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Autore: Nefelysian    17/11/2015    1 recensioni
Troppo spesso sottovalutiamo l’amore che riceviamo, o lo confondiamo, o lo svendiamo. Ci accorgiamo della sua forza solo quando viene a mancare. Una forza fatta di piccole attenzioni e gesti, che se messi uno sopra l’altro creano una delle cose più belle e pure che abbiamo.
E se poi ritorna dopo che è venuto a mancare, è meglio non lasciarselo sfuggire mai più.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel mattino si svegliò felice come può essere solo un bambino il giorno del suo decimo compleanno.
Era inizio Aprile, era domenica, ed erano le sei e mezza della mattina. Fuori c’era quella luce strana che ha il cielo quando il sole comincia a fare capolino da dietro le colline, mentre la nebbia faceva la pigra e ancora non voleva andarsene dai campi.
Non volava una mosca.
Se si affacciava alla finestra della sua stanza, poteva vedere il campo adibito al pascolo delle pecore nascosto da questa specie di coperta umida e lattiginosa, mentre i primi raggi arancioni del sole si abbattevano su di essa facendola scomparire a poco a poco.
Sembrava un film.
I suoi genitori avevano pensato di fargli quel regalo già da diverse settimane, e forse erano più emozionati loro di lui..
Scese le scale silenziosamente, si mise gli stivali coprendo i pantaloni del pigiama primaverile, e uscì dal retro andando verso il fienile, seguendo le istruzioni di suo padre. Arrivò di fronte al portone scorrevole del fienile, scrostato in alcuni punti a causa del  tempo , e  trattenendo il fiato, aprì.
 
Si passa da una sensazione di pura sorpresa ad una felicità altrettanto pura in una frazione di secondo, e in quella frazione di secondo c’era un bambino, seduto per terra con addosso pigiama e stivali, che si coccolava e si faceva leccare la faccia da un cucciolo che, ancora non lo sapeva, gli avrebbe insegnato cosa significa amare davvero. Quel batuffolo di pelo tremante gli era venuto incontro con la coda tra le zampe e guaendo piano, prima di innamorarsi per sempre del suo piccolo padrone.
 
I giorni passavano e i due cuccioli erano sempre più uniti. Dove andava uno andava anche l’altro, se uno dormiva, anche l’altro si addormentava. Insieme crescevano, si facevano più forti. Giocavano a rincorrersi nella prateria, a nascondino, a dare la caccia alle lucertole. La sera si addormentavano accoccolati nel letto del bambino, anche se inizialmente questo aveva causato alcune proteste da parte della madre.
 
Il bambino non comprendeva in modo completo cosa significasse prendersi cura di qualcuno che si fida ciecamente di lui, che anche se gli fai del male o lo abbandoni, questo comunque non smette di amarti ed è ugualmente disposto a dare la sua vita per proteggerti. Come si può ferire chi ci ama incondizionatamente?
 
Quel giorno il cielo era coperto e prometteva acqua. I due amici si erano addormentati sotto i rami protettivi di un albero, perciò non avevano visto arrivare le nuvole scure e basse. Come si alzò il vento si alzarono anche loro, iniziando la corsa verso casa. Il bambino aveva con sé un bastone da passeggio che utilizzava più che altro come finta spada, che come appoggio.. e correndo se lo trascinava dietro creando un leggero solco sul terreno, come una scia. Ci era troppo affezionato per lasciarlo andare. Il suo amico a quattro zampe lo vide, e pensando che fosse un gioco iniziò ad inseguirlo per morderlo finendo tra i piedi del suo padroncino che per poco non cadde. Arrabbiato, gli disse di lasciarlo stare, ma l’animale scodinzolava frustando l’aria e abbaiando felice, impedendo al bambino di proseguire. Intanto il tempo era peggiorato velocemente, e aveva cominciato a piovere grosse gocce che rimbalzavano sulla terra secca, mentre il vento ululava sempre più forte. L’aria era carica di elettricità.
 Sulle quattro zampe fece per saltare verso il bastone, ma il bambino lo portò in alto e lo fece atterrare sulla schiena del cucciolo, urlandogli di smetterla. Il cane di colpo smise di scodinzolare, guaì un attimo, e poi scappò via. Il suo padrone provò a richiamarlo, ma quello non tornava. Pensò che lo avrebbe aspettato a casa, e ricominciò a camminare in quella direzione.
Non era stato un colpo forte, non voleva fargli del male.. eppure era successo e ora non poteva farci niente. Anche se il colpo non è forte, fa male nella stessa maniera. Anche se non dici cattiverie, in una certa situazione anche la più semplice parola può fare male come una bastonata. Adesso anche il bambino l’aveva capito, mentre da casa ancora attendeva che il suo amico facesse ritorno. Erano passate alcune ore ormai, ma del cucciolo nessuna traccia. Il temporale fuori imperversava, con raffiche di vento e fulmini. Pioveva così forte che si vedeva a malapena il furgone di suo padre parcheggiato pochi metri fuori dalla porta.
Il bambino decise: sarebbe andato fuori a cercarlo.
Aspettò che i suoi genitori si distraessero, ed uscì dal retro esattamente come fece la mattina del suo compleanno alcuni mesi prima.
Come mise piede fuori, fu letteralmente schiaffeggiato dalle gocce d’acqua portate dal vento, che più che gocce d’acqua sembravano grossi spilli trasparenti. Si tirò su il cappuccio della giacca e si avviò nel punto in cui ricordava aver visto fuggire l’animale.
Inutile. Lo chiamava ma il vento urlava più forte di lui; camminava barcollando per le forti raffiche, tenendo gli occhi socchiusi per la pioggia. Era arrivato all’albero dove si erano riposati l’ultima volta, chiamandolo e usando tutta l’aria che aveva nei polmoni, ma sembrava che il muro d’acqua che cadeva facesse arrivare la sua voce solo a pochi metri di distanza. Tutto ciò che si sentiva era il rumore incessante e battente della pioggia,e il rombo furibondo dei tuoni. Sapeva che i suoi genitori erano in pena per lui ma non gli importava: non sarebbe tornato a casa senza il suo amico. Poi ecco: gli sembrò di vederlo tra le alte fronde d’erba, a non molti metri da lui. Ebbe un tuffo al cuore e si spostò da sotto l’albero nella direzione in cui gli pareva di averlo visto... ma sopra di lui sentì un suono tremendamente inquietante. Il bambino si voltò e guardò in alto, verso la vetta della pianta. Il peso della pioggia e delle foglie nel lato in cui l’albero era più carico, unito al forte vento, stava spaccando il grosso ramo sopra di lui. Rimase pietrificato, con le orecchie piene del rumore della pioggia e gli occhi pieni di terrore, mentre quell’ammasso informe di legno e foglie gli precipitava addosso. Istintivamente si coprì la testa con le braccia, mentre qualcosa lo colpiva facendolo cadere e rotolare via. Sentì un ciocco forte e un’altra serie di piccoli ciocchi, ad indicare che il ramo si era spezzato, e cadendo col suo peso aveva spezzato anche i rami più piccoli. In tutta quella confusione gli parve di sentire una specie di lamento, ma forse era stato lui stesso a lasciarselo scappare.
Rimase dov’era: sdraiato nel fango e nell’erba, a pancia in giù, con ancora le braccia a coprire la testa.
Il temporale piano piano si allontanò, il vento e la pioggia si fecero meno intensi, ed il bambino si tirò su.
Ciò che vide gli tolse il respiro.
Il suo cucciolo era sdraiato su di un fianco, con metà corpo sotto il ramo caduto. Sembrava dormisse.
Il bambino si avvicinò gattonando e chiamandolo piano, spostò con fatica il ramo, gli prese il muso tra le piccole mani e dandogli un bacino sulla fronte se lo mise sulle gambe, in attesa.
Passarono momenti interminabili. Il temporale borbottava in lontananza ormai esausto,  quando il cagnolino aprì gli occhi iniziando a riempire di baci il suo padroncino: fu come se il mondo si risvegliasse, come se da quando si erano separati il mondo si fosse fermato e in quel momento riprendesse a girare forte, per recuperare i giri persi.
Saltarono su entrambi, coccolandosi. Il cane scodinzolava, il bambino rideva e il mondo girava. Sembrava che tutto fosse al proprio posto, che fosse tutto giusto e bello. Il suo amico era tornato dopo che lui l’aveva trattato male, e gli aveva salvato la vita mettendo a rischio la sua.
Di nuovo si misero a camminare verso casa, fianco a fianco, più uniti che mai.
 
Troppo spesso sottovalutiamo l’amore che riceviamo, o lo confondiamo, o lo svendiamo. Ci accorgiamo della sua forza solo quando viene a mancare. Una forza fatta di piccole attenzioni e gesti, che se messi uno sopra l’altro creano una delle cose più belle e pure che abbiamo.
E se poi ritorna dopo che è venuto a mancare, è meglio non lasciarselo sfuggire mai più.
   
 
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