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Autore: Voglioungufo    17/11/2015    6 recensioni
What if...?
"Nel Villaggio segreto della Foglia c'è un regola che tutti i ninja conoscono e rispettano. Quella legge impedisce a dire a Naruto Uzumaki che il suo nome, il suo aspetto è perfino il potere che possiede sono gli stessi dell'Eroe di Konoha che morì anni fa..."
E se Naruto morisse in missione e il Kyuubi con lui?
E se anni dopo un bambino uguale in tutto e per tutto a Naruto si presentasse alle porte del Villaggio?
E Sasuke?
Dal testo:
“Facciamo il punto della situazione” dice Shikamaru riacquistando un po’ di lucidità.
“Naruto muore in una missione per salvare i suoi compagni. Il Kyuubi muore con lui, la sua essenza si dissolve e solo fra mille anni potrà ricomparire su questa terra. Cinque anni dopo, si presenta un bambino uguale a lui, con il chakra della Volpe a Novecode sigillato dentro di lui, che dice di chiamarsi Naruto. Non sa chi siano i suoi genitori, dove sia nato, ha sempre vissuto da solo vagando e con solo il demone ad aiutarlo.
Qualcuno ci vede un nesso logico?”
No, non c’è."
|SASUNARU|KAKASAKU|
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Iruka Umino, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a novecode
 
 
 
 
 
Gli occhi blu del bambino lo spiano da dietro le nuvole di fumo che salgono dalla tazza di cioccolata fumante appoggiata sul banco; un ciuffo ribelle cade a coprire parzialmente un occhio. Non hanno ancora parlato da quando Sasuke è entrato, l’ex-nuniken si è limitato a preparare una tazza di tè amaro per sé e una di cioccolata per il bambino che per tutto il tempo lo ha fissato spalancando gli occhi, spiando ogni singolo movimento senza lasciare che una sola sillaba fuoriuscisse dalle labbra socchiuse. Scalcia impaziente le gambe non riuscendo a stare compostamente seduto sulla sedia in attesa che la cioccolata si raffreddi per berla.
“...Angelo-san?”
Sasuke sbatte violentemente la tazza sul legno del tavolo. Angelo-san? Ma seriamente?! La prima volta che lo aveva chiamato così, quando era entrato, lo aveva spudoratamente ignorato perché giustamente se questo bambino è uguale in tutto a Naruto deve esserlo anche nella stupidità, quindi non ha senso dare troppo peso alle sue parole, è stupido.  Ma non può continuare a chiamarlo così!
Il piccolo socchiude gli occhi infastidito da quel rumore e si nasconde dietro la tazza in ceramica cercando di capire cosa abbia detto di sbagliato.
“Sasuke”.
Spalanca gli occhi ed emerge da dietro il suo scudo improvvisato sbattendo le palpebre confuso, la bocca storta in una piega assorta.
“Sa-su-ke Uchiha. È il mio nome” ripete, scandendo con attenzione ogni sillaba e nel mentre il volto del bambino si illumina, la bocca si spalanca in un sorriso e gli occhi si accendono di una luce carica di aspettative, appoggia le manine intorno alla ceramica calda della tazza e stringe leggermente, inclina la testa e allarga il sorriso.
“Tu sei il mio angelo custode, vero?”
“Ch’, cosa te lo fa pensare?” sbuffa stizzito con tono duro ma ciò non sembra scoraggiare il bambino che stacca le mani dalla tazza e le mette sulle guance appoggiando i gomiti sulla tavola.
“Iruka-sensei dice che gli angeli custodi vegliano sui bambini aiutandoli quando sono soli e tristi. Ti seguono e proteggono dai mali, scacciano i brutti sogni e non ti abbandonano mai. Come te” termina soddisfatto, fa un sorriso storto continuando a scalciare le gambe da sotto il tavolo “Però ti immaginavo diverso” continua, ora che ha iniziato a parlare non riesce più a fermarsi o a stare semplicemente fermo, si appoggia allo schienale della sedia attaccando le mani ai bordi del tavolo “Credevo che il tuo occhio fosse rosso e uno viola e che avessi delle grandi ali nere. Perché non hai un braccio? E perché non hai le ali?”
Perché non sono un angelo, vorrebbe dire stizzito ma dalla sua bocca escono suoni diversi. “Ho un occhio viola”
La bocca del bambino si spalanca in una ‘o’ perfetta mentre gli occhi si ingrandiscono all’inverosimile. “Davvero? Posso vedere?”
Non fa in tempo a negare che il piccolo Naruto è già sceso dalla sedia e zampettando si è ancorato al suo unico braccio e si alza sulle punte cercando di raggiungere con la manina la frangia che copre una parte del suo volto. Non ci riesce, è troppo basso, tira fuori la lingua dalla sforzo e tende ancora di più il braccio, le sopracciglia corrugate nascoste dalla frangia bionda e stopposa; Sasuke inspira ed espira pesantemente poi si accuccia con la faccia verso la mano del bambino permettendogli di scoprire l’occhio, non sa nemmeno perché sia così accondiscende (gli ha perfino preparato una cioccolata calda!) o cosa sia quella morsa al cuore davanti alla innocente espressione colpita di Naruto davanti al rinnegan. Nella sua testa ci sono sentimenti contrastanti, una parte di sé vorrebbe attivare lo sharingan per soggiogare la stupida volpe e farsi dire cosa cazzo sta succedendo, un’altra estrarre Kusanagi per mettere fine a quella inopportuna vita, l’altra vuole solo che quel bambino mantenga quel sorriso per sempre.
“E’ fighissimo!” dice Naruto spostando la manina dal viso pallido del ragazzo e facendo ricadere la frangia nera sul rinnegan, poi fa una cosa che lascia Sasuke totalmente spiazzato: allarga le braccia stringendole intorno alla schiena del più grande e lo abbraccia appoggiando la testolina bionda sul lato sinistro del petto. Il moro allarga gli occhi e trattiene bruscamente il respiro, il bambino ascolto il suo cuore accelerare i battiti.
“Va così veloce...” sussurra Naruto. Ho chiuso gli occhi e un leggero sorriso increspa le sue labbra “I battiti del tuo cuore sono così pieni di odio, c’è tanto buio ma, non so perché, mi rassicurano”.
Inconsciamente, davanti alla trasparenza di quelle parole innocenti, Sasuke avvolge il corpo minuto con il proprio braccio e stringe, forte, per tenere quella testa più vicino al proprio cuore.
 
Kakashi, seduto alla scrivania dell’Hokage, legge il rapporto dell’ultima strana calamità che ha toccato il villaggio, qualcosa di incomprensibile: delle persone hanno smesso di esistere. Il che è impossibile, una persona non può tutto d’un tratto sparire come se l’aria intorno a lei l’abbia inghiottita senza lasciare nulla; i testimoni dicevano di aver visto queste persone scomparire improvvisamente, davanti ai loro occhi, come se qualcuno li avesse cancellati con la gomma.
Sospira e getta il rapporto malamente sulla scrivania, si porta le mani ai capelli stringendo con forza le ciocche quasi che il dolore possa aiutarlo a ragionare in maniera più lucida, a trovare una spiegazione razionale a una cosa totalmente impossibile.
Deve mandare qualcuno ad indagare.
 
“Ma se sei così potente, perché non sei un ninja?” chiede Naruto pulendosi gli angoli della bocca sporchi di cioccolata. Sasuke inarca elegantemente una sopracciglia in una muta domanda e allora il bambino si appresta a spiegare:
“Tutti i ninja hanno il copri fronte, come Iruka-sensei. Tu non lo hai”.
Arriccia le labbra. “Ch’— certo che lo ho, ma non posso sbandierarlo ai quattro venti”
“An no?” confuso il più piccolo inclina la testa a destra socchiudendo leggermente gli occhi e aprendo la bocca. “Posso vederlo?”  
Che fastidioso, pensa ma infila comunque la mano nella tasca interna del mantello per tirare fuori il suo distintivo ninja e lo appoggia sul tavolo dove Naruto sporge la testa per vederlo bene; sbatte gli occhi blu confuso e poi li punta verso il più grande.
“Perché è rovinato?” chiede riferendosi allo striscio che percorre il metallo.
“Il mio—” la voce gli muore in gola, se la schiarisce e riprende “Il mio migliore amico me l’ha rovinata”.
“Che cattivo!” commenta ingenuamente il bimbo gonfiando le guance “Perché lo ha fatto?”
Stringe le labbra, queste sono domande scomode alle quali proprio non ha voglia di rispondere ma ha degli occhi talmente grandi e limpidi che la sola idea di starsene zitto e ignorarlo spudoratamente lo fa sentire in colpa, sospira e si chiede da quando esattamente sia diventato così malleabile. “Volevo abbandonare il villaggio e lui voleva riportarmi indietro, tutto qui”.
“Perché?”
“Cosa perché?”
“Perché ti ha riportato indietro se non volevi più stare al villaggio?” spiega sedendosi sul tavolo e porgendo il viso verso quello dell’adulto.
Silenzio.
 “...perché era mio amico” sussurra, stringe la mano e l’occhio si offusca perso tra i ricordi.
“Perché ti spingi a tanto solo per intralciare i miei piani?”
“Perché siamo amici”.
“Sa... Sas’ke!” lo chiama il bambino afferrandogli  un lembo del mantello e iniziando a tirare con insistenza “Sei ancora qui?”   
Si scosta arrabbiato e gli scocca uno sguardo infastidito. “Dove altro dovrei essere, moccioso?”
Il moccioso in questione spalanca gli occhi e gonfia le guance rigate offeso. “Io non sono un moccioso!”
**
Fa sempre più freddo, da qualche giorno ha finalmente iniziato a nevicare e Konoha  è immersa da un soffice strato bianco, i padri spalano la neve dai tetti delle case e i passanti devono stare attenti a non finire sommersi dai mucchi che vengono gettati nella strada, i bambini corrono sulla neve a costruire pupazzi o si spostano di casa in casa sullo slittino ben chiusi nei loro cappotti colorati, alcuni negozi hanno chiuso e pure all’Accademia non si va più per una breve vacanza.
Naruto è sempre fuori a giocare con la neve e ogni sera torna a casa con i vestiti bagnati e le guance tutte rosse per il freddo, ma sembra felice e questo è un bene; Sasuke continua a seguirlo ma a distanza di sicurezza anche se adesso che è stato scoperto si mostra senza timore. Ogni tanto il bambino gli tira una palla di neve e lui si offende, altre volte bevono una cioccolata e il tè insieme ma il ramen no, perché l’angelo non lo sopporta e allora Naruto è costretto a rinunciare a quella squisitezza quando è in sua compagnia.
Poi un giorno si sveglia e il cielo non è più grigio, ma un caldo sole riscalda le strade del Villaggio, i pupazzi di neve diventano sempre più piccoli finché non resta solo una corata e i rametti, per le vie devi andare con gli stivaloni alti perché è tutto bagnato di una strana poltiglia, se ti sporchi i vestiti la mamma si arrabbia e quindi sono guai; Naruto la mamma non ce l’ha e quindi i primi giorni si diverte a saltare sulle pozzanghere di neve sciolta ma ogni volta che torna con i pantaloni schizzati Sasuke lo guarda male e quindi ha smesso perché quello sguardo fa davvero paura.
Oltre alla neve, scompaiono altre persone che lasciano spiazzato l’Hokage: nel mondo e nel villaggio stanno succedendo cose strane, come se di intere cose venga cancellata l’esistenza. Recentemente una montagna che si trovava al confine del Paese della Terra ha smesso di esistere lasciando al suo posto un fiume. I ninja vengono convocati e mandati in tutti gli angoli per capire, ma nessuno ci riesce, e in molti non tornano dalle missioni; però nel Villaggio gli abitanti non conoscono ancora i particolari e tutto va bene, più o meno.
All’accademia le cose vanno un po’ meglio perché quando Naruto non capisce un esercizio o non ha voglia di farlo chiede al moro che sebbene in maniera troppa sbrigativa una spiegazione veloce gliela dà. La gente lo guarda ancora male quando cammina per strada e i bambini lo evitano, non ha ancora trovato un amico ma ha deciso che non gli importa, che sta bene così e che non ha bisogno di amici, lui. Sta bene da solo.
Però è difficile mentire quando si sa di star dicendo una bugia e allora chiede a Sasuke perché tutti lo trattino così.
“Perché sei insopportabile” gli risponde la prima volta infastidito dal comportamento un po’ troppo espansivo del bambino ma poi ha visto il sorriso di Naruto sparire e ha capito di aver sbagliato.
“Sono solo degli idioti senza speranza” e appena dice questa cosa serra le labbra e non parla più, ma questo è normale, il bambino ha notato che l’angelo parla davvero poco e quando lo fa è per sputare sentenze.
“Sas’ke, ma se tu il villaggio lo odi, perché sei ancora qui?” gli chiede un giorno, perché davvero non capisce, ma ha anche paura che gli risponda che sì, ha assolutamente ragione, e che quindi sparisca dalla sua vita lasciandolo definitivamente da solo.
“Perché l’ho promesso a quell’usuratonkachi” gli ha risposto invece.
Naruto non sa chi sia questo fantomatico amico di cui parla a volte, ogni volta che glielo chiede l’altro si chiude in un mutismo che dura giorni quindi ci ha semplicemente rinunciato ma vorrebbe davvero conoscerlo perché sembra uno veramente forte e magari è più simpatico di Sas’ke.
**
“Dove stai andando?”
Naruto, dodici anni, si blocca sulla porta della sua casetta e dentro di sé maledice Sasuke.
“A giocare fuori” si gira a guardare il giovane uomo che è scivolato dentro la casa grazie la finestra aperta, il ragazzino la lascia sempre aperta.
“Dovresti fare i compiti, fra qualche mese hai l’esame”
“Li ho già fatti” mente spudoratamente e infatti Sasuke non gli crede, inarca una sopracciglia e lo guarda scettico e Naruto si maledice perché non è giusto che lo scopra sempre.
“Uffa! Non è colpa mia, io non so fare la moltiplicazione del corpo quindi è inutile!” incrocia le braccia al petto e scuote la testa offeso.
“Naruto...” lo riprende con voce dura “Dovresti smetterla di andare in giro a fare scherzi. Iruka-sensei avrà un infarto se continui così”.
“E allora?” borbotta stringendosi nelle spalle “Sono l’unica cosa che so fare. E almeno così si ricordano della mia esistenza”
Sbuffa. “Mi ricordo io della tua esistenza. Io e quella stupida volpe”.
Naruto vorrebbe urlargli dietro qualche insulto ma invece abbandona le braccia lungo il busto e abbasso lo sguardo, è ovvio che è contento che Sasuke e Kurama siano sempre al suo fianco e alla fine anche Iruka-sensei è sempre gentile con lu. Sa che finché si comporterà come un monello la gente avrà ancora più motivo per disprezzarlo, ma in fondo il disprezzo va bene, basta solo che ci sia un sentimento che gli ricordi la sua esistenza. Gli scherzi che fa sono la maschera della sua tristezza, una maschera che non ha ancora il coraggio di togliere. Quindi...
Stringe le mani a pugno. “Lasciami in pace” ringhia.
“Come vuoi” dice Sasuke, la sua voce sembra fatta di ghiaccio “non voglio perdere tempo con una nullità come te”.
È una frazione di secondo, il ragazzino ha solo il tempo di spalancare gli occhi azzurri che il ninja è già uscito dalla finestra.
Non è vero, pensa mentre corre in quella direzione.
Non è vero, continua a pensare mentre si affaccia alla finestra.
Non è vero, pensa ancora con disperazione mentre si guarda intorno.
Stringe con forza i bordi della finestra con la consapevolezze che quel battito che lo ha accompagnato per una vita ha cessato di esserci.
“Va benissimo!” grida “Io non voglio perdere tempo con una persona che mi considera una nullità! Starò meglio senza di te!” gli brucia la gola e forse quello che ha fatto è tanto, molto, infantile ma non importa perché Naruto è un bambino e come tale si comporta.
Ma perché nessuno se ne accorge?
 
Cammina per strada, con le mani in tasca e la felpa aperta, fa caldo e il sole colpisce i suoi capelli biondi in maniera diretta, il cielo è blu e gli sembra tanto una presa in giro. Non ha fatto nessuno scherzo alla fine, ci ha provato, aveva iniziato a disegnare sui muri di una casa delle cose oscene con dei gessetti ma poi si è fermato ripensando a quel teme e con rabbia ha gettato tutto a terra sbattendo i piedi con rabbia. Ha fame, ma non vuole andare da Ichiraku o tornare a casa. In realtà non vuole fare niente di particolare; è come se non vedesse il senso di impegnarsi in qualcosa.
Affonda ancor di più le mani nelle tasche incurvando la schiena e guardando sfacciatamente una donna che lo fissa con riprovazione negli occhi.
Non lo sa ancora perché è così odiato, in tutta sincerità non sa nemmeno chi sia o perché esista, che senso ha essere nato, sa solo che tutti lo fissano con quello sguardo. Ogni uomo, donna, vecchio o ninja che sia quando passa e lo vede ha quello sguardo, adesso che ci pensa è lo stesse che aveva Sasuke prima che se ne andasse dalla finestra. L’improvvisa consapevolezza lo ferma in mezzo alla strada e si sente come se qualcuno gli abbia dato un pugno nel centro perfetto dello stomaco, sente che sta per vomitare. Invece si gira a guardare tutte le persone con le sopracciglia incurvate fino a toccare gli occhi, la gente invece distoglie lo sguardo leggermente imbarazzata.
“Perché?!” grida chiudendo gli occhi. Non riceve risposta, non che si aspettasse il contrario ma quel silenzio fa comunque male e per questo fa la cosa che più gli viene naturale: inizia a correre.
Io non sono una nullità, pensa, ve lo dimostrerà dattebayo!
**
Iruka era preoccupato già da un po’, per questo quando spalanca la porta della casa di Naruto sente un leggero attacco di panico prendergli il cuore. Il ragazzino ha saltato ben cinque giorni di lezioni, all’inizio non ci aveva fatto caso perché era già successo in passato che bigiasse per qualche giorno solo per farsi venire a prendere o consolare da un Iruka preoccupato; quindi sì, all’inizio aveva ignorato il posto vuoto dicendosi che se il ragazzino aveva davvero l’intenzione di diventare un ninja doveva smetterla con quei capricci infantili e iniziare a trattenere le proprie emozioni. La cosa che lo aveva fatto preoccupare era stata ben altra: in tutta Konoha, in quei cinque giorni, non c’era stato un solo fastidioso scherzo del biondo, tutto era stato irrealmente tranquillo.
Così eccolo qui, il nostro sensei, ha pensato che Naruto fosse ammalato e quindi è venuto a trovarlo con delle medicine e un brodo caldo nella borsa della spesa ma è il vuoto quello che trova una volta aperta la porta. La stanza è disordinata come al solito, una ciotola di latte avanzato che ha l’aria di appartenere a tante colazioni fa risalta sul tavolino, il letto è sfatto ma la cosa che più risulta fuori luogo è la finestra chiusa. Sa che Naruto per qualche ragione la lascia sempre aperta, per lasciare entrare dentro il suo angelo, gli diceva ma allora perché adesso è chiusa con le finestre tirate?
Lascia cadere la borsa a terra e corre fuori dal condominio per cercarlo, per chiedere se qualcuno lo abbia visto; è solo un bambino, con dei capelli biondissimi tra l’altro,  non può essere andato tanto lontano e non può avere fatto nulla di stupido, deve essere per forza lì tra qualche via nascosto a fare le solite monellate. Corre al palazzo dell’Hokage, Naruto è il Jinchuuriki del Kyuubi, deve esserci per forza un modo per rintracciarlo, quelli del consiglio non lo lascerebbero mai vagare da solo senza una guardia, anche con il Naruto originale c’era un ninja a sorvegliarlo. Apre la porta dell’ufficio senza bussare.
“Kakashi!” sbraita dimentico delle buone maniere, che non deve rivolgersi a lui come vecchio amico ma come Hokage, dimentica l’onorifico e che con lui potrebbe esserci già qualcuno. Ci trova, infatti, due ANBU.
Non si dà il tempo di arrossire davanti agli sguardi perplessi che riceve e a grandi falcate si dirige verso la scrivania gesticolando:
“Naruto-kun non si trova da nessuna parte!”
“...Naruto?” chiede uno dei due ninja esperti coperti delle maschere.
“Cosa ha combinato questa volta?” chiede l’Hokage lasciando perdere l’informalità di Iruka e cercando di andare subito al punto anche se con aria stanca.
“Niente! Sono cinque giorni che non si presenta alle lezioni e non riesco a trovarlo da nessuna parte” dice con il fiatone, leggermente in panico.
L’ANBU che prima ha parlato si muove a disagio dando le spalle all’Hokage mostrando una maleducazione più grave di quella dell’uomo preoccupato.
“Non è casa?”
“No, nemmeno al parco o negli altri posti che frequenta di solito” si spiega.
“Hokage-dono...” dice l’altro ANBU con la voce attutita dalla maschera ma che ha comunque un tono preoccupato e femminile, ma il capo degli shinobi di Konoha non fa nemmeno in tempo a rispondere che l’altro ANBU è corso fuori ignorando ancora una volta la buona educazione investendo quasi Iruka.
“Accidenti” sbotta Kakashi prendendosi i capelli grigi tra le mani “Quello sconsiderato non mi ha dato nemmeno il tempo di parlare!”
“Non cambierà ma” dice l’altro ANBU togliendosi la maschera e rivelando il viso di Sakura “Sasuke non può evitare il legame che ha con Naruto”.
 
L’Uchiha corre, sia lo sharingan che il rinnegan attivati, pregando che sia solo uno stupido scherzo della versione in miniatura del dobe e che non sia stato veramente rapito come sembrava trapelare dal tono preoccupato di Iruka sensei. Nonostante i fori della maschera siano piccoli con i suoi occhi riesce a vedere ogni cosa e non ci mette tanto a individuare un punto del bosco che circonda Konoha in cui una forte concentrazione di chakra si agita. Si dirige verso quella zona senza fermarsi a pensare che quell’ammasso sembra solo e puro chakra, come se non ci fosse nient’altro, ma lo riconosce, è quello di Naruto.
 
(Del suo Naruto)
 
Ed è proprio lì che lo trova, nel bel mezzo di una radura, stremato e pieno di lividi e tagli, si aggrappa convulsamente ad un ramo di un albero perché fatica a stare in piedi. Disattiva lo sharingan e rapidamente lo raggiunge, un secondo prima che il ragazzino perda la presa sull’albero a cada di faccia a terra, completamente asausto.
“Naruto!” lo chiama agitandolo mentre lo stringe con il braccio a sé evitando che cada a terra.
“Naruto!” ripete non avendo risposta. Il suo viso è completamente sporco, pieno di graffia e un labbro pericolosamente tumefatto per non parlare dei preoccupanti cerchi neri intorno agli occhi. Lo adagia delicatamente a terra, gli scosta un ciuffo biondo dalla fronte sudata e si accorge che scotta, talmente tanto da bruciargli le dita; appoggia il palmo della mano fresca sulla pelle bollente e lo chiama ancora, più forte.
Finalmente il più piccolo socchiude un occhio, il blu dell’iride appannato, lo sguardo perso e poco lucido.
“...angelo?” sussurra muovendo appena le labbra. Sasuke sospira pesantemente per il sollievo e stupito che lo abbia riconosciuto nonostante la maschera da ANBU.
“Baka, va tutto bene” dice in un mugugno perché a consolare fa proprio schifo, quello che vorrebbe in realtà fare è spezzargli ogni ossa per impedirgli di farlo preoccupare così tanto in futuro.
Inaspettatamente il viso del ragazzino si accortoccia in una smorfia e mal trattiene il pianto e le lacrime che iniziano a uscire dagli angoli degli occhi socchiusi. “Io non sono una nullità. Io diventerò forte come te e poi Hokage. Ma non ci rie—sco, no–”
Sasuke gli tappa improvvisamente la bocca impedendogli di continuare con tutte quelle stronzate. “Ci penseremo più tardi. Ora dormi e non fare altre cazzate”
**
Sakura è appoggiata muro che divida la stanza dell’ospedale dove si trova il piccolo Naruto e il corridoio dove si trova invece lei. Tiene entrambe le mani appoggiate sul petto, il capo inclinato verso terra e lascia che la frangia le copra il viso; non è di turno all’ospedale infatti veste in maniera informale con un dei tanti vestitini estivi che le regala Ino, ma è comunque lì perché vuole vedere Naruto e sapere come sta ma.. ma è da quando è entrata che è ancora lì fuori.
Sono patetica.
“Sakura-chan” la voce familiare le fa alzare lo sguardo ed è contenta di vedere il viso parzialmente coperto del suo Hokage.
“Kakashi-sensei” dice accennando un sorriso e socchiudendo le ridi verdi tra le ciglia lunghe.
“Sei qui per Naruto?” chiede l’ex-maestro accostandosi alla giovane.
“S-sì” balbetta pensando a come non sia ancora riuscito a vederlo. “Lo vorrei tanto ma...”
“Non è lui” la interrompe Kakashi “Lo so che ha la sua faccia e che in tutto quello che fa sembra... ma non è lui, ok?” le appoggia una mano sulla spalla e socchiude gli occhi in un sorriso sornione. Adesso che Sakura lo guarda bene nota che non indossa la vesta da Hokage, ma il giubbotto militare che portava quando li allenava.
“Perché mi dici così se non ci credi nemmeno tu?” fa un sorriso di chi la sa lunga, perché da quando è diventato Hokage Kakashi ha preso ad indossare quel completo solo quando succede qualcosa al suo adorato ex-team.
“Naah, Sakura-chan, da quando sei diventata così perspicace?” si lamenta fintamente offeso, poi le prende la mani e la stringe con forza. “Va tutto bene, non devi preoccuparti se non riesci ancora ad accettare. Un cuore che ama come il tuo fa fatica a guarire, è comprensibile”.
“Grazie, sensei” sospira con gli occhi lucidi.
 
“Non immaginavo che conoscessi Sasuke-kun” dice Iruka mentre soffia contro il brodo bollente che Naruto è costretto a bere come ricostruente. Il ragazzino è della parte opposta del letto e lo guarda diffidente perché quel ricostruente ha un saporaccio terribile, non vuole berla, tanto guarisce lo stesso.
“Certo che lo conosco” borbotta guardando diffidente il cucchiaino pieno del liquido che si avvicina pericolosamente al suo viso “E posso mangiarlo anche da solo, ‘ttebayo!” aggiunge ritirandosi ancor di più rischiando di cadere dal letto.
“Lo so, lo so Naruto-kun” lo asseconda Iruka con un sorriso sibillino sulle labbra “Ma so anche che non hai nessuna intenzione di mangiarlo”.
Il ragazzino imbroncia le labbra punto sul vivo.
“E scommetto che se fosse Sasuke-kun a dartelo non faresti tutte queste storie” aggiunge socchiudendo gli occhi in un espressione divertita. A queste parole Naruto arrossisce fino alle orecchie e con un solo boccone ingoia il liquido del cucchiaino.
“Ecco fatto, contento?!”
“No, devi berlo tutto”.
“Ma fa schifo!”
“Vuoi che chiami Sasuke-kun?”
“Dà qua!” sbotta maledicendo l’insegnante perché questo è barare. Prende poche e veloci e cucchiaiate del brodo che è costretto a ingerire e lo manda giù velocemente scottandosi la lingua e il palato, qualsiasi cosa pur di non sentire quel saporaccio. Quando lo finisce ha la gola completamente ustionata ed è convinto di non poter sentire mai più i sapori.
Iruka ride. “Non fare quella faccia” e gli dà un buffetto sulla guancia rigata nell’unico lembo di pelle disponibile. Ha la testa completamente fasciata e un sacco di cerotti e bende per il resto del corpo, gli sembra strano che si sia ridotto così cercando semplicemente di allenarsi ma alla fine è quello che è successo: per cinque giorni Naruto non ha mangiato o dormito troppo preso al portare il proprio corpo al limite, se si feriva non smetteva e continuava, così alla fine è semplicemente collassato, nemmeno il Kyuubi poteva aiutarlo fino a quel punto.
In fondo è solo un bambino, non può avere tutta quella resistenza.
Gli poggia velocemente un bacio leggero sui capelli biondi  cogliendolo totalmente di sorpresa e Naruto sobbalza allontanandosi come un gatto diffidente.
“Che fai?” borbotta stringendo infastidito le coperte tra le dita.
“Scommetto che se fosse stato Sasuke-kun non avresti fatto tutta questa scena”
Il viso del ragazzino diventa ancora più rosso e offeso e colto in flagrante si nasconde sotto le coperte tirandole fin sopra la testa e rannicchiandosi.
“Non è vero!” grida al riparo del suo rifugio improvvisato.
 
Sasuke, anche lui leggermente arrossato sulle guance, ha sentito tutta la conversazione da sopra il tetto dell’ospedale ed è abbastanza sicuro che l’ultimo diniego gridato dal ragazzino non fosse rivolto al sensei ma a lui. Da quando è tornato al villaggio con Naruto svenuto sulla schiena Iruka non fa altro che lanciare frecciatine e la cosa lo infastidisce parecchio.
Già quando Naruto si è svegliato la prima cosa che ha chiesto era stata: “Dov’è il mio angelo?” e Iruka aveva capito subito a chi si riferisse e, inevitabilmente, era scoppiato a ridere in maniera piuttosto spudorata.
Ora dovrò ucciderlo... pensa pigramente, ma almeno adesso quel ragazzino idiota smetterà di chiamarmi in quel modo altrettanto idiota.
Guarda il cielo azzurri con leggere nuvole volare spostate dal vento e pensa a quanto sia stata stupido quel giorno a prendersela con il ragazzino, per avergli detto quelle parole. Non è egocentrico, sa di essere stato lui a spingere il biondo ad andare oltre i propri limiti e per questo non riesce a sentirsi tranquillo, i sensi di colpa lo divorano ancora una volta. Non capisce perché ma tutte le sue azione non fanno altro che ferire Naruto, che sia questo bambino o il suo.
Il fatto è che dà tanto della patetica a Sakura perché non ha ancora deciso come comportarsi con Naruto, ma la verità è che nemmeno lui sa esattamente cosa provare. Sono passati ben sette anni da quando quel bambino è arrivato tutto malridotto al Villaggio, fra meno di un mese potrebbe diventare un ninja e lui, Sasuke, deve ancora decidere come comportarsi esattamente con lui. Se odiarlo o–
“E così eri qui”
Sasuke ruota leggermente la testa, quel tanto che basta per vedere l’Hokage sedersi vicino al lui sul tetto.
Fa un cenno con la testa. “Se sei qui per riprendermi per il modo in cui me ne sono andato...”
“Oh, lascia perdere” lo interrompe Kakashi facendo un gesto vago con la mano. “Almeno sei arrivato in tempo, un secondo più tardi e Naruto avrebbe smesso di emanare chakra e trovarlo sarebbe stato difficile”
“Già”.
Rimangono in silenzio a guardare le nuvole passare sopra le loro teste con il vento a scompigliare i capelli dei due shinobi, una rondine vola sopra le loro testa per poi posarsi poco distante su una tegola. Da lì si vedono le persone affaccendarsi per le vie di Konoha in una vita fatta di abitudini completamente sconosciuta per shinobi come loro.
“Ero venuto a trovare Naruto, ma sembra che Iruka non voglia uscire dalla stanza. E poi ti ho visto qui, così...” interrompe improvvisamente quella pace Kakashi.
“Non hai del lavoro da fare?”
“Scorbutico come sempre” lo riprende con uno scappellotto leggero e riceve in cambio uno sguardo infastidito.
“Accidenti, mi chiedo proprio come abbia fatto a scambiarti per un angelo...”
L’occhiata infastidita si trasforma in omicida.
“Però sono contento” lo lascia spiazzato Kakashi alzandosi e camminando verso la scala antincendio “Almeno anche questo Naruto ha trovato qualcuno che lo possa capire”.
“...”
“Cerca di non combinare casini anche questa volta, va bene?” gli dice sorridendo furbo prima di sparire.
**
“Non ce la farò mai, non ce la farò mai, non ce la farò mai, non ce la farò mai...”
“Smettila”
“Non posso riuscirci, non posso riuscirci, non posso riuscirci, non posso riuscirci...”
“Un’altra parola e t’ammazzo”.
“Non passerò mai, non passerò mai, non passerò mai, non passerò mai...”
Naruto sta sbattendo ritmicamente da ormai mezz’ora la testa sul legno del tavolo ripetendo come una mantra sempre le stesse parole, la cosa è talmente preoccupante da far entrare l’Uchiha che da un quarto d’ora cerca di fermare il biondino dal spaccarsi la testa.
“Idiota” sbotta alla fine Sasuke perdendo la sua compostezza e piazzandogli un pugno diretto sulla testa e fermando quel flagello.
Domani ci sarà l’esame per diventare ninja, Naruto si è allenato duramente e ormai riesce a padroneggiare quasi tutte le tecniche, tranne quella che ovviamente lo sta facendo disperare al punto di colpire ritmicamente la tavola con la testa.
“Sas’ke-nii, aiutami” piagnucola disperato. C’è da dire di buono in tutta questa faccenda che almeno ha smesso di considerarlo come un angelo, anche se gli ha dato il ruolo non del tutto gradito di fratello maggiore. Adesso non fa altro che chiamarlo nii-chan, quasi per ripicca verso il maestro Iruka.
“Tsk, sbrigatela da solo” lo riprende.
“Ma la tecnica della moltiplicazione del copro è impossibile” continua a lagnarsi.
Per Sasuke questa frase sembra una presa in giro, sembra impossibile che il ragazzino sia carente proprio su quella tecnica quando il suo omonimo non faceva altro che abusarne in ogni situazione. Troppo preso a pensare all’ironia del destino non si accorge che Naruto si è alzato e gli afferrato il braccio che ora tira in maniera insistente come quando era più piccolo, qualche anno fa.
“Insegnamela tu, ti prego!” borbotta tutto rosso in viso, quella frase è uno sforzo immane per lui che si era promesso di far vedere all’adulto quanto fosse bravo.
“Tze, sei fastidioso” sentenzia gelido ma un sorriso compare sulle labbra del più piccolo perché lo sa che quella frase in realtà significa che ancora una volta ha vinto.
“Perfetto, andiamo fuori allora” si esalta tirando per la manica del kimono verso la porta per uscire ai campi di allenamento.
“Non tirare” lo riprende svogliato mentre nel suo contorto cervello una malsana idea si fa spazio, tanto vuoi che gli chiedano proprio quella tecnica all’esame?
**
“Bene, Uzumaki-kun, sei pronto?”
Ecco, ci siamo, annuisce sicuro mentre Iruka-sensei vicino all’insegnante che ha fatto la domanda gli fa un sorriso incoraggiante.
Finalmente il giorno è arrivato, se supererà la prova pratica potrà diventare un ninja (quella teorica l’ha passata con un minimo storico, dicono che solo due persone siano riuscite fare peggio di lui, una è un certo Obito Uchiha, l’altra Iruka si è rifiutato di rivelargliela). Attende con trepidanza che i maestri scelgano la tecnica da eseguire, divarica le gambe e rende lo sguardo più determinato.
“Bene, Uzumaki-kun, vediamo come te la cavi nella moltiplicazione del corpo”.
Dattebayo! Pensa concentrandosi e portandosi le mani davanti a sé a formare il sigillo, nella sua testa rimbomba la voce saccente e gelida dell’onii-chan che gli spiega cosa fare.
Per prima cosa chiama a sé il chakra necessario e poi urla: “Kage Bushi no Jutsu!”
Iruka aveva annusato il disastro non appena aveva percepito la quantità esagerata di chakra ma di certo non poteva immaginare quella cosa lì.
Non appena la sala viene invasa da dieci copie di un Naruto vittorioso si alza di scatto come se qualcuno avesse messo uno spillo sulla sua sedia mentre gli altri insegnanti borbottano tra di loro.
“Come fa a conoscere la tecnica proibita?”
“Chi diamine gliela ha insegnata?”
“Forse il rotolo proibito è stato trafugato?”
Il sorriso di vittoria di Naruto sfuma man mano facendosi sempre più incerto, si guarda intorno e si chiede cosa abbia fatto di sbagliato, ha fatto tutto quello che gli ha insegnato Sas’ke e i cloni d’ombra sono venuti bene, che c’è questa volta?!
“SASUKE-KUN!” grida arrabbiato Iruka camminando a passi pesanti verso la finestra e spalancandola, lo sa che quell’idiota è sul tetto a godersi la scene, lo sa che è stato lui a insegnare quella tecnica a Naruto, lo sa e la cosa lo fa infuriare.
“Mi ha chiamato?” la nonchalance dell’Uchiha che si materializza al suo fianco come se non avesse fatto assolutamente nulla di male gli fa salire ancora di più il sangue alla testa. Gli punta furioso l’indice accusandolo con lo sguardo:
“Tu non puoi insegnare ad un bambino una tecnica proibita. È proibito!”
“Tze”
Naruto fissa il maestro e il fratellone con lo sguardo stralunato mentre le copie svaniscono una ad una, anche gli altri maestri hanno iniziato a sbottare minacciosi.
“E’ inammissibile!”
“Questa faccenda non avrà una buona fine!”
“L’Hokage-dono dovrà assolutamente prendere dei provvedimenti”.
Sasuke lancia uno sguardo di disprezzo verso quei vecchi ninja, poi torna a concentrarsi su Iruka. “Non vedo dove sia il problema. Anche lui è passato con quella tecnica, o sbaglio?”
Questo è troppo per il maestro che non ci vede davvero più, carica un pugno per colpire il viso dell’Uchiha ma si ferma appena in tempo perché Naruto vedendo la scena si è gettato in mezzo ai due per fare da scudo all’amico con il proprio corpo.
“Na- Naru-to?” balbetta Iruka sorpreso.
“Non fategli niente!” sbotta il ragazzino allargando le braccia “Gliel’ho chiesto io di insegnarmela, lui non ha fatto niente di male dattebayo!”
Iruka spalanca gli occhi e abbassa il pugno, lancia un’occhiataccia all’Uchiha prima di tornare al proprio posto tra gli insegnanti.
“L’Hokage verrà comunque a saperlo”.
“Ch’, fate pure”.
 
 
 
Naruto cammina avanti fissando il proprio nuovo copri fronte con orgoglio, lo guarda e non riesce a smettere di sorridere; finalmente è un ninja, il suo sogno di diventare Hokage è sempre più vicino!
Accarezza il metallo e passa le dita tra la stoffa, vorrebbe indossarlo subito ma non vuole rovinarlo, quindi ha deciso che aspetterà di incontrare il suo team per metterlo. Sasuke gli cammina di lato, per nulla interessato e indifferente alla felicità del biondo, tiene lo sguardo puntato a terra e le mani dentro le tasche dei pantaloni.
“Sono un ninja, diventerò fortissimo!” Naruto bercia da quando sono usciti, parla, urla, si esalta e si agita, gesticola e più di una volta ha rischiato di colpire l’uomo con una manata per sbaglio.
Quanta pazienza.
Fa le scale verso il suo appartamento saltando i gradini due a due e continua a chiacchierare sulle missioni che farà, a quanto sarà forte e come a tutti lo adoreranno, diventerà un eroe importantissimo e blabla.
“Dobbiamo andare a festeggiare mangiando ramen!” conclude il suo lungo monologo mentre cerca le chiavi di casa dentro le tasche della tuta e ride quando il moro fa un verso sprezzante, non lo capisce tutto quell’entusiasmo, quando è diventato genin non ha mica fatto delle scenate simili, lui.
 Quando spalanca la porta della casa dopo aver a lungo armeggiato con il chiavistello la prima cosa che gli arriva alle narici è un forte odore di biscotto, poi i suoi occhi registrano la presenza della kunoichi dai capelli rosa.
“Sakura?” anche Sasuke sembra sorpreso da quella strana improvvisata.
La donna, che per tutto il tempo ha dato le spalle alla porta troppo impegnata a preparare qualcosa in cucina si gira verso la voce e appena li vede fa un tenero sorriso.
“Yo, Sasuke-kun! Naruto-kun!” dice abbandonando la sua postazione e raggiungendoli sulla porta, una volta lì si abbassa sulle ginocchia fino ad arrivare all’altezza del biondo e con fin troppo slancio lo abbraccia.
“Congratulazione, Naruto-kun” gli dice abbracciandolo stretto e lasciandolo totalmente basito e stupito, talmente tanto che resta inerme tra le braccia della donna con la bocca e gli occhi spalancati.
“Sono fiera di te” continua staccandosi e guardandolo con un leggero sorriso sul viso rotondo. Fa leva sulle ginocchio rialzandosi cercando di arrivare all’altezza del moro, che è comunque troppo alto per lei, e indurisce lo sguardo.
“Bakamono-Sas’ke-kun!” lo rimprovera “Che ti salta in testa di insegnare a un bambino una tecnica proibita!”
“Le notizie viaggiano in fretta” dice incolore quello sorpassandola ed entrando in casa.
“Io non ne sapevo nulla” dice un’altra voce proveniente dal letto di Naruto e adesso che l’Uchiha ci fa caso scorge tra il copriletto sfatto la figura dell’Hokage distesa comodamente e con un libro, il solito immagina, a pochi centimetri dalla faccia. “Cos’è questa storia, Sasuke-kun?” continua girando una pagina.
“Non ha fatto niente!” salta prontamente Naruto in suo difesa riprendendosi dallo shock “E scenda dal mio letto, vecchio Hokage!”
“Io non sono vecchio” protesta Kakashi ma scendendo comunque dal letto e sedendosi per terra in maniera scomposta.
Sasuke lo guarda storcendo il naso “Che cosa ci fai qui, sensei?”
  “Ma non è ovvio?” chiede l’Hatake inclinando la testa lasciando che dei ciuffi bianchi gli coprano parzialmente gli occhi “Sono qui per fare le mie più sentite congratulazioni a Naruto. E poi avevo troppe scartoffie da firmare”.
“E’ scappato dai suoi doveri” sbotta Sakura tornando alla cucina.
“Immagino si possa dire anche così” la asseconda il sensei con un sorrisetto sornione percepibile attraverso la mascherina.
Naruto si guarda intorno cercando di capire perché improvvisamente ci siano così tante persone a casa sua e ogni tanto lancia qualche sguardo preoccupato a Sakura per controllare che non scoppi a piangere come ad ogni loro incontro. Sasuke sembra aver preso bene la cosa da come scosta una sedia e ci si siede appoggiando il gomito alla tavola.
“Venite a mangiare il ramen con noi?” chiede dopo aver studiato un po’ la situazione.
“Ho qualcosa di meglio qui” dice Sakura prendendo un vassoio pieno di biscotti fatti a casa e porgendoli verso il ragazzino.
“Ah, io non lo farei” lo avverte Kakashi quando Naruto allunga la mano per prenderne uno “Tutto quello che quella donna cucina è un attentato alla propria vita”
“Kakashi-sensei!” sbotta Sakura alzando un pugno verso la sua direzione “Non è vero!”  Ma Naruto che ha morso uno di quei... cosi non può che dare ragione al vecchio Hokage.
“Meglio andare a mangiare il ramen” dichiara e Sakura abbassa la testa sconfitta da quello sguardo deciso.
“Ma perché nessuno apprezza i miei biscotti” piagnucola sconfitta.
Naruto inizia a ridere e Kakashi si unisce a lui, Sakura cerca di mantenere il broncio offeso ma le spalle iniziano a tremare e ben presto non riesce nemmeno lei a trattenere la risata e la stanza si riempie dei loro suoni cristallini.
Sasuke storce il naso infastidito da quei suoni acuti. “Sono l’unica persona seria, qui?”
“Hahaha, non dire così, Sas’ke-kun” lo riprende la donna  picchiettando un dito sul petto dell’Uchiha “Lo sai cosa si dice in giro? Se non hai mai riso almeno una volta non puoi dire di essere una persona seria”.
Sasuke si scosta al tocco non richiesto della kunoichi e borbotta qualcosa a mezza voce alzando lo sguardo altezzoso.
“Quindi si va da Ichiraku?” chiede Kakashi alzandosi da terra e ponendo il libro dentro uno dei borsellini ma non riesce a fare un passo che Naruto lo blocca puntandogli l’indice contro.
“Vecchio Hokage!” sbraita e Sasuke si deve trattenere dallo sbattersi una mano sulla fronte.
“Io non sono vecchio!” ribatte Kakashi.
“Ti sfido per il ruolo da Hokage, se ti batto dovrai cedermi il posto!” annuncia ignorando spudoratamente le proteste dell’Hatake.
“Certo, certo” lo assecondo l’uomo spettinandogli i capelli con una mano “Appena diventerai Jounin” aggiunge. Naruto vorrebbe protestare ma si interrompe perché sente un rumore dietro di sé  e si gira a guardare Sakura.
La donna ha guardato la scena con un amorevole sorriso sul volto, uno sguardo quasi materno e le mani strette insieme al grembo. Era da qualche giorno che ci pensava, le parole del sensei le risuonavano nella testa; ci aveva pensato, si era data della cretina e alla fine si era decisa. Così era entrata dentro la casa dell’Uzumaki( e di certo non si era aspettata di trovarci Kakashi-sensei preso a curiosare) per fare una sorpresa al ragazzino, per dimostrare che anche lei può farcela e forse per chiedere perdono per essere stata un essere umano così pessimo troppo impegnato ad asciugare le proprie lacrime per notare quelle di un bambino.
Adesso li vede lì, sembra un tuffo nel passato, sembra che lui sia ancora lì con loro ed è tutto così bello con Naruto che sfida Kakashi e Sasuke poco distante che li guarda fintamente annoiato.
“Ti prego Sakura-chan! Se ti rende triste non lo sfido davanti a te” la distrae Naruto dai suoi pensieri. Che sciocca, ha iniziato a piangere, nemmeno lei cambierà mai.
“Va tutto bene, Naruto-kun” dice posando una mano sulla sua testina bionda “Non sono triste, anzi... sono tanto felice” e lo abbraccia lasciandosi andare alle lacrime liberatorie, sente qualcosa sciogliersi nel suo cuore e finalmente, dopo tanto tempo, si sente ancora libera. E piange dalla gioia.
**
 
“Sono in ritardo, sono in ritardo!” urla Naruto correndo come un pazzo per le strade di Konoha pregando che il suo futuro team non si sia già incontrato, se non fosse stato per Sasuke lui sarebbe ancora sotto le coperte, grazie al cielo l’onii-chan s’è improvvisato sveglia. Fa lo slalom tra le persone rischiando di far cadere qualche borsa e ricevendo qualche imprecazione ma li ignora e prosegue nella sua corsa verso i campi di allenamento.
Quando arriva ci trova già i due ragazzi e il suo futuro sensei.
“Scusate il ritardo!” dice con il fiatone una volta arrivato, piegandosi sulle ginocchia. Ragazzi, che corsa!
“Finalmente” dice seccato l’adulto e Naruto alza lo sguardo trovandosi davanti un viso ovale con degli occhi piccoli e scuri, i capelli castani tenuti in una coda alta che gli ricorda un ananas. Quel particolare glielo fa riconoscere e fa un passo indietro puntandogli un dito contro.
“Tu dicevi che ero morto!” sbraita ricordandosi la prima volta a Konoha in cui tutti lo avevano guardato con la faccia di chi si trova davanti un fantasma.
“Ch’, che seccatura” sbuffa “Al momento sono il tuo sensei, mostra un po’ di rispetto”.
Naruto gonfia le guance punto nell’orgoglio per essere stato ripreso in maniera così plateale. Gli dà le spalle rivolgendo l’attenzione ai due ragazzini con lui, non li ricorda di averli visti alle lezioni dell’Accademia, c’è una ragazzina che dagli occhi chiari immagina appartenga al clan degli Hyuuga, ha i capelli rossicci tenuti corti con un una frangia lunga molto spettinata, il viso tondo e dolce, una felpa grande che nasconde tutta la sua figura. L’altro è piuttosto anonimo, con i capelli scuri tagliati molto corti, il taglio orientale degli occhi nascosti dietro a delle lenti degli occhiali e il viso è perfettamente ovale. La Hyuuga gli rivolge un sorriso a trentadue denti, mentre il ragazzino corruccia la fronte e lo guarda sospettoso, per questo lo trova subito antipatico, si va quindi a sedere vicino alla ragazzina mentre il sensei inizia a parlare.
“Io sono Shikamaru Nara, da oggi dovrò occuparmi di voi seccature. Cercate di non urlare troppo e di fare quello che dico io, magari riusciremo ad andare d’accordo. Oggi vedrò di testare le vo—”
“Shika-sensei!” lo richiama la ragazzina alzando la mano e muovendo le gambe in maniera scomposta.
Nara fa una faccia scocciata e indurendo la mascella per essere stato interrotto le permette di parlare. “Sì?”
“Prima non dovremmo presentarci? Parlare di noi, cosa ci piace e cosa no, i nostri sogni.... ” spiega continuando a muovere le gambe.
“Va bene” borbotta il sensei incrociando le braccia al petto “Mi piace giocare a Shogo e guardare le nuvole, odio quando mia moglie o mia madre mi urlano dietro e... non ho un sogno particolare, voglio solo una vita tranquilla”.
“Entusiasmante” borbotta sarcastico Naruto ricevendo un’occhiataccia dal Nara.
“Bene, parla tu adesso”.
“Dattebayo! Mi chiamo Naruto Uzumaki e amo il ramen di Ichiraku, specialmente quando lo mangio con Iruka-sensei o con Sas’ke-nii, odio aspettare che il ramen si riscaldi o quando Sas’ke-nii mi ignora e ho un sogno che realizzerò a tutti i costi: diventerò l’Hokage più forte e finalmente tutti mi accetteranno!”
Sarà una seccatura... sbuffa fra sé Shikamaru rivolgendo lo sguardo alla ragazzina affianco al biondo.
“Ouss! Mi chiamo Haatta Hyuuya e mi piacciono un sacco di cose: i panda, i lama, i capelli di Hinata-sama, lo yaoi, i dolci, gli shuriken... Odio quando fanno soffrire Hinata-sama e il mio sogno è proteggere il mio clan, renderlo grandioso e diventare la guardia del corpo dei capofamiglia!” conclude alzandosi in piedi esaltata dal suo stesso discorso.
E le saccature saranno due... pensa sconfortato puntando tutto sull’ultimo ragazzino.
Quello annuisce. “Mi chiamo Yoshi Itadashi, mi piacciono le ragazze formose e non mi piace essere costretto a mangiare i broccoli. Il mio sogno è conquistare il cuore della fiorai Ino Yamanaka-chan!” dice accendendo pericolosamente lo sguardo. Al che Shikamaru inizia a tossire sconvolto dalla conclusione di quel discorso che già era iniziato in maniera idiota.
“Ino è la mia migliore amica!” dice sconvolto.
“Yatta!” si esalta il ragazzino “La prego, mi aiuti a conquistare il suo cuore!”
“No” ribatte secco meditando di mandare una lettera di protesta a Kakashi, perché diavolo gli ha incastrato un ruolo così ingrato? Lui non vuole addestrare le matricole.
Seccature, solo seccature qui!
 
Quando Naruto torna a casa ci trova Sasuke dentro, seduto a bere una tazza di tè con lo sguardo perso verso il vuoto e il biondo lo interpreta come un cattivo segno.
“Sono a casa” dice, anche se sa che il moro si è già accorto della sua presenza, nonostante questo non muova un piega del viso e non dà nessun segno di averlo sentito. Naruto zampetta verso di lui e si arrampica una sedia guardandolo attentamente.
“Come è andata?” gli chiede alla fine l’Uchiha con voce automatica.
A Naruto basta, gli si accende lo sguardo e subito inizia a parlare del sensei super pigro, della compagna simpatica anche se leggermente fuori di testa e di quell’altro che non gli sta tanto a genio.
“Mi guarda sempre male” sbuffa infastidito dalla cosa.” Kurama non ha fatto altro che criticare e darci dei pagliacci, ma io mi sono divertito. Forse riuscirò ad avere degli amici...” medita alzando gli occhi al cielo e mordendosi distrattamente la pellicina del pollice.
Fuori c’è ancora il sole, è una bella giornata, i raggi di luce entrano con prepotenza nella stanza dalla finestra spalancata, sono intensi e caldi, colpiscono il viso del bambino e illuminano con violenza i suoi capelli biondi e gli occhi chiarissimi. Li sposta verso la finestra, si vede il sole che scivola verso le montagne da lì, è rotondo e sfuma sull’arancione, ci sono poche nuvole sottili come fumo.
Sasuke gli lancia una breve occhiata, poi ripunta l’occhio nero davanti a sé. Sembra inchiostro liquido, riflette tra sé Uzumaki stiracchiandosi e poi arrossisce da solo rendendosi conto di quanto quel pensiero sia così da ragazzina, ruota quindi la testa per non guardare più il viso pallido del moro che tiene gli angoli delle labbra piegate mollemente verso il basso e si gratta la testa imbarazzato.
“Mi hanno affidato una missione” dice improvvisamente Sasuke, la voce taglia il silenzio e lascia perplesso il ragazzino che non ha ben capito.
“Uhm?” grugnisce abbassando la testa sul tavola appoggiandola tre le braccia incrociate.
“Mi hanno affidato una missione” scandisce girandosi a guardarlo e attende che il ritardato cervello del biondo elabori il significato.
Socchiude gli occhi e storce il naso infastidito. “Starai via molto?” sbuffa una volta capito cosa comporta.
“Probabile” risponde caustico “Sembra una cosa seria” aggiunge pensieroso e il ragazzino abbassa lo sguardo lasciando che le ciglia bionde sfiorino le guance, indossa ancora il copri fronte e un raggio di sole colpisce il metallo accecando parzialmente l’Uchiha. È così piena di luce quella figura minuta.
“Quanto tempo?” mormora stringendo e rilasciando i pugni in un gesto nervoso. Non gli piace la partenza, non vuole che Sas’ke-nii se ne vada. Loro vanno bene così, no?
“Non ne ho idea” brontola “Potrebbero bastare poche settimane. O anni. Sembra una cosa complicata”.
“Quando parti?”
“All’alba”
Naruto si gratta una guancia. “Okay. Va bene”
I loro occhi si incontrano e il biondo sbuffa. “Eddai, almeno potrai sfogare su qualcosa la tua voglia omicida. Io starò bene, davvero! Ci sarà Iruka-sensei e Sakura-chan... e adesso sono un ninja anche io, non posso continuare a fare il moccioso, ‘tebayo! Posso badare a me stesso” termina sollevando le braccia dietro la testa e facendo un lieve ghigno.
Sasuke inarca una sopracciglia scettico. “Morirai per overdose di ramen, dobe”.
“Il ramen non ha mai ucciso nessuno” sbotta scendendo dalla sedia e spalmandosi addosso al corpo dell’adulto aggrappandosi alla sua schiena con le mani e affondando il viso nell’incavo del collo, con il naso gli sfiora involontariamente la mascella.
“Questo perché nessuno ne ha mai ingurgitato tanto” ribatte sprezzante mentre appoggia il braccio sulla spalla del ragazzino per invitarlo a staccarsi da quell’attenzione non richiesta. “Mollami” dice infatti.
“Va bene” borbotta arrendevole “Solo... un altro minuto, poi smettiamo. Solo un minuto, stiamo così solo per un altro minuto” strofina la faccia sulla sua spalla facendo scivolare la manica del kimono lungo il braccio dell’uomo e scoprendo un lembo di pelle bianca. Contro la sua guancia quel corpo è così freddo, sembra fatto di neve.
“Na-ru-to” scandisce con voce roca, sembra sia rassegnato, o infastidito, o dispiaciuto, o arrabbiato, o affettuoso... ci sono un’infinità di sfumature in quelle tre sillabe dette da quella bocca, come se non sapesse nemmeno lui come dire quel nome. La sua mano però si sposta dalla spalla alla testa accarezzando i capelli biondi e stopposi con una lenta dolcezza a volte, altre tira le ciocche con poco garbo facendo sfuggire un lamento dalle labbra del ragazzino e il respiro caldo si posa sulla pelle dell’Uchihca.
Sa di bucato pulito e qualcosa che sembra dopobarba, un profumo un po’ neutro ma molto buono. A Naruto quell’odore ricorda qualcosa di nostalgico e lontano, quando abbraccia Sas’ke gli sembra improvvisamente concreto e reale quando nella sua mente tutto è confuso e privo di fondamento, come sabbia che scivola dalle dita.
“Solo un minuto” concede Sasuke quando di minuti ne sono già passati tre.
**
Tutto è silenzio a Konoha, così si potrebbe descriverla all’alba. Le stelle del mattino sbiadiscono mentre con struggente lentezza i primi raggi di un sole rosato scavalcano l’orizzonte, una piccola brezza sposta i cirri notturni lasciando presagire che anche in quella giornata il cielo sarà limpido e azzurro. Adesso è scuro, poi i spruzzi di nuvola si colorano di viola e infine un tenue rosa, simile ai capelli di Sakura, sale. È fresco e non c’è nessuno, non c’è un solo suono, forse il ronzare di qualche insetto operoso già alla prima luce, o il frusciare delle foglie mosse dal vento.
Sasuke indossa la maschera da ANBU appoggiandola al lato del viso, la indosserà del tutto una volta abbandonato il Villaggio segreto, il mantello fruscia tra le sue caviglie e la katana pende fedele dal suo fianco, getta un ultimo sguardo alla casa del piccolo Naruto ancora addormentato tra le lenzuola e ignaro di essere rimasto solo, non si cura più di tanto e inizia a camminare verso ciò che rimane del quartiere degli Uchiha per prendere la sua porzione di provviste. Le strade restano silenziose anche al suo passaggio, i piedi pestano la via ma non emettono nessun suono.
Si ferma solo quando davanti alla porta di casa sua, seduta sui gradini dell’ingresso, ci trova Sakura scalza.
“Sei venuta a salutarmi?” sbotta incolore, leggermente tagliente, guardandola con disapprovazione.
“Sas’ke-kun” dice alzandosi non appena sente la voce dell’Uchiha. “Io... certo” ammette abbassando la testa e spostando una ciocca rosa dietro l’orecchia con imbarazzo quasi colpevole.
“tsk” borbotta aprendo la porta di casa, ma resta lì fermo nell’uscio con la mano appoggiata al pomello, poi si gira torcendo il busto puntando lo sguardo sulla Kunoichi dagli occhi verdi, è così penetrante e deciso da far arrossire la giovane donna.
“Sakura, puoi fare una cosa per?”
Qualsiasi cosa. “Certamente” annuisce sorridendo timida. Con Sasuke è così, torna un po’ bambina e il mondo sembra bello come a quell’età.
L’uomo fruga con la mano dentro la sacca da viaggio e dopo pochi secondi tira fuori una busta completamente bianca, non c’è né un nome o un indirizzo o un segno fatto per sbaglio con l’inchiostro. È bianca.
“Nel caso dovessi morire in missione, dalla a Naruto” dice con calma, come se le stesse chiedendo di annaffiare le piante di pomodoro durante la sua assenza.
Sakura spalanca gli occhi sorpresa; quella è una cosa molto comune tra gli shinobi, prima di una missione fanno una sorta di testamento nel caso morissero, spesso lo aveva fatto perfino lei ma Sasuke... Sasuke non aveva mai fatto parola da quando lui era morto.
Afferrò la busta con mano tremante. “Tu non morirai” decide di precisare.
“Ch’” fa sprezzante “Mi sembra ovvio”.
Fissa la busta avvicinandola al viso mentre si tortura con i denti bianchi il labbro inferiore, poi alza lo sguardo deciso e duro come davanti a un paziente. “Facciamo un gioco”.
“Non ho tempo per queste stronzate”.
“Qualsiasi cosa c’è scritto, lo dirai a voce a Naruto-kun quando tornerai. Okay?” ha un sorriso leggero sul viso tondo e unisce le mani dietro la schiena guardando fiduciosa il cielo che lentamente si schiarisce.
“Tze” commenta l’Uchiha.
  
 
 
 
 
NDA.
E finisce qui.
 
 


TROLOLOLOLO,
sto scherzando. Vi avevo detto che la dividevo in due parti? Be’, nel week-end ho avuto un’illuminazione divina che mi ha portato a cancellare la fine per riscriverla e... ehm, penso ci saranno altre due parti.
Eh, eh, eh. Sono pessima, lo so. Ma voi mi amate lo stesso, vero? *cuori random*
A proposito di persona da amare, vogliamo parlare delle splendide recensioni ricevute? Ragazze (o ragazzi, ce ne sono?) siete fantastici! Vi prenderei una/o a una/o per strapazzarvi di coccole e baci. Non ho parole per ringraziarvi, davvero! *scaccia le lacrimucce*
Spero che dopo qui Sakura vi stia un po’ più simpatica xD O che il rapporto Kakashi/Sakura sia almeno un pochino visibile... (lo ammetto, li shippo so hard. Non quanto Sasuke e Naruto, ma hanno la loro parte nel mio cuore).
Invece per il personaggio di Hatta, ecco, diciamo che quelle è il nome in cui la gente mi conosce per internet (?) e quindi sì, sono nella storia. Yeee
 
E quindi, non mi sembra ci sia altro da dire! Ci vediamo nella terza parte.
(Davvero, mi dispiace di averla allungata ma adesso è... Penso sia una delle storie più belle che ho scritto qui! Forse mi odierete ma voglio fingere il contrario)
V.
   
 
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