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Autore: EllaYaYa    26/02/2009    3 recensioni
La gente, quando mi guardava, diceva "E' proprio fatta per regnare, un giorno".
Ma si sbagliava, così come mi sbagliavo io.
{Perchè Morgana la Fata non è nata per essere Regina.}
[Artù/Morgana]
Sospesa causa blocco dello scrittore. Mi dispiace.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~do it for me;

II CAPITOLO
{Better than you}


“Ricordi quando ti battevo sempre?"
"Mai successo!”


(Morgana-Artù, Il momento della verità)



{ Dopo l’incontro con il principe Artù, tornai nelle mie stanze, e vi rimasi.
Non volevo correre di nuovo il rischio di essere beccata da Uther.
Dovevo comportarmi bene, se non volevo che mi mandasse via.
Per questo, quando il giorno dopo mi chiese di partecipare al banchetto di quella sera, in cui mi avrebbe presentata ufficialmente alla corte, risposi subito di si. Non ne avevo voglia per niente, in realtà.
Non sapevo che sarebbe stato più interessante di quanto pensassi. }

Passai tutto il pomeriggio a cercare di decidere cosa indossare, senza venirne a capo.
Era un giorno importante per me. Dovevo essere quantomeno presentabile.
Sospirai, mentre mi appoggiavo l’ennesimo abito addosso e mi guardavo allo specchio.
In quel momento, sentii bussare alla porta.
“Avanti” dissi, buttando il vestito sul paravento.
Entrò una ragazzina della mia età, scura di pelle, con dei dolci occhi color nocciola. Sicuramente non era una nobile: indossava un vestito trasandato che aveva l’aria di essere piuttosto vecchio, e i suoi capelli castani erano legati in una crocchia poco curata.
Abbassò la testa, rispettosa. “Salve, lady Morgana. Sono Gwen, la vostra nuova servitrice.”
“Oh.” Borbottai, stupita. Uther, a pranzo, mi aveva detto che nel pomeriggio sarebbe arrivata la mia nuova serva. Ma non avrei mai creduto che fosse così giovane. Dopotutto, ero abituata alla mia vecchia balia.
“Va bene.” Dissi, sorridendo. In fondo avere una serva della mia età poteva avere i suoi vantaggi: la balia per me era stata come una mamma, ma Gwen avrebbe potuto essere come una sorella. “Mi stavo provando qualche vestito per il banchetto di stasera. Perché non mi aiuti a scegliere?”
Gwen mi guardò, un po’ sorpresa. “Oh, ehm … certo, d’accordo.”

***


Con l’aiuto di Gwen, riuscii finalmente a decidere il vestito da mettere (azzurro, perché, secondo Gwen, era un colore che mi donava particolarmente).
Dopodiché, aspettando l’inizio del banchetto, restai in camera a chiacchierare con lei. Era molto timida, così parlai quasi solo io. Ma riuscii a scoprire che il suo nome intero era Ginevra e che suo padre era un fabbro.
Quando mancava solo mezz’ora alla festa, indossai il mio vestito, e Gwen mi spazzolò i capelli fino a farli splendere.
Mi guardai allo specchio e sorrisi, soddisfatta.
Gwen sorrise a sua volta, e chiese “Andiamo?”
“Certo.” Risposi, sicura. Non diedi a vedere il mio nervosismo.

***


Quando io e Gwen arrivammo davanti all’ingresso della sala del castello, mi bloccai.
Mi allungai sulle punte per sbirciare all’interno: c’era tanta, tanta gente.
Sospirai. Avanti Morgana mi dissi, cercando di mantenere la calma devi solo essere carina e gentile, andrà tutto bene.
Gwen sembrò leggermi nel pensiero. Sorrise timidamente, e mormorò “Coraggio.”
Le sorrisi a mia volta, ed entrai. Lei mi seguì.
Come già sapevo, la sala era piena di gente. Cavalieri e dame chiacchieravano allegramente tra loro, mentre alcuni servitori finivano di imbandire i tavoli.
Guardai il tavolo al fondo della sala, quello in cui sedevano il re e il principe … e dove avrei dovuto sedere anch’io, probabilmente.
Era ancora vuoto. Uther e Artù non erano ancora arrivati.
Mi voltai, e vidi che Gwen stava ancora dietro di me.
Mi sentii sollevata: era il mio unico punto di riferimento.
“Lady Morgana.” Sentii una voce familiare. Mi girai nuovamente, per ritrovarmi davanti Artù Pendragon.
“Principe Artù.” Replicai, con un sorrisetto di circostanza.
“Che piacere vedervi.” Disse, il tono leggermente sarcastico. “In effetti, avevo proprio qualcosa da chiedervi.”
“Prego.” Risposi, curiosa.
“Non mi avete ancora detto perché ieri ridevate.” Mi guardò, altero, con la stessa espressione sarcastica.
“Oh.” Feci, capendo subito di cosa parlava. Lo avevo praticamente preso in giro, il giorno prima. “Beh …” Dissi, esitante.
“Sbaglio o era per il mio modo di usare la spada?” Disse, guardandomi con aria quasi … impietosita.
Alzai un sopracciglio. “Si, esatto.”
Artù guardò dietro di sé, ed io seguii il suo sguardo. Poco lontano da noi, c’era un gruppo di ragazzi pressoché della nostra età, che ci guardavano e ridacchiavano tra loro.
Abbassai il capo e sorrisi: ora era tutto chiaro. Il servo del principe aveva fatto la spia. E Artù doveva salvarsi la faccia davanti agli amici. Ovviamente lo prendevano in giro perché era stato deriso da una donna.
Beh, non gliel’avrei certo data vinta così facilmente.
“E pensate di avere la competenza per giudicare?” Domandò, con un sorrisetto.
“Sono figlia del conte Gorlois.” Gli rammentai, sorridendo a mia volta. “Era un grande guerriero, e lo osservavo sempre mentre si allenava.”
“Ma … questo non c’entra.” Borbottò, con un altro sorriso arrogante. “Siete … una ragazza.”
“E allora?” Domandai, piccata.
“Beh, le ragazze ne sanno solo di vestiti e filato, no?” Disse, alzando le spalle. Aveva sempre quel ghigno sul volto. Non lo sopportavo.
“Non necessariamente. E’ vero, mi è stato insegnato a filare, ma mio padre mi ha insegnato anche come si usa una spada …” Feci, risoluta. “ … e, sinceramente, penso proprio di aver imparato meglio di voi.”
Sentii un coro di ‘woooh’ provenire dalle spalle di Artù. I suoi amici stavano ascoltando, a quanto pareva.
“Non dite idiozie.” Ribatté Artù. Il ghigno era stato sostituito da un’espressione irritata.
“Volete mettermi alla prova?” Chiesi. Un altro coro di ‘woooh’.
Artù scoppiò a ridere. “Non mi batterei mai con una donna.”
“Paura?”
Si irrigidì. “Sto solo cercando di salvarvi da un’umiliazione.”
“A dire il vero state umiliando voi stesso, al momento.” Dissi, accennando ai suoi amici, che ancora ridevano.
Artù li guardò per un secondo, poi fissò nuovamente il suo sguardo su di me.
Sorrise, beffardo. “Non sapete ciò che dite.”
“Io dico di si.” Ribattei. Non ero disposta a cedere, anche se, in effetti, aveva ragione: non sapevo cosa stavo dicendo. Lo stavo praticamente sfidando a duello? Una dama contro un principe?
Non ebbi il tempo di riflettere, che un altro ragazzo si avvicinò. “Il principe Artù accetta la sfida, ovviamente.” Disse, sorridendo. “Oh, che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Sono Uwaine.” Si inchinò.
Ricambiai l’inchino. “Io sono Morgana.”
“Lo so.” Ribatté lui, con un sorrisetto. “Anzi, tutti lo sanno. Non si parla che di voi, questa sera.”
Sorrisi, cordiale. Artù invece sembrava infastidito dall’interruzione. Lo guardò con aria interrogativa.
“Comunque” riprese Uwaine “dicevo che Artù accetta volentieri la sfida.”
“Ah si?” chiese Artù, guardandolo beffardo.
“Certo.” Disse il suo amico. “Non avrai davvero paura di una ragazza?”
“Certo che no, ma …”
“Beh, allora è deciso.” Decretò Uwaine, senza lasciarlo parlare. “Domani a mezzo dì, nella scuderia.”
“D … d’accordo.” Feci, poco convinta.
“Avete cambiato idea?” Chiese subito Artù. Ci sperava, era evidente. Ma aveva parlato con il solito tono arrogante che lo contraddistingueva, per non passare da codardo con l’amico.
“No.” Risposi, determinata. “A domani.”
Voltai le spalle ai due ragazzi, e tornai da Gwen.

***

Il giorno dopo a mezzo dì, come d’accordo, sgattaiolai dalle mie stanze ed uscii dal castello, per recarmi nella scuderia.
Mentre camminavo, ripensavo alle parole di Gwen, a cui avevo confidato della ‘sfida’.
“Mi sembra sconveniente, per una dama.” Mi aveva detto, decisa. E aveva ragione, lo sapevo. Ma non potevo certo darla vinta a quel maschilista di Artù e ai suoi amici.

Quando arrivai, Artù era già lì, insieme ad Uwaine.
Mi fecero indossare l’armatura di quest’ultimo che, a dirla tutta, mi andava un po’ grande.
“Adesso puoi andare, Uwaine.” Disse Artù, guardando l’amico.
“Non se ne parla.” Ribatté lui, duro. “Io voglio restare.”
“Non penso che lady Morgana si sentirebbe a suo agio.” Fece Artù, guardandomi in cerca di consenso.
Per me non faceva poi molta differenza, ma annuii.
Uwaine sospirò “D’accordo.” Si allontanò un po’. Poi si voltò.
“Vattene Uwaine!” Ripeté il principe.
“D’accordo, d’accordo ...” Fece Uwaine, deluso. Quindi se ne andò, sul serio.
A quel punto, Artù fece un piccolo sospiro e mi guardò “Bene, se n’è andato. Potete togliervi quell’armatura.”
“E perché?” Chiesi, alzando un sopracciglio.
Lui scosse la testa. “So che non volete davvero battervi con me.”
“Oh, e invece si.” Dissi. “Forse siete voi ad aver cambiato idea?”
“E anche se fosse?” Fece Artù. “Non voglio combattere contro una donna …”
Non lo lasciai continuare “… perché avete paura di fare una figuraccia.”
Artù scoppiò a ridere. “Non siate ridicola.”
“Bene, allora forza.” Dissi. Presi la spada di Uwaine.
Il principe non si mosse.
“Artù Pendragon.” Dissi, guardandolo. “Avete intenzione di combattere o no?”
Lui sospirò, con un mezzo sorrisetto. “Se lo sapesse mio padre …”
“Se sapesse cosa?” Domandai, sorridendo. “Che avete paura di essere battuto da una donna? Beh, allora vi considererebbe un vigliacco, credo.”
Artù restò un attimo in silenzio. Poi si infilò l’elmo, e prese la sua spada e il suo scudo.
Anch’io mi misi l’elmo e presi lo scudo.
Non sembrava ancora convinto, però. “Non colpirò una donna.” Ripeté.
“Bene.” Feci, stanca di quella tiritera. “Allora sarà più divertente.”
E cercai di colpirlo. Lui parò con il suo scudo.
E poi iniziò il vero duello.
Misi in pratica tutto quello che mio padre mi aveva insegnato.
Parare, colpire, parare, parare, colpire.
Artù si difendeva benissimo. Evidentemente non era così inesperto come avevo pensato.
Alla fine- non ho idea di come fosse successo- la mia lama si ritrovò puntata sul petto di Artù. E la sua sul mio.
“Basta.” Dicemmo, insieme.
Abbassammo contemporaneamente le spade. Mi tolsi l’elmo.
“Dove avete imparato a combattere così?” Chiese Artù, colpito. Poi si ricompose. “Cioè … non che abbiate combattuto bene. Ma per una donna …”
“Ve l’ho detto.” Risposi. “Mio padre mi ha insegnato qualcosa.”
Anche lui si sfilò l’elmo, e buttò spada e scudo a terra. “Strano, per una donna.” Disse, di nuovo.
Lo guardai, irritata. “Preferite le ragazze senza cervello che sanno solo spazzolarsi i capelli?”
“No, no.” Disse subito Artù. “Dico solo che è … strano. Insolito, ecco.”
“Già.” Sospirai.
“Comunque” disse “possiamo darci del tu?”
Sorrisi. “Certo.”
Restammo in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai “In ogni caso, sono forte quanto te.”
Artù sbuffò, volgendo lo sguardo altrove.
“E' così.” Dissi, con un sorrisetto.
“Nessuna ragazza vincerà mai contro di me” Replicò. “Specialmente non tu, Morgana.”

***


Quella sera c’era un altro banchetto.
Alla corte di Camelot c’erano quasi tutte le sere, in effetti. Ogni occasione era buona per far festa.
Mentre chiacchieravo con Gwen, sorpresi Artù, dall’altra parte della sala, che mi fissava.
Sorrisi, e lui girò subito lo sguardo.
Avevo vinto comunque, anche se ancora non lo sapevo.

***


Note dell'autrice
Et voilà XD Il secondo capitolo tutto per voi *-* Spero che vi piaccia, anche perché mi sono divertita un mondo a scriverlo XD
Ringrazio Pikky91, Rinalamisteriosa, hikary e Kimly che hanno recensito, e le 6 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti ^-^ Grazie mille davvero **
Alla prossima guys<3
  
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