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Autore: Amens Ophelia    16/11/2015    3 recensioni
[NaruHina; controcanto]
L'ultimo anno insieme, anche quando insieme, noi, non lo siamo mai stati per davvero.
Gli ultimi mesi di sguardi sfuggenti, di parole mai arrivate, di brividi a senso unico.
Non m'interrogo sul domani: è lui che tormenta me, piuttosto.
Credo fermamente nel "Carpe diem", ma non in me stessa.
***
"Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint" [...]
"Tu non chiedere, non è lecito saperlo, quale fine ultimo a me, quale a te abbiano dato gli dèi" [...]
(Orazio, Carmina I, 11)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Novembre


 
 
Novembre, sii gentile.
Assiderato fino all’osso, ho solo bisogno di lei.
 
 
“Tutto è morte”, sembra urlare questo velo di ghiaccio che copre ogni cosa che un tempo pareva viva: alberi, crisantemi, parole.
Se arriva ora, l’inverno, sento che potrei morire pure io. L’arancione di cui mi vesto non è che sangue sbiadito, forse – e il sole lo mostrerebbe comunque troppo apertamente.
 
«Devo andare», mi ripeti, stringendo al petto un libro. È quello il tuo scudo contro di me? Deponilo: potrò anche essere il drago, la fiera, ma tu resti la principessa, non San Giorgio.
«Devo consegnarlo». Forse leggi veramente nel pensiero. «E poi devo davvero scappare».
«Troppi doveri», bofonchio con un sorriso che ha la forma di una mezzaluna, ma non la brillantezza. «Hai solo paura dei tuoi stessi sentimenti, Hinata».
Non so da dove siano uscite queste parole. Vorrebbero essere di sostegno, di comprensione, perché anch’io sono terrorizzato da ciò che esplode tra un’aorta e una palpitazione, ma il suono che hanno mi sa di derisorio, di caustico, di tremendamente fuori luogo. Non le meriti.
Mi rivolgi uno sguardo carico di sbigottimento, delusione e nebbia.
«Dovresti riposarti», commenti appena, dandomi le spalle.
 
Non ci sto a vederti andar via senza tentare di chiarirmi, ma come gli occhi non distinguono nulla in questa caligine, così la mia mente non discerne ciò che è bene tacere e ciò che potrebbe indurti a riflettere.
«Mi agghiaccia constatare che non puoi concederti quella che è semplicemente vita». C’è solo nebbia nella mia testa e non so salvarmi.
Interrompi la tua fuga camuffata da passo onesto, pacato, e per un secondo, prima che ti volti, ti vedo gettare all’aria il volume – o contro il mio naso, fa lo stesso. La foschia e le sue illusioni! Quando apri bocca, il tomo è ancora tra le tue mani: «La verità è che non posso concederti di soffrire ancora».
«Perché?» Perché osi salvarmi?
Una lama di luce fende le nubi e le brume novembrine. Il beneficio concesso dall’ignoranza, più che dal dubbio, s’estingue nel fremito d’ali di un merlo sorpreso dal sole.
Lo sforzo e il peso della realtà ti spezzano il fiato, lo sento. E allora non parlare, Hinata; ti chiedo di tacere e di continuare a respirare.
«Perché tra due settimane parto, Naruto. Torno a casa. Una volta che mi sarò laureata, questa città, questa vita... tutto rimarrà solo un ricordo. Tu stesso lo sarai».
 
Chiudo gli occhi per ponderare la prossima mossa, per cercare una replica adeguata, e quando li riapro tu sei scomparsa.
 
 
Novembre, fa’ sparire anche me!
 
 
Il sole è come fiele, la nebbia mi ristora, ora lo so. Cerco una cura che è già sotto le mie dita, nel mio palmo, ma è lontana.
 

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Il tempo sta scorrendo troppo velocemente, tutto è già un ricordo. 

 
 
   
 
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