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Autore: Frytty    26/02/2009    10 recensioni
Il giglio: purezza, bellezza, semplicità. E se James decidesse di fare una sorpresa alla sua Lily? Fan fiction presentatasi al concorso indetto da "Writers Arena", "Un nome, un destino" e piazzatasi seconda.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con una nuova One-Shot con cui ho partecipato al concorso indetto da Writers Arena "Un nome, un destino" e con la quale mi sono posizionata seconda *.* *me felice* One-Shot senza troppe pretesa, partorita in un'ora e mezza, un po' in ritardo per San Valentino, su una delle coppie che amo di più, Lily e James ^^

She Is

Cara Evans.

No, troppo banale. Riproviamo.

Ciao Evans.

No, troppo formale. Accidenti a me! Ma come mi è saltato in mente di scriverle una lettera per San Valentino?!

Ciao Lily.

Beh, così potrebbe andare.

< Cosa fai tutto solo soletto, Ramoso? > Sirius si avvicinò all'amico assestandogli una poderosa pacca sulla spalla.
James si affrettò a coprire con il braccio le due righe che era riuscito a scrivere. Non che si vergognasse ma insomma, lui era James Potter e dagli albori di Hogwarts non si era mai visto James Potter scrivere una lettera di San Valentino. Per la Evans poi, che lo rifiutava da sei anni.
< Niente... > Si affrettò a rispondere allungandosi ancora di più sulla scrivania che occupava la parte destra della sua zona letto.
< Oh, andiamo! Dì la verità allo zio Sirius, mi stai nascondendo qualcosa? > Sirius braccia conserte lo guardava con sguardo severo e sopracciglio alzato. In quella posa James constatò che Sirius assomigliava incredibilmente a suo padre.
< E perché dovrei? > Rise. Di quella risata isterica che rende palese un atteggiamento nervoso e alquanto propenso ai segreti.
Sirius abbandonò la sua posa aristocratica impegnando lo sguardo sul foglio bianco che James si ostinava a voler nascondere.
Ci si avventò sopra di tutto peso, costringendo James a spostarsi per non essere travestito dalla sua furia. Quando si accorse che si era impossessato del foglio emise una sorta di gemito strozzato e provò a rubarglielo nuovamente dalle mani, mani che mulinavano alla ricerca del foglio che Sirius aveva alzato in alto su di lui, alzando anche la testa per poter leggere. James, più basso di lui di almeno dieci centimetri, non poté far altro che incrociare le braccia al petto indispettito e furioso.
< Cara Lily, non ho bisogno di ripeterti che sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la vita... Dio, James! Non credevo fossi caduto così in basso! > Sirius scosse la testa, mugolando disgustato, appallottolando il foglio e facendo centro nel cestino all'angolo.
< Ehi, ma insomma! Era la mia lettera quella! > Protestò James correndo verso il cestino e cominciando a rovistare tra le numerose palline di carta.
< E la chiami lettera quella? > L'amico si lasciò cadere a peso morto sul suo letto, incrociando le braccia dietro la testa e prendendo ad osservare il soffitto.
< Ascolta, Sirius. Non ho davvero altro modo di convincerla ad uscire con me se non con una lettera. Insomma, è l'unica cosa che non ho ancora fatto. > James si rialzò, andando a sedersi sul letto di fianco a Sirius, quello di Remus.
< Beh, se non vuole uscire con te, non lo farà. Lettera o no. >
< Sai che ti dico? Sei molto consolate, Sirius. Davvero, un buon amico. > Borbottò James con fare sarcastico, sbuffando.
< Non te la prendere ma davvero quella Evans è un osso duro. Non credo sia disposta a cedere così facilmente. >
< E cosa dovrei fare? >
< Non ne ho idea. Sei James Potter non avresti bisogno di tutto ciò. > Sirius sorrise, beffardo.
< Hai finito di prendermi in giro? > Ma anche lui stava ridendo.
Conosceva troppo bene Sirius per prendersela con lui.
< Regalale dei fiori. Di solito funziona. >
< Ma se non ho la più pallida idea di quali siano i suoi fiori preferiti! >

Il mattino successivo Lily Evans, Caposcuola di Grifondoro, venne svegliata dai gridolini estasiati delle sue compagne di stanza.
< Insomma, c'è bisogno di fare così tanto baccano? > Protestò tirandosi le coperte fin sopra la testa per attutire il rumore.
< Ma Lily, oggi è San Valentino! >
< In realtà oggi è sabato, Alice e gradirei dormire! > Sbuffò voltandosi dall'altra parte.
Ma se il rumore e il chiacchiericcio delle sue amiche si era spento con il passare dei minuti, mentre si recavano dai rispettivi fidanzati, c'era qualcos'altro che disturbava Lily. Un profumo davvero troppo forte per essere tollerato.
< Santo Merlino! Ho capito! Mi alzo! > Scostò le coperte parlando alla stanza vuota e si alzò infilando i piedi nudi nelle calde pantofole di spugna.
Indecisa sul da farsi sostò qualche minuto in piedi accanto al suo letto, cercando di riordinare le idee, quando si accorse di qualcosa posato sul suo cuscino.
Si avvicinò e altro non era che uno splendido giglio bianco. Stupita si guardò attorno, come se il responsabile fosse ancora in quella stanza. Lo annusò rigirandoselo tra le mani. Non c'erano dubbi, era quello il profumo che aveva sentito prima e che all'improvviso non le sembrò affatto fastidioso bensì dolce e gentile.
Chissà chi poteva essere stato...
In realtà, inutile fare finta di niente, un'idea l'aveva ma le sembrava così impossibile e inverosimile che la scacciò in fretta e furia dalla mente. James Potter non era il tipo da fiori e smancerie.
Neanche lei ma quel piccolo pensiero l'aveva senza volerlo, quasi sconvolta per la sua disarmante semplicità.
Si affrettò. Forse poteva ancora raggiungere le amiche per andare ad Hogsmeade insieme. Quando richiuse la porta del dormitorio tuttavia, notò ai piedi della stessa un biglietto piegato in due. Sorpresa lo afferrò. Non avere fretta.
Non avere fretta? Ma cosa voleva dire?
Scese piano le scale, il cuore che le martellava forte nel petto e il cui suono arrivava centuplicato alle sue orecchie. Giunta ormai agli ultimi gradini notò altri tre gigli, disposti ciascuno su un gradino e tutti dello stesso colore del primo: bianco. Li raccolse sempre con la stessa sensazione di emozione aggrappata al suo stomaco.
Qualche altro passo e un altro biglietto in prossimità del quadro della Signora Grassa.
Se sei arrivata fin qui ne deduco che non ti sei ancora stufata di questo inutile gioco. Prosegui fino alla quercia più grande del parco.
Ok, era la prova del nove questa. Non poteva essere James Potter.
Sorrise appena mentre le guance le si coloravano di rosso quando notò, una volta fuori dal ritratto della Signora Grassa, una scia di gigli che segnavano il suo percorso fino al portone d'ingresso della Scuola.
In sette anni di scuola non le era mai capitato di trovarsi in una situazione simile. Era abituata alle classiche ed abitudinali frasi alla James Potter urlatele nel bel mezzo della Sala Grande, quando tutti facevano colazione, era abituata ai suoi estenuanti inviti ad uscire mentre la inseguiva nei corridoi tra una lezione e l'altra, era abituata a ricevere complimenti urlati nel microfono del cronista perché tutti sentissero meglio, nel bel mezzo di una partita di Quidditch sempre dal sopra citato James Potter. Insomma era abituata a tutte le stranezze possibili tranne che a quella piccola dose di normalità che invece, le si stava offrendo in quel momento e proprio il giorno di San Valentino.
Quando varcò la soglia del portone si maledisse mentalmente per non aver preso almeno il mantello. L'aria gelida le pungeva le guance, facendole lacrimare gli occhi e colarle il naso ma non poteva tornare indietro. La curiosità era uno dei maggiori difetti, se possiamo definirlo così, di Lily Evans. Doveva scoprire assolutamente chi era stato a farle un regalo di San Valentino così ben accetto dopo tutte le insignificanti quanto scontate scatole di cioccolatini che riceveva dai ragazzi più svariati dall'età di circa tredici anni.
Contò centocinquanta passi prima di raggiungere la quercia. Adagiato sul manto nevoso sottile che si stava ormai sciogliendo, vi era un altro biglietto, più sgualcito e più umido degli altri.
Ora siediti, chiudi gli occhi e conta fino a dieci.
Lily non se lo fece ripetere due volte. Si sedette, chiuse gli occhi e contò diligentemente fino a dieci.
Giunta al fatidico ultimo numero sentì qualcosa di caldo posarsi sulle sue spalle e immediatamente aprì gli occhi, sorpresa e quanto mai grata di quel mantello caldo. Si voltò da una parte e dall'altra per scoprire chi fosse l'autore del gesto e rimase basita quando d'un tratto le comparve davanti la figura piuttosto alta e slanciata di James Potter, vestito del suo cappotto nero elegante.
Lily sbarrò gli occhi e aprì la bocca in un muto gesto di puro stupore, poi quando si rese conto che doveva sembrare una scema, richiuse la bocca e cercò di darsi un minimo di contegno schiarendosi la voce.
< Potter... qual buon vento? > Chiese del tutto indifferente.
< Bah, sai com'è, passavo di qui... >
< Chi vuoi prendere in giro? Mi stavi per caso seguendo? >
< Seguendo? Evans, per chi mi hai preso, per una specie di maniaco ossessivo? > Rise lui prendendo posto accanto alla ragazza.
< Ti si addirebbe come ruolo, credimi. >
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri. Minuti nei quali Lily non faceva che porsi la stessa domanda: sarà lui oppure è davvero capitato qui a caso? e James non la smetteva di chiedersi come mai non avesse ancora fatto neppure un accenno ai gigli e ai biglietti. Infondo, li aveva preparati con così tanta cura!
< Allora, come mai non sei ad Hogsmeade? > Lily trovò più saggio interrompere il silenzio che rimuginare sui suoi interrogativi.
< Non avevo nessuno con cui andarci. > James fece spallucce, osservandola.
< Non stai scherzando. Brutto segno. > Ponderò Lily portandosi una mano sotto il mento con fare riflessivo.
Il ragazzo abbozzò un sorriso, poi abbassò la testa come a volersi nascondere.
< Tu perché non ci sei andata? > Mormorò.
< Stesso motivo. E poi non ci credo molto in questa sottospecie di festa. >
< E tutti quei gigli? > Le chiese indicandoli.
< Speravo me lo dicessi tu il perché li ho in mano. > Gli sorrise.
< Avevi capito fin dall'inizio che ero stato io e sei venuta comunque? >
< In realtà non lo sapevo. Continuavo a ripetermi che era impossibile che fossi tu poi quando ti ho visto prima, ho incominciato a vacillare. Insomma ho tirato ad indovinare. > Rispose ed era vero.
Aveva semplicemente pensato che se non era stato lui, beh, almeno ci aveva provato. Ma ora che sapeva che era stato proprio lui l'artefice di tutto, non sapeva se gioirne. James Potter era il suo nemico giurato da ben sei anni e se solo ripensava a tutte le litigate e a tutti pianti a cui le sue amiche erano state costrette ad assistere per colpa sua, le montava di nuovo la rabbia.
Eppure era stato così carino!
Arrossì quasi senza volerlo.
< Come mai i gigli? Voglio dire, non sono qualcosa di convenzionale. > Gli chiese alzando lo sguardo. Per un attimo credette che si sarebbe sciolta lì, come la neve sotto di lei, quando incontrò gli occhi di James. Così caldi e così immensamente intrisi di qualcosa che non riusciva a decifrare.
< Il tuo nome significa giglio, no? E infondo credo ti rappresenti come fiore. >
Lily rimase in silenzio e James si sentì autorizzato a continuare. < Voglio dire, guardali. > E Lily abbassò davvero lo sguardo ad incontrare i petali di uno dei gigli che reggeva ancora in mano. < Sono bellissimi e profumati e puri. Come te. >
Lily arrossì di nuovo e James non fece altro che rafforzare quel pensiero. I gigli erano come lei: immensamente delicati, un solo tocco appena più brusco degli altri, bastava a romperli e lei era così fragile nonostante ostinasse a nascondersi dietro una maschera di forza e resistenza che non possedeva; erano bellissimi e non poteva non sorridere se ripensava al suo primo giorno di scuola sull'Espresso di Hogwarts quando l'aveva vista: uno scricciolo alto si e no un metro e venti, i capelli rossi, incredibilmente accesi, quasi fossero dotati di vita propria e gli occhi... quei meravigliosi occhi verdi che non erano affatto cambiati. Incredibilmente espressivi come quelli di nessun altro e straordinariamente capaci di trascinarti in un mondo di cui non sapevi l'esistenza. E poi la pelle, diafana, morbida come un petalo di quei bellissimi gigli; ancora, erano puri, innocenti e riflettevano l'immagine di lei che, nonostante fosse stata etichettata come la classica santarellina, come quella che non aveva baciato mai nessuno nonostante i numerosi corteggiatori, lui non la vedeva come una cosa negativa, anzi. Forse era questo ad attirarlo in lei, forse era la sua "castità", anche se a lui non piaceva questa parola, che lo metteva in condizione di sognarla e di averla costantemente nei suoi pensieri. O più semplicemente era la sua purezza, e conveniva che fosse più giusto utilizzare questo termine, quella che dedicava ad ogni singolo primino che si smarriva nei meandri del castello, che aveva difficoltà con i compiti, che non riusciva a trascinare la sua borsa pesante fino alla Sala Grande.
< Che fai, non parli? > Le chiese dopo attimi infiniti di silenzio, costringendola ad alzare il viso per guardarlo.
< E che... non so che dire. > Rispose.
James le sorrise.
< Mi dispiace di averti messo in difficoltà. > Le spostò i capelli dietro un orecchio, accarezzandole appena una guancia.
< No! Voglio dire, non mi hai messo in difficoltà, solo che non me l'aspettavo, tutto qui. > Si affrettò ad aggiungere come per paura che l'avesse fraintesa.
< Lo so, sono un uomo dalle mille risorse... > Sospirò, stiracchiandosi contro l'albero e sorridendo, contagiando anche Lily.
< E il tuo nome cosa significa? > Gli chiese curiosa.
< Qualcosa come "primogenito" oppure "colui che primeggia" ma non mi interessa particolarmente. Insomma, succede che a volte il nome che decidono di darti i tuoi ti calzi a pennello ma sono solo coincidenze. Non possono sapere come diventerai da grande. Quello che voglio dire è che non è il nome che fa di te quello che sei. > Rispose facendo spallucce.
< Beh, in ogni caso, ti calza a pennello. >
< Infatti non parlavo di me. Ovvio che io fossi già nato con la predisposizione ad essere un campione! >
Ed ecco che era tornato il James Potter di sempre.
< E io che mi ero illusa riuscissi a parlare da persona seria per una volta. > Sospirò Lily, abbassando lo sguardo di nuovo sui gigli, sorridendo.
< Cerco solo di tenere alto il mio status. >
Lily rise. Si sentiva così incredibilmente a proprio agio che ancora stentava a crederci. James la seguì a ruota. La risata di Lily era così contagiosa ed era così insolito vederla ridere ad una sua battuta che non riuscì a non lasciarsi trasportare.
< James? > Lo chiamo lei quando si furono calmati.
< Si? > Si voltò a guardarla.
< Grazie. > Si avvicinò, posandogli un bacio sulla guancia.
< Per te questo e altro, giglio. > Le rispose accarezzandole appena i capelli.

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