, ti prego! – urlò una voce. Era quella di una ragazza che si stava avvicinando a loro, appuntato alla maglietta portava il numero 10.
- Non ti intromettere o farai anche tu una brutta fine! – la ammonì.
- Ti prego, lasciaci andare – la implorò ancora. Stava giocando con la sua pazienza, quell’insulsa ragazzina.
- Sta zitta! – le urlò, prima di tirarle uno schiaffo talmente forte da farla barcollare e
cadere a terra.
- Torniamo a noi, April. –
La ragazza del 9 stava piangendo e tremando, ma di certo non faceva pena a Cornelia, al contrario, la irritava ancora di più.
Le rifilò un paio di calci nello stomaco e poi prese in mano l’accetta che aveva recuperato e con un sorriso sadico si avvicinò a lei e le mise una mano attorno al polso per tenerlo fermo. Con un colpo secco le tagliò il dito mignolo facendola urlare e piangere di dolore. Intravide l’altra ragazza ancora a terra vomitare e il suo sorriso si allargò. Abbandonò l’accetta per terra e afferrò la sua arma preferita: la spada. Le tracciò delicatamente il profilo del viso, senza graffiarla nemmeno, si fermo ad un paio di centimetri dal labbro e premette,  facendole uscire qualche goccia di sangue. Puntò poi la spada alla sua pancia e la infilzò. April urlò più forte che poteva, mentre la sua alleata, sdraiata a pochi metri da loro, singhiozzava rumorosamente cercando di non guardare la scena.
- Ti. . .ti prego. . .basta. . .non. . . – April fu costretta a interrompere la sua frase a metà con un urlo, poiché Cornelia l’aveva colpita nuovamente allo stomaco.
Le sue grida erano fortissime, mentre la ragazza le infilzava ripetutamente la spada in pancia. Qualche minuto dopo, però, le urla cessarono e nell’arena rimbombò il colpo di un cannone.
Cornelia si girò verso l’altra e le disse:
- Che ne dici? Vuoi fare la fine della tua amichetta? –
Felicity non rispose, mantenendo lo sguardo verso il terreno.
- Guardami quando ti parlo! – la sgridò, furiosa. Lei quindi alzò la testa, ma nei suoi occhi non lesse paura, solo determinazione.
- No. . .non mi va di ucciderti adesso, sarebbe troppo facile – decise, dopo averla osservata per un attimo. – Tu ti meriti di peggio di April, poiché hai osato intrometterti. Ora ti lascerò un segno, così tutti sapranno che sei mia. Che solo io potrò ucciderti, come e quando vorrò! –
Detto questo si avvicinò alla ragazza e con la spada le incise una “C” sulla guancia. Il sangue le sgorgò dalla ferita, ma Felicity non fece niente per fermarlo. Cornelia sorrise soddisfatta e poi se ne andò, senza aggiungere una parola.

Matthew White – distretto 11

Osservò il corpo di Alexandra essere portato via da un hovercraft con gli occhi lucidi di lacrime, mentre Nigel, il suo alleato, gli stringeva una spalla come per consolarlo. Alexia, invece, non parlava e guardava fisso il pavimento.

Matthew non riusciva a credere che la sua migliore amica fosse morta, colei che lo aveva accolto in casa sua e lo aveva trattato come un fratello. Morta. Non riusciva nemmeno a pensarlo.
L’avevano uccisa e lui non era lì per salvarla. Era colpa sua. Tutta colpa sua. E di Elaine, la ragazza del 4. L’avrebbe pagata cara, sì, lui si sarebbe vendicato perché Alexandra non meritava di morire.
Fortunatamente erano riparati da qualche albero, altrimenti un tributo qualsiasi li avrebbe potuti uccidere e forse non si sarebbe nemmeno opposto. Ma lui doveva combattere, per lei. Doveva vincere e portare soldi alla famiglia dell’amica, che ormai era diventata anche la sua famiglia.
Il corpo della ragazza sparì dalla sua vista e lui non riuscì a trattenere un singhiozzo, la presa dell’alleato si fece più stretta, mentre Alexia sussurrò:
- Mi dispiace. – Non riusciva proprio ad aprire la bocca e ad emettere suoni che non fossero urla o singhiozzi, ma non voleva mostrarsi debole, né a loro, né a nessun altro, perciò si limitò ad annuire debolmente.
- Forse è meglio che ci spostiamo da qui, qualcuno potrebbe vederci – suggerì Nigel con voce insicura, probabilmente cercava di essere comprensivo. Ma Matthew sapeva che il suo dolore era solo temporaneo, si sarebbe presto trasformato in rabbia e allora sarebbero stati guai per la favorita che l’aveva uccisa, che aveva ucciso la sua Alexandra.
- Hai ragione – riuscì a rispondergli. –Andiamo, non sembra nemmeno così spaventoso questo posto.–
- Già, non so perché ma mi ero immaginata draghi sputa fuoco e cose così. . . – aggiunse la ragazza, facendo ridacchiare gli alleati.
I tre ragazzi, allora, si inoltrarono in quello che pareva un semplice bosco dagli alberi fitti.



SPAZIO AUTRICE


Ciao a tutti,

come va? Spero tutto bene <3
Come sapevate due settimane fa sono stata al Lucca Comics e quindi non ho potuto scrivere, di conseguenza sono riuscita ad aggiornare solo oggi, ma vi avevo avvertiti.
Allora, che dire? Siamo entrati nel vivo della storia, nell’arena. Probabilmente sarete rimasti delusi dal fatto che è stato descritto solo il bagno di sangue e dell’arena è stato detto solo che è un bosco, ma ho delle giustificazioni:
  • volevo descrivere bene il bagno di sangue, quindi le varie morti, ecc. e ho preferito concentrarmi su questo;
  • nonostante l’arena fosse stata decisa da tempo (ancora prima che iniziassi la storia), mi sono venuti dei dubbi esistenziali e non mi convinceva più, per questo ne ho progettata una nuova, ma siccome devo ancora disegnarla e decidere tutto nel dettaglio, ho preferito evitare di descriverla per non scrivere cose che magari in futuro avrei cambiato.
Parlando di questo capitolo, spero di aver descritto decentemente le scene di morte, è la prima volta per me e non è stato facile, soprattutto per quella di April. Cornelia infatti ama le morti lente e dolorose e le torture e io non sapevo proprio come descrivere il tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Mark. . .perdonatemi, ma non mi sentivo di far morire il mio cucciolo per mano di qualche tributo assetato di sangue.
Blake si ritrova senza alleata, Allison ha ucciso una persona, Felicity è stata marchiata e Matthew vuole vendetta. . .un inizio non proprio tranquillo, diciamo!
Vi lascio il riepilogo dei morti e faccio le condoglianze ai creatori di questi tributi, sappiate che per me è stato difficile scegliere, ma alla fine solo uno può vincere.
 
Mark Roberts
distretto 7
Shanti Koyle
distretto 12
Jace Eaton
distretto 6
Michael Waves
distretto 4
Isabelle Hadlington
distretto 2
April Joyce
distretto 9
Alexandra Green
distretto 11

In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto e perdonatemi per gli errori ma mi si incrociano gli occhi e ho riletto di sfuggita.
Dal prossimo capitolo credo che vi pubblicherò il disegno dell’arena con le posizioni dei vari tributi, ecc.
Va bene, ora vi lascio.
Un bacione,
Felix

  
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