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Autore: Soul Mancini    15/11/2015    5 recensioni
[Storia revisionata il 30 luglio 2018]
Un viaggio in Giamaica, la scoperta di tanti sapori contrastanti e di dolci sentimenti mai provati prima.
Questa è la vacanza perfetta per Isabel Windy, diciassettenne non vedente, che parte con la sua famiglia verso la magica isola caraibica. Immersa per una settimana in un'atmosfera da sogno, vivrà esperienze nuove e irripetibili, che non hanno niente a che vedere con le fredde e monotone giornate in Scozia.
Conoscerà tante persone fantastiche e si affezionerà a un singolare gruppo di amici; ma sarà soprattutto uno di loro ad attirare la sua attenzione.
NOTE:
- QUARTA CLASSIFICATA al contest "Assaporando il mondo" organizzato da 9dolina0 sul forum di EFP.
- SETTIMA CLASSIFICATA al contest "In viaggio" indetto da Emanuela.Emy79 indetto sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Se volete, durante la lettura, potrete ascoltare le canzoni che ho citato. Vi basterà cliccare sul titolo che troverete scritto in corsivo e verrete indirizzati su YouTube.

Buona lettura! ♥






Love is Blindness




Giamaica.

Mi erano sempre piaciuti i Paesi tropicali, caldi, assolati e ricchi di musica allegra.

A volte mi sentivo in gabbia nel paesino in cui abitavo, circondato dalla campagna scozzese: pioveva spesso e la monotonia impregnava l'aria, insieme all'odore della terra bagnata. Magari avrei potuto fare qualcosa di diverso, rintanarmi in un locale a bere cioccolata e chiacchierare come facevano i miei compagni di scuola, ma nessuno si prendeva la responsabilità di accompagnarmi.

Isabel, sei pronta?” gridò mia madre dal piccolo giardino davanti a casa.

Certo che ero pronta!

Da poco tempo entrambi i miei genitori avevano trovato un lavoro ben pagato dopo tanti anni di sacrifici e modesti lavori part time, quindi per festeggiare avevano deciso di regalare a tutta la famiglia un viaggio. Li avevo praticamente obbligati a scegliere i Caraibi.

Afferrai la mia adorata borsa a tracolla e mi diressi verso l'ingresso, allungando le braccia di fronte a me per proteggermi da eventuali ostacoli e riconoscere gli oggetti che mi circondavano per non perdere l'orientamento.

Sì, ero non vedente dalla nascita, ma non ne facevo un dramma. Anche grazie alla mia famiglia, che mi aveva sempre incoraggiato, avevo imparato ad accettarmi per quella che ero, con i miei limiti e i miei punti forti. In fondo essere ciechi non era poi così male, con gli altri sensi riuscivo a provare e a captare qualcosa che gli altri non afferravano, semplicemente perché non la vedevano.

Sono qui!” annunciai, uscendo dal portone.

Sali in macchina, adesso carichiamo le valigie e partiamo!” ordinò mia madre con il suo solito tono allegro.

Jodian Windy era una donna robusta e un po' bassa, aveva un carattere allegro ed espansivo; la madre migliore che si potesse desiderare. Era stata proprio lei ad insegnarmi a vivere alla giornata e prendere le cose come venivano, avevamo un bel rapporto di complicità e io la stimavo molto.

Camminai in direzione della sua voce e arrivai alla macchina, poi ne seguii il perimetro finché non trovai lo sportello aperto.

Isa, secondo te in Giamaica piove?” mi chiese Julian quando mi fui accomodata accanto a lui, sui sedili posteriori.

Julian era il mio dolce fratellino, aveva quattro anni ed era spaventosamente curioso e perspicace. A volte mi sorprendeva con qualche domanda assurda o con una nuova scoperta.

Certo, però quando ci andremo noi non pioverà!” gli risposi.

I miei genitori presero posto nei sedili anteriori e mio padre mise in moto.

Dopo qualche minuto di viaggio, papà accese la radio e Roots, Rock, Reggae di Bob Marley venne sparata dalle casse della macchina.

Mio padre, Adam Windy, era un uomo semplice e allegro. Da lui avevo imparato a gioire delle piccole cose e ad arrangiarmi con le mie mani. Adoravo il fatto che, quando gli si presentava un problema, aveva sempre la risposta più ovvia e semplice, odiava complicarsi inutilmente la vita.

Era un grande appassionato di musica e ne ascoltava di tutti i generi, ma non possedeva molti dischi, così ci ritrovavamo ad ascoltare sempre la stessa raccolta reggae. Quelle canzoni rappresentavano la nostra famiglia, mi riportavano alla mente tanti ricordi della mia infanzia.

E poi noi eravamo allegri, proprio come quella musica.

Il mio cellulare prese a squillare e la sintesi vocale annunciò che si trattava di Shelly. Era la mia compagna di banco, una delle poche persone della classe con cui andavo d'accordo. Però era sempre un po' distaccata, non voleva avere la responsabilità di essere amica di una disabile come me.

Pronto Shel” risposi, cercando di sovrastare i miei che ridevano per qualche battuta e Julian che cantava: “Just like a mighty dread! Uh-uh-uh!

Isa! Sei partita?”

Siamo in viaggio verso l'aeroporto... fate silenzio, sto parlando al telefono!”

Ovviamente nessuno mi ascoltò.

Uh, e sei emozionata?” domandò la mia compagna.

Sì, molto! Quando arrivo ti mando un'email, d'accordo?”

Va bene, così mi racconti!”

Ora non posso parlare al telefono, ci sentiamo dopo!” tagliai corto, dato che con tutta la famiglia che faceva casino non riuscivo a sentire niente.

Play I some music; this a reggae music!” stavano cantando mamma e Julian.

Questa era la mia folle famiglia, che io amavo tanto, eravamo quattro pazzi e stavamo andando incontro a una nuova avventura.



Non potevo credere che facesse così caldo. Eravamo saliti sull'aereo con felpe e jeans, ora avevo caldo anche con addosso solo una maglietta a maniche corte.

Viaggiavamo da circa mezz'ora su un pullman dai sedili in plastica, con i finestrini completamente aperti.

In quel momento il mezzo frenò lentamente e Julian chiese per l'ennesima volta: “E adesso siamo arrivati?”.

Mamma sospirò. “Sì Jul, siamo arrivati!”

Evviva! Voglio vedere il mare da vicino!” esclamò mio fratello, mentre scendevamo.

Ciao amici, siete voi i turisti? Benvenuti a Buff Bay! Io sono Seth!” esclamò un tizio, avvicinandosi a noi. Aveva un volume di voce troppo alto e, anche se non lo potevo vedere, lo immaginavo che gesticolava con un cappellino in testa.

Ci presentammo e lui si offrì di accompagnarci a visitare la spiaggia e il paesino che la costeggiava. Prima di seguirlo, i miei genitori decisero di fare un salto nel piccolo appartamento che avevamo affittato per lasciare i bagagli.

Una volta sul lungomare, estrassi il mio bastone bianco e seguii la mia famiglia con un po' di insicurezza.

Sentivo della musica in lontananza e le voci di un sacco di persone che chiacchieravano e ridevano allegramente.

Sapete, in un paesino così piccolo le voci girano in fretta, io sono informato di tutti i turisti che vengono a farci visita e li accolgo, altrimenti qui non ci pensa nessuno! Voi da dove venite?” chiese Seth mentre camminavamo su una passerella in legno.

Dalla Scozia” rispose mio padre.

Dove piove sempre” aggiunsi.

Ah, Scozia! Va bene, vedrete che vi troverete bene qui, è un posto molto tranquillo...”

Il mare! Voglio andare a vedere il mare!” gridò Julian, saltando giù dalla passerella e correndo via.

Julian, ma che fai? Aspettaci!” lo rimproverò mia madre, correndogli dietro.

Sospirai. “È la prima volta che lo vede da vicino.”

Ma allora è normale che reagisca così! Lasciatelo correre, ha bisogno di libertà! Anche per te, signorina, è la prima volta?”

No, la seconda. Ci sono andata da piccola, nel Regno Unito, ma scommetto che qui è molto meglio!”

Seth scoppiò a ridere di gusto. “Ci puoi scommettere!”

Intanto io mi ero appesa al braccio di papà e stavamo camminando sulla sabbia per raggiungere mamma e Julian.

Fu davvero emozionante quel giorno immergersi nell'acqua fresca con il sole che accarezzava la pelle.

Non mi importava se non lo potevo vedere, in quel momento mi sentivo un'unica cosa con quello splendido mare.



Perché non siamo andati in uno di quegli hotel bellissimi che si vedono nei film?” domandò Julian mentre percorrevamo la stradina che avrebbe portato alla nostra dimora.

Perché costano troppo!”

Avevo scoperto che quel villaggio sul mare era costituito solo da una grande strada che costeggiava tutta la spiaggia e dalle sue traverse, stradine secondarie dove si concentravano sicuramente le abitazioni. Era impossibile perdersi in un luogo del genere.

Mamma e papà avevano deciso di risparmiare sull'albergo, anche perché per un'intera settimana saremmo stati allo stesso livello degli altri abitanti, e avevano deciso di affittare due camere da un certo Will. A quanto pare era il proprietario di un bar o qualcosa del genere, ma sopra il locale aveva qualche stanza e la metteva in affitto per i turisti, giusto per tirare avanti.

Entrammo nel bar e fui subito avvolta da un forte odore di caffè.

Mi presentai a Will - che dalla voce mi immaginai come un uomo in sovrappeso con tanta voglia di fare una bella chiacchierata con qualcuno - e lui mi salutò calorosamente.

Ci dirigemmo verso una porta e, superata quella, salimmo una scala in legno; ci ritrovammo su un minuscolo pianerottolo sul quale si affacciavano quattro porte.

Una stanza era per i miei genitori e un'altra per me e Julian.

Dopo esserci sistemati, io fui la prima a usare il bagno per lavarmi, poi mi sedetti sul letto, accesi il pc e inviai un'email a Shelly.



Cenammo in un chiosco situato sul lungomare.

Quando mia madre lesse il menu, non capii un accidente.

Non avevo mai sentito parlare di ackee e jerk food, non avevo la più pallida idea di cosa scegliere!

Alla fine la cameriera mi consigliò di assaggiare i festivals, che a quanto pareva erano delle focacce dolci con strutto o qualcosa del genere, gli stamp and go, ovvero crocchette di merluzzo, e il budino di calabaza, un frutto tropicale simile alla zucca.

E da bere cosa vi porto?” domandò.

Io e mio fratello optammo per il latte di cocco, mentre i miei decisero di provare la Red Stripe, la celebre birra locale.

Ci portarono prima le bibite: il latte di cocco era buonissimo, molto dolce. Lo avevo assaggiato qualche altra volta quando avevamo comprato delle noci di cocco al supermercato, ma questo era mille volte meglio. Era molto saporito, ma allo stesso tempo leggero.

Poi portarono gli stamp and go, che mi piacquero molto. Fuori croccanti e speziati, dentro morbidi. Il merluzzo aveva un ottimo sapore, faceva venir voglia di mare e il contrasto con le spezie era perfetto.

I festivals furono uno dei miei piatti preferiti: erano focaccine croccanti e dolci.

Mentre svuotavo la mia ciotola di budino di calabaza, cremoso, fresco ed estivo, e conversavo con la mia famiglia, qualcuno nel chiosco cominciò a suonare un tamburo.

Mi immobilizzai, incantata da quel suono.

Mamma, chi è che sta suonando?” domandai, tendendo le orecchie per ascoltare meglio.

Un ragazzo qua vicino.”

Wow, è bravissimo!”

Dopo aver finito di cenare, siccome ero completamente catturata dal suono di quello strumento, ci posizionammo su delle sedie a pochi metri dal ragazzo che suonava per poterlo ascoltare meglio.

Inevitabilmente, cominciai a muovermi leggermente, seguendo il ritmo e sorridendo felice.

Sentivo delle voci alle nostre spalle, sembravano essere di ragazzi e ragazze all'incirca della mia età.

Isa, quei ragazzi ti stanno guardando! Secondo me vogliono diventare tuoi amici!” mi informò Julian, dandomi un colpetto sul braccio.

Davvero? Oddio!” commentai, non sapendo che dire.

Io non potevo vedere quando qualcuno mi fissava, ma lo avvertivo e non mi piaceva. Essere fissati significava stare al centro dell'attenzione, una cosa che io odiavo.

Mentre cercavo di indirizzare il viso verso il punto da cui veniva la musica, avvertii una presenza accanto a me e subito dopo qualcuno posò una mano sulla mia spalla, facendomi sussultare.

Ciao!” mi salutò una voce sconosciuta, di una ragazza.

Ciao... ehm... io non so chi sei...” farfugliai, stringendo forte tra le mani la tracolla della mia borsa.

Oh... ma tu sei... non vedente? Scusami, davvero, non me n'ero accorta, altrimenti mi sarei presentata prima! Sono Myra. Io e i miei amici – che sono proprio qui accanto – abbiamo visto che eri molto presa dalla musica e ci siamo un po' incuriositi, ma mi dispiace di averti fatto spaventare.”

Mi rilassai completamente. Quella ragazza mi aveva messo a mo agio in pochi secondi, sembrava essere ben disposta a fare la mia conoscenza.

In diciassette anni, in Scozia, non mi era mai successa una cosa del genere.

Ma figurati, non ti preoccupare, sono abituata! Io sono Isabel. In effetti questa musica mi piace un sacco!”

Sai che il ragazzo che sta suonando, Adrian, è mio amico? Suona spesso nei chioschi o in spiaggia per fare un po' di intrattenimento, noi lo seguiamo dappertutto!” raccontò.

Sul serio è tuo amico? È veramente bravo.”

Certo, se vuoi dopo te lo presento!”

Mi illuminai. “Mi farebbe molto piacere!”

A proposito, i tuoi genitori mi stanno guardando in modo strano, è il caso che mi presenti anche a loro!”

Myra risultò subito molto simpatica a tutta la famiglia. Ci chiese da dove provenissimo e ci raccontò qualcosa su Buff Bay.

Se siete d'accordo, vorrei presentarla ai miei amici, sono sicura che la adoreranno! Il mio gruppo ama accogliere i turisti, siamo sempre curiosi di conoscere le usanze e le storie di altri luoghi” spiegò Myra ai miei genitori.

Per noi non c'è problema, chiedilo a Isabel!” si limitò a rispondere mio padre.

Per una volta qualcuno mi proponeva di fare una bella chiacchierata come degli amici di vecchia data e io potevo accettare! Certo, i miei genitori erano lì accanto, però per me quello era un grande passo avanti.

Myra mi fece accomodare su una sedia accanto alla sua, attorno al tavolo dei suoi amici, che si presentarono tutti con entusiasmo. Cercai di ricordare i loro nomi e associarli alle rispettive voci: Derek, Jacob, Michelle, Roland e Janine. Non era difficile.

Dopo circa un quarto d'ora avevo scoperto che Roland era nato con un difetto al ginocchio destro e per spostarsi aveva bisogno delle stampelle, che la madre di Michelle era francese e che loro erano un gruppo inseparabile; ogni giorno si riunivano e andavano in giro per il paese e per la spiaggia per divertirsi e incontrare nuova gente, anche se ormai conoscevano ogni singolo abitante di quel luogo, pesci compresi.

Mi sentivo davvero a mio agio con loro, non mi era mai capitato con nessun altro. La cosa che apprezzavo di più era che non mi facevano pesare il fatto di essere cieca, si comportavano come se fossi una di loro e mi chiedevano del mio problema con sincera curiosità.

Se non ti piace parlarne, non sei costretta a farlo, noi ti facciamo delle domande solo perché ci piace conoscere tanti punti di vista diversi” commentò ad un certo punto Michelle.

Lei mi dava l'impressione di essere dolce e sensibile, aveva una voce sottile e delicata e sembrava sempre avere un sorriso sulle labbra.

È un po' la nostra missione: conoscere tanti modi diversi di vivere” aggiunse Jacob, che era seduto accanto a me.

Lui era allegro ed espansivo, mi ero subito sentita a mio agio a parlare con lui e sembrava davvero interessato a ciò che raccontavo.

Mi colpì il suo odore, forte e particolare; ricordava una foresta, sembrava quasi di legno fresco, ma più dolce. Ed era fortissimo.

Ma scherzi? A me fa piacere condividere la mia storia con voi, siete i primi che si interessano sinceramente a me!” ribattei prontamente, regalando loro un dolce sorriso.

Mi pare che siano più ciechi gli altri, se non si sono mai interessati a te!” esclamò Roland facendomi leggermente arrossire.

Lui – l'avevo capito dal primo momento – amava scherzare e la sua schiettezza era disarmante. Nei venti minuti in cui avevo parlato con loro, aveva detto tutto ciò che gli era passato per la testa.

Janine – il maschiaccio del gruppo, si capiva dal suo atteggiamento – ci offrì una gomma da masticare e io la accettai. Mentre allungavo la mano nella sua direzione, oltre Jacob, le mie dita sfiorarono qualcosa di fine, simile alla lana.

Oh, ma quello era un dread, vero?” domandai istintivamente.

Sì, è mio! Ho i dreadlocks! Ne hai mai visto prima?” rispose prontamente Jacob con entusiasmo.

Ne ho sempre sentito parlare, ma no, non li ho mai visti.”

Jacob afferrò con delicatezza la mia mano e la strinse nella sua, calda e decisamente più grande della mia, poi la attirò verso di sé finché le mie dita non sfiorarono i suoi capelli. Esaminai con attenzione i suoi dreadlocks: sembravano piccoli rotoli di lana, mi piacevano!

Myra e Roland scoppiarono a ridere e io feci inavvertitamente una delle mie smorfie perplesse.

Isabel, hai una faccia concentratissima!” mi disse Myra.

Sono buffa?” domandai.

Sei simpatica” affermò Derek, che era taciturno e un po' timido. Probabilmente preferiva ascoltare, o magari aveva la testa tra le nuvole.

Ciao ragazzi! Roll, posso bere un po' del tuo succo?” esordì una voce che non conoscevo. Avvertivo una presenza in piedi non molto distante da me. Solo in quel momento mi resi conto che la musica si era interrotta.

Addy, ti presento Isabel!” esclamò Myra all'improvviso.

Adrian, il percussionista che fino a poco prima animava il chiosco, si avvicinò a me e mi strinse la mano.

Ciao, ho visto che prima ti muovevi a tempo” disse un po' in imbarazzo. Non sapeva che dire, ma mi stringeva forte la mano.

Adrian... complimenti, adoro la tua musica, sono rimasta completamente ipnotizzata! Sei molto bravo” mi complimentai. Era la cosa più spontanea che potessi fare, speravo anche di metterlo un po' a suo agio.

Grazie, sono felice che lo spettacolo ti sia piaciuto. Ci metto molto impegno nella musica.”

Gli sorrisi. Anche lui mi stava simpatico.

Non potevo credere che tutto ciò stesse succedendo proprio a me: mi trovavo in un chiosco sulla costa giamaicana e parlavo con un gruppo di ragazzi come se fossimo amici da una vita. E la cosa migliore era che loro non avevano alcun pregiudizio nei miei confronti, mi facevano sentire come una di loro, come se potessi vedere.

Sarei rimasta tutta la vita su quelle sedie in plastica a chiacchiare con loro.



La giornata al mare era stata stancante, ma bellissima. Avevo passato quasi tutto il tempo in acqua, in alternativa sotto l'ombrellone insieme a Julian. Magari non ero la sorella perfetta per lui, non potevamo giocare a palla o a tennis come tutti, ma lui mi ripeteva che mi voleva bene e si divertiva anche così, mentre costruivamo un castello di sabbia davvero enorme.

Un giorno noi vivremo qui, su questa spiaggia, dentro questo castello!” aveva detto lui.

Sarebbe stato un sogno! La Scozia non mi mancava per niente.

Quel giorno mi sentivo una ragazza normale, come tutte le altre, senza troppi limiti. Ero energia pura, potevo fare tutto quello che volevo!

In ogni momento e in ogni luogo, mi concentravo per cercare di individuare la voce di Myra. O magari la risata di Roland. Oppure l'odore di Jacob, quell'odore delizioso che era rimasto nella mia memoria e che per tutta la notte avevo creduto di sentire dappertutto, perfino addosso a me, mentre mi rigiravo nel letto per via del caldo soffocante.

Ma non avevo incontrato nessuno di loro.

Volevo passare il mio tempo con quei ragazzi che mi avevano accettato e messo subito a mio agio, volevo conoscerli e ridere assieme a loro.

Una volta a casa, dopo aver fatto la doccia decisi di recarmi nel terrazzo sul retro.

Avevamo scoperto che dallo stanzino in cui si affacciava l'imboccatura di scale, una porta dava su un piccolo terrazzo completamente in legno, con qualche sedia e un tavolo, un parapetto e dei gradini che davano direttamente su una delle tante stradine perpendicolari a quella principale. Sembrava di camminare su un palco o su un chiosco. Era rivolto a ovest, verso il mare; da esso si poteva vedere il sole tramontare.

Era molto vicino alla strada principale, sentivo chiaramente tutte le voci, tutti i passi e i rumori. Forse chi passava di là poteva anche scorgermi, ma non ne ero certa.

Imparai la strada a memoria per arrivarci, da camera mia a quel piccolo terrazzo deserto, tastando il muro con le mani, in modo da poterlo raggiungere da sola quando mi andava.

Il sole non era ancora tramontato quando presi posto su una sedia. Una brezza leggera mitigava l'aria afosa e portava la salsedine ovunque. Il profumo di mare era inebriante.

Accesi il pc e inserii gli auricolari per sentire quel che diceva la sintesi vocale. Dovevo rispondere all'email di Shelly, raccontarle delle mie nuove conoscenze.

Mentre digitavo il messaggio da mandarle, riconobbi tra le tante una voce. Non mi stavo sbagliando, era proprio lui.

Jacob, Janine, Michelle e Derek mi raggiunsero di corsa.

E quell'odore delizioso mi invase le narici, anticipò di cinque secondi l'arrivo del suo proprietario.

Isa, che ci fai qui?” domandò Jacob.

Ciao ragazzi! Sto scrivendo un'email!” li salutai, illuminandomi e sorridendo. Non avevo aspettato altro per tutta la giornata: che loro mi trovassero.

Siamo andati un po' in giro oggi; speravamo di incontrarti, ma non abbiamo avuto fortuna” raccontò Michelle.

Strano, questo posto non è nemmeno tanto grande” aggiunse Janine.

Tutti presero posto. Non c'erano sedie a sufficienza per tutti, oltre la mia ce n'erano altre due, così Derek e Janine si sedettero sul tavolo: uno con le gambe penzoloni, l'altra al centro con le gambe incrociate.

Jacob prese posto nella sedia accanto alla mia e posò la sua mano sulla mia, per farmi capire che c'era. In effetti non era una mossa sbagliata: non potendo vedere, cercavo spesso un contatto fisico con la persona con cui parlavo, mi rendeva più sicura.

Quel contatto mi fece rabbrividire, avvertii una scossa lungo la colonna vertebrale. Perché mi faceva quell'effetto? E quell'odore... mi dava alla testa, lo cercavo.

Dopo cena possiamo riunirci qui anche con gli altri, se a te va bene, Isa. In genere andiamo in spiaggia, ma non penso che sia il caso.” Michelle interruppe il flusso dei miei pensieri a cui non riuscivo a trovare un senso.

La ringraziai mentalmente.

Certo, a me va benissimo! Fosse per me verrei in spiaggia con voi, ma non credo che i miei genitori mi darebbero il permesso... ma è ovvio che mi fa piacere stare in vostra compagnia! Voi che stavate facendo prima di arrivare qui?” risposi, concentrandomi sulla conversazione.

Nulla, passeggiavamo qua sul lungomare. Il tramonto è il momento migliore per andare in giro senza una meta” spiegò Derek, che aveva parlato pochissimo.

Gli altri sono al porto, ci dobbiamo incontrare per cena” aggiunse Jacob.

Parlammo e scherzammo tantissimo, mentre il calore del sole diminuiva sempre più sulla mia pelle, fino a scomparire del tutto.

Io cercavo tutti i contatti possibili con Jacob.

Magari ero cieca, ma il mio cuore e il mio cervello funzionavano benissimo. Mi piaceva Jacob, mi aveva catturato completamente; era molto affettuoso, non erano necessarie le parole per capirlo. In ogni suo gesto c'era tenerezza: prendeva la mia mano con delicatezza, come se fosse qualcosa di preziosissimo, quando doveva spiegarmi qualcosa o illustrarmelo con il tatto.

Non era certo la mia prima cotta. Tutti mi avevano sempre rifiutato, l'ultimo ragazzo che avevo avuto risaliva alla terza elementare.

Stavo per diventare maggiorenne e non avevo mai avuto un ragazzo.

Isa, vieni dentro, dobbiamo andare a ce...” gridò all'improvviso Julian, scendendo di corsa le scale e uscendo in terrazzo, ma si bloccò all'improvviso quando si ritrovò davanti quattro ragazzi che conosceva a malapena.

Ciao piccolo!” lo salutò Michelle con entusiasmo.

Dobbiamo andare a cena? Okay, allora a dopo ragazzi!” salutai. Afferrai il mio pc, poi mi alzai barcollando leggermente.

Aspetta.” Jacob si alzò e mi aiutò ad arrivare alla porta, mentre Julian rimaneva muto e indietreggiava lentamente.

Una volta all'interno sentii immediatamente la mancanza di quell'odore. Mi creava dipendenza.



Jake?” chiamò Myra all'improvviso.

Sì?”

Ho voglia di fare il bagno.”

Vai!”

E tu non vieni?”

Eravamo tutti in spiaggia. Chi seduto, chi sdraiato.

I miei genitori mi avevano concesso di stare con loro, quelli che ormai consideravo amici. Vivere in stretto contatto con qualcuno permetteva di creare dei legami fortissimi in poco tempo. Io nelle amicizie ero sempre stata molto selettiva, eppure di loro mi fidavo ciecamente. Sì, ciecamente, mi si addiceva proprio!

Hai quasi diciotto anni, è giusto che tu prenda le tue decisioni. Se vuoi stare con loro e ti fidi, non c'è bisogno che tu ci chieda il permesso” aveva detto mia madre.

Abbiate pazienza, io non sono abituata a prendermi tutta questa libertà, non ne ho mai avuto la possibilità, avevo pensato.

I miei genitori si fidavano di me, questo mi rendeva felice.

E adesso mi ritrovavo là, tra Jacob e Adrian.

Da un chiosco non molto lontano proveniva un'allegra canzone reggae.

L'odore di Jacob, così vicino a me, era come una droga.

Myra sbuffò. “Sembrate dei depressi, che divertimento c'è a stare sotto l'ombrellone? Dai, chi viene a fare il bagno?”

Vengo io!” si propose Roland.

Mi aggrego!” affermò Janine, sollevandosi dal telo da mare.

Li sentii mentre si dirigevano verso la riva, Roland con le sue stampelle.

Ma come fa Roland a entrare in acqua? Non si porterà dietro le stampelle!” domandai con curiosità, sollevandomi sui gomiti.

Roland se le porta appresso fino alla riva, si immerge in acqua fino all'altezza della pancia, poi si tuffa e le stampelle non gli servono più. Sott'acqua può nuotare tranquillamente. Ecco, adesso Myra le sta riportando sul bagnasciuga, così quando deve uscire, ce le ha a portata di mano” spiegò prontamente Adrian.

Non rinuncerebbe mai al bagno. Non rinuncia a nulla, lui; è una potenza, le sue difficoltà non lo bloccano per niente” commentò Derek.

È forte” aggiunse Michelle, che stava intrecciando dei braccialetti di corda. Era la sua passione, si portava sempre appresso il materiale, per passarci il tempo.

Jake, stai dormendo?” chiesi al ragazzo alla mia sinistra, che sembrava pietrificato sull'asciugamano, dato che non aveva aperto bocca.

Allungai una mano nella sua direzione, trovai un dread e cominciai a giocarci, giusto per stuzzicarlo un po'.

Lui mugugnò.

Ah, allora sei vivo!” esclamai, prendendogli un altro dread e tirandoglielo leggermente.

Lui si sollevò lentamente. “Andando avanti di questo passo mi farai addormentare sul serio” farfugliò, mentre continuavo a tormentargli i capelli.

Se scuoto il mio telo da mare pieno di sabbia addosso a te, ti svegli?” scherzai.

Se tu facessi una cosa del genere, ti affogherei!” ribatté. Stava sorridendo, lo capivo dalla voce.

Ridacchiai. Era incredibile scherzare così con lui, ogni volta che mi sfiorava il mio cuore accelerava, andava per conto suo.

Quanto avrei voluto avvicinarmi ancora di più a lui, sentirlo ancora più vicino e respirare appieno quel suo odore irresistibile!

Mi accorsi che c'era qualcosa che non andava.

Addy, che c'è? Hai una faccia strana!” domandai, voltandomi verso Adrian.

Lo capivo dal suo silenzio. Avevo il dono di riuscire ad immaginare gli sguardi e gli stati d'animo degli altri anche senza vederli. A volte Julian mi chiedeva se fossi davvero cieca, dato che riuscivo a capire sempre tutto. Non si trattava di vista, ma di sesto senso, di presentimenti e vibrazioni, era quasi una magia.

Faccia? Come fai a sapere che faccia ho? No, non ho una faccia strana...” disse, cadendo palesemente dalle nuvole.

Scoppiai a ridere. “Mi manca la vista, non il cuore o il cervello!” esclamai.

No, non ho nulla, te lo assicuro!”

Aggrottai le sopracciglia. “Vabbè... io voglio entrare in acqua, qualcuno...?”

TI accompagno io!” saltò su Jacob, prima che io riuscissi a finire la frase.

Il mio cuore stava impennando.

Quando ci alzammo, mi prese una mano e corremmo fino al bagnasciuga. I miei piedi urtarono qualcosa di duro e metallico e rischiai di inciampare, ma Jacob, prontamente, aumentò la presa sulla mia mano e mi afferrò subito prima che potessi cadere.

Mi stava abbracciando, e io scoppiai a ridere come una pazza, stringendogli forte la mano e posando l'altra sul suo braccio.

Non mi importava della figuraccia, poteva guardarmi anche tutta Buff Bay: ero finita contro Jacob, tra le sue braccia, e avevo solo voglia di ridere.

Cosa c'è da ridere?! Stavi per ruzzolare a terra sulle stampelle di Roll, ti sembra divertente?”

Ma anche lui venne contagiato dalla mia risata.

Mano nella mano, ci tuffammo nelle tiepide acque caraibiche.

Il sole spendeva alto nel cielo e sembrava sorridere al mondo, proprio come me.



Kingston Town, UB40.

Era bellissima quella canzone! Proprio in quel momento la stavo ascoltando, seduta al tavolino di un chiosco, assieme a Michelle e Myra.

Ci sono i gelati artigianali... oggi mi va al guanabana” osservò Myra.

Guana... che?” domandai, perplessa.

Guanabana. È un frutto, penso che ti piacerebbe!” spiegò Michelle.

Sì, lo voglio assaggiare!”

Myra si avvicinò al bancone per ordinare e qualche minuto dopo tornò al tavolo con i nostri gelati, mentre io mi muovevo leggermente a ritmo di musica.

Gli UB40 sono inglesi, vicinissimi alla Scozia” borbottai.

Isa, il gelato è di fronte a te” mi informò Michelle.

Strinsi la mano intorno alla coppetta ghiacciata e assaggiai il gelato. Era saporito, tantissimo! Aveva un gusto dolce, fresco e tropicale. In quel momento decisi che quello sarebbe entrato a far parte dei miei gelati preferiti.

Miki, se continui a intrecciare braccialetti, il gelato si scioglierà” disse Myra.

Lo so, adesso li metto via... ne sto facendo uno per Der!” ribatté l'altra.

Ah, per Der!” esclamò Myra in tono malizioso.

Sicuramente si accorsero che non stavo capendo un accidente del loro discorso, perché Michelle si affrettò a chiarire: “Sai Isa, da un sacco di tempo mi piace Derek, ormai sono passati quasi due anni... anche se non parla tanto, è un ragazzo d'oro, dolce e sensibile. Non so cosa pensi lui di me, non so se ricambia i miei sentimenti, ma ho deciso che è giunto il momento di dichiararmi. Quando gli confesserò i miei sentimenti, gli regalerò un braccialetto di corda. Ormai lo sto per finire, quindi il momento è vicino”.

Avevo gli occhi a cuoricino. “Oh, ma quanto siete dolci! Un po' si nota, che tra voi due scorre qualcosa di più che semplice amicizia! Quanto sareste carini assieme! Io sono sicura che lui ti ricambia, ci metterei la mano sul fuoco!”

Lo spero proprio, sono molto in ansia. Perderlo sarebbe un dolore troppo grande per me, lo conosco da tantissimo tempo e per me è anche un ottimo amico. Penso proprio di amarlo.”

In quel momento avrei voluto correre da lei e abbracciarla, mi faceva troppa tenerezza! Invece mi limitai ad allungare una mano sul tavolo nella sua direzione. Lei la prese e io la strinsi forte.

Vedrai che andrà tutto bene, sarete una coppia fantastica!” tentai di rassicurarla con un sorriso.

E tu, Isa, non hai adocchiato nessuno?” domandò Myra, dandomi di gomito.

No no!” risposi prontamente, forse anche troppo.

Non volevo parlare della mia cotta per Jacob. Sapevo che loro erano due ragazze molto discrete, non sarebbero mai andate a ridirglielo, ma c'era qualcosa che mi bloccava e mi portava a mentire.

Però ti trovi bene qui, con noi?” mi chiese Michelle.

Sì, tantissimo! Mi sembra di vivere un'altra vita, non mi era mai successo di trovarmi così a mio agio! Parlo con tutti, scherzo, rido, mi sento una persona come tutte le altre! Siete fantastici: voi due, Jacob...” cominciai.

Jacob! Sapevo che saresti andata d'accordo con lui, del resto tutti ci vanno d'accordo! È unico!” mi interruppe Myra con entusiasmo.

Lo conosci benissimo, vero?” dissi.

Io e Jake abbiamo un rapporto speciale, siamo come fratello e sorella, anche di più! Siamo nati lo stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno, lo conosco dalla nascita e siamo cresciuti insieme. È la persona che conosco meglio, anche più di me stessa” raccontò, un mare di tenerezza nella voce.

La immaginai con gli occhi che brillavano e un sorriso dolcissimo sulle labbra.

La nostra conversazione in quel chiosco stava raggiungendo un livello di sdolcinatezza troppo alto perfino per me. Forse era l'effetto del guanabana, quel frutto zuccherino dal sapore cosi intenso da stordirmi.

O forse era per via dell'affetto che ognuna di noi provava per gli altri.

Noi, ragazze dolci e sorridenti, sulla spiaggia giamaicana.



Era giovedì.

Noi eravamo arrivati lunedì.

Domenica ci attendeva l'aereo diretto in Scozia, lontano dal paradiso.

Era terribilmente vicino.

Julian era andato al porto con papà e Seth. Mio fratello passava ore ad ascoltare Seth che parlava di barche, così quel pomeriggio papà lo aveva accompagnato a fare una gita al porto.

Io e mamma eravamo rimaste a casa. Lei stava lavando i vestiti di Julian, dato che sporcava una maglietta ogni mezz'ora e gli indumenti in valigia non erano bastati, ovviamente.

Io, come di consueto, mi diressi nel terrazzo in legno sul retro portando con me punteruolo, tavoletta, foglio e righello.

Mi piaceva scrivere in braille, era divertente e, anche se non era il modo più comodo per annotare, io mi tenevo sempre in allenamento e incidevo frasi e pensieri che mi venivano in mente. A volte mi cimentavo anche nella creazione di poesie, anche se non erano il massimo.


14 luglio

Non so cosa mi prenda quando sto con Jake, è come se tornassi bambina. Mi piace, sono attratta da lui, in una maniera assoluta. Sento il suo odore dappertutto e mi ritrovo a pensare a lui in ogni momento, a volte mi chiedo se non stia esagerando.

Jake sembra volermi bene, non so se ricambia i miei sentimenti; io cerco di non illudermi. Voglio godermi ogni attimo che vivrò con lui fino a questa domenica, quando ripartire...


Dei passi in avvicinamento mi costrinsero a fermarmi.

Non spaventarti, sono io!” annunciò la voce inconfondibile di Adrian. Stava salendo i gradini.

Ciao Addy, come mai da queste parti?” lo salutai.

Lui si accomodò sulla sedia accanto alla mia e io ringraziai mentalmente il braille perché i vedenti non lo potevano leggere.

Stavo passeggiando e ti ho visto qui, così sono passato a trovarti! Ti disturbo?”

Per niente, anzi, mi fa piacere avere un po' di compagnia! Non devi nemmeno pensarlo!”

Uh, ma stai scrivendo in braille? Bomboclat!”

Bombo...?”

È un esclamazione giamaicana per dire che qualcosa è... grandioso, fantastico!” spiegò.

Bomboclat! Sì, mi piace! Ora che mi ci fai pensare, l'ho sentito in qualche canzone... comunque sì, sto scrivendo in braille.”

Sai che mi ha sempre incuriosito? È molto difficile?”

Non direi, io sono molto veloce e ho una buona grafia, se vuoi ti insegno qualcosa!” proposi.

Dici sul serio? Grazie Isa, certo che mi piacerebbe!”

Immersa nell'afa del pomeriggio di metà luglio, gli spiegai le basi del braille: gli mostrai come funzionano i vari strumenti, come si afferrava il punteruolo e che i puntini si incidevano tenendolo dritto, non inclinandolo come la penna.

Non devi premere troppo forte, altrimenti la punta bucherà il foglio e la parola sarà illeggibile. Okay, adesso osserva questo righello. È diviso in due file da ventiquattro rettangolini; bisogna posizionarlo sulla tavoletta in questo modo” spiegai, illustrando gli strumenti e facendoli esplorare anche a lui con il tatto.

Adesso prendi in considerazione uno di questi rettangolini. Si divide in sei punti, tre a destra e tre a sinistra. In base alla combinazione di puntini, si formeranno tutte le lettere dell'alfabeto.”

Aiuto, è difficile!” si lamentò.

Vedrai che, quando comincerai a scrivere veramente, sarà bellissimo! Allora, i puntini a destra, dall'alto verso il basso, si chiamano uno, due e tre, mentre i punti sulla sinistra, sempre da su verso giù, sono quattro, cinque e sei. Fin qui tutto chiaro?”

Chiarissimo.”

Okay, ora proviamo a scrivere il tuo nome.”

Adrian ci metteva passione, gli piaceva. Quando sbagliava, faceva un altro tentativo e un altro ancora, era determinato e questo era un buon segno.

Dopo qualche tentativo, riuscii finalmente a leggerlo. Adrian.

Addy, ci sei riuscito! Sono troppo felice, davvero!” esclamai in preda alla gioia.

Mi hai insegnato a scrivere il mio nome! Grazie, grazie!”

Istintivamente lo abbracciai. Ero fiera di lui, e non riuscivo a credere di avergli davvero insegnato qualcosa. Questo me lo faceva sentire molto più vicino, sempre più all'interno del mio mondo di quattro sensi.

Passammo molto tempo a scrivere in braille, consumammo molti fogli e io scrissi tutto l'alfabeto, così che lui potesse consultarlo e comporre delle parole.

Leggi questo, l'ho scritto bene?” domandò, passandomi il foglio.


Ho fame, andiamo a prendere qualcosa in un chiosco


Neanche un errore, stai facendo progressi enormi! Bene, ottima idea! Un secondo, avviso mia madre!” affermai con il mio solito entusiasmo.

Cinque minuti dopo stavamo prendendo posto in un tavolino.

Come sottofondo, Walking On The Moon dei Police.

Adoro questa canzone!” commentai.

In questo chiosco regnano i Police, il proprietario ne va matto!”

Mi sa che ci dobbiamo venire più spesso!”

Un delizioso aroma di caffè invase le mie narici.

Caffè! Ho deciso, prenderò un caffè!” esclamai.

Io non ne ho il coraggio, con questo caldo! Ti consiglio di prendere il Blue Mountain, l'hai mai assaggiato?”

Mai sentito nominare.”

Al momento di ordinare, io feci scena muta per qualche secondo perché, assorta com'ero nei miei pensieri, non mi ero accorta dell'arrivo del cameriere, che non si era annunciato.

Isa, ti ha chiesto...” cercò di avvisarmi Adrian.

Tu, signorina, cosa ordini?” lo interruppe il ragazzo di fronte a noi, ripetendo la domanda.

Ah, mi scusi, sa, non mi ero accorta della sua presenza... un Blue Mountain, grazie...” farfugliai imbarazzata, mentre sentivo le mie guance andare a fuoco.

Il cameriere rise con allegria. “Non ti preoccupare, e non darmi del lei, non siamo a scuola!”

Detto questo, si allontanò canticchiando la canzone dei Police.

Mi sentivo in imbarazzo. In teoria avrei dovuto farci l'abitudine, facevo spesso figuracce come quella, ma ogni volta mi sentivo sempre una deficiente.

Isa? Ci sei?” mi richiamò Adrian.

Sembro un'idiota” farfugliai.

Ma cosa stai dicendo? Non è di certo colpa tua se non ti sei accorta del suo arrivo! Può capitare a tutti!” ribatté.

No Addy, non può capitare a tutti, può capitare a me! Non vedo e finisco per coinvolgere anche gli altri nelle mie figuracce!” mi lamentai.

A volte cadevo nello sconforto, nonostante accettassi la mia cecità. Sapevo che quello non era il momento migliore, ma bastava una piccolezza a ricordarmi i miei limiti, e allora avevo bisogno di sfogarmi.

Isabel, ascoltami bene. Tutti nella vita fanno figure di merda, chi più chi meno. Non ti devi sentire diversa o peggiore, ma speciale. E non devi buttarti giù, perché tutto ciò che fa parte della tua vita ti rappresenta e ti rende Isabel. Se non mi andassero bene le tue figuracce e le tue difficoltà, non sarei certo qui seduto davanti a te. E questo vale anche per tutti gli altri. Mi hai capito bene?”

Ora mi stringeva la mano. Aveva parlato con passione, sentiva davvero ciò che stava dicendo.

Immaginai che fosse stato Jacob a dirmi quelle parole e mi sentii in colpa.

In quel momento arrivarono le nostre ordinazioni e io sorseggiai il caffè. L'aroma già mi aveva conquistato, il sapore era una bomba! Era cremoso, gustoso, si sentiva chiaramente il sapore del caffè. Era forte, intenso, non lasciava quel retrogusto sgradevole che avevo sentito in altri tipi di caffè.

Lo gustai con tutta me stessa, in Scozia l'avrei rimpianto!

La Giamaica è un viaggio sensoriale assurdo” dissi senza nemmeno rendermene conto.

Chiacchierammo per un tempo che mi sembrò troppo poco e mi lasciai andare, ridendo e confidandomi con Adrian.

Lui aveva il potere di mettermi a mio agio, probabilmente perché lo vedevo simile a me. Semplicemente, ci comprendevamo.

Sabato, per la tua ultima notte in Giamaica, devi assolutamente venire alla festa in spiaggia! Suonerà un gruppo di nostri amici, i Jammin', in cui Janine suona il basso; poi Gary, un altro nostro amico che fa il selecta, manderà un po' di musica per ballare. Il nostro gruppo ci sarà tutto. Tu verrai, vero?” buttò lì a un certo punto, cercando di non dare troppo peso alla cosa.

Che cosa?! Una festa? Un concerto in spiaggia? E secondo te posso mancare?! Ja suona il basso? E selecta significa dj, giusto?” lo mitragliai, quasi saltando dalla sedia.

Non poteva darmi una notizia bomba così, senza preavviso, tranquillamente!

Ehi, ma è l'effetto che ti fa il caffè?” scherzò. “Okay, allora... in genere qua ci sono feste e concerti in spiaggia praticamente ogni giorno, soprattutto in estate. Sì, Ja suona il basso nei Jammin', ed è anche molto brava. E sì, selecta corrisponde a dj. Vedrai, ci divertiremo, avrai sempre un bellissimo ricordo della tua ultima notte in Giamaica!”

Su questo non c'erano dubbi!” sussurrai.

Che ne dici di andare un po' in spiaggia?” propose, alzandosi.

Così lo presi sottobraccio e camminammo fino alla riva, ridendo e scherzando come vecchi amici.



Un gelato al cocco, grazie.”

Non ci potevo credere, stavo per partecipare al mio primo falò sulla spiaggia!

Dopo cena i miei amici – ormai li consideravo tali, e sentivo che tra noi c'era un legame molto stretto – me lo avevano proposto e io avevo accettato.

Non tornare troppo tardi” mi avevano solo detto i miei genitori.

E ora eravamo in un chiosco perché il caldo era insopportabile e avevamo bisogno di qualcosa di fresco.

E ora tenevo in mano la metà del guscio di una noce di cocco, che era stata svuotata e utilizzata come contenitore per il gelato al cocco. Si usava molto nei chioschi, non era la prima volta che mi capitava. Io mi conservavo il guscio ogni volta, come un suovenir.

Dalle casse si diffondeva una canzone allegra che mi aveva catturato da subito.

Di chi è questa canzone?” domandai a Roland, in piedi al mio fianco.

Anthony B, Reggae Gone Pon Top” annunciò.

Bella! Ma come fai a sapere il titolo di ogni canzone che senti?”

Ascolto musica ventiquattro ore al giorno da quando sono nato, qualcosa l'ho imparata! E poi l'estate scorsa siamo andati tutti assieme a un concerto di Anthony B” raccontò.

Ma stai scherzando? E com'è stato?”

Bellissimo, ovviamente. Anthony è un pazzo!”

Qual è il tuo cantante o gruppo preferito?” gli chiesi.

Te li farò sentire, sono sicuro che ti piaceranno.”

Cinque minuti dopo eravamo seduti in cerchio sulla sabbia; attorno a noi la spiaggia era disseminata di altri gruppi di ragazzi.

L'unica cosa che mancava era il falò, ma era comprensibile, dato che il fuoco non sarebbe stata la cosa più invitante a luglio.

Questo posto sembra essere sempre in vacanza” commentai.

In effetti in estate ce la godiamo la vita, quando inizia la scuola per noi è come stare in prigione. Insomma, chi resisterebbe chiuso in un'aula avendo la spiaggia a due passi?” spiegò Myra.

Ciao!” salutò una voce che non avevo mai sentito prima.

Gary, sei con il gruppo?” rispose Janine.

Sì, ti stanno cercando. Dovete decidere come fare per sabato...”

Gary, ti presento Isabel! Isa, lui è il dj della festa di sabato!” si intromise Adrian.

Sorrisi nella direzione da cui veniva la voce di Gary, sperando di non sembrare un'idiota.

Ti unisci a noi?” chiese Roland al ragazzo appena arrivato.

No, sono solo passato a salutarvi, sto andando al chiosco.”

Tutti lo salutammo mentre si allontanava. Era un ragazzo di poche parole, come Derek.

Proprio in quel momento mi ritornò in mente che Michelle quel pomeriggio aveva finito il braccialetto per lui, quindi era giunto il momento di dichiarargli i suoi sentimenti.

Infatti la ragazza, che generalmente prendeva sempre parte ai discorsi, in quel momento era taciturna, sicuramente tesa.

Io vado dai ragazzi del gruppo, vediamo che vogliono” annunciò Janine sollevandosi da terra.

Rimanemmo in sette.

Io intanto finivo quel delizioso gelato al cocco e cercavo di inalare l'odore di Jacob, mentre parlavo e scherzavo un po' con tutti.

Che cosa sarebbe successo quando fosse ripartita? Non avrei mai più rivisto le uniche persone che avevano accettato di essermi amiche in diciassette anni, non avrei più rivisto Jacob, e questo non lo potevo accettare! Per una volta che avevo trovato un ragazzo che mi faceva girare la testa, che mi accettava e mi trattava come una persona normale, dovevo rinunciarci per sempre.

Isa?” mi richiamò Roland.

Eh?” caddi dalle nuvole. Non stavo ascoltando la loro conversazione.

Dicevo che dopo ci possiamo fare un bagno, che ne dite?”

Di notte?!” esclamai, incredula.

E che problema c'è? Per noi non è la prima volta! È bellissimo, te lo assicuro!” disse Myra.

Uh, sì, lo voglio fare! Voi siete pazzi!”

E siamo fieri di esserlo!” ribatté Adrian ridendo.



A mezzanotte e un quarto stavo entrando in acqua, immergendo lentamente prima le caviglie, poi le gambe, le ginocchia...

I ragazzi, uno dopo l'altro, si tuffavano senza pensarci due volte, come se non avvertissero l'impatto con l'acqua fredda, e io onestamente non sapevo come facessero.

Isa, andando avanti di questo passo alle tre non ti sarai ancora tuffata!” gridò Jacob, nuotando verso l'acqua più alta.

Io ho bisogno dei miei tempi!” mi giustificai.

Vediamo che succede se cerco di velocizzarli un po'!” esclamò Myra, schizzandomi ripetutamente.

Io urlai e cercai di scappare, ma lei non mi lasciò in pace finché non fui immersa fino alle spalle.

Io ti ammazzo!” la minacciai, cercando di inseguirla.

Cominciammo tutti a schizzarci e ad inseguirci a vicenda. Mi sentivo una bambina, ero felice.

Derek e Michelle furono i primi a uscire. Myra, Roland e Adrian si riunirono sulla riva per parlare e riprendere fiato, sdraiati dove le onde morivano.

Io e Jacob restammo nell'acqua più alta; io continuavo a ridere e lui mi faceva ridere ancora di più con i suoi commenti.

Quando finalmente mi calmai, trascorsero alcuni istanti di silenzio, accompagnati dal mormorio delle onde e le risate degli altri sul bagnasciuga.

Jake, io non me ne voglio andare” mi ritrovai a mormorare senza quasi accorgermene.

Tutti vorrebbero che tu rimanessi, è raro provare così tanto affetto per una persona conosciuta da poco” rispose lui facendosi più vicino a me.

Io non voglio perdere nulla di tutto questo.”

Gli occhi mi si riempivano di lacrime, ma non era il caso di piangere. Gli strinsi forte una mano e lo attirai ancora più vicino a me, volevo sentire la sua presenza, volevo stargli accanto il più possibile, non sprecare nemmeno un secondo.

E volevo baciarlo, volevo che lui ricambiasse e mi stringesse a sé. Sapevo che così avrei sofferto la sua mancanza ancora di più, ma in quel momento non mi importava.

Non voglio perderti, Jacob” sussurrai, alzando il viso verso di lui.

Adesso sono qui e non ho intenzione di andar via” mormorò.

Le sue labbra sfiorarono le mie, leggere, come se avesse quasi paura di offendermi con quel gesto.

Io premetti più forte le labbra sulle sue per fargli capire che ero d'accordo.

E lui intensificò il bacio.

Io avevo diciassette anni, e quello era il mio primo bacio. Non sapevo se esserne felice o vergognarmi, sapevo solo che era magico e avrei voluto non finisse mai.

Non so quanto tempo passò prima che uscissimo dall'acqua. Che si trattasse di secondi o di ore, era comunque troppo poco.



Stavamo assieme? Sì, stavamo assieme.

Anche gli altri se n'erano accorti: tra me e Jacob scorreva pura elettricità, sicuramente non si trattava di semplice amicizia.

La stessa elettricità che scorreva tra Derek e Michelle; mi facevano tanta tenerezza!

Passammo la mattinata successiva a passeggiare sul lungomare, accanto a chioschi e bancarelle, perché stranamente non avevamo nessuna voglia di andare in spiaggia.

Di pomeriggio io, Michelle, Myra e Janine ci riunimmo in un chiosco per prendere il gelato assieme. Eravamo ragazze, avevamo bisogno di chiacchierare e confidarci senza ragazzi attorno ogni tanto.

Riconobbi il chiosco in cui io e Adrian avevamo preso il caffè assieme.

Miki, ci devi raccontare tutto!” esclamò Myra non appena ci sistemammo in un tavolino.

Okay, allora... ieri notte io e Der siamo usciti dall'acqua prima di tutti, gli ho chiesto di venire al chiosco con me e lui ha accettato. Dopo un po' che camminavamo e parlavamo come nostro solito, siamo giunti in un tratto di spiaggia quasi deserto. Così gli ho chiesto di fermarsi, l'ho guardato negli occhi e gli ho rivelato i miei sentimenti stringendo forte il braccialetto in una mano. Oddio, all'inizio balbettavo, volevo tuffarmi in mare e affogare perché non sapevo cosa stesse pensando di me, ma poi mi sono fatta coraggio: dopo due anni era arrivato il momento. Lui ha sorriso nella maniera più dolce possibile e non ha nemmeno aspettato che gli mostrassi il braccialetto. Senza dire niente, mi ha stretto a sé e mi ha baciato, e in quel momento il mio cervello ha smesso di funzionare! Lo aspettavo da due anni, capite?” raccontò Michelle con un trasporto tale da farmi emozionare.

Wow, finalmente, dopo due anni! Lo sai che siete la mia coppia preferita?” commentò Myra abbracciandola.

Quel braccialetto gli sta proprio bene, mi sa che non se lo toglierà tanto facilmente!” aggiunse Janine senza troppe smancerie.

Dopo un po' annunciai: “Anche io avrei qualcosa da raccontarvi.”

Anche se non li potevo vedere, sentivo sei occhi puntati addosso.

Partii dal principio, ovvero che Jacob mi era piaciuto fin dal primo momento, fino alla notte prima, quando ci eravamo baciati. Nessuna delle tre osava interrompere il mio racconto.

Non ci posso credere, Isa, tu e Jake! Sono davvero contenta per te!” esclamò subito Myra abbracciandomi.

Sembrava davvero entusiasta, ma io non mi ero fatta ingannare, avevo notato la sfumatura che aveva preso la sua voce e non mi era piaciuta per niente.

Probabilmente era gelosa perché lei e Jacob erano come fratello e sorella, si volevano un gran bene e un po' di gelosia era normale, soprattutto nel primo periodo.

Mentre uscivamo dal bar, domandai a Janine se se ne fosse accorta e se sapesse il motivo. Lei mi rispose che l'aveva notato, ma neanche lei sapeva spiegarselo. Mi raccontò che il rapporto tra Myra e Jacob era molto particolare e nessuno riusciva a capirlo fino in fondo.

Jacob è un ragazzo d'oro, non lasciartelo scappare!” mi raccomandò. Janine non parlava quasi mai di sé e di ciò che pensava dei suoi amici, quindi sentirla esprimersi così era una novità per me.

Mi fece commuovere.



Il tramonto. Inutile, lo amavo davvero.

Ero nella veranda in legno sul retro, da sola. Avevo bisogno di riflettere e di scrivere in braille. Era terribile rendermi conto che, dopo la mia partenza sarebbe tornato tutto alla normalità. L'unica cosa diversa sarebbe stato il vuoto che tutti quei ragazzi, soprattutto Jacob, avrebbero lasciato nel mio cuore.


Quando sai che non potrai mai essere felice, meglio essere tristi per tutta la vita. Se provi la felicità anche solo per un secondo, perderla sarà molto più difficile. Nulla sarà più come prima.


Mentre scrivevo, qualcuno in lontananza gridò il mio nome. Riconobbi il rumore delle stampelle di Roland che si avvicinava a me.

Sorrisi nella sua direzione. “Roll, hai bisogno d'aiuto per salire i gradini?” gli chiesi, scattando in piedi per dargli una mano, anche se in realtà non sapevo nemmeno io dove andare.

Tranquilla, ce la faccio! Smetterò di salire i gradini solo quando sarò in una sedia a rotelle, cioè mai!”

Mi raggiunse, si lasciò cadere sulla sedia accanto alla mia e lasciò bruscamente le stampelle, che caddero rumorosamente a terra.

Odio questi affari! Un giorno mi faranno l'intervento al ginocchio e potrò diventare pure un centometrista!” esclamò con il fiatone.

Sei forte, Roland, neanche le stampelle ti fermano! Ma come fai?”

Semplicemente ho voglia di vivere e di divertirmi. Sarebbe molto peggio se restassi tutto il giorno seduto senza fare nulla; meglio mettersi alla prova e andare a letto sfiniti ma contenti, non trovi?” spiegò con naturalezza.

Hai perfettamente ragione” concordai.

Ti devo far sentire il mio gruppo preferito! Pensavi che me ne fossi dimenticato?” annunciò con entusiasmo.

In realtà sono io che me ne sono completamente dimenticata! Dai, sono curiosa!” ammisi scoppiando a ridere.

Mi offrì i suoi auricolari e io me li portai alle orecchie. Pochi secondi dopo partì una canzone che mi ipnotizzò completamente; rimasi a bocca aperta ad ascoltare.

Sono semplicemente fantastici... come si chiamano?” commentai, togliendomi una cuffietta per poter parlare con lui.

Sapevo che ti sarebbero piaciuti! Si chiamano Groundation, quella che stai ascoltando si intitola Picture On The Wall, loro sono californiani. Dopo che avrò visto un loro concerto, potrò morire felice!” affermò.

Se vedi un loro concerto, ti ammazzo con le mie mani!” ribattei.

Possiamo sempre andarci insieme!”

Scoppiai a ridere. “Oddio, ma te lo immagini? Io non vedo nulla, tu con le stampelle, in mezzo a una folla di invasati!”

Senti, le mie stampelle sono un'arma potente! Se qualcuno ci disturba, gliene do un colpo in testa e lo stendo!”

Idem, solo che la mia arma sarà il bastone bianco!”

Trascorremmo un po' di tempo a scherzare e ridere. Intanto lui aveva scollegato gli auricolari dal suo cellulare e ascoltavamo i Groundation assieme.

Sai che tu e Jake insieme state proprio bene?” disse a un certo punto.

Oh, lo pensi davvero?”

Certo! Io l'ho capito dal primo giorno, Jake è davvero preso.”

Io sono al settimo cielo, mi sento davvero fortunata al suo fianco, ma... domenica io devo andar via, cosa succederà? La sola idea di una relazione a distanza mi distrugge!” confidai con un sospiro.

Lo so, è sempre difficile in questi casi...”

Mi mancherete tutti” dichiarai.

E tu mancherai a tutti noi, però un giorno ci rivedremo! Noi sette organizzeremo un viaggio, andremo in Scozia apposta per te! Devi crederci!” mi assicurò, la voce carica di determinazione.

Roland era così: passionale ed emotivo, l'affetto che provava per i suoi cari era palese.

Beh Roll, se me lo dici così, finisco per crederci davvero!” risposi, tirandogli uno dei suoi lunghissimi e tanti dread.



Sabato. Era arrivato, non ci potevo credere! Quella notte sarei andata al concerto dei Jammin' e il pomeriggio successivo avrei lasciato Buff Bay.

Venerdì, dopo cena, mentre tutti andavano in giro per i chioschi o si tuffavano in mare per un bagno notturno, io e Jacob eravamo rimasti da soli.

In sua presenza non mi sapevo controllare, volevo baciarlo fino a rimanere senza fiato, volevo sentire i suoi dreadlocks tra le dita e il suo delizioso odore nelle narici.

E così avevo fatto. Avevamo scherzato, ci eravamo confidati, ci eravamo baciati e coccolati a vicenda, abbracciati e con un sorriso sognante stampato in faccia.

In quel momento mi sentivo amata come non mi era mai successo, avevo rimosso tutti quegli idioti che mi avevano rifiutato per via dei miei problemi. Jacob non era loro, Jacob era diverso da tutti gli altri.

Quel giorno a pranzo non avevo fame. Non avevo voglia di stare in un chiosco gremito di gente, volevo scappare e non tornare mai più, volevo rifugiarmi in un'isola deserta con i miei amici e dimenticare la Scozia.

Ordinai lo Stew Vegetables senza nemmeno pensarci. Era uno stufato di verdure, banane verdi e tuberi cotte nel latte di cocco.

Lo assaggiai e non mi piacque molto. Era interessante il contrasto tra il dolce del latte di cocco e il sapore forte delle verdure, ma le banane verdi e i tuberi non mi conquistarono. Trovavo che fossero in più in un piatto del genere.

Isa, hai una faccia...” mi prese in giro Julian ridacchiando.

Non ti piace?” mi chiese mia madre.

Le banane verdi fanno schifo” commentai.

Non ti va proprio?”

Dai, lo finisco, non è così pessimo” affermai, esplorando il piatto con la forchetta per trovare il cibo.

Isa, lo sai che mi sono fidanzato?” esclamò Julian.

Il cibo mi andò quasi di traverso e mi venne da ridere.

Ma davvero? E come si chiama la tua fidanzata?”

Dorothy, ha cinque anni, quindi ha un anno in più di me. Però sono più alto io di lei!” raccontò il bambino con allegria.

È la nipotina di Seth, l'ha conosciuta al porto. Li devi vedere! Vanno in giro mano nella mano, sono troppo carini!” bisbigliò mamma dandomi di gomito.

Sorrisi, pensando che a quattro anni fosse tutto più facile.



Avevo messo un solo vestito carino in valigia e l'avevo conservato per la festa di sabato. Aveva le spalline sottili, mi arrivava appena sopra il ginocchio ed era di cotone leggero.

I miei amici mi avevano invitato a cena con loro; la prima e l'ultima volta che avremmo cenato assieme.

Avvisai i miei genitori che stavo uscendo e mi precipitai nel terrazzo sul retro per aspettare che qualcuno passasse a prendermi.

Dopo circa cinque minuti, Adrian annunciò la sua presenza.

Sei pronta?” mi chiese.

Prontissima!”

Mentre ci dirigevamo verso il chiosco dove tutti gli altri erano già riuniti, tra noi si creò uno strano silenzio imbarazzato. Sentivo che lui era teso: mentre lo tenevo sottobraccio, mi accorsi che si era un po' irrigidito.

Addy, va tutto bene?” gli domandai con sincera preoccupazione.

Sì, certo, tutto alla grande!” rispose prontamente. Troppo prontamente.

Ne sei proprio sicuro? Non è che hai freddo? Sei un po' rigido...”

Lui sospirò e tacque per qualche secondo.

Stavo pensando che... ci mancherai tanto” mormorò timidamente.

Oh, che tenero! Me lo immaginai con le guance in fiamme per l'imbarazzo.

Gli strinsi forte il braccio e sorrisi. Anche lui mi sarebbe mancato, dovevo ammetterlo. Era sempre molto dolce con me, mi veniva spontaneo parlargli di ciò che pensavo, un po' come con Roland.

Arrivati al tavolo del nostro gruppo, mi ritrovai tra Jacob – ovviamente – e Adrian.

Che ne dite se prendo il rundown?” chiesi consiglio ai miei amici al momento di ordinare.

Non l'hai ancora provato?” ribatté Jacob incredulo.

No. Quindi cosa prendo?”

Devi provarlo assolutamente, io lo amo!” affermò Myra.

E rundown sia!” conclusi.

Il pesce marinato nel latte di cocco era davvero squisito. Era come mangiare normale pesce marinato, ma con una nota dolce conferitagli dal latte di cocco e dalle varie spezie. Era delicato e saporito allo stesso tempo.

Mentre chiacchieravamo e mangiavamo, avvertivo una strana tensione tra tutti noi. Apparentemente andava tutto a gonfie vele, ma io ero dotata di sesto senso e mi rendevo conto quando qualcosa non andava.

Avevo un po' d'ansia, giusto una puntina, e sapevo che presto sarebbe accaduto qualcosa.

Janine venne richiamata dal suo gruppo subito dopo cena per fare il soundcheck e noi, prima di andare in spiaggia, prendemmo il caffè. Mentre sorseggiavo il mio fantastico Blue Mountains, mi tornò in mente il pomeriggio passato con Adrian.

Sotto il tavolo stringevo la mano di Jacob. Volevo sentirlo il più vicino possibile.

Al mare, mi levai le scarpe e rimasi a piedi nudi sulla sabbia. Avevo voglia di ballare e divertirmi a quel concerto.

Ci sedemmo a terra, sul telo da mare di Michelle per aspettare l'inizio dello spettacolo. La spiaggia pullulava di gente, soprattutto giovani, ma in generale persone di tutte le età. Sentivo gli schizzi provocati da chi si tuffava in mare e le loro grida di divertimento, mentre il dj – Gary – mandava qualche canzone come sottofondo.

I miei amici mi raccontavano ciò che accadeva intorno a noi, mentre Jacob mi stringeva una mano.

Loro salutavano gran parte della gente che passava accanto a noi.

Adrian, stranamente, era taciturno e stava un po' in disparte, ma a rallegrare la serata ci pensavano Roland e Myra, che cantavano a squarciagola come due pazzi tutte le canzoni. Erano forti insieme!

Il cantante annunciò al microfono che lo spettacolo stava per cominciare e invitò tutti ad avvicinarsi sotto il palco.

Andiamo!” saltammo subito su io, Myra, Roland e Adrian.

Guadagnammo un posto in prima fila e gridammo di tutto a Janine, che si posizionava sul palco con il suo basso.

Ja, facci sognare!” scherzò Roland, scatenando le risate generali.

Stai zitto, centometrista!” ribatté lei, provando il suo strumento.

Quando il concerto ebbe inizio, mi ritrovai inevitabilmente a muovermi a tempo e sorridere con aria sognante.

I Jammin' erano un gruppo locale, sì, ma erano davvero bravissimi e meritavano di essere famosi. Riuscirono a trasmettermi tutta la loro passione dal modo in cui suonavano, dalla loro grinta, così tanta da essere palpabile.

Ballai e commentai la performance assieme ai miei amici. Loro sapevano tutte le canzoni a memoria, sicuramente avevano assistito a decine di concerti dei Jammin'.

Quasi a fine concerto, cantarono Reggae Night, una canzone che conoscevo benissimo, ma di cui non ricordavo l'autore.

Roll?”

Che c'è?”

Di chi è questa canzone?”

Di Jimmy Cliff!” rispose senza esitare.

Ah, okay! Stai ballando?”

E secondo te rinuncio a ballare?”

Come, con le stampelle?”

Isabel, ma mi conosci? Ballo come posso! Certo, sembro un invasato... ma ballo lo stesso!”

In quel momento Jacob mi cinse la vita con un braccio, attirandomi al suo fianco.

Cantammo insieme tutta la canzone e io sentii che il mondo intero mi sorrideva.

Il concerto, con grande disappunto e dispiacere di tutti, si concluse troppo presto, ma subito Gary intervenne con un po' di canzoni estive e ballabili.

Eravamo tutti sudati e accaldati.

Ho un'idea! Ci prendiamo tutti per mano, poi al mio tre corriamo assieme verso la riva e ci tuffiamo in mare! Che ne dite?” propose Adrian.

La musica lo aveva caricato tantissimo, riusciva a portare fuori la parte più pazza di lui.

E io come faccio?” protestò Roland.

Starai tra me e Myra, che ti sosterremo fino all'acqua. Tu dovrai avanzare solo con la gamba sana” affermò Jacob con decisione.

Eravamo pronti. Alla mia sinistra c'era Jacob, alla mia destra Michelle.

Uno... due... tre!”

Corremmo insieme verso la riva tra le risate. Qualcuno era più lento, qualcuno più veloce e trascinava gli altri.

Quando i miei piedi avvertirono il freddo dell'acqua, provai a ritrarmi, ma ormai qualcuno si era già tuffato e finimmo tutti in acqua.

Oddio, è ghiacciata!” gridai dopo essere riemersa, poi scoppiai a ridere.

È bellissima!” obiettò Roland.

Tutti ridevano e si lanciavano schizzi di acqua salata.

All'improvviso qualcuno – Jacob – mi avvolse la vita con le braccia e cominciò a trascinarmi nell'acqua un po' più alta.

Tra urla e risate, provai a divincolarmi.

Ti affogo!” lo minacciai, muovendo convulsamente le braccia per cercare di allontanarlo.

Se mi affoghi, affogheremo insieme” sussurrò, e io venni scossa da un brivido.



Avevamo solo due teli da mare per asciugarci, dato che il bagno non era previsto, così ce li passammo, togliendoci giusto la salsedine. Per riscaldarci, l'unica soluzione era ballare.

Uh, questa è una bomba!” esclamò Adrian, riconoscendo le prime note di una canzone che avevo sentito decine di volte da quando ero in Giamaica.

Roll, questa è Make It Bun Dem di Damian Marley!” dissi.

Brava, vedo che stai imparando! Vediamo se ne indovini qualcun'altra!” rispose mentre si muoveva a tempo.

Vuoi ballare, miss?” intervenne Jacob.

E me lo chiedi?”

Ci scatenammo, uno vicino all'altra, sempre a contatto. Non mi importava se tutta la spiaggia ci fissava, meglio che tutti sapessero che ero felice.

D'un tratto, spontaneamente, Jacob posò le labbra sulle mie e mi baciò. Non fu un bacio lungo e profondo, semplicemente premette le labbra sulle mie.

Quando ci staccammo, Jacob chiese: “Myra, tutto bene? Sei pallida, che succede?”

Che succede? E hai anche il coraggio di chiedermi che succede?! Lo sai benissimo!” gridò la ragazza, per poi correre via.

Myra, dove vai? Oddio, sta piangendo!” esclamò il mio ragazzo disperato. “Isa, aspettami qui.”

E corse via anche lui.

Michelle mi si avvicinò.

Miki, che sta succedendo?” domandai con preoccupazione.

Devo andare da Myra. Oddio, ero sicura che non avrebbe retto!” borbottò, più per se stessa che per me.

Mentre si allontanava, le afferrai il polso e la seguii.

Lo sapevo, era ancora troppo presto, lei non l'ha accettato! Adesso se ne renderà conto, lui non la può ricambiare...” continuava a borbottare Michelle, mentre io cercavo di capire.

Intanto ci stavamo allontanando velocemente dalla festa, la musica si faceva sempre più debole, mentre potevo udire sempre più forte le voci di Jacob e Myra.

Quando raggiungemmo la nostra amica, lei era scoppiata a piangere e respingeva Jacob con violenza.

Non sei tu ad aver sbagliato, va bene? Sono io, che non riesco ad accettare che ora stai con un'altra! Secondo te l'ho scelto io, di innamorarmi di te? Lasciatemi sola!” gridò Myra con ira, non verso uno di noi, non verso qualcuno in particolare.

Myra, dai, calmati!” provò a tranquillizzarla Michelle, avvicinandosi a lei.

Mi dispiace, pensi che io sia contento di vederti soffrire così? Pensi che mi faccia piacere essere la causa della tua tristezza?” ribatté Jacob con disperazione.

Mi sembrava di essere finita in una soap opera.

No, ma cosa ci posso fare se soffro così? Semplicemente non ci credo, che tu non mi abbia mai ricambiato! Mi ricordo quel giorno in spiaggia, tanti anni fa: stavi per baciarmi! Ma ti sei bloccato, tu ti sei sempre fermato, mi hai sempre rifiutato come fosse una questione di principio! Perché hai sempre finto di non amarmi? Perché, Jacob?” si sfogò Myra, piangendo ancora più forte.

È vero, io ti ho amato; ora mi piace Isabel, ma in passato io ti ricambiavo! Ma io non potevo baciarti, non potevo lasciarmi andare, non potevo amare mia sorella, il mio stesso sangue! Noi due siamo gemelli!”



Diciassette anni prima, in casa Blackman nacquero due gemelli. La famiglia dei bambini era povera, non aveva abbastanza soldi per mantenerli entrambi; così i due coniugi decisero di dare in adozione il maschio e tennero la femmina, graziosa e delicata. La chiamarono Myra.

Il piccolo, Jacob, crebbe con una coppia che non riusciva ad avere figli e lo considerava un dono del cielo. Lui seppe fin da subito che quelli non erano i suoi genitori naturali, glielo avevano spiegato, ma nessuno gli rivelò mai quale fosse la sua vera famiglia.

Jacob e Myra crebbero insieme, giocando e condividendo tutto come fratelli, senza sapere di esserlo realmente. Solo all'età di dodici anni Jacob venne a conoscenza della verità e conservò il segreto per anni. Aveva paura che, se avesse raccontato tutto a Myra, lei si sarebbe arrabbiata con i suoi genitori, li avrebbe ripudiati perché non le avevano raccontato la verità.

All'età di quattordici anni, Jacob si accorse di essere innamorato di Myra. Proprio di lei, la sua migliore amica, sua sorella. Lei gli correva dietro da anni ormai, provava un amore così profondo per lui che, anche se provava in tutti i modi a dimenticarlo, non ci riuscì.

Lui la rifiutava, nonostante tra loro scorresse palesemente un amore incontrollabile; lei non ne capiva il motivo e lo odiava per questo.

Ma quella sera Jacob esplose, non sopportava più quel peso, era stanco di vedere la persona a cui voleva più bene soffrire così: voleva darle una volta per tutte una spiegazione accettabile, dirle finalmente la verità.



Mezz'ora alla partenza.

Io e Jacob stavamo seduti sul tavolo della terrazza sul retro, stretti in un abbraccio, senza dire nulla.

Jake?”

Sì?”

Io ti piaccio davvero o stai con me solo per dimenticare Myra?”

Non devi dubitare nemmeno per un attimo dei miei sentimenti. Ho dimenticato Myra anni fa.”

Come va ora con lei?”

Ha pianto un po', si è sfogata, ma ora va tutto bene. Ha detto che, se lo avesse scoperto prima, tutto questo non sarebbe mai successo, ma è contenta di essere mia sorella. Sai, quando compiremo diciotto anni, andremo a vivere insieme, come fratello e sorella, finalmente.”

È una bellissima cosa, Jake.”

Isa, ho un regalo per te. Lo so che non è molto, ma... ho chiesto aiuto a Michelle e ho fatto questo con le mie mani.”

Legò un braccialetto di corda al mio braccio. Io lo abbracciai con gratitudine e un sorriso a cento denti sulle labbra.

Gli ultimi baci che ci scambiammo furono pieni di passione e disperazione.

Ci incamminammo alla fermata del pullman che ci avrebbe condotto all'aeroporto; i miei genitori erano già lì, mi avevano concesso un po' di tempo da sola con Jacob.

Isa!” esclamarono Adrian, Myra, Michelle, Roland, Derek e Janine quando mi videro arrivare.

Ragazzi, ci siete tutti!”

Li abbracciai, dal primo all'ultimo, e consegnai a ognuno di loro un cartellino con il loro nome in braille scritto sopra, come ricordo.

Questo è il nostro regalo!” esclamarono Michelle, Derek e Janine consegnandomi una busta piena di noci di cocco.

Oddio, che dolci!” li ringraziai, mentre le lacrime mi pungevano gli occhi.

Ecco, io dovevo farti un regalo a parte!” esclamò Roland, posizionandosi di fronte a me e consegnandomi un cd.

Roland, il solito fissato con la musica! Di chi è il cd?”

Dei Groundation, Hebron Gate!”

A quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime, scoppiai a piangere come una bambina.

Roland, facendo affidamento sulla sua gamba sana, lasciò andare le stampelle e mi abbracciò forte. Solo allora mi accorsi di quanto fosse minuto, lo superavo quasi di dieci centimetri, eppure si sentiva da ogni suo muscolo che era energico, forte e pieno di vita­.

Non piangere così, altrimenti mi commuovo anch'io!” mormorò.

Mentre mi asciugavo le lacrime, Adrian venne da me e mi prese le mani tra le sue.

Addy...”

Lui non disse niente, si limitò a mettermi in mano un foglio scritto in braille e una bustina di raso. La aprii e vi trovai un paio di orecchini con due conchiglie.

Li ho fatti io, mi ha aiutato Michelle.”

Le lacrime non accennavano a diminuire. “E per la lettera in braille?”

Ricordi quel giorno che ti ho chiesto l'attrezzatura perché volevo esercitarmi?” mormorò, la voce carica di qualcosa che non riuscivo a interpretare. O meglio, che volevo negare. Non stava per piangere, non per me.

Asciugai le mie guance con una mano e lo strinsi forte.

Prima che lo lasciassi andare, una goccia calda, una lacrima, piovve sul mio braccio.

Adrian stava piangendo.

Prima che potessi rendermene conto, mi ritrovai sepolta tra le braccia di Jacob.

Entrai nel bus con il suo odore ben impresso nelle narici.

Trascorsi tutto il viaggio in silenzio.

La mancanza dei miei amici e del mio ragazzo si faceva già sentire, più forte che mai.

Una volta sull'aereo, tirai fuori la lettera di Adrian.


Isa, lo so che questo non è il modo migliore di dirtelo. In questa settimana sono stato un codardo. Potevo parlarne in un sacco di occasioni, ma non l'ho mai fatto. Questo perché ti vedevo così felice e non volevo rovinare tutto. Spero che ciò non comprometta la nostra splendida amicizia, sarebbe un dolore immenso perderti.

Ti amo, ecco tutto.

Addy


L'aereo decollò.




   
 
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