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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    16/11/2015    3 recensioni
(MadaraxTsunade centric / Altre eventuali coppie)
La guerra ninja è terminata, ma ciò che resta in mano ad entrambi gli schieramenti non è nè una vittoria nè una sconfitta: un accordo.
Un accordo che vede Konoha protagonista, un accordo che costringe due componenti dei due clan "originari" a collaborare per il bene del paese, poichè una decisione deve essere presa all'unanimità da entrambi, per impedire che altro sangue venga versato.
Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
Madara Uchiha e Tsunade Senju.

"-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, Uchiha, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.-"
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Tsunade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Spazietto Autrice:
Buonsalve a tutti! Lo so, dovrei seppellirmi invece di tornare dopo più di un anno, ma questa storia era finita completamente nel dimenticatoio e l'altro giusto... puff, è saltata nuovamente fuori! I capitoli che mancano sono giusto un paio, dunque mi sembrava doveroso terminarla, visti gli apprezzamenti e, soprattutto, la pazienza di molti nell'aspettare i miei aggiornamenti! Non vi rubo altro tempo, grazie a chi legger e a chi avrà ancora la voglia di seguirla o recensirla, sarà molto apprezzato - e questa volta aggiornerò brevemente, promesso.


 
Capitolo Settimo
.:No, non lo voglio:.

Non poteva andare peggio, non poteva assolutamente andare peggio.
Il giardinetto davanti al palazzo dell’Hokage era stato accuratamente allestito per l’evento, file di sedie bianche accompagnavano un lungo tappeto del medesimo colore sino ad un piccolo alterino, sul quale era già posizionato lo Tsuchikage, incaricato di celebrare quell’importante giorno.
E mentre gli invitati si accomodavano, sorridenti e solari almeno quanto quella stella di fuoco nel cielo, la prosperosa erede dei Senju rimaneva seduta lì, in prima fila, stretta in quell’abito rosso – quella bomboniera, come qualcuno le aveva fatto notare – con l’ansia che le saliva ogni secondo di più.
Stava davvero per assistere al matrimonio di Madara Uchiha con Mei Terumi, dove lei ed il Raikage avrebbero persino dovuto fare da testimoni?
Rabbrividì al sol pensiero che un giorno sarebbe dovuto toccare anche a lei, ma lo scacciò subito nel concordare con se stessa che fosse ben più intelligente e sveglia di quel principino dell’Uchiha.
Questa rassicurazione le fece quasi tornare il buon umore, anche se questo durò soltanto fino all’arrivo del suo cosiddetto compagno.
-Siete incantevole, Lady Tsunade.- Non gli rivolse subito lo sguardo, non sarebbe stato carino mostrare sin da subito l’espressione di disagio sul suo bel volto.
Attese qualche secondo, poi sfoggiò un accenno di sorriso – ovviamente forzato – che il capo di Kumo parve apprezzare, tanto da gonfiare quasi il petto. Ridicolo, persino più dell’Uchiha.
-Non nascondo una certa emozione. Sono eventi che ho sempre trovato particolarmente… lieti, non trova?- Discorsi persino peggiori di quelli di Madara, sembrava che il Raikage si stesse veramente impegnando per superare quello che lei riteneva già l’uomo più insopportabile del mondo.
Il sorriso si prolungò forzatamente.
-Trovo che dipenda dai soggetti in questione.- Si limitò a rispondere, non senza il suo solito cinismo.
A. si accomodò al suo fianco, elegante nel suo completo bianco, ma obbligato a tenere la giacca aperta per via di un petto fin troppo muscoloso.
Tsunade roteò le iridi al cielo a quell’osservazione: gli uomini muscolosi non erano certamente da disdegnare, ma… ma dai, nemmeno quel principino Uchiha si pompava così tanto, nonostante l’ego smisurato!
Sospirò, poi d’improvviso le iridi ambrate si fissarono nel vuoto, come spaventate.
Da quando aveva cominciato a confrontare chiunque con Madara?
Si passò una mano alla tempia: aveva passato troppo tempo con lui, il fatto che le invadesse persino i pensieri cominciava a diventare snervante, per non dire preoccupante.
-Vi sentite bene, Hokage?- Ecco la parte del principe azzurro, pensò.
-Solo un po’ di mal di testa, niente di ché.- Tagliò corto, cercando di ignorare il fastidio che sentiva nell’avvertire chiaramente il suo sguardo addosso.
Il suo sguardo in un punto particolare del suo corpo.
Maiale, almeno il pazzoide in armatura non si era mai permesso tanto…
Dannazione, ci aveva pensato di nuovo!
-Vuole che chiami un medico?- A quella domanda, Tsunade sperò di aver capito male. Lo fulminò con lo sguardo e lui, resosi conto dell’errore colossale – sebbene compiuto in buona fede – improvvisò un sorriso di circostanza.
-Stavo scherzando, ovviamente.- Si salvò all’ultimo, volgendosi poi dalla parte opposta per salutare Ao di Kiri e qualche altro ninja della Nebbia.
La bionda, nel mentre, aveva ancora lo sguardo sconcertato nella direzione dell’uomo, come se si stessero ancora guardando: davvero era così stupido?
Quella cerimonia doveva finire in fretta – molto in fretta – o avrebbe cominciato ad irritarsi fin troppo… e tutti sapevano bene come andava a finire, quando Tsunade Senju si irritava.
Quando si irritava con gli uomini.

Attendeva, non poteva far altro.
Vestito come un odioso pinguino restava immobile all’inizio di quel lungo tappeto bianco che, di lì a poco, lo avrebbe condotto all’altare. Rabbrividì, palesando una smorfia non indifferente.
-Non credo sia l’espressione adatta ad un novello sposo, sa?- Obito era accanto a lui, intento ad accertarsi che il capoclan Uchiha non commettesse qualche cavolata. Madara pareva non averlo nemmeno sentito – per sua fortuna.
-Dovevo ammazzarli tutti finché ero in tempo.- Biascicò fra sé e sé.
Il giovane Uchiha roteò l’iride nera al cielo, mentre l’altro si rifiutava di volgere lo sguardo ai presenti, tantomeno alla direzione da cui sarebbe arrivata la sua teorica promessa sposa.
Rabbrividì di nuovo.
-Sì, dovevo sterminarli, loro e queste manie bigotte di sposarsi e farsi assurde promesse d’amore! E’ tutta colpa di quelle idee smielose di Hashirama, decisamente è un’eredità che ha lasciato lui!- Continuò, Obito dovette fargli cenno di abbassare la voce, se non voleva cominciare la cerimonia con una dichiarazione di guerra.
-Lui e quella tettona di sua nipote!- Terminò, lasciando Obito particolarmente perplesso.
-Madara…-
-Che c’è?!- Sbottò irritato, non consapevole dell’osservazione appena fatta.
-Hai… davvero fatto un quasi apprezzamento su Lady Tsunade?- Domandò sinceramente incredulo.
Madara ricambiò il suo sguardo con uno d’ovvietà assoluta, scrollando le spalle, come se fosse lui quello stupito delle parole dell’altro.
-Non fare la checca, è oggettivamente uno schianto.- Affermò in tutta tranquillità.
Ormai era un dato di fatto: quando Madara era sotto stress – il ché capitava molto raramente – o con un po’ troppo d’alcool addosso, finiva per fare discorsi di cui si sarebbe presto pentito.
Discorsi troppo sinceri per uno del suo rango.
-E’ una rompicoglioni da record, eh, però di donne così belle non ce ne sono mica tante. Una cosa quasi fatta bene Hashirama almeno l’ha fatta!-
Obito era allucinato, sbatteva la palpebra senza sapere come reagire ma, fortunatamente, di lì a qualche minuto arrivò finalmente la sposa, interrompendo quello che sembrava un delirio da crisi di nervi del capoclan Uchiha.
Non le rivolse subito lo sguardo – anzi, gli veniva il mal di stomaco solo a vedere una tizia in bianco – ma quando lo fece rimase allibito, con le iridi nere decisamente spalancate: si sarebbe aspettato un qualsiasi vestitino principesco e pomposo, da una come la Terumi che adorava cioccolatini e fiori, ma mai che si sarebbe presentata al suo matrimonio conciata in quel modo.
Sexy, dannatamente sexy in quell’abitino cortissimo ed aderente.
Trattenere una certa bavetta era difficile – particolarmente difficile – ma, per quanto potesse apprezzare quell’abbigliamento in determinate occasioni, quella era decisamente la più inadeguata.
-Maddy amoruccio!- Lo salutò raggiungendolo, sbattendo le palpebre con quello sguardo tremendamente seducente.
L’Uchiha avrebbe voluto chiederle se stesse andando a sposarsi o a fare una lapdance.
-Allora, ti piace il mio abito? L’ho scelto apposta per te, ormai conosco i tuoi gusti!- Asserì con un sorriso fascinoso, prendendolo sottobraccio.
Avrebbe voluto obiettare, eccome se avrebbe voluto obiettare: andare a letto con la Terumi era uno spasso, non c’era dubbio, ed era stato il primo a criticare tutta quella serietà nelle relazioni che s’era instaurata dalla sua morte ma… ma non poteva negare che la trovasse troppo volgare.
Si maledì da solo a quel pensiero: ora si metteva a fare il moralista come quella Senju?
Una musica particolarmente sdolcinata e fastidiosa interruppe i suoi pensieri, tanto che si sentì letteralmente trascinato sul lungo tappeto bianco, in direzione dell’altare. Tutti sorridevano, applaudivano, e lui si sentiva un perfetto idiota.
Come diavolo aveva fatto a finire così in basso?! E dire che la scommessa l’aveva proposta lui, dannazione!
Non si scomodò nel cercare Tsunade con lo sguardo, sapeva che sarebbe stata in prima fila e se la sua visione lo irritava già di per sé, non avrebbe tollerato anche quel grottesco tutto muscoli accanto a lei.
I minuti successivi li passò ad imprecare mentalmente, non ascoltava nemmeno quel vecchio rimbambito di Onoki – non riusciva ancora a capacitarsi che lo stesse “maritando” un inetto simile – tanto che si ritrovò, dopo non sapeva bene quanto tempo, lo sguardo sognante di Mei addosso, così come quello di tutti gli altri.
Rimase composto e fiero, naturalmente, non poteva certo render palese la propria distrazione ma rimase in silenzio, tanto che lo Tsuchikage ripeté la domanda.
-E tu, Madara Uchiha, vuoi prendere la qui presente Mei Terumi come tua legittima sposa?- Il sangue si freddò direttamente nelle vene, e si pentì di avere ancora una circolazione sanguigna funzionante.
Stava davvero – lui – per sposarsi? Per dire sì ad una donna che gli stava veramente sulle scatole e con cui avrebbe dovuto passare il resto dei suoi giorni?
Aveva rinunciato alla libertà per troppo tempo, marionettato e quant’altro, non si sarebbe lasciato mettere ai ferri da una donna.
Nossignore.
-No, non lo voglio.- Una risposta secca, sicura, quasi banale.
Qualcuno sputò l’aperitivo, altri rimasero a bocca aperta, Onoki rischiò il millesimo infarto e Mei perse otto anni di vita.
-Cosa, scusa?- Ripeté, un tono polemico già evidente.
-Non voglio sposarti.- Ribadì. In quell’attimo, lo sguardo prima dolce ed innamorato della Terumi si fece rapidamente omicida, di quelli che promettono la peggiore delle vendette, neanche fosse stata una serial killer più pericolosa di lui o, ancor peggio, la miglior stalker mai esistita.
Gli avrebbe reso la vita un inferno, si rese conto solo in quel momento del casino che aveva appena creato.
-Per quale dannato motivo non dovresti volermi sposare?- La voce era calma, quasi delicata, eppure i denti erano serrati almeno quanto i pugni.
Obito e Sasuke cercarono con lo sguardo qualcosa con cui seppellirsi, onde sottrarsi alla furia che lì a poco sarebbe avvampata.
Si era messo con le spalle al muro, lo sapeva, lo sapeva benissimo. L’animo libertino lo aveva spinto in quella trappola, la mente calcolatrice avrebbe dovuto tirarlo fuori.
Quale scusante avrebbe mai potuto inventarsi per soddisfarla? Si sarebbe arrabbiata di brutto in ogni caso, lo sapeva, ma come convincerla che fosse uno stronzo per davvero e che, quindi, fosse veramente il caso di lasciarlo in pace?
Rifletté su di lei, su come poterla ingannare: era una annata sentimentalista, Mei Terumi, e con quello stesso sentimentalismo avrebbe dovuto sconfiggerla.
Dentro di sé sorrise col peggior fare bastardo.
-Perché sono innamorato di un’altra.- Sentenziò con tono solenne.
Sentendo la parola “innamorato” persino Tsunade – concentrata sul suo drink alcolico fino a quel momento – si ridestò, volgendogli uno sguardo attonito.
In quell’attimo, mente il volto della Mizukage si faceva sempre più rosso dalla rabbia per l’umiliazione subita ed Onoki cercava con lo sguardo una disperata via di fuga, gli occhi scuri ed astuti di Madara si posarono proprio su di lei, sulla Principessa Senju.
Le gelò il sangue nelle vene, letteralmente: conosceva quell’espressione sadica ed ironica, e non prometteva mai nulla di buono.
Nulla di buono per lei.
E ne ebbe la conferma quando si ritrovò il dito dell’Uchiha puntato su di sé.
-Di Tsunade Senju.- Ed in quell’attimo gli augurò tutti i mali possibili, mentre lui quasi se la rideva sotto i baffi, fin troppo soddisfatto nell’averla trascinata con sé – la sua peggior nemica – in quella che sarebbe stata una sorta di Quarta Guerra Mondiale.
Tsunade rimase con le labbra dischiuse ed una folgorante voglia di ucciderlo con le proprie mani.
Si era sbagliata, all’inizio: era davvero andata peggio di quel che immaginava.


 
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