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Autore: Hikari_F    17/11/2015    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Oscurità...sto galleggiando nel buio più completo. Non so nemmeno se sono ancora vivo o meno, se sto sognando o se sono cosciente.

Non posso vedere.

Non posso parlare.

Non posso muovermi.

Mi sembra di vivere perduto in un mondo fatto di ombre, di fantasmi, imprigionato e senza possibilità di fuga.

 

-Bentornato. Mi sembrava strano non averti ancora visto oggi.- Mi dice l'infermiera, salutandomi frettolosamente mentre porta via una bottiglina vuota di medicinali. Kota è ancora lì, inerme, sepolto sotto la coperta di quello spoglio lettino di ospedale.

Sono tre giorni che non si sveglia. Da quando ha perso i sensi, subito dopo avermi baciato in uno slancio di disperazione, non ha più riaperto gli occhi. La folle corsa in ospedale, i ripetuti tentativi di contattare la sua famiglia...e adesso è qui, davanti a me, incosciente e in apparenza addormentato. Sembra sereno il suo sonno, respira con regolarità e se ne sta disteso, intubato, con le labbra secche e semiaperte. Mi chiedo quando si risveglierà.

-Parlagli. Deve sentirsi molto solo.- Dice un'altra infermiera, poggiandomi una mano sulla spalla.
Vorrei poter restare più tempo a vegliarlo, vorrei che fosse meno solo...ma non sono un parente e, in quanto semplice estraneo, non ho diritto di restargli accanto in ospedale se non in orario di visita. Sto aspettando Tsubaki, non appena ha saputo è passata a trovarlo ogni pomeriggio, portando un thermos di the verde e dei biscotti che comunque non sono mai riuscito a mangiare per la tensione.

-Fratellone.- Mormora Tsu, entrando in camera a passo felpato -Ancora nulla?-

Scuoto la testa, invitandola a sedersi sulla sedia accanto al lettino.

-Non ha mai nemmeno accennato a svegliarsi. I medici dicono che si tratta di una serie di piccoli episodi che hanno portato a questo.-

-Ma non è in coma, vero?-

-Non proprio. Sembra quasi che sia...fuori da se stesso, per adesso.- Sospiro. Kota...per favore, svegliati.

Tsubaki gli carezza la testa con fare materno. Vorrei fare lo stesso ma ho quasi paura a toccarlo...ho paura che qualunque cosa io faccia finisca per fargli del male.

-Le infermiere dicono che dovrei parlargli. Ma non ci riesco, non saprei cosa dire.-

-Io gli parlo tutte le volte. Mi viene naturale, ci sono tante cose che vorrei chiedergli. Quando l'altra volta sei andato a prendere l'acqua l'ho rintronato di chiacchiere. Gli ho detto praticamente tutto di me. Anche la nostra situazione a casa.-

-Tsu!- La rimprovero, inarcando un sopracciglio -E se io non volessi fargliele sapere?-

-Fratellone, non è cosciente. Non ricorderà quello che gli ho raccontato.-

Non ricorderà...già. Qualunque cosa succeda mentre è in questo stato sarà come se non fosse mai accaduta...

Io e Tsubaki restiamo in stanza per tutta la durata dell'orario di visita, finché lei non è costretta ad andare via per non perdere l'autobus che la porterà a casa. Ogni volta è la stessa storia...quando Tsu se ne va, sprofondo nella più totale disperazione.

-Guarda che non sei costretto ad andare via, oggi non c'è il primario.- Dice una voce alle mie spalle; è la solita infermiera.

-Ah.- Sussurro appena. Restare da solo con Kotaru addormentato, senza il supporto di Tsubaki, mi sembra una situazione troppo dolorosa da sostenere con le mie sole forze, però...lui è solo. Lui ha bisogno di me.

-Allora vengo ad avvisarti se ci sono problemi e devi andare, ok?- Chiede la donna, dando per scontato che abbia già deciso di restare.

-Va bene.- Replico freddamente e la sento uscire, richiudendo silenziosamente la porta alle proprie spalle.

 

Ultimamente nell'oscurità ho iniziato a sentire delle voci. La luce è ancora spenta ed io sono ancora immobile eppure, in questa agonizzante prigionia, ho sentito la voce di una ragazza che mi parlava...mi parlava di lei e di suo fratello. Ha detto di chiamarsi Tsubaki e di avere la mia stessa età. Le piacciono tanto i peluche e lo zucchero filato, un giorno le piacerebbe mangiarne un po' a forma di orsacchiotto. Mi ha anche detto che ha avuto tanti problemi a casa, per colpa di suo padre...quando era bambina ha scoperto che suo padre era un gran bugiardo, che teneva il piede in due scarpe e che lei non era la sua unica figlia. Aveva anche un figlio più grande, avuto con un'altra donna, prima ancora di conoscere sua mamma; questo ragazzo si chiama Ryota. Mi piace questo nome, perché è lo stesso nome del ragazzo di cui sono innamorato. Ryota inizialmente odiava Tsubaki perché le addossava la colpa di aver visto sua mamma piangere per il tradimento del padre...ma pian piano hanno iniziato a capire di essere entrambi vittima delle azioni di altri e, per questo motivo, si sono scoperti più uniti che mai. Sono contento che adesso Tsubaki sia felice. Mi ha parlato un sacco di volte e ormai credo che siamo diventato amici...chissà se la incontrerò il giorno in cui riuscirò a fuggire da questo strano posto buio.

 

-Ehi...ciao, Kota.- Mormoro, sentendomi come un idiota che parla da solo -Mia sorella ha detto che ti parla e quindi, be', non volevo essere da meno. Anche perché...dev'essere noioso stare tutto il giorno a dormire, vero?- Mi zittisco, quasi ad aspettare una risposta che non arriverà. Getto uno sguardo alle mie spalle per assicurarmi che non ci sia nessuno a guardarmi o ascoltarmi.

Mi avvicino un po' di più al letto con la sedia e provo a sfiorare piano la mano immobile del ragazzino, poggiandoci sopra la mia. Mi aspetto quasi che la stringa ma, ovviamente, il suo braccio rimane fermo, non reagisce.

-Ti disturba se ti ritraggo? Disegnarti mi rilassa molto. Hai dei lineamenti delicati e molto infantili.- Dico, sentendomi sempre meno stupido man mano che mi abituo a parlare praticamente da solo. Prendo il blocco da disegno e la matita e inizio a disegnare Kota addormentato, partendo dalle linee di costruzione e poi andando a definire meglio i contorni finché mi rendo conto che la mia mano sta tremando e non sono capace di continuare a disegnare. Il mio sguardo cade sulla flebo e le confezioni di medicinali sul comodino, poi sul pigiama stropicciato ed il cuscino sottile, scomodo. Non posso ritrarre la sofferenza di Kota...non ci riesco. Fa male, male quasi come se la vivessi in prima persona. Questo ragazzo così piccolo ed inerme, costretto in un letto d'ospedale, è entrato nella mia vita ed ha sconvolto pian piano tutte le mie certezze, eppure...sento che è importante per me come nessuno è mai stato.

-Scusami, Kotaru.- Mormoro, sentendo un tremore nella voce ed un nodo che mi stringe la gola -Scusami se non posso prenderti e riportarti nella realtà. Scusami se non sono capace di svegliarti!- Mi rendo conto di avere gli occhi lucidi, ma mi sforzo di non piangere, come ho sempre fatto da quando ero bambino.
Metto via i fogli e mi inginocchio accanto al letto, stringendo la mano di Kota con entrambe le mie. Chiudo gli occhi e poggio la testa sul suo petto, ascoltando i confortanti battiti del suo cuore.

-Ancora per quanto tempo vuoi farmi soffrire?- Chiedo, soffocando di nuovo l'istinto di abbandonarmi al pianto -Perché non mi rispondi?! Possibile che non ci sia niente che...- Improvvisamente mi ritrovo a ripensare a quello che è successo un istante prima che perdesse i sensi.

Un bacio...un bacio aveva fatto addormentare Kotaru. E se...se un altro bacio potesse risvegliarlo?

Il mio corpo si sta muovendo da solo, fuori dal mio controllo. Osservo le sue labbra semiaperte, secche, disidratate e...non ho il tempo di pensare.

Un istante dopo sto baciando Kota e le sue dita si stringono forte intorno alle mie.

 

-Buongiorno!- Cantilena la voce affabile di Tsubaki. Da quando mi sono ripreso dalla specie di stato comatoso in cui ero, è passata a trovarmi ogni giorno durante la convalescenza in ospedale.

-Buongiorno.- Rispondo, bevendo a fatica una ciotola di brodo insapore -Grazie di essere passata anche oggi.-

-Figurati, volevo assicurarmi che stessi bene. Il Fratellone non è più passato da quando ti sei svegliato, vero?-

Scuoto la testa. Il fratellone di cui parla è il senpai Ryota; ho un ricordo vago e confuso della mia lunga dormita...è tutto sfumato come nei sogni, ma sono sicuro di aver già sentito la voce di Tsubaki e Ryo durante l'incoscienza. Lei mi ha fatto compagnia a lungo con le sue chiacchiere ed i suoi racconti dei quali, in qualche modo, conservo ancora il ricordo. Ma il senpai...so che ha un ruolo importante nel mio risveglio, ma proprio non riesco ad immaginare quale possa essere. Gli istanti immediatamente successivi a quello in cui ho riaperto gli occhi sono stati un susseguirsi di voci, rumori e profumi...comincio ad avere una visione chiara delle cose soltanto dopo il mio primo sonno “normale”.

-Il fratellone è un idiota.- Sibila Tsubaki, sorreggendo la scodella mentre bevo e accarezzandomi dolcemente la nuca; è una ragazza tanto carina. Mi sento sciocco ad aver pensato che fosse un'amante di Ryota, ma sarebbe stato anche comprensibile, bella com'è.

-No, è solo impegnato. In fondo ha fatto fin troppo per me.-

-Non ci sono scuse! Anche io sono impegnata, ma una visita pomeridiana non mi sconvolge certamente la giornata.- Dice, mettendosi le mani sui fianchi e aggrottando la fronte -Sai che ho fatto? Gli ho ricaricato la sim. Ora non ha scuse per non farsi sentire. Fossi in te gli scriverei.-

Arrossisco violentemente -N...no. Non credo proprio che sia il caso.-

Sospira e prende posto accanto a me -Ryota è un bravo ragazzo, però...con le persone non ci sa proprio fare.-

Mentre mi carezza la testa noto un segno violaceo sul polso; deve essersene accorta perché, immediatamente, abbassa le maniche fino a coprire mezza mano. Questo atteggiamento non mi piace...non appena starò meglio, credo che cercherò di indagare.

-Alla fine sono solo un suo compagno di classe.- Mormoro, volgendo altrove lo sguardo. La quotidiana visita si conclude; stavolta Tsubaki mi ha portato una fetta di cheesecake. Credo di sentirmi abbastanza bene da poterne assaggiare un pezzettino.

Mi sento al sicuro in ospedale. Qui ho chi si occupa di me e, durante gli orari di visita, ho persino compagnia...se solo penso che a breve sarò dimesso e tornerò ad essere un senzatetto! Forse, se raccontassi agli insegnanti la situazione, mi permetterebbero di trovare un alloggio o qualcosa del genere...ma più probabilmente finirebbero per metterei in guai legali i miei genitori, e questo è qualcosa che non voglio assolutamente fare.

-Buonasera, Oda. Come ti senti oggi?- Chiede premurosamente l'infermiera, misurandomi la pressione e controllandomi la temperatura -Credo proprio che tu sia sano come un pesce e pronto a tornare alla vita di tutti i giorni, sai?-

Fingo un sorriso. Proprio quello che speravo di non sentirmi mai dire.

-Ti faccio preparare i documenti per farti dimettere. Per domani dovresti già essere a casa, contento?-

-Contentissimo.- Mento, consolandomi con la fetta di cheesecake della mia nuova amica. Probabilmente l'ultimo dolce che potrò permettermi.

Ho tanta paura...ho bisogno di parlare con qualcuno, con Ryota. Raccolgo tutto il mio coraggio e decido di scrivergli, non mi importa cosa succederà. Prendo il cellulare e inizio a digitare lentamente il testo del messaggio...

...ma proprio mentre sto per premere “invio”, il telefonino vibra e in alto compare l'icona di un sms ricevuto. Scorro il menu a tendina e scopro, con un miscuglio confuso di emozioni, che è un messaggio di Ryo.

 

Domani passo a prenderti.

Non dimenticare lo spazzolino.

 

Non riesco a capirne il senso e, con le dita tremanti, cancello quello che avevo scritto per digitare una risposta in cui chiedo delucidazioni.

 

Non ne ho uno in più a casa.

 

Sento una sorta di fitta allo stomaco e le guance in fiamme mentre scrivo l'ennesima domanda ma, stavolta, la risposta arriva prima che io possa chiedere altro.

 

Quando si vive in qualche posto,

bisogna tenerci il proprio spazzolino.

 

Devo aver frainteso. Ryota non può starmi chiedendo di andare a vivere da lui...no? Non sa niente di quello che è successo con i miei, giusto? A meno che...cazzo, cosa darei per ricordare cosa ho fatto prima di sentirmi male! Devo aver sicuramente spifferato tutto. Lo chiamo. Devo assolutamente chiamarlo e mettere le cose in chiaro.

-Pronto?- La voce del senpai attraverso l'apparecchio mi fa sussultare e attiva immediatamente il frullare di ali di farfalla nel mio stomaco.

-Ehi.- Dico, scoprendomi incredibilmente informale -Che storia è questa?-

-Credi di aver trovato una sistemazione migliore?- Dice semplicemente, con tono imperturbabile.

Mi mordo il labbro per sopprimere una bestemmia -Cosa sai esattamente?-

-Tutto.-

-...-

-Sei ancora lì?- Chiede, in risposta al mio silenzio.

-Sì.- Mugugno. Mi sento come se avessi perduto la dignità.

-Non avrai mica intenzione di continuare a vivere a scuola?-

-No.-

-Allora vuoi per caso riappacificarti con i tuoi?-

-No.-

-Vuoi continuare a comportarti da bambino?-

-N...senpai, per favore.- Sbuffo -Non posso approfittare della tua cortesia. Lavori per mantenerti e non voglio essere un peso per nessuno.-

-Non sono così disperato da non poterti offrire da mangiare e un tetto sulla testa.-

-Ti prego, Ryo.- Mi lagno, cercando di dissuaderlo -Proprio non me la sento di crearti fastidio.-

-Kotaru, hai forse paura di me? Non ti fidi a restare a casa mia? Non credevo di essere un estraneo per te, dopo che...-

-Cosa?-

-Niente.- Dice, affrettandosi a cambiare discorso -Comunque, se proprio ci tieni a sdebitarti, mi basta che tu stia bene, prenda le medicine e mangi a sufficienza. E che magari recuperi a scuola, che ne pensi?-

-Va bene.- Sospiro -Ma oltre a questo, voglio poter essere utile anche economicamente. Voglio trovare un lavoro.-

-Adesso pensa a ristabilirti. A questo penseremo poi.-

-Va bene, va bene.-

-Cerca di riposare, domani parleremo di persona.-

-Ok, ma che sia solo una soluzione temporanea.- Dico velocemente, prima che chiuda la chiamata -Non farò il parassita per sempre. Appena avrò abbastanza da parte troverò una sistemazione altrove.-

Ride piano. Non so se stia ridendo di me o della mia testardaggine, ma è sempre bello sentire la sua risata, così rara.

-Vedremo, vedremo. Buonanotte Kota.-

-Buonanotte.- Sussurro, restando ad ascoltare il suo respiro finché non riaggancia.

Le farfalle nello stomaco non si calmano più...durante il sonno profondo avevo quasi dimenticato quanto fosse intenso l'amore che provo per lui.

 

Sono trascorse due settimane da quella telefonata. Due settimane di convivenza con Ryota durante le quali non ho fatto altro che stare a letto a studiare, almeno per la maggior parte del tempo. Le mie giornate si sono svolte in modo ripetitivo -medicine, riposo, studio, visite di Tsubaki- e ho avuto davvero pochi momenti per parlare con il senpai. Il lato positivo è che ho recuperato quasi tutte le lezioni e, probabilmente, riuscirò a mettermi presto in pari con un test extra.

Stasera Ryo ha lasciato un biglietto sul tavolo accanto alla cena, una pietanza non identificata; sarà meglio che lo trascini a fare la spesa il prima possibile, per sperare in pasti migliori. Sul fogliettino mi ha scritto che farà gli straordinari al lavoro e che non tornerà...non è la prima volta che succede. Ultimamente ho notato che va a lavorare anche in giorni che prima erano liberi e, quasi sempre, torna a casa con le dita incerottate.

Potrei andare a dormire ma preferisco aspettarlo in piedi anche stavolta, approfittando della tranquillità serale per immergermi nel ripasso degli ultimi argomenti che mi mancano.
Ho perso la cognizione del tempo quando il rumore della chiave nella serratura mi distrae dallo studio.

-Kota, ma che ci fai in piedi a quest'ora?!- Esclama il senpai, notando le luci accese.

-Studio.- Rispondo -Ricomincio la scuola lunedì e preferisco riposarmi nel fine settimana.-

-Ok, ma adesso sbrigati ad andare a letto.-

Mi accingo ad ubbidire quando, con la coda dell'occhio, noto qualcosa di strano sulla mano del mio interlocutore.

-Ma...- Mi avvicino per osservare e mi accorgo che la mano di Ryota è strettamente fasciata ed un pesce surgelato spunta dalle bende. Non riesco a trattenere una risata benevola -Ma che ti hanno combinato alla mano?- Chiedo, continuando a ridere.

Inizialmente corruga la fronte ma poi, quasi come se la mia allegria l'avesse contagiato, prende a ridere a sua volta.

-Stavo affettando delle carote quando il cuoco mi ha versato sulla mano una pentola d'acqua bollente. Quell'idiota lavora in una cucina di qualche metro quadro e si muove come un ballerino di tip tap!- Spiega, una volta calmata l'ilarità -Non sapevano cosa mettermi sull'ustione e allora mi hanno avvolto la mano in questo pesce congelato e una manciata di sale, proprio perché era la prima cosa ghiacciata che avevano a disposizione.-

-Cazzo, deve fare molto male. Aspetta, prendo qualcosa di più adatto.- Dico, sciogliendo il bendaggio e buttando via il pesce -Che brutto aspetto...acqua a 100°, sei fortunato che il danno si sia ristretto alla mano.-

-Spero di essere in grado di lavorare, che diamine.- Sbuffa, mentre applico una pomata contro le ustioni. Ho scoperto, dopo quella volta in cui l'ho assistito in piena febbre, che Ryota non tiene farmaci in casa. Fortunatamente da quando vivo con lui ha ben pensato di acquistare una cassetta del pronto soccorso, oltre ai miei soliti medicinali.

-Ma perché affettavi carote? Non ti occupi dei piatti?-

Non mi risponde subito...sembra molto indeciso su cosa dire. Alla fine, sceglie di sputare il rospo.

-Da quando vivi con me il lavoro di lavapiatti non basta più. Ho subito chiesto se ci fosse bisogno d'aiuto durante i giorni in cui ero libero e mi hanno proposto di dare una mano in cucina in cambio di un aumento considerevole di stipendio.-

-NO!- Esclamo, scuro in volto -Ryo, non erano questi i patti. Non devi assolutamente ammazzarti di fatica per me! Vedi, adesso a causa mia ti sei anche infortunato!-

-Non c'entri, ti ho invitato io.-

-E sarò io a disdire l'invito.- Esco dal bagno e mi avvio nella camera per gli ospiti, raccattando il borsone e infilandoci dentro le mie cose con fare disordinato, senza nemmeno guardare. Sto per chiudere la lampo quando, improvvisamente, la mano sana di Ryo si stringe violentemente intorno al mio braccio e mi forza a girarmi verso di lui.

-Kota.- Sibila, spingendomi contro il muro ed impedendomi ogni movimento -Fammi un favore. Basta stronzate.-

Vorrei piangere. Non ho portato altro che problemi e dolore alla persona che amo! Anche se potrei vivere con lui per sempre, anche se vederlo ogni giorno mi rende felice, non posso permettere che...

-Ti prego.- Sussurra, abbozzando un sorriso -Puoi spegnere l'interruttore delle seghe mentali?-

Allenta dolcemente la presa non appena si rende conto che non mi dimenerò più. Appoggio a terra il borsone e gli faccio cenno con le mani di allontanarsi.

-Non vado da nessuna parte.- Dico, per assicurargli che può fidarsi a lasciarmi libero.

-Ti credo.- Replica.

-Ma ad una condizione.-

Sbuffa e getta un'occhiata disperata al cielo -Sentiamo.-

-Non puoi fare due lavori. Non è giusto, non è umano. Se parlerai con il tuo capo e gli dirai che sto cercando un posto di lavoro...potrei occuparmi di una delle tue mansioni. In quel caso mi sentirei utile e saprei con certezza di star dando un contributo.-

-Tutto quello che vuoi.-

-Davvero?-

-Sì. Davvero. Mi basta che vada bene a te.-

-Va benissimo!- Quasi grido, dimenticandomi che è l'una passata e che i vicini dormono della grossa.

Prima di andare a letto controllo rapidamente le condizioni della mano di Ryota. Una parte di me sogna di dargli un bacio della buonanotte e di addormentarmi sul suo petto, come non ho mai smesso di desiderare ogni singola notte da quando l'ho incontrato, quando prendevo sonno soltanto con l'odore dei vestiti che aveva indossato. Ma un'altra parte di me, quella logica e razionale, sa che il senpai non accetterebbe mai le mie effusioni...lui è un uomo, un uomo che non potrebbe mai permettere ad un frocio come me di coccolarlo.

-Cerca di non agitarti nel sonno con la mano in quello stato.- Dico, mentre mi infilo sotto le coperte. Spengo la lampada e, nel buio, intravedo solo la sua sagoma, ancora vicino a me.

-Ho la certezza che domani ti risveglierai?-

-Ehi, che domande! Devo fare gli scongiuri?-

La sua mano sana si poggia sulla mia guancia ed il suo viso è a pochi centimetri dal mio.

-Dammi la certezza che non dormirai mai più tanto a lungo.-

-Non succederà.- Lo rassicuro, correndo il rischio di sfiorare con le dita le sue, distese sul mio volto. Stranamente il contatto improvviso non sembra infastidirlo.

-Non farlo più. Non ridurti mai più al punto da stare così male. Sono tanto stanco oggi...mi dai la garanzia che posso andare a dormire senza la paura di ritrovarti in stato di incoscienza?-

-Sì, te lo prometto. Sto avendo cura di me e non mi accadrà niente di male.-

-Grazie...ho davvero bisogno di dormire...senza preoccupazioni.- Nella penombra riesco a vedere le sue palpebre appesantite e le labbra che trattengono uno sbadiglio. Un istante dopo, quelle labbra sfiorano piano la punta del mio naso.

-Buonanotte.- Dice, lasciando silenziosamente la stanza.

Dal canto mio, sono così stordito che non so se riuscirò a dormire.

 

 

   
 
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