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Autore: eolide98    15/11/2015    2 recensioni
Will Solace ha una cotta per Nico Di Angelo da un bel po' di tempo. Ma quando, finalemnte, riesce ad invitarlo ad uscire, un evento improvviso manda tutto a rotoli.
cosa succederebbe se i due ragazzi si trasformassero in dei supereroi? Tra squadre speciali, nemici potentissimi e compagni poco affidabili i due impareranno a conoscersi a vicenda, a comprendersi, e, forse, anche ad amarsi.
Una storia che mette in crisi l'idea del fumetto, stravolgendone i contenuti ed alterandone la realtà!
Dal testo: "-Nico andiamo via!- disse Will. -Qualunque cosa sia questa roba non ci riguarda, non voglio che mi impianti strana roba addosso!- Nico annuì, ancora leggermente scosso. I due tentarono di tornare indietro. Purtroppo il meteorite completò la sua “analisi” prima che i due ragazzi avessero avuto il tempo di fare anche solo un passo.
-Attivazione delle modalità di impianto I45, I46, I70, bypassare protocollo di sicurezza 14bis-. Le due pietre iniziarono a risplendere. Will afferrò la mano di Nico ed i due iniziarono a correre.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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~~CANCER, LA PRIMA CREATURA MECCANICA

 

Nelle storie, gli angeli erano esseri fatti di luce. Puri, splendenti, luminosi, belli da mozzare il fiato, incantevoli. Nei romanzi e nelle poesie che tentava di spiegare ai suoi ragazzi a scuola, gli angeli venivano spesso comparati a delle donne incantevoli oppure a uomini gentili e dolci. Ma quello che aveva visto era tutt'altro che incantevole e gentile.
Un mostro. Di certo bellissimo, ma pur sempre un mostro.
Perché la cattiveria, anche questo lo spiegava sempre ai suoi ragazzi, sta nell'animo, non nell'aspetto. I mostri li si guarda negli occhi e solo allora si capisce davvero con chi si ha a che fare. La malvagità è un frutto proibito, segreto, nascosto agli sguardi, celato nel profondo, che germoglia nutrendosi del rancore e dell'odio.
E' forte però, e ha radici spesse, difficili da estirpare ed ha uno stelo pieno di spine che ti pungono non appena ti avvicini.
L'angelo li aveva colpiti con un coltello. Ad uno ad uno i suoi compagni erano caduti a terra, morti. Sgozzati, infilzati, strangolati, spazzati via dalle ali della creatura. Chirone era riuscito a mettersi in salvo, quell'uomo ne sapeva una più bel diavolo, ma tutti gli agenti, tutti tranne lei, erano stati uccisi.
Lei era stata risparmiata.
Semplicemente perché lei, invece di scappare via e tentare di salvarsi la vita, si era messa tra i ragazzi e l'angelo con la pistola in pugno. Ethan, il più piccolo e il più spaventato, era ancora cosciente dietro di lei, bisognoso più che mai che qualcuno accorresse in suo aiuto.
Amanda lo aveva sentito chiamare più di una volta il nome di quello che probabilmente era il suo ragazzo, la persona che, a quanto diceva il fascicolo che aveva letto, era stata la sua famiglia per tanto tempo. E l'angelo si era posato proprio i fronte a lei. Era vestito di luce e di tenebre che sembravano divorarsi l'un l'altra. Un paio di grosse ali, una bianca e l'altra nera, si piegarono sulla sua schiena. Tra le mani teneva un pugnale grondante di sangue; il liquido rosso gocciolava silenzioso, lasciando una traccia indelebile sul terreno.
-Spostati-. Un ordine secco, la voce tagliente che fendeva l'aria.
Un'altra persona sarebbe arretrata spaventata, un'altra persona si sarebbe fatta da parte, ma lei non lo fece. Divaricò leggermente le gambe, così come le era stato insegnato al corso di prima difesa presso l'organizzazione, ed alzò la pistola verso l'angelo, liberandola dall'impedimento della fondina.
-Va' via-. La voce di Amanda era debole, flebile al punto che sembrava spezzarsi, ma anche risoluta. Perché era suo compito proteggere il ragazzo prima di ogni altra cosa. E prima che a suo marito, prima che ai suoi nipotini o ai suoi alunni, la donna pensò a salvare Ethan. Non avrebbe lasciato che gli venisse fatto del male.
Fu un attimo. L'ala scura la colpì in viso facendola cadere per terra, lontana dal ragazzo. L'angelo si sollevò in volo e si preparò a colpirla dall'alto, ma Amanda, aggiustatasi gli occhiali sul naso, si scostò immediatamente. Sparò tre colpi, però i proiettili si infransero contro una barriera di luce, cadendo per terra, inutili.
L'angelo sorrise divertito e si lanciò in picchiata, pugnale alla mano. Una pistola non lo avrebbe fermato, non sarebbe stata in grado di proteggere se stessa, figuriamoci il ragazzo. Che poi, che cosa aveva creduto di poter fare? Una professoressa di lettere presa a lavorare in una squadra speciale per le sue doti comunicative... ma dai... Tanti altri agenti addestrati avevano fallito, era stata un’illusa ad aver creduto di poter fare qualcosa.
Si voltò verso Ethan, che nel frattempo si era alzato in piedi. La guardava esitante, quasi come se poco prima avesse percepito il suo desiderio di difenderlo. Gli urlò di scappare, in quell'attimo che precedeva tutto, di andar via, lontano, che magari, per ammazzare lei, quel mostro avrebbe perso tempo. E la consapevolezza di non poter più riabbracciare suo marito si affacciò nella sua mente.
Aveva vissuto una bella vita, in fondo, e si era anche divertita. E poi, proteggere un ragazzo non era un modo tanto brutto per morire.
Vide distintamente l'angelo puntare verso di lei, Ethan rimanere paralizzato a dieci o quindici passi di distanza, poi il cielo si tinse d'argento.

L'angelo era a pochi centimetri da Amanda, il coltello puntato alla sua gola pronto a colpire, ma qualcosa da dietro lo tratteneva. Era evidente che fosse accaduto qualcosa, che qualcuno lo avesse fermato in qualche modo. La donna impiegò solo pochi secondi per giungere alla soluzione: Luke, il criminale che era venuta lì  a prendere in custodia stava tentando di controllare i movimenti di quella creatura.
Sentì la speranza tornare a farsi viva, le braccia e le gambe nuovamente in grado di muoversi.
E corse via, verso Ethan, tentando di trovare una via di fuga da quella tempesta di orrore e di sangue.

Il ragazzo era paralizzato dalla paura e se ne stava immobile, pregando che Luke riuscisse a fermare quel mostro fatto di luce e tenebre. Lo aveva sempre protetto, difeso dal male, dalla cattiveria. Luke lo aveva sempre tenuto al sicuro. Gli aveva dato una casa, una famiglia, un posto in cui stare. Era tutto quello che lo aveva sempre spinto ad andare avanti, tutto quello di cui, in effetti, aveva bisogno. E, fino a quel momento, era sempre stato sicuro che potesse fare di tutto, proteggerlo da tutto e da tutti.
-ETHAN, SEGUI L'AGENTE! SCAPPA!- Un'esplosione di luce riempì l'aria, Luke non sarebbe riuscito a trattenerlo ancora a lungo. Un ringhio gutturale, un urlo disumano ed il suono di qualcosa che si sgretola. Le mani della donna con gli occhiali che lo afferravano per il colletto della camicia ed il suono dell'argento che cade sulla pietra. Poi solo buio e silenzio.


La Di Flor aveva qualcosa che non andava quella mattina.
Gli occhiali, generalmente sistemati ordinatamente sul naso, erano stati riposti nel taschino della camicia scura. Il viso era segnato da un taglio profondo e sul braccio, ancora scoperto per via del caldo, campeggiava un enorme livido violaceo.
La lezione era cominciata in maniera diversa dal solito. Will, così come i suoi compagni, aveva avvertito immediatamente che qualcosa non andava. La donna era nervosa... o meglio, ansiosa a livelli straordinari. Continuava a sbirciare il cellulare di nascosto, in attesa di un messaggio che sembrava non arrivare mai.
Poi, a metà della lezione, aveva chiesto ai ragazzi di fare una pausa di una decina di minuti (cosa inspiegabile vista e considerata la notevole premura con la quale la professoressa svolgeva le lezioni), e si era recata all'ultimo piano, passeggiando nervosamente avanti e indietro.
Will, naturalmente, aveva già i suoi bei problemi. Nascondere le ali non era stato semplice ed oltretutto aveva passato tutta la notte a farsi strane domande, a riflettere su quanto era capitato a lui e a Nico due notti prima.
Non si erano parlati da allora, né tanto meno si erano incontrati. In effetti, Will aveva mandato un mucchio di messaggi al ragazzo più piccolo, ma quello si ostinava testardamente a non rispondere.
Così, dopo essersi deciso a prendere in mano la situazione, il ragazzo si precipitò fuori dalla classe determinato ad incontrarlo.
Da quando si erano separati, all'alba del giorno prima, Will non riusciva a pensare ad altro che al calore che quel corpicino era stato in grado di donargli, a quanto fosse stato bello stringerlo forte ma con delicatezza, di modo che i loro respiri si fondessero in una sinfonia armoniosa. E Will davvero non riusciva a pensare a nulla di peggiore del senso di vuoto che aveva provato quando quel calore lo aveva abbandonato. Si era sentito talmente... devastato, all'idea che la dolcezza di quel momento fosse scivolata via.
Il rumore dei passi del ragazzo riempì il corridoio del secondo piano.
Anche da lì si vedeva il mare. Lontano, luminoso e splendido; sembrava un diamante. Per un attimo, solo per un attimo, Will credette che quel colore azzurro potesse scacciare tutti i problemi del mondo, perché il mare, se gli si presta attenzione, aiuta a trovare qualsiasi soluzione. Aiuta a dimenticare, o a ricordare, ti rende forte, o magari debole e, soprattutto, ti guarda dentro. Il mare, prima di tutto, è uno specchio nel quale gli occhi si perdono ed i pensieri affondano.
Perso nei suoi pensieri non si accorse di Nico fino a quando non gli si parò davanti con un caffè doppio tra le mani.
Will sentì improvvisamente caldo.  L'autunno era alle porte, ma nonostante facesse abbastanza freddo quel giorno, il ragazzo si sentì avvampare.
Nico era più carino del solito. Il volto, minuto e sottile, era ombrato da leggere occhiaie, i capelli gli ricadevano sul viso in maniera disordinata e scomposta e le mani, che a stento uscivano dalla grossa felpa nera, erano entrambe strette attorno alla tazza di caffè caldo, preparato sicuramente dalla bidella del secondo piano.
In effetti era molto migliore di quello delle macchinette.
-Ciao...- Nico arricciò delicatamente il naso e bevve un sorso di caffè, puntando gli occhi in quelli di Will.
-Hey!- Il ragazzo avrebbe potuto dire un mare di cose intelligenti, avrebbe potuto chiedergli come stesse, cosa ci facesse lì o anche, se proprio ogni idea fosse venuta meno, come fosse il caffè. Purtroppo però, complice il mare di pensieri che offuscavano parzialmente la sua capacità di pensare in maniera coerente, si ritrovò mandare avanti il discorso in maniera molto stupida.
-Ehm... come vanno le ali?- Will si diede mentalmente dell'imbranato e l'immagine della Di Flor che si metteva le mani nei capelli gli apparve davanti agli occhi. Aveva sul serio iniziato una conversazione chiedendo a Nico delle sue alette?!
-Will io credo...- Il ragazzino avvicinò ancora una volta la tazza alla bocca e bevve avidamente il caffè sorso dopo sorso. -Credo che dovremmo parlare di quanto successo due giorni fa e non mi riferisco solo a quella faccenda lì-.

Will non era una di quelle persone che si spaventavano per nulla. Certo non poteva dirsi coraggioso, ma non era neanche particolarmente facile da spaventare, ecco. Però, al solo pensiero che Nico avesse qualcosa di importante da dirgli, qualcosa riguardo loro due, avevano iniziato a tremargli le mani. Il ragazzo se le era quindi ficcate nelle tasche dei pantaloni, mentre con il suo ormai-non-più-quasi-fidanzato appresso si dirigeva verso la terrazza dell'ultimo piano. In realtà  non era altro che il tetto dell'istituto, decisamente pieno di cartacce e di bicchierini da caffè schiacciati e gettati a terra in maniera parecchio incivile. Da quando la Di Flor era arrivata in quella scuola, però, si era premurata di far cambiare le cose almeno un po'. Aveva disposto parecchie piantine grasse nei pressi della ringhiera e aveva perfino messo un paio di vasi di gerani vicino all'inferriata, per dare un po’ di colore. Quando in primavera le giornate erano particolarmente calde, qualche volta la prof portava i suoi alunni lì fuori, diceva sempre che il primo passo per arrivare alla poesia era comprendere la natura, le sue forme, le sue parole taciute.
Il posto perfetto per parlare di qualcosa di segreto. Qualunque cosa i due ragazzi si fossero detti sarebbe rimasta lì fuori, custodita dal venticello autunnale e dalle piantine quasi spoglie.
Will si sedette su un gradone, invitando Nico a fare lo stesso.
Per un attimo, il ragazzo ebbe una voglia assurda di mettere un braccio dietro alle spalle di Nico, in modo da proteggerlo dal freddo o forse magari per stargli semplicemente un po' più vicino, per sentire ancora un po' il suo calore.

-Di cosa volevi parlarmi?- Il battito accelerò incredibilmente, mentre le mani di Will iniziavano a sudare. Nico si accostò a lui e quando  il suo braccio quasi sfiorò la sua pancia, una scarica di brividi percorse il biondino.
-Di ritorno da casa tua un uomo mi ha aggredito...- Nico inspirò lentamente, tentando probabilmente di calmare la paura che il ricordo generava. -Lui… voleva che lo seguissi e... e io l'ho quasi ammazzato-. Il ragazzino avvicinò il caffè alle labbra e sorseggiò il contenuto lentamente. -Le alette hanno preso ad ingrandirsi e una strana nebbia scura, venuta chissà da dove, ha avvolto quel pervertito e... e non riuscivo a fermarmi non riuscivo... C'è qualcosa di sbagliato in quello che è successo. Sono riuscito a smettere di fargli del male, ma per un attimo io stavo per... per...- Le braccia di Will lo strinsero prima che potesse continuare. E qualcosa in quel momento cambiò. La sensazione di calore provata il giorno precedente invase Nico. Fu come se il cielo si fosse diradato lasciando che il sole rischiarasse ogni cosa. I dubbi, l'ansia e la paura che fino a quel momento lo avevano attanagliato sembrarono svanire, annullate in quell'abbraccio.
Era come se qualcosa li legasse, qualcosa di forte, di bello. Era come se Will fosse semplicemente l'altra parte di lui, una sorta di sorgente di calore che riusciva a rasserenarlo in qualunque momento.
-Hai solo reagito alla grettezza di un verme. Sei stato abbastanza bravo da fermarti al momento giusto, è tutto a posto-. Nico avrebbe voluto dirgli che no, non andava tutto bene, perché non era certo di riuscire ad evitare un'altra volta di far del male seriamente ad una persona, che aveva paura, tanta paura di non riuscire a fermarsi e a controllare quello che era adesso, ma semplicemente non lo fece. Perché quelle braccia sembravano invitarlo a tranquillizzarsi e a distendersi.
Will gli scoccò un bacetto sulla fronte e gli accarezzò con delicatezza la schiena.
-Va tutto bene...- gli sussurrò all'orecchio. Nico sollevò il viso, incrociando lo sguardo di Will. Riusciva a sentire il suo fiato caldo sulle labbra, non era una brutta sensazione. Si sporse in avanti e il ragazzo davanti a lui fece lo stesso. Poi un granchio alto tre metri distrusse la ringhiera e scaraventò loro addosso le fioriere.

La Di Flor, tanto per confondere ancora di più la situazione, sbucò dalla porta proprio in quel momento. Indossava una giacca stretta ed un paio di stivaletti tacco dodici che potenzialmente erano l'arma più pericolosa che avesse a disposizione.
-Ma cosa...- Il granchio strappò la ringhiera con una chela e si arrampicò sul tetto distruggendo un paio di vasi con le sue zampe orribili. Era completamente fatto di metallo dorato, gli occhi rosso sangue rilucevano di calcolata malvagità ed erano puntati sulle sue tre vittime. Una boccuccia lineare e schiumosa sputacchiava del liquido nero, che aveva tutta l’aria di essere petrolio, in direzione di Nico; l'intero corpo dell'animale di metallo era irto di spine, zampacce comprese.
Il granchio soffiò e puntò lo sguardo su Nico.
-Cosa ci fa questo coso qui?- La Di Flor non pareva eccessivamente stupita, quasi come se un enorme granchio dorato che invadeva una terrazza fosse una cosa normale.
-RICERCA CONCLUSA- biascicò la macchina prima di far scattare le chele. -ANGELI INDIVIDUATI, DARE INIZIO AL PROTOCOLLO DI ELIMINAZIONE!- Nico e Will si guardarono per un istante, mentre la creatura muoveva lentamente le sue zampacce.
-Stia indietro, prof-. Will si era posizionato davanti alla sua insegnante ed aveva messo un braccio davanti a Nico, spostandolo leggermente dietro di lui. Sentiva il battito del suo cuore accelerare di momento in momento, l'aria farsi più umida. Il granchio partì all'attacco e la Di Flor, messo da parte Will, gli ficcò i tacchi nella corazza.

Vedere la sua insegnate in azione era una cosa stranissima. La donna colpiva la corazza con calci e pugni ben piazzati, le mani sanguinanti ed i tacchi che sbattevano inutilmente contro il metallo. Il granchio sembrava essere quantomeno stupefatto. Anche se i colpi non sembravano avere molto effetto su di lui, i suoi occhietti rossi erano puntati sulla donna.
-ANDATE!- La prof assestò un calcio ad una delle zampe dell'animale meccanico, che, mancato l'appoggio dell'arto, cadde per terra.
-ORA, SUBITO!- Una chela afferrò la donna per un piede. La bestia meccanica si rialzò immediatamente e sollevò la Di Flor. I suoi occhialoni neri caddero per terra e una lente si infranse.
-ENTITA' UMANA NOCIVA E SCONOSCIUTA, ELIMINAZIONE IMMEDIATA!- La chela libera si aprì ed una bocca da fuoco fuoriuscì dalle due valve. Una luce giallastra tinse di luce il piccolo terrazzo. Will corse verso il mostro, le alette bianche iniziarono a sbattere, ad ingrossarsi, poi uno scoppio riempì l'aria.

Attorno al ragazzo si era formata una barriera di luce bianca. A pochi centimetri dal viso dell'insegnate uno schermo di pura energia aveva bloccato il colpo. La donna stava svenuta a testa in giù. Il granchio la gettò da un lato, curandosi poco o niente dell'impatto del corpo sul suolo.
Will era rimasto senza maglietta. Un paio di grosse ali bianche campeggiavano sulla sua schiena e la parola greca Fos splendeva sulla sua pelle. Gli occhi azzurri del ragazzo brillavano luminosi mentre le dita erano completamente bianche.
Il campo di forza si esaurì e la creatura meccanica portò il suo sguardo sul ragazzo-angelo e poi su Nico.
-Protocollo di eliminazione attuato. Creatura Cancer operativa-. Il mostro fece ruotare le sue zampe e direzionò un nuovo colpo contro Will. Al ragazzo bastò porre le mani davanti al volto e una barriera di energia si formò proprio in quel punto; il raggio lanciato dal cannone si infranse.
-Il mio nome è Creatura 4, Cancer, Custode della Tenacia, tremino al sentire il mio nome i nemici del Sommo Kronos!- Cancer si lanciò verso Will con tutta la forza di cui era capace, ma il ragazzo si mosse velocemente, spostando letteralmente la creatura con le sue ali candide.
Le zampe del mostro puntarono allora verso Nico, fermo immobile e praticamente paralizzato da ciò che stava vedendo.
-Annientare gli angeli!- La creatura usò una chela per colpire Nico al petto. Il ragazzo cadde a terra con il fiato corto. Will si diresse verso di lui, ma il granchio, senza neanche girarsi, ruotò una chela all'indietro. Non ebbe nemmeno il tempo di farsi scudo con le mani: il raggio di energia lo colpì al petto. L'angelo della luce cadde a terra, la pelle che fumava.
Cancer avvicinò la chela libera alla gola di Nico e le valve si aprirono, poi Percy Jackson colpì il mostro alla testa con un pugnale di bronzo.

N.D.A.
Inizio queste note in maniera un po' diversa.
In maniera forse più infelice, forse semplicemente più debole.
Il tredici novembre Parigi è stata attaccata. E voi mi direte che questo con la mia storia c'entra poco, che io parlo di attualità quando voi nelle storie ricercate un modo per evaderne. Potrete dirmi che sono un moralista, che il mio parere conta poco. Potrete dirmi che non ho scritto comunicati di commiato per le morti che, ogni giorno, avvengono, sanguinose, violente, vergognose. E di questo mi pento. Mi pento di non avere utlizzato la mia scarsa notorietà da “scrittore” per esprimere il mio parere.
Oggi vorrei rimediare. Oggi vorrei provare a dare un messaggio, nel mio piccolo, un messaggio di lotta. Di lotta alla cattiveria, all'oscurità, all'odio. Un messaggio di resistenza, di sopportazione, di coraggio. Vi invito a non avere paura, a resistere all'oscurità.
Combattete.
Lottate, lottiamo insieme per un futuro migliore.
E diamo filo da torcere all'oscurità diffusa dalla paura.
Teniamo a bada l'ignoranza, la cattiveria.
A chi scrive, che scriva. Che scriva contro questa oscurità, che scriva contro questo male, che lo faccia e continui a farlo. Lo faccia per le vittime di quella notte, per la gente morta libera di chi è schiavo fin da piccolo di ideologie inculcate a forza. Chi può lo gridi. Lo gridi al mondo che non ha paura, che non si lascerà fermare.
Chi può lo dica sottovoce.
Vorrei che questo messaggio arrivasse a quante più persone possibili.
Vorrei che tutti capissero che alla paura si risponde col coraggio.
Insieme teniamo lontano il buio.
Insieme combattiamo per un futuro migliore.
Insieme ricordiamo al mondo cosa voglia dire essere umani.
Insieme...

scusate lo sfogo
Patroclo

   
 
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