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Autore: KiraSan    27/02/2009    2 recensioni
Una ragazza. Un'infanzia terribile. Un cuore che non vuole più battere. Incontra Lui. L'idolo delle folle. E loro. I suoi degni compari. Un amore. Aspettato a lungo da entrambi.
-Sto affogando...-
-Ma se siamo seduti su un letto!-
-...sto affogando nei tuoi occhi.-
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGELS FALL FIRST

Solo quando il ragazzo si addormentò nel suo letto, la ragazza ebbe il tempo di pensare.
Quel viso le ricordava qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Scosse la testa: se era importante lo avrebbe ricordato.

Bill si rigirò nel letto, mugugnando. Il cellulare scivolò dalla tasca dei pantaloni e cadde sul pavimento. La ragazza, entrata per prendere un libro, vide il cellulare, lo raccolse e notò che la batteria era scarica.
Lo portò in cucina e lo attaccò al suo caricabatterie.

Il dormiente si girò di colpo e cadde a terra con un tonfo.
-Mppfff...Ma cosa diavol...- borbottò alzandosi dal pavimento, poi ricordò.
Si guardò intorno incuriosito *Devo essere nella sua camera...*
Curiosò i titoli dei libri: tutti storici o romanzi seriosi.
Passò a guardare il comodino: c'era una foto che raffigurava una giovane donna dai capelli corvini e il viso sereno che teneva in braccio una bambina dalla zazzera tutta arruffata e dalla bocca sporca di cioccolato.
Inconsapevolmente il ragazzo sorrise.
Sentì dei passi che salivano e si ributtò sul letto, per far finta di dormire.
La ragazza entrò e sbuffò, per trattenere una risata e non svegliare il ragazzo: era sdraiato a pancia all'ingù, a stella, le coperte erano a terra e il cuscino faceva da solleva-piedi.
Guardò l'orologio digitale sul comodino: segnava le undici e mezza di mattina.
Non voleva svegliarlo, ma doveva farlo.
Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende.
Il ragazzo fece finta di risvegliarsi. Appena la vide le sorrise, ovviamente lei non ricambiò, ma i suoi occhi esprimevano felicità.
-Ho dormito così tanto?-
Lei annuì.
Lui si alzò e le porse la mano -Ieri non mi sono presentato: piacere, Bill.-
-Alexandra, Alex o Lex per gli amici.- e gli strinse calorosamente la mano.
Scesero al piano di sotto e lei gli preparò una tazza di cerali.
Mentre Bill s'ingozzava di cereali a più non posso, il suo cellulare squillò.
-Ah, già!- la ragazza si sbattè la mano sulla fronte -Mi ero dimenticata di dirtelo: ieri sera ti era caduto, era scarico e allora ho pensato ti avrebbe fatto piacere trovarlo carico.- e glielo tese.
Bill guardava ad intervalli lei e il cellulare che continuava imperterrito a suonare.
Ingoiò gli ultimi cereali e rispose.
-Ja?-
-MA JA UN CORNO BRUTTO IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!-
-Anche io sto bene Tom, grazie per avermelo chiesto.-
Alexandra lo guardò stranita e lui mimò con la bocca la parola "fratello", lei annuì, comprensiva.
-TI RENDI CONTO CHE NON HAI DATO NOTIZIE DI TE PER UN GIORNO INTERNO?! UN GIORNO!!!!!!!!-
-Oh...- Bill si zittì
-Oh un corno! Gustav se l'è fatto scappare con la mamma e lei ha chiamato Saki che ha squinzagliato mezza Amburgo per ritrovarti!- Tom riprese fiato -DOVE DIAVOLO SEI?- gli urlò, nuovamente, nelle orecchie, scandendo terribilmente bene le parole
-Ehmmmmm...aspetta un secondo.-
-Bada che sia un secondo solo.-
Bill coprì il microfono del cellulare -E' mio fratello: mi ha chiesto dove sono. Cosa posso dirgli?-
Alexandra ci pensò un po' sù e poi gli disse -Suderstraße, vicino al parco. Se vuoi posso portarti fino al parco: di sicuro lo conosce.-
Bill annuì e riferì al fratello che gli rispose -Lì fra un'ora. E vedi di non farti aspettare.- e poi gli chiuse la chiamata in faccia.
-Devo essere lì fra un'ora. Posso usare il bagno?-
Lei annuì e gli indicò la porta.
Appena Bill si chiuse dentro, aprì l'acqua della doccia e inizio a cantare: -Kommmm und reeeeeeeette miiiiiich.-
E fu lì che lei ricordò.
Corse in camera e aprì di colpo il secondo cassetto del suo comodino. Tolse i libri e i fazzoletti e sollevò il doppiofondo. Tre Cd, un walkmann: Tokio Hotel.
Richiuse il cassetto. Il cuore le andava a mille.
Flashback.
"Komm und rette mich,
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich."
La ragazzina era rannicchiata nell'armadio. Completamente al buio. Le porte chiuse dall'interno. Le cuffiette del walkmann nelle orecchie. Non voleva sentire niente. Ma poteva immaginare cosa stesse succedendo fuori di lì.
La madre urlò, il padre rise malignamente. Il rumore di una bottiglia rotta.
"Komm und rette mich
Rette mich
Komm und rette mich
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.
Komm und rette mich
Rette mich
Rette mich
Rette mich
Rette mich."
Fine Flashback.
-Scusa, posso usare il tuo phon?-
Bill era entrato nella camera senza bussare e la vide con dei Cd in mano. Gli brillarono gli occhi.
-Ma allora tu ci conosci!-
-Ma, ver...-
-Waaaaaaaaaa, chebellochebellochebellochebellochebellochebellochebello...- il ragazzo prese a saltellare per tutta la camera e lei sorrise. Per la prima volta da anni. Il suo sorriso parve illuminare tutta la stanza, ma in realtà stava illuminando tutto il mondo.
-Dai! Smettilaaaaaaaa!- Alexandra rise di gusto, mentre cercava di fermare il ragazzo.
-Comunque sì, puoi usare il mio phon.- disse alla fine, quando era riuscita a fermarlo.
Quando Bill si allontano lei saltellò fino all'armadio e lo spalancò, cercando qualcosa da mettersi.
Alla fine optò per dei jeans neri, stretti alle caviglie, una maglietta maglietta bianca a maniche corte con sopra stampato un teschio in rosso e una felpa nera con dei cuori bianchi sulle maniche e sul cappuccio. Prese le All Star del giorno prima e se le mise.

Dieci minuti dopo erano nella macchina della ragazza, un'Audi TT completamente nera con gli interni in pelle beige. Nessuno dei due parlava e, per la prima volta, Alexandra odiò con tutta sè stessa quel silenzio.
Si fermarono a un semaforo. Lei ticchettava nervosamente sul volante. Era strano, non si era mai sentita così. Bill catturò il suo sguardo sorridendo nervosamente. Anche lui si sentiva strano.
Alla fine Lex non resistè, accese la radio e la sintonizzò su un canale a caso: "Stupid MF" dei Mindless Self Indulgence. La ragazza accennò un sorriso: era una delle sue preferite.

-Is it simple enough for you? Does everybody understand? Are you all still following me?- inizia a canticchiare con la sua voce d'angelo, delicata, mentre aspetta il verde. Arriva il verde e lei parte a velocità moderata.
-Yo they think you're dumb. I think you're smart. No, wait, I lied. I think you're dumb.- questa canzone la sente dentro, davvero, come con poche canzoni le succede. E' a metà dell'incrocio.
Un fuoristrada mastodontico arriva dal lato del guidatore. Era rosso per lui.
Investe la piccola Audi TT. La sbalza poco distante, fortunatamente l'impatto è stato abbastanza delicato, nessuno si è fatto male, per ora.
Alexandra, incavolata come non mai,cerca di spalancare la portiera, ma questa è stata rotta dall'impatto e non si apre più. Abbassa il finestro e esce da lì.
Bill scende dalla macchina mentre Lex si avvicina al finestrino oscurato del fuoristrada.
Bussa contro il vetro. E' il finestrino del passeggero.
Si apre la portiera del guidatore. Ne scende un uomo.
A causa del riverbero del sole non lo vede in faccia. Le si avvicina. Ora lo vede. La paura la soprafface.
Lui ghingna.
Tutto accade troppo velocemente.
Should I talk slower like you're a retard.
Un pugno nello stomaco.
You stupid motherfucker.
Un pugno in faccia.
You stupid motherfucker.
Uno schiaffo.
You stupid motherfuck!
Un altro schiaffo che la scaraventa contro l'Audi, sbatte la schiena contro la sua macchina e cade a terra. Un rivolo di sangue le scorre sui vestiti.
L'uomo risale sul fuoristrada e sgomma via.
Era successo tutto troppo velocemente, Bill non era riuscito a fare niente.
Corre vicino a lei. Le alza il viso e le scosta i capelli. Trattiene un urlo.
Il viso è completamente coperto di sangue e tumefatto, ma gli occhi sono chiusi. Dev'essere svenuta.
La corsa in ospedale è febbrile.


Grazie dei commenti ^______^
xxx, KiraSan :3
  
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