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Autore: _Emanuela_3    16/11/2015    1 recensioni
«Aspetti che l’aiuto..»
Una voce familiare mi sorprende di spalle facendomi voltare. Davanti a me l’oggetto della mia più stupida cotta adolescenziale: Marcus Brown, di origini italiane, professore di storia e filosofia e moderatore del corso di poesia. Mi schiarisco la voce, consapevole di essere diventata un tutt’uno con il mio vestito rosso.
« Professor Brown ..? »
«Rebecca? »
Parliamo nello stesso momento, entrambi sorpresi. Lui non dovrebbe essere qui, vive dall’altra parte del mare sul “continente” con la sua splendida e biondissima moglie. Mi sento stupida come la prima volta che l’ho visto, al primo anno. Da quel giorno ho sempre avuto una sorta di cotta / venerazione per lui e in modo particolare per la sua voce. Ci studiamo per quella che sembra un eternità mentre il suo sguardo corre velocemente lungo il mio corpo. Facendomi sentire d’improvviso nuda. […] Fino a cinque secondi fa mi sentivo carina, ma ora sotto il suo sguardo indecifrabile mi sento un piccolo anatroccolo nero.
«Anche tu vivi qui?» chiede interrompendo il silenzio, mentre si avvicina allungando una mano per prendermi le buste.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Coraggio,
lasciare tutto indietro e andare,
partire per ricominciare


Cesare Cremonini, Buon Viaggio



Il  traghetto comincia a riempirsi, dopo aver sistemato le mie cose in cabina vado sul ponte. Il porto di Charlotte è piccolo e raccolto. Da quassù riesco ad abbracciarlo tutto con lo sguardo.
Charlotte* è la mia città. Qui sono nata, sono  cresciuta e qui mi sono innamorata. Pensavo che non me ne sarei mai andata, almeno non così presto. A settembre partirò per il college ma non potevo restare un minuto di più in questo posto. Il solo pensiero di rivederlo è come un cazzotto nello stomaco.
Tremo all’idea di come tutto sia precipitato nell’arco di così poco tempo, fino a qualche mese fa ero una ragazza come tante, interessata allo studio, ai ragazzi, alle amiche. Avevo avuto le mie cotte, il primo bacio umido e quella che pensavo essere la storia più importante della mia vita.
Arrivata a questo punto penso che ogni cosa sia accaduta per volere del destino. Non ho ma creduto alle coincidenze, ai segni del destino, alle superstizioni. Eppure tutta la  mia storia è frutto di una serie di sfortunati eventi.
Se non ci fosse stato il maremoto non sarei mai andata a vivere in quel condominio in attesa che finissero i lavori alla casa, se lui non si fosse separato non sarebbe mai venuto ad abitare davanti a me. Se l’ascensore non si fosse bloccato, il pullman rotto, le chiavi perse, e Dio sa cos’altro. Se non ci fosse stato niente di tutto questo forse vivrei ancora in riva al mare, starei ancora con Paul, sarei … “felice”.
Sospiro. Crogiolarsi con i se e i ma non mi ha mai portato da nessuna parte. Infondo ora sono qui, pronta a partire a ricominciare. Pronta a dimenticarmi di Lui. Di quell’amore che ci ha travolto, quell’amore sbagliato forse.
Guardo il mio polso, indosso ancora il suo bracciale, credo che lo terrò con me per sempre. Per ricordarmi che da qualche parte del tempo e del mondo noi siamo ancora così. Intrecciati come i fili di questo bracciale, uniti, insieme. 
« Rebecca … »
Chiudo gli occhi e deglutisco a vuoto. Vorrei talmente tanto che lui fosse qui che sento perfino la sua voce.
 Ma non può essere così, perché ce lo siamo giurati: ci saremmo amati da lontano, di nascosto, mentre il tempo riprendeva possesso della nostra vita guarendo le nostre ferite.
L’altoparlante annuncia che il traghetto sta per mettersi in moto. I motori si accendono e nel giro di pochi secondi comincia muoversi allontanandosi dal porto di Charlotte. Faccio scorrere un’ultima volta lo sguardo, cerco il suo volto tra le persone ma ciò che trovo sono solo ricordi ancora troppo nitidi. Un brivido mi corre lungo tutta la schiena, mentre permetto a una lacrima solitaria di solcare il mio viso. Stringo le braccia intorno al corpo e serro i denti. È tempo di andare. 




Note: Ci tengo innanzitutto a ringraziere tutti voi che siete arrivati fino alla fine di questo mio delirante lavoro! 
Il mio rapporto con Efp è sempre stato altalenante, in questi ultimi giorni sono stata, dopo anni, catturata di nuovo dalla voglia di scrivere. Questo racconto è un modo per esorcizzare la mia vera cotta per il mio professore del liceo, un modo per lasciarlo vivere su carta sperando di non balbettare più ogni qual volta mi capita di incontrarlo per strada! :) La storia prende solo spunto da questa mia cotta, mai ricambiata, con il mio insegnante. I fatti e i personaggi sono frutto della mia invenzione.

Spero che vi piaccia e se vi va lasciatemi un commento :) 

*Charlotte è una cittadina di mia invenzione, situata in California. 
   
 
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