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Autore: gateship    16/11/2015    4 recensioni
Un quindicenne con il sogno di diventare medico, un altro che, ne è sicuro, diventerà il primo consulente investigativo al mondo. Dei fumetti che diventano realtà, un'esagerata incomprensione nei confronti della chimica, un Natale freddo, e un inverno che si preannuncia ancora più gelido.
[Teen!Lock] [John!Lock]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Calore specifico

 

Watson, ti vuoi muovere!!?”


John sbuffò, continuando a correre a perdifiato, cercando di completare il più velocemente possibile quel giro di campo. Sherlock gli si affiancò, pantaloni lunghi e canottiera di lino bianco, sembrava essere esattamente nel suo elemento. I muscoli delle braccia e dell'addome, ben scolpiti, si intravvedevano sotto il tessuto leggero, mentre l'aria gli agitava i riccioli perennemente disordinati. “Stai bene?” gli sussurrò, rallentando un po' la corsa per far riposare l'amico.

John annuì, “Quanti ne mancano, dopotutto? Solo sei.”

Sherlock chinò il capo in cenno d'assenso, tralasciando il fatto che... beh, lui i suoi venti giri li aveva finiti da un pezzo. Si guardò attorno, gli altri ragazzi stavano parlottando tra loro, correndo il più lentamente possibile, quasi camminando a passo veloce.

“Menti.” sbuffò il giovane detective tra un respiro e l'altro.

“Come scusa?” chiese ansimante.

“Fai un altro giro e fermati. Quasi tutti hanno finito, e di certo quella prof non è rimasta a contare quanto hai corso tu.”

John alzò le sopracciglia. Non che Sherlock fosse un campione di moralità, ma... “Grazie.” disse con un filo di voce, mentre piano piano rallentava e si stoppava. Le mani sulle ginocchia, la milza in fiamme. Si passò una mano tra i biondi capelli sudati.

Sherlock gli lanciò uno sguardo duro, o almeno, che voleva essere tale: sembrava quasi intenerito.

Ma fu un solo lampo, una piccola luce, così veloce che John la attribuì ai lampadari della palestra.

“Che faremo?” chiese qualche secondo dopo, mentre la classe cominciava ad avvicinarsi alla professoressa, intenta a spiegare cosa si sarebbe fatto nel resto dell'ora.

“Pallavolo.” soffiò Sherlock con disappunto, mentre l'espressione di John diventava interrogativa. “Oh non fare quella faccia, è ovvio. La rete non c'è ancora, ma la monterà presto. Sta occhieggiando le palle nel carrello da due minuti e ora sta guardando Mary e Sally, sono le più brave in questo sport, ricordi?

John gli sorrise, accompagnandolo dal resto della classe.

 

Come sempre, le squadre venivano scelte dai ragazzi.

Come sempre, John era stato tra i primi a venire chiamato.

Come sempre, Sherlock, ultimo ad essere scelto, era stato solo una seccatura che bisognava accodare a una delle due squadre, quella di John, ovviamente.

Erano un pacchetto unico quei due: uno bravo nella corsa, pessimo in tutto il resto, l'altro esattamente il contrario.

John si precipitò al posto del libero, era il migliore della classe in quel ruolo. Sherlock si mise in panchina, le affusolate gambe accavallate, le braccia incrociate: un secco diniego nei confronti della classe e del resto del mondo.

Un fischiò, poi Molly Hooper urlò “Palla!!” dall'altra parte del campo, lanciando occhiate spaventate verso i compagni di squadra.

Il pallone volò oltre la rete, finendo in sesta posizione, dove, con un bagher, John riuscì a passarla a Greg, che a sua volta, la rimandò nel campo avversario, facendo punto.

Sarah uscì con uno sbuffò, mentre Sherlock prendeva la palla di rimbalzo, preparandosi a battere. Fece un profondo respiro, posizionandosela sulla mano destra, mentre la sinistra, stretta a pugno, si preparava a colpire il cuoio bianco.

Un piede in avanti, dritto verso l'alzatore della squadra avversaria, perfettamente allineato, i muscoli tesi.

L'arbitro fischiò, e la palla finì in alto, molto in alto. Per un attimo, Sherlock si complimentò con se stesso per il raggiungimento dell'obbiettivo, poi sentì qualcuno chiamare il suo nome, e la seconda cosa di cui si accorse fu che la palla gli aveva colpito in pieno il viso.

John gli corse vicino, le scarpe che calpestavano il pavimento della palestra come unico suono. “Stai bene?” gli chiese, mentre lo costringeva a togliersi le mani dal viso, prendendo quelle dell'amico nelle sue.

Il labbro era spaccato, lo sguardo frustrato.

“Prof, Holmes dovrebbe andare a...”

La donna annuì con sguardo preoccupato e John sorrise leggermente a Sherlock, in silenzio fino a quel momento, “Tra un paio di giorni potrai tornare a parlare e potrai insultarmi come prima.” gli disse in tono rassicurante, mentre il ragazzo, con un cenno della testa, iniziava ad allontanarsi.

 

Inutile dire che, per il resto di quei trenta minuti, l'attenzione di John fu ai livelli minimi.

 

“Starà bene il tuo ragazzo, Watson?” chiese la voce strascicata di Sebastian Moran una volta che la porta dello spogliatoio maschile si fu chiusa.

John gli lanciò un occhiataccia, togliendosi la canottiera bagnata di sudore nella luce bianca, simile a quella degli ospedali, proveniente dai lampadari, “Sherlock non è il mio ragazzo.”

Sebastian sorrise mellifluo, “La domanda è se lo diventerà.”

Watson chiuse gli occhi, riabbottonandosi la camicia.

“Anzi, quando.”

“Io e Sherlock non siamo una coppia.” gli ripeté, girandosi di scatto verso di lui, la camicia mezza abbottonata sopra i pantaloncini da basket.

“Sai una cosa Watson?” disse Moran allacciandosi le scarpe da ginnastica “Dovresti chiederti se lui in proposito la pensa come te.”

 

 

 

Il calore specifico è la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura di una qualsiasi kilogrammo di sostanza di un grado kelvin.

Era sulla stessa definizione da quaranta minuti buoni.

Il calore specifico è la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura di una qualsiasi kilogrammo di sostanza di un grado kelvin.

“Il calore specifico di una sostanza è una temperatura, no... Il calore specifico di una sostanza è la quantità di volume, NO!” sbottò John sbattendo il libro sul letto.

Perché era così dannatamente difficile?

Perché non poteva studiare solo il metabolismo umano, se era chiaro che voleva diventare un dottore?

Sospirò pesantemente, portando il libro “Chimica Aperta” più vicino alla lampadina.

Si costrinse a concentrarsi sul significato di quelle parole.

“Il calore specifico è la quantità di calore necessaria per far innalzare in un grado kelvin la... la... la... il calore specifico è la quantità di calore necessaria per... E il tempo? Come faccio con il tempo?”

La voce impastata dal sonno di John Watson venne interrotta dall'aprirsi di una porta, “Cosa c'è Sherlock?” chiese stancamente.

Il ragazzo si strinse nelle spalle, andandogli vicino e sedendosi sul bordo del letto, aveva il petto completamente nudo, scolpito come John aveva potuto scorgere in palestra. Le braccia coperte dalla vestaglia blu che tanto amava. Quale essere umano avrebbe mai potuto dare vita ad una creatura così perfetta, dalla pelle così marmorea e gli occhi così perennemente accesi?

John arrossì furiosamente, distogliendo lo sguardo dall'orlo dei pantaloni dell'amico, “Sher... cosa..?” fece, portandosi istintivamente il lenzuolo fino alle spalle

Il ragazzo sbuffò, prendendogli il libro dalle mani e chiudendoglielo, poi gli parlò sottovoce, “Il calore specifico è la quantità. Se voglio aumentare di un grado la temperatura di 1 kg d'acqua e quella di un l kg di alcool etilico, l'acqua ci metterà di più perché ha un calore specifico più elevato, un altre parole, ha legami più forti tra le particelle. Il tempo, quello che ti tormenta, non è importante, quello che è importante è la quantità di calore, non il tempo. Chiaro?” chiese Sherlock con voce baritonale scrutando John da capo a piedi.

“No. Cioè, sì. Forse. Sherlock, io...”

Il ragazzo lo interruppe, posando con leggerezza il libro sul comodino, “Dormi. E non parlare più ad alta voce. Ci sono momenti in cui anche io ho sonno, e gli antidolorifici non hanno di certo aiutato.” concluse, svanendo tranquillamente come era arrivato.

Dietro di lui, John rimase a fissare la porta della stanza per un'altra mezz'ora.

 

 

Notemie

Hola! Come si dice, chi non muore si rivede. A meno che tu non sia un Winchester, Sherlock Holmes o Rory Williams, perché in quel caso... ad ogni modo, eccomi!

Come avrete tutti certamente notato il capitolo non è betato. Purtroppo c'è stato un disguido con la mia beta, ma non volevo farvi aspettare quindi... eccovi il capitolo sprovvisto di punteggiatura. Da ora gli aggiornamenti potrebbero essere più regolari, ma in vista Reunion STIC (si parte tra pochi giorni, siiii) e verifiche (no, quelle no. Ho appena fatto matematica, tutto il resto si può superare) non ci giurerei.
Il giorno in cui rispetterò una scadenza Lucifero uscirà di nuovo dalla Gabbia e con lui Michele.
In più devo mettermi avanti nella scrittura, devo davvero mettermi avanti.

Magari durante le vacanze natalizie lo faccio. O forse quelle di Pasqua.

Mi rendo conto che il capitolo non sia spettacolare, sia corto, e con scene neanche troppo interessanti (però dai, Sherlock che va in camera di John mezzo nudo è carino eh?)... ma mi serviva per farli avvicinare. Senza spoiler... ma nel prossimo capitolo inizierà finalmente il caso. Studentesco... ma pur sempre un caso.

 

  
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