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Autore: Marra Superwholocked    16/11/2015    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Annabeth è l'unica che può fermare l'Oscurità.
Ma Crowley ha nascosto ai Winchester un segreto a dir poco imbarazzante... Cosa c'entra la dolce e potente Annabeth con il diabolico e sadico Re dell'Inferno?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Annabeth, la saga'
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Capitolo 7
The Humiliated King

 

Dean fissava fuori dalla finestra rotta ormai da parecchi minuti. Pensava alle parole di Crowley, alla storia di Annabeth. Una ragazzina cresciuta da sola, figlia di un angelo e di un demone, e che adesso lui e suo fratello dovevano uccidere senza sapere bene il perché. Era così assurdo che poteva anche essere tutto vero. «Avevamo un accordo!» s'infurio il demone quando Dean gli disse che, no, non avrebbero ucciso una ragazza innocente ed il fatto che essa avesse dei poteri non cambiava le cose: in tutti quei secoli di storia, Annabeth non aveva mai dato alcun tipo di problema, restando sempre nell'ombra, quindi perché preoccuparsi?
«Dean» lo chiamò Castiel. L'angelo decise di avvicinarglisi, vedendolo navigare nei suoi pensieri. Gli mise una mano sulla spalla e ripeté il nuo nome. Alla fine il ragazzo si voltò e lo guardò dall'alto con due occhioni persi. Castiel lo sentì sospirare, poi Dean si diresse da Crowley, ancora lì con loro, anch'egli pensieroso come tutti in quella catapecchia abbandonata.
«Come fai a sapere così tante cose su questa Annabeth?»
Crowley rivolse a Dean un ghigno amichevole, tremendamente inquietante. «Sono semplicemente il suo fan numero uno» egli rispose. Ancora una volta, ebbe la fastidiosa idea di omettere un dettaglio essenziale.
Dean cercò Sam con lo sguardo: non lo trovò e, quando il panico fu sulla soglia, si ricordò che suo fratello aveva detto che sarebbe andato a comprare qualcosa da mangiare. Si sentì in colpa per averlo trascurato così tanto, ma quella storia lo stava prendendo troppo. «Sì, fan numero uno, come no» sbottò serio, imitando la freddezza di Castiel, lì vicino a lui.
Crowley alzò entrambe le sopracciglia, meravigliato. «Cosa?! Non mi credi?! Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme?» esclamò. «Okay: giuro sul tenente Colombo qui presente che sto dicendo la verità!» aggiunse guardando Castiel.
«Sarà anche vero, ma tu ci stai nascondendo qualcosa, come sempre!»
«Dean ha ragione. Cosa c'è sotto, Crowley?»
Così Crowley, messo nuovamente alle strette, pensò di sgattaiolare via di lì e di andarsi a cercare la ragazza per conto suo, ma poi ci ripensò bene... e decise che era meglio restare, girare la frittata e sviare – rimandare, almeno – l'argomento: «E va bene» disse infine. Sentì il bisogno di sistemarsi la cravatta, di allentarla un pochino, e così fece. «Annabeth è un ibrido senza precedenti, è vero, ma come ogni Nephilim ha in sé un'energia quasi illimitata traducibile... diciamo... in luce.»
Castiel e Dean parevano saperne meno di prima; gli fecero segno di proseguire e Crowley dette segni di seccatura: possibile che doveva sempre spiegare tutto a quei due?!
«Ehi, pronto? Luce è contrario di Oscurità... Se si uccide un Nephilim posseduto da un demone, non solo il Nephilim muore, ma c'è una vera e propria esplosione di luce capace di distruggere il demone che possiede il Nephilim. E questo discorso vale sicuramente anche per l'Oscurità!»
«Un momento: sicuramente?» esclamò Dean, furibondo.
Crowley fece roteare gli occhi. «Sì» rispose facendo al ragazzo una smorfia infantile.
«Vuoi forse che la storia della Colt e di Lucifero si ripeta?» lo aggredì subito il ragazzo; Castiel lo bloccò sbarrandogli la strada con un braccio e lui si calmò gradualmente.
«Dean, non è che un ibrido di questo genere te lo ritrovi tra le mani con così tanta facilità» cercò di difendersi il demone.
«E che facciamo se l'Oscurità non dovesse morire? Qui tutti noi sappiamo che nemmeno Dio fu in grado di distruggerla!» urlò di conseguenza Castiel.
Crowley sbarrò gli occhi, puntò lo sguardo su Dean e bisbigliò: «Ma è mestruato?» Il ragazzo gli rispose passandosi una mano sulla faccia mentre Castiel... Be', Castiel era un po' disorientato. «Il tuo paparino» proseguì guardando l'angelo, «ha solo avuto pietà, Culo Piumato.» Poi aggiunse, rivolto a Dean: «Quindi, chi meglio di due cacciatori con parecchia esperienza e nel fiore degli anni è adatto a questa missione?»
Nel fiore degli anni? Dean avrebbe voluto spaccargli la faccia dopo aver riso per almeno mezz'ora sulle sue parole: cosa ne sapeva quel dannato demone di mal di schiena, gambe rammollite e fiatone? Per non parlare delle centinaia di volte in cui aveva visitato l'aldilà anche grazie a Gabriele! Vogliamo poi tralasciare il mezzo infarto che ha avuto durante un caso? E i problemi di digestione, cavolo... Ah, giusto: era anche appena tornato umano dopo una vacanza nella tenuta di Pazuzu!
«Se per uccidere Annabeth serve un'arma qualunque, allora perché non te ne occupi tu, Crowley?» domandò Castiel. «Così almeno, se il tuo piano dovesse fallire, il primo a morire saresti tu...»
«Innanzitutto vale la regola di voi esserini alati: i Nephilim muoiono solo con gli stuzzicadenti angelici. E poi lo so, offrirmi volontario onorerebbe la mia posizione di Re, ma rifiuto il privilegio e lo faccio per un buon motivo: se il mio piano dovesse andare a buon fine, l'ondata di luce distruggerebbe anche me e io non ho intenzione di morire in nessuno dei due casi.»
«Crowley...»
«Eh?» chiese il demone, ma né Castiel né Dean parevano aver parlato. A Crowley venne dunque l'istinto di voltarsi e controllare fuori dalla finestra e nel momento stesso in cui lo fece, lo investì una folata di vento che lo buttò a terra, sollevando una densa nuvola di polvere. Dean ed il suo angelo sembravano aver avuto timore di quanto stava accadendo ed erano spariti, poi Crowley avvertì di nuovo quella voce: sembrava ridere e, per la prima vera volta nella sua carriera da demone, si ricordò di poter ancora provare paura.


«Crowley!» Sam era tornato dalla sua commissione e stava dando qualche leggero calcio al fianco di Crowley, steso a terra, messo K.O. da quello che Dean diceva essere nulla.
«Ti giuro! Ha dato di matto per un qualcosa che sentiva solo lui, poi ha sbirciato fuori dalla finestra ed è caduto come un sacco di patate!» gli aveva detto suo fratello e Castiel era perfettamente d'accordo con Dean. A quel punto, Sam si era immaginato il tutto e non poté fare a meno di ridere sotto i baffi; quanto avrebbe voluto assistere alla scena!
«Crowley!» ripeté Sam, piantandogli la punta della scarpa dritta nelle costole ed ecco che il demone spalancò gli occhi, quasi frignando per il dolore e la confusione.
«Buongiorno, principessa, fatti bei sogni?»
«Dean, mi dispiace, ma non sei il mio tipo» rispose Crowley rimettendosi in piedi.
Sam gettò uno sguardo sul demone mentre porgeva al fratello il sacchetto col suo pranzo e, accigliato, formulò la domanda a cui tutti loro volevano una chiara e sincera risposta: «Cosa diavolo ti è successo?»
Crowley serrò allora le labbra, strette a tal punto da sembrare una ragazzina a cui i genitori avevano negato l'uscita con il ragazzo dei suoi sogni. «Ho sentito l'Oscurità» sbottò infine, senza scomporsi di un millimetro.
«Tu hai sentito cosa?!»
«Hai capito benissimo, Mr Aureola.» Crowley si ripulì l'abito e guardò torvo i Winchester. «Eravamo molto intimi, giù all'Inferno...»
«Cosa?!» esclamò Dean con la bocca piena.
Crowley gli voltò le spalle, non perché lo turbasse vedere un umano mangiare, ma perché i ricordi erano ancora ferite aperte e come demone non voleva mostrarsi debole di fronte al nemico. «Proprio così, Scoiattolo» disse sapendo che Dean avrebbe senz'altro alzato lo sguardo al cielo e per un istante Crowley sorrise, dimentico del dolore sofferto; poi, ahimé, qualcosa lo fece tornare coi piedi per terra e continuò: «Quando vendetti la mia anima, non sapevo esattamente a quale prezzo l'avrei fatto. Sapevo, ovviamente, che avrebbero spedito le mie chiappe giù in cantina, ma non avevo idea di chi si sarebbe preso cura della mia anima.»
«Bugiardo...» sibilò una voce un po' troppo alterata.
Crowley sembrò ricevere una scossa lungo la schiena. Era stato l'unico a sentire quella voce, ecco perché entrambi i Winchester e Castiel lo stavano guardando come se fosse appena impazzito e le cose erano due: o era davvero impazzito – come una crisi esistenziale che colpisce i Re dopo un lungo e difficile regno – oppure quella voce era reale e avrebbe dovuto dire tutto agli umani e all'angelo.
«Crowley?» domandò Sam.
Il demone tornò in sé in un sussulto quasi impercettibile. «Scusate, mi sono distratto... Sta di fatto che, quando sono sceso, mi hanno portato dritto davanti ad una cella, vicina alla gabbia di Lucifero. Nessuno può entrare in quella cella, uscirne è un miracolo, ma... Diciamo che io avevo un permesso speciale.»
«In che senso?» chiese Dean a nome di tutti.
Crowley distolse lo sguardo dal raggio di sole che stava scaldando una margherita selvatica – stava ancora controllando l'esterno della casa, nel caso l'Oscurità fosse realmente lì – e tornò con gli occhi su Dean. «Dentro quella dannatissima cella c'era l'Oscurità. E quando ho varcato la soglia, ho creduto che sarei rimasto lì per l'eternità, ma poi un giorno, dopo avermi torturato con ogni mezzo possibile e non, mi lasciò andare. Disse semplicemente che ero pronto, che avrei scaricato tutto il mio dolore e la mia rabbia direttamente sugli uomini e fu in quel momento che decisi di vendicarmi in un modo assolutamente rozzo ma di cui non mi pento, sia chiaro... Fu lì che nacque Crowley.»
Dopo qualche attimo di gelido silenzio, Dean applaudì lentamente. «Wow, che storia commovente!» mentì il cacciatore. «Ma perché proprio te? Prima di diventare lo stronzo che sei ora, la tua anima era uguale a tante altre!»
«L'unica cosa che posso certamente dire è che l'Oscurità sapeva tutto fin dall'inizio e, oltre ad avere istinti suicidi uscendo dal suo nascondiglio, vuole testare ciò che ha creato» rispose Crowley.
Castiel lo guardò curvando il collo da una parte. «Come sarebbe a dire testare ciò che ha creato?» chiese confuso.
A Crowley scappò uno sbuffo nascosto da un sorriso nervoso. «L'Oscurità sapeva che ero debole, da umano; una volta reso demone, avrei dovuto perdere ogni emozione, ogni punto debole, specialmente se a crearmi fosse stata lei in persona, ma mai e poi mai mi tirerei indietro!»
«Non capisco...» continuò Castiel, sempre più perso e come lui lo erano anche Sam e Dean.
«L'Oscurità, razza di imbecilli senza cervello, vuole vedere se sono capace di far ammazzare mia figlia!» ruggì Crowley e nell'esatto momento in cui pronunciò quelle aprole, si pentì di avrle lasciate trapelare; si sentì messo a nudo, indifeso, scoperto e decise così di darsela a gambe levate.

   
 
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