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Autore: Fenrir_23    17/11/2015    1 recensioni
Matthew Ketchum, il figlio di Ash e Misty, si rimette in viaggio per una nuova avventura a Johto. Lo attendono nuove e vecchie conoscenze, altri Pokémon, emozionanti sfide e un Team misterioso.
"È stato Suicune, il Vento del Nord, a salvarmi."
"Cosa? Mi stai dicendo che i Pokémon leggendari, Lugia e Ho-oh, sono spariti?"
Il ragazzino dagli occhi di ghiaccio si passò una mano fra i capelli corvini che gli ricadevano sulla fronte.
"Non ci vediamo da parecchio tempo, Matthew."
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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BLACKTHORN CITY


“Scusi, per caso ha visto un Delibird?”
Mat e Thomas fermarono il primo cittadino di Blackthorn City che passò accanto a loro. Era un uomo di mezz’età dalla corporature robusta e un lunga barba.
“Un Delibird eh? Ah! Dev’essere quel maledetto!”
L’uomo bofonchiò qualcosa fra se e sé.
“Scommetto che vi ha derubati!”
I due ragazzi si guardarono per qualche istante.
“Esattamente.”
“Quel Pokémon è un mascalzone!” Si lamentò ancora il signore, arricciandosi la barba. “Vedete quel viale alberato che porta alla palestra?” Indicò dritto davanti a sé. “Ecco, percorretelo per un bel pezzo, ad un certo punto, troverete un sentiero alla vostra destra; prendendolo e arriverete ad una piccola e vecchia casa. Bussate, troverete sicuramente ciò che state cercando.”
Mat e Thomas salutarono e s’incamminarono lungo il viale indicato, a passo malfermo. Erano tremendamente stanchi, l’unica cosa di cui necessitavano era un po’ di riposo: anche i loro Pokémon ne avevano bisogno, ma prima di tutto era fondamentale cercare di capire dove poteva essere finito l’uovo che stavano cercando. Avvicinandosi alla palestra, Mat si soffermò ad osservarla – pensando che ancora non poteva lanciare la sua sfida perché per lottare contro i draghi gli servivano tutte le medaglie – era una edificio sontuoso, dall’arcata principale simile a quella di una chiesa. Due statue di Dragonite custodivano l’ingresso. Un giorno, avrebbe bussato a quel portone per prendersi la medaglia.
“Per di qua.”
Thomas indicò il sentiero di cui aveva parlato il signore, e i due si avventurarono nel verde del villaggio, fra piante di vario tipo e abeti. Al termine, trovarono una piccola casupola un po’ malmessa.
Bussarono, e ad aprire fu una signora molto anziana, dai lunghi capelli bianchi che le arrivavano a terra.
“Chi siete?” Domandò la vecchietta, guardandoli dal basso.
Parlò Thomas.
“Stiamo cercando un Delibird.” Disse, arrivando dritto al punto. “Ci ha rubato un uovo.”
La vecchietta sospirò, con l’aria stanca di chi ormai si è rassegnato a qualcosa.
“Oh, capisco … è arrivato poco fa, entrate.”
Matthew si guardò intorno un po’ stranito: talismani e strani oggetti pendevano dal soffitto, rendendo difficile muoversi in quella casa già bassa. Un odore di incenso intenso ma non sgradevole permeava l’ambiente, conferendogli un’atmosfera decisamente naif.
Mat svoltò l’angolo, e il Delibird che avevano incontrato fra i ghiacci era lì, seduto su un vecchio tappeto fra una miriade di oggetti di vario tipo, scatole di forme e colori diversi, un orologio, un portagioie, libri. Sembrò spaventarsi all’arrivo di Mat e Thomas, ma la vecchina lo rassicuro con un gesto pacato della mano e lui tornò a giocare con i suoi trofei.
“Mio marito aveva l’abitudine di portare a casa gli oggetti che trovava in giro. E se il proprietario non si presentava, li trasformava in altre cose.” Spiegò l’anziana, continuando ad osservare il Pokémon. “Delibird ha sofferto molto la sua morte, e ha cominciato a riempirmi la casa di ogni sorta di aggeggio. La sua frenesia di trovare qualcosa è diventata tale da indurlo a rubare …”
La donna sospirò, indicando in un angolo a sinistra.
 
Gli occhi di Thomas si illuminarono. Lì, sepolto da altri mille oggetti, dietro una pila di libri, c’era il suo uovo. Osservò l’anziana donna che andava a recuperarlo, e tirò finalmente un sospiro di sollievo quando lo riebbe fra le mani, completamente integro. Quasi non gli sembrava vero.
Delibird non sembrò protestare, era intento, quasi in maniera spasmodica, ad attaccare fra loro due vecchi giocattoli cercando di fissarli con una palla di ghiaccio prodotta da lui stesso.
Matthew trovò la scena molto triste, e lo invase uno strano senso di impotenza. Avrebbe potuto chiedere a quel Delibird di unirsi a lui e viaggiare, magari in qualche modo il Pokémon sarebbe riuscito a superare più in fretta il suo trauma, ma farlo significava condannare l’anziana a rimanere da sola.
Il ragazzino si scervellò per qualche minuto nel tentativo di pensare ad una soluzione – seguendo meccanicamente la vecchina che con il suo fare tranquillo riaccompagnava lui e Thomas all’ingresso – e, quando fu il momento di andare, si rese conto di non aver ancora trovato una soluzione.
Salutò l’anziana in maniera più impacciata e timida di quanto avrebbe voluto, poi si avviò sul sentiero che li aveva portati fino a lì, a testa bassa.
Avrebbe dovuto essere felice perché finalmente si erano ripresi l’uovo, ma il senso d’impotenza provato era più forte.
“Che ti succede?” Gli domandò Thomas, mentre nascondeva l’uovo nel suo zaino, al sicuro.
Mat si concesse qualche secondo prima di rispondere.
“Mi è dispiaciuto per quel Pokémon e per quella signora … avrei voluto aiutarli in qualche modo.”
“Non possiamo aiutare tutti, purtroppo.” Commentò il ragazzo più grande, guardando dritto davanti a sé.
“L’importante è fare qualcosa quando possiamo farlo …”
Thomas voltò la testa verso Matthew.
“Tu mi hai aiutato senza conoscermi, mettendo in gioco tutto quello che avevi. “ Gli disse, sorridendo appena.” Se tutti si comportassero così, sarebbe sicuramente un mondo migliore.”
Matthew annuì e ricambiò il sorriso.
 
 
 
 
Quel giro di telefonate non sembrava avere mai fine. Mat aveva chiamato per primo suo padre, poi Delia ed infine il Professor Gary Oak. Ora toccava a Maky: in quanto esponente della Polizia Pokémon di Johto, lei non poteva non essere informata di quanto accaduto.
“Pronto?”
Matthew sorrise istintivamente quando vide il volto della sua compagna di viaggi a Kanto sul monitor del videotelefono.
“Matthew!”
Poi si fece subito serio.
“Come stai?” Gli domandò lei, sinceramente sorpresa. “ è parecchio che non ci sentiamo …”
“Purtroppo ho avuto una  brutta avventura di cui devo assolutamente informarti.” Iniziò, già preoccupato all’idea di dover raccontare per l’ennesima volta quello che gli era capitato. Cercò di  non tralasciare nessun particolare, e dopo molti minuti di conversazione  concluse il suo racconto, rispondendo a tutte le domande di Maky – “ Come si chiamava l’organizzazione? Sei riuscito a capire che obiettivo avevano? – nella maniera più precisa possibile.
“Sei stato bravo, Mat … “ Si complimentò la ragazza alla fine, fissando un punto imprecisato davanti a sé. “ Da un paio di mesi stiamo cercando di raccogliere informazioni su un gruppo di criminali, in Polizia, ma non so se siano gli stessi … “ Alzò gli occhi verso il monitor guardando il ragazzino con decisione, e preoccupazione.
“Tu stai tranquillo, la Polizia Pokèmon terrà d’occhio in incognito te e il tuo amico in modo che non possiate essere attaccati nuovamente.” Poi aggiunse. “ Ti trovi a Blackthorn city?”
Matthew alzò un sopracciglio.
“Sì, perché?”
“Fra un paio di settimane si terrà un Gran Festival al Lago d’Ira … io sarò lì, ti vedrò?”
Mat pensò un attimo a quale sarebbe stata la sua prossima destinazione. Ormai era arrivato a Blackthorn, non aveva senso tornare a New Bark Town per ricominciare da lì’ il viaggio … percorrere la mappa all’incontrario tutto sommato poteva essere un’idea.
“Certo! “ Disse, annuendo concitatamente … “Mi farebbe molto piacere vederti di persona.”
Maky sorrise.
“Allora a presto, Mat.” Disse, con fare rassicurante. “Non stare in pensiero, la Polizia terrà sotto controllo la situazione.”
Il ragazzino annuì.
“A presto, Maky!”
“Se ci saranno sviluppi t’informerò.”
E il monitor si spense.
Matthew si stiracchiò e si lasciò sfuggire uno sbadiglio. Era stanco, tremendamente stanco. Ora che era lì al sicuro, al centro Pokémon, tutto lo stress di quella strana avventura gli era piombato addosso. Un sacco di domande gli vorticavano nella testa, ma sostanzialmente aveva solo bisogno di mettere da parte per un attimo la questione.
Chissà come stava Suicune …
“Mat, hai sentito?”
La voce di Thomas lo fece sobbalzare. Il ragazzino si voltò di scatto, fissando l’amico di qualche anno più grande.
“C- cosa?”
“Sembra che Oh – ho non si sia posato sulla torre di Latta, questo mese.”
Matthew guardò Thomas con aria quasi confusa. Oh – ho, uno dei Pokémon leggendari originari di Johto, insieme a Lugia. Da qualche anno aveva ripreso a posarsi sulla Torre di Ecruteak City, ogni mese, lo stesso giorno allo stessa ora, tanto che per gli abitanti della Regione era diventato quasi un rito, recarsi lì in quell’occasione per poterlo ammirare.
“Quindi … mi stai dicendo che, in pratica i Pokémon Leggendari di Johto sono scomparsi.”
Disse Matthew, e nel frattempo la notizia che aveva visto qualche settimana prima gli rimbombava in testa. Lugia, il Lugia che viveva nella acque a largo di Olivine City, era completamente scomparso.
Thomas si fece serio.
“Ho un brutto presentimento, ma per ora non possiamo sapere niente.” Disse, sistemandosi gli occhiali.
“Comunque i tuoi Pokémon si sono ripresi, puoi andarli a prendere.”
Matthew guardò l’amico per un’ultima volta, pensieroso, e si alzò dalla poltroncina sulla quale era seduto.
 
 
“Cosa pensi di fare tu?”
Domandò Mat mentre sgranocchiava un panino.
“Se non ti da fastidio pensavo di seguirti nel tuo viaggio …” Spiegò Thomas. “Per un ricercatore come me sarebbe il massimo osservare i Pokémon di un allenatore, e poi …” Esitò, per un attimo. “ Con quello che è successo è meglio se non ci dividiamo. Per la Polizia sarà più facile tenerci sott’occhio.”
Matthew annuì con convinzione. Anche lui era di quell’idea, e poi Thomas gli stava simpatico.
Erano seduti all’ombra di un albero a godersi un po’ di tranquillità e mangiare qualcosa, insieme ai loro Pokémon. Cenere sonnecchiava pigramente, Chikorita se ne stava rannicchiato vicino a lei in cerca di protezione e Skarmory, il nuovo arrivato … beh, Skarmory continuava a ronzare intorno alla povera Cenere infastidendola, prima con una beccata, poi con un verso acuto o qualche altra diavoleria. Matthew stava iniziando a pentirsi di averlo portato con sé.
Lo Yanma di Thomas svolazzava lì nei dintorni, mentre il ragazzo era intento a strofinare l’uovo con un panno.
Faceva caldo, nonostante si trovassero in montagna. Il sole estivo batteva con forza sulle strade rocciose, rendendole bollenti.
Matthew si distese pigramente sull’erba. Dopo quanto successo non aveva la minima intenzione di partire nell’immediato, e nemmeno di esplorare la città – quello l’avrebbe fatto in un’altra occasione, magari quando sarebbe tornato lì per la medaglia – voleva concedersi almeno quel giorno di riposo.
“ Tu! sei un allenatore di Pokémon?”
Mat si tirò a sedere di colpo, guardando il ragazzino di fronte a sé. Sembrava avere qualche anno in meno di lui; aveva capelli di un azzurro - celeste acceso riuniti in ciocche disordinate che sparavano verso l’alto, e occhi dello stesso colore. Portava al collo un ciondolo con una zanna, e la sua camminata era accompagnata dallo svolazzare di un vistoso mantello azzurro. Un tipo piuttosto eccentrico, penso Mat, mentre si alzava in piedi per rispondergli.
“Sì, mi chiamo Matthew Ketchum, e vengo da Pallet Town, a Kanto.”
“Hai già sfidato la Palestra?” Domandò il ragazzino, senza nemmeno presentarsi. Mat s’indispettì, ma gli rispose lo stesso.
“No, prima mi servono tutte le medaglie …”
“Allora, Ketchum … Ketchum … di Kanto … “ Il ragazzino sembrò improvvisamente ricordarsi di qualcosa. “Ma sei il figlio di quel, Ketchum? Il Campione …”
Mat annuì con un certo imbarazzo, che aumentò nel notare che Thomas aveva spalancato gli occhi.
In tutto quel trambusto, da quando si erano conosciuti, probabilmente nemmeno un tipo accorto come lui aveva avuto occasione di riflettere su quel cognome.
Matthew sentì il disagio che invadeva ogni fibra del suo corpo, e quasi fu grato al ragazzino che aveva davanti quando esordì presentandosi in maniera decisamente poco sobria.
“Allora Ketchum, sappi che io sono IGOR! Figlio di Sandra, la famosa e potente capo palestra di questa città …”
“Ah sì?”
“Ti sfido!”
L’espressione disinteressata di Matthew mutò improvvisamente a quelle parole … una sfida era quello che gli ci voleva per smaltire la tensione accumulata durante le sue disavventure.
“Sarà una sfida uno contro uno!” Decise Igor, mentre prendeva la sua Pokéball. “Sei pronto?”
Quel ragazzino basso e magrolino era insopportabilmente sbruffone, pensò Mat ma, infondo, aveva poca importanza. Guardò il laser rosso della sfera dell’avversario materializzarsi in campo, spalancando gli occhi per lo stupore quando gli apparve davanti un Dragonair. Allora Igor non era così male, nonostante il caratteraccio.
Mat si girò verso i suoi Pokémon e non si stupì nell’incrociare immediatamente lo sguardo di Cenere. Lei si fece avanti a grandi passi, sbuffando fumo dalle narici, e ruggì in segno di sfida verso l’avversario.
Thomas si piazzò a metà fra i due sfidanti, trasformando il campo erboso dove pochi secondi prima stavano riposando, in un improvvisato ring di combattimento.
“Che la sfida abbia inizio!”
Senza bisogno di parole i due Pokémon si staccarono immediatamente da terra, volando in alto. Cenere sputò una fiammata di fuoco denso e compatto che Dragonair schivò facilmente con una piroetta aerea.
“”Dragospiro!”
“Rispondigli con un dragartigli, Cenere!” Urlò Matthew. Lei aveva imparato quell’attacco prima di partire per Jotho, e Matthew era piacevolmente stupito dall’efficacia della mossa. Il dragospiro rimbalzò sugli artigli della sua Charizard, tornando al mittente.
Mat si guardò intorno, e si accorse che un piccolo gruppo di persone si era radunato per assistere alla sfida.
“Dragonair, ira del drago!”
Il giovane allenatore di Kanto spalancò gli occhi nell’udire il nome di quell’attacco. La lotta era iniziata da pochi minuti, e Igor stava già per utilizzare la sua mossa finale? Non aveva senso. Si preparò ad un trabocchetto, ma quando Dragonair scagliò una potente sfera di energia verso Cenere, capì che stava facendo sul serio.
“Fuocobomba!”
Urlò.
Cenere si trovava in alto rispetto a Dragonair e grazie all’aiuto della gravità non le fu particolarmente difficile respingere l’attacco per rimandarlo al mittente. Si alzò una nube di fumo all’impatto fra le due forze, che impedì di vedere bene ciò che era successo.
Quando tutto tornò alla normalità, Dragonair fluttuava ancora sospeso in aria, qualche metro più in basso rispetto Charizard.
“Finiscilo Cenere, movimento sismico!” Ordinò prontamente Matthew.
Dragonair era troppo stanco, e non riuscì a spostarsi in tempo. Cenere lo afferrò per la coda facendolo roteare più volte, come un giavellotto, poi lo scagliò verso il basso con tutte le sue forze.
L’impatto a terra, segnò la sconfitta definitiva di Dragonair.
Matthew guardò il Pokémon con uno strano senso di incredulità, mentre Cenere atterrava, altrettanto stranita. Era tutto finito decisamente troppo in fretta.
“Permesso, permesso!”
Poi una voce femminile decisa e marcata si fece largo  con severità fra la piccola folla che si era formata.
“Igor!”
Il bambino prese a mordersi le unghie nervosamente, quando la donna lo raggiunse a grandi passi, con fare militare. Matthew la osservò per bene: era una donna di mezz’età, capelli e occhi dello stesso colore del ragazzino che l’aveva sfidato.
“Ti avevo detto di smetterla di prendere i miei Pokémon!”
Lo rimproverò Sandra, decisamente arrabbiata. Gli strappò la sfera dalle mani, e si recò a grandi passi verso Dragonair, accarezzandolo appena. Poi lo richiamò nella sfera e si avviò verso Matthew, mentre gli spettatori si diradavano a suon di sguardi gelidi da parte della donna.
“Perdonami. “ Disse Sandra, sbuffando. “Igor ha solo nove anni e non potrebbe ancora fare l’allenatore di Pokémon, questa sfida non doveva nemmeno svolgersi.”
Matthew sembrò disorientato.
Poi la donna si presentò.
“Io sono Sandra, Capopalestra di questa città. E tu?”
“A- ah! Molto piacere!” Balbettò Mat.”Mi chiamo … Matthew Ketchum e vengo da Kanto per conquistare le medaglie.”
“Sei il figlio di Ash!”
Esclamò Sandra, spalancando gli occhi. “Che piacere, come sta il tuo papà?”
Matthew si sentì un po’ in imbarazzo e liquidò la questione con un “bene, grazie.” Poi ringraziò la donna quando gli domandò qualcos’altro, invece di far cadere la conversazione in un imbarazzante silenzio.
“Ti vedrò alla palestra per la medaglia in questi giorni?”
“Veramente devo ancora procurarmi le altre.” Confessò il giovane allenatore, mentre il suo sguardo veniva attirato da Igor, ora completamente diverso in presenza della madre. La sua aria tronfia e sicura era sparita. “ è un caso che io sia qui a Blackthorn City.”
“Capisco …” Sandra si passò una mano fra i capelli. “Allora ti aspetterò fra un po’ di mesi.” Disse, voltandosi, e nel farlo invitò il figlio a seguirla.
“Ti ringrazio per esserci andato piano con Dragonair … “ Mormorò la donna come ultima cosa.” È un Pokémon inesperto e insicuro e si è evoluto proprio oggi, Igor non avrebbe dovuto farlo combattere.”
Il bambino abbassò la testa.
Sandra fece l’ultimo cenno di saluto. “Comunque bel Pokémon!” Disse, guardando Cenere, e scomparve in lontananza.
Matthew si girò verso Thomas, scambiandosi con lui uno sguardo stranito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccoci qui, certo che sono strani questi abitanti di Blackthorn City! Scusate se ci ho messo molto ad aggiornare, ma questo periodo della mia vita è un disastro organizzativo. Come avete potuto vedere, questo è stato un capitolo transitorio, ci voleva un po’ di quiete post tempesta XD
Alla prossima!
P.S: per quanto riguarda i due leggendari, Lugia e Ho-Oh, si avranno ulteriori spiegazioni nel corso della storia. Nell’anime non si percepisce molto la loro “connessione” io invece ho voluto metterla in risalto, inoltre seguendo l’anime ho dovuto per forza tener conto della presenza di più di un Lugia … (due nel mare di Olivine City, se ricordate, uno alle isole Orange)  e niente, chi vivrà vedrà xD
 
 
 
   
 
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