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Autore: Marta_N    18/11/2015    3 recensioni
Cosa succede nella vita di Camilla e Gaetano negli anni dopo la nascita di Camilla e Lorenzo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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N.B. Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma non ho veramente avuto mai un attimo libero. Data l’ora spero di non aver commesso troppi errori grammaticali e verbali! ;P
Non sto a descrivervi il capitolo per non sciuparvi la sorpresa, in realtà credo sarebbe abbastanza tendente al BOLLINO ROSSO ma poi mi tocca “bloccare” tutta la storia.
Giudicate anche un’pò voi, così poi eventualmente modifico il tutto.
Buona lettura  
 
***
Entrare in casa, chiudersi la porta alle spalle e gettare la borsa in terra a casaccio; mani che si precipitano al volto e un respiro profondo, due, tre, a cercare quell’aria che da quando ha lasciato l’ufficio di Gaetano sembra non esistere più; se l’è fatta tutta di corsa e quasi in apnea, come se concentrandosi solo sugli sforzi fisici, potesse riuscire a bloccare i pensieri che rischiavano di travolgerla come un fiume in piena; adesso però, protetta dalle mura di casa, non riesce a trattenere l’ansia e, deve ammetterlo, neanche il senso di angoscia, che si sono impadroniti di lei dal momento in cui ha parlato con Gaetano.
Comincia a girovagare per la casa in lungo e in largo, visibilmente su di giri, continuando a ripetersi nella mente le parole che gli aveva appena sentito dire.
Era a Firenze, la sera prima lui era a Firenze, e questo voleva dire che non poteva essere a Torino, in quel condominio, in quell’ingresso, non poteva esserci lui con lei
Allora chi era quell’uomo che il giorno prima l’aveva colta di sorpresa e abbandonata un attimo prima dell’estasi? C’era davvero un pazzo a giro che si era divertito così? Eppure a lei non era neanche passato per la mente che ci potesse essere un altro insieme a lei … Perché?
 
Dopo aver trascorso tutta la mattina senza trovare pace, la risposta le viene quasi naturale quando trova la sciarpa appoggiata sul suo cuscino e, portandosela al volto, ne ispira intensamente il profumo: Ecco, perché!
Quel profumo, il suo profumo, le era entrato dentro non appena la mano le aveva tappato la bocca e quando alla mano si era sostituita quella sciarpa che ora stringeva al volto, si era come sentita avvolta e abbracciata dalla presenza di Gaetano.
Quel profumo che in quelle notti in cui lui dormiva appoggiato al suo petto e cullato dalle sue braccia, lei si ritrovava ad amare, con il naso tuffato in quei capelli che le solleticavano il viso.
Quel profumo che adorava sentire quando lui la stringeva e lei nascondeva il volto nel suo collo.
Quel profumo che la inebriava a tal punto che persino a distanza di anni, nella prima mattina torinese, aveva risvegliato in lei un richiamo speciale e, unito a quella siluette unica, l’avevano fatta voltare, e lui le si era metabolizzato davanti agli occhi.
Il fatto che poi, appena accesa la luce, avesse perfettamente riconosciuto la sciarpa come sua, era solo una conferma non necessaria.
Si era trovata a sorridere con ancora la sciarpa stretta tra le mani e premuta fra naso e bocca.
 
Per lei era chiaro fin da subito che quello fosse Gaetano e proprio la sciarpa dimostrava che quanto successo non era un altro di quei tanti sogni che le riempivano le notti or mai solitarie.
Ora, però, si domandava perché Gaetano le avesse fatto credere il contrario.
Sembrava così sincero quando ha parlato di Firenze … e poi Torre che è entrato proprio nel momento giusto, interrompendo il discorso …
Davvero si era divertito a prendersi gioco di lei così? Possibile che avesse escogitato tutto solo per avere un alibi schiacciante per il momento incriminato?
Sorride rendendosi conto di ragionare come un verso sbirro, ma questo non distoglie la sua attenzione da un punto preciso: vuole capirci di più, vuole assolutamente capirci di più, con l’intenzione, già certa, di non farla passare liscia a Gaetano.
Afferra il cellulare e, senza neanche pensarci troppo, compone il messaggio “Che ne dici se proviamo la ricetta che ti ho dato, stasera a cena? Così tu cucini e io dirigo!”.
Neanche cinque minuti e arriva la risposta “Direi ottimo! Ti aspetto per le 19.00”
Bravo Commissario, adesso però, si fa come dico io.
*
“No, no, no, Gaetano, così l’avveleni! Stai carbonizzando la pancetta!” Esclama Camilla, più divertita che altro.
“Uffa! Non mi avevi mica detto che era così difficile da preparare!” afferma spazientito.
“Non mi avevi mica detto che non sei in grado neanche di saltare in padella un’pò di pancetta, altrimenti ti avrei consigliato un bel ristorantino!” sorride sarcastica, prendendo un sorso di vino dal calice che tiene in mano “Dai, ora aggiungi le uova, e vediamo se è ancora mangiabile”; mentre Gaetano si volta per seguire le indicazioni ricevute, Camilla, stando molto attenta a non farsi vedere, si versa del vino sulla camicia, si avvicina silenziosamente alle spalle di Gaetano e attende … è un attimo: l’uomo, nel voltarsi, la urta e Camilla, con la massima sorpresa che riesce a simulare “Ma no, Gaetano! Il vino rosso neanche va via! Devo andare in bagno e vedere di rimediare.” Gaetano visibilmente divertito aggiunge “Ok, vai, per stasera meglio mettere due pizze in  forno! Fai pure con comodo, dov’è il bagno la sai.”
 
Arriva in bagno e si chiude la porta alle sue spalle “Bingo!” Le camicie le ha sempre tenute dietro questa porta. Sorride compiaciuta al suo riflesso nello secchio e si congratula per la sua astuzia, in 10 anni di collaborazioni poliziesche, qualcosa l’ho imparato!
Non prova neanche a smacchiare la sua camicia sporca, se la leva e si precipita a sfilarsi anche i pantaloni; mentre indossa quella di Gaetano si ritrova di nuovo immersa in quel profumo che adora, speriamo che tutta quanta la manfrina sia sufficiente a farlo capitolare, perché proprio non vedo l’ora di sentire di nuovo questo profumo su di me.
Esce dal bagno e infila i vestiti smessi dentro la sua borsa, ancora in terra accanto alla porta d’ingresso, e ne sfila la sciarpa, che si allaccia in vita sotto la camicia, mentre fa ritorno verso la cucina. “Spero non ti dispiaccia, ma ho dovuto mettere questa, perché si sono sporcati pure i pantaloni … ”
Gaetano chiude il forno e si volta; la vede; indossa la sua camicia, che le lascia scoperte le cosce fino appena sotto al limite di decenza accettabile
Camilla, così giochi sporco però.”No, ma se vuoi ti posso dare qualcosa … di più pesante” azzarda
“Oh, non importa, non fa così poi tanto freddo” aggiunge cominciando ad apparecchiare.
Non ti riesce ancora fregarmi, Prof! il tempo del confronto è arrivato.
*
Finita la cena, si spostano in salotto, su quel divano che troppe volte li ha visti amarsi; Camilla infila i pollici fra i bottoni delle maniche della camicia e Gaetano si perde nei ricordi di quel gesto che ha sempre adorato, e che la donna faceva sempre quando si infreddoliva;  destato da quei dolci ricordi, decide che è arrivato il momento di attaccare, per non essere preso in contropiede “Tu hai freddo”
“No” un lieve rossore sulle gote di Camilla rischia di contraddirla
“Camilla … tu hai freddo!” insiste
“Gaetano ti dico di no! - Come fa a sapere sempre quello che sento? - Non so come ti venga in mente”
“Perché fai così con le mani, quando hai freddo – mi vuoi mettere alla prova? - e poi le tue gambe … hai la pelle d’oca” guarda che sono più bravo di te a provocarti
“Ah … mi guardi le gambe?”
“Camilla, la mia camicia ti arriva al limite della decenza, mi è difficile ignorarle vestita così, e poi … sono ancora bellissime.” Gaetano si alza e prepara un bicchiere con del ghiaccio.
“E sarebbero belle … anche al buio?” adesso è lei ad alzarsi e ad avvicinarsi a lui
Ecco, qual’era il tuo piano “Presumo di si” si versa del Whisky
“Ah, presumi di si?!?” approfittando delle spalle che Gaetano le porge, sfila la sciarpa da sotto la camicia e se la nasconde dietro la schiena
“Camilla, mi sfugge qualcosa” adesso la fissa negli occhi
“Ti sfugge qualcosa? Mmmm … come ieri sera ti è sfuggita questa sulla mia bocca?” aggiunge, sventolando la sciarpa davanti a Gaetano
“Cos’è?” Bluffare fa parte del tuo mestiere
“COS’E’? Hai la faccia tosta di chiedermi cos’è?” Camilla alza la voce “dopo che ieri mi hai immobilizzato e imbavagliato al buio, facendo di me quello che volevi, hai davvero la faccia tosta di chiedermi cos’è questa sciarpa?” Camilla rimane così, con la mano a mezz’aria e la faccia sbalordita.
Gaetano diventa una furia “Ma tu pensi che dopo tutto quello che mi hai fatto, io abbia ancora voglia di giocare con te?!? Dopo tutto il male che mi hai fatto, pensi ancora che io voglia perdere il mio tempo dietro a te? No che non lo puoi sapere, perché neanche ti sei scomodata a preoccuparti di sapere come stavo, dopo che mi hai lasciato come un salame, davanti a quella stramaledetta macchinetta!  
Lo sai che ho dovuto fare un percorso di analisi, perché non riuscivo più a dormire se non mi ero prima fatto tre bicchieri di questo? ”
“Non mi sembra che tu abbia perso il vizio …” aggiunge Camilla a sproposito, come sempre le capita quando si trova in situazioni di estrema difficoltà, che la vedono vulnerabile
“Vedi? Vedi che non meriti niente? Non meriti il mio tempo, non meriti la mia sofferenza, non meriti i miei pensieri, non meriti il mio rispetto …” Gaetano le si avvicina urlando e le strappa la sciarpa di mano; Camilla arretra ma sbatte contro il tavolo, l’uomo le è subito di fronte, lei sembra quasi volersi arrampicare su quella seduta pur di sfuggire a lui,e nel farlo si sporge all’indietro, troppo “… e visto che questa sciarpa di piace tanto …” Gaetano si appoggia su di lei, rendendole impossibile non sdraiarsi sul tavolo, e in un attimo le afferra i polsi e, legati insieme, li assicura alla sedia dall’altro capo del tavolo
“Cosa credi di …”non le lascia il tempo di finire di parlare, Gaetano la tira a se, la sedia si blocca contro il tavolino e Camilla si trova obbligata a distende al massimo le sua braccia dopo lo strattone ricevuto
“Questo!” aggiunge con una strana foga eccitante nella voce; un lampo di luce negli occhi e d’un tratto sembra aver riacquistato la calma.
Le immobilizza le gambe fra le sue, le poggia una mano sul ventre che sente contrarsi al suo tocco, e con l’altra percorre la linea immaginaria che dal suo collo scorre giù fino alla scollatura che la camicia crea; Arriva ai bottoni e si ferma “Adesso devi stare zitta”  la guarda, la vuole guardare mentre la sente fremere sotto il suo tocco; sgancia il primo bottone con lentezza, troppa lentezza, stando attendo a sfiorarle fin troppo delicatamente la pelle sottostante, sgancia il secondo e il terzo allo stesso modo; fa scivolare le sue dita sotto la camicia, a diretto contatto con la pelle delicata dei suoi seni, ma è solo un assaggio, deve essere solo un assaggio: si sono intrufolate furtivamente e altrettanto velocemente ne escono, lasciando una scia infuocata di desiderio al loro passaggio; Gaetano afferra i due lembi della camicia e strattonandoli con un colpo secco, lacera le asole dei restanti bottoni, ancora agganciati.
Libera una gamba di Camilla e la piega verso la sua pancia, spingendola verso l esterno con la mano sul ginocchio, e si china quel tanto che basta per trovarsela davanti al viso; ha deciso che la sua prima vittima sarà l interno coscia; comincia poggiando le labbra al centro di quella scultura perfetta, tanti piccoli baci  lenti,  in cui le labbra, come calde ventose, si posano per qualche secondo di troppo rispetto al necessario, esperte di quello che stanno provocando. La scia di baci risale la coscia fino a dov’è possibile arrivare, prima di scontrarsi con l’intimo indossato da Camilla, che nel frattempo ha comunicato ad emettere sospiri,  boccheggiando in maniera evidente.
Gaetano, con un guizzo in avanti, cambia preda, adesso è il momento di torturare il suo ventre; naso che sfiora la pelle delicata, baci e soffi; mani che risalgono i fianchi spogli dalla camicia,  la gamba di Camilla lasciata libera, che si stringe intorno alla sua schiena, unico movimento del proprio corpo che è in grado di controllare.
Mentre con la bocca continua quella lenta e meticolosa esplorazione del ventre, soffermandosi con estrema cura sull'ombelico, le mani si fanno più spedite e, arrivate all’altezza del reggiseno, è un attimo che i pollici ci si siano intrufolati dentro, scalzando quei seni così perfetti che sembrano fatti apposta per troneggiare sopra le due coppe rimaste vuote. Adesso anche i seni sono alla merce di Gaetano, che comincia ad accarezzarli e a sfiorali con cura, quasi a cullarli, mentre con le labbra a ventosa si è portato già alla bocca dello stomaco, dirigendosi sapientemente verso uno di quei seni perfetti, mentre l'altro continua ad essere cullato, in maniera meticolosa.
Dolcezza e passione verace, amore e rabbia, mentre con la mano compie delicati movimenti quasi a voler plasmare quella curva perfetta, con la bocca assalta tutta la superficie dell’altro seno altrettanto perfetto, innescando in Camilla reazioni esplosive e contrarie, fra le quali ne è certo, non saprebbe quale scegliere; e ne ha la prova quando sente Camilla emettere suoni misti fra gemiti e sospiri.
Con la mano libera passa sotto alle braccia iper tese di Camilla e le tira su la testa scoprendone il collo,  che ha già raggiunto con la sua bocca e su cui non tarda ad avventarsi sopra.
Stavolta però ha fame di lei e di quel suo collo maledetto, protagonista di tanti suoi sogni e incubi, e non si limita a dei baci dati per provocarla; ci si avventa sopra come una bestia si avventa sulla sua preda, sono morsi e succhiotti, seguiti dal lento scorrere della lingua, come a curarne le ferite lasciate un attimo prima.
Poi non resiste, dopo un sospiro necessario per schiarire i pensieri, le sussurra all’orecchio “Devo confessarti una cosa … ” anche solo il fiato di Gaetano sull’orecchio, scatena in lei reazioni che, legata com’è, riesce a scaricare solo attraverso la gamba libera,che adesso stringe con ancora più forza il bacino di Gaetano, il quale si scosta dal suo orecchio quel tanto che basta per guardarla dritta negli occhi; vuole godersi lo spettacolo in ogni sua sfumatura “ … Non sono mai stato a Firenze …!”
Un lampo di vittoria in quelle due nocciole così dolci e un sorriso involontario che le si dipinge in volto “ … ma fossi in te non riderei tanto …” la mano che ancora abbracciava il suo seno, quasi a proteggerlo, afferra il bicchiere di Whisky lasciato sul tavolo; senza distogliere lo sguardo dagli occhi soddisfatti di Camilla, Gaetano ne beve un sorso, provvedendo meticolosamente a trattenere un cubetto di giacchio fra le labbra; si avvicina a Camilla, le sfiora la punta del naso, la sente sobbalzare, e non può che essere soddisfatto di averla già portata sul baratro del piacere.
In un attimo è di nuovo sul collo, questa volta non si preoccupa di soffermarcisi troppo, la scia bagnata che lascia al suo passaggio, in opposto alla dolce tortura a cui era stato sottoposto fino ad un attimo prima, è sufficientemente gelata da riuscire ad infuocate Camilla, che si contrae, si inarca e spalanca gli occhi “Gaetano. ..” in quel nome c è tutto, l’amore, la voglia di lui e tutta la sua buona volontà di resistere per non esplodere; lui se ne accorge e se ne compiace sorridendo. 
Le lascia il cubetto fra il mento e il collo “Ti ho detto di stare zitta!”, in un attimo lo riagguanta; convinto più che mai di continuare questo suo gioco, tanto crudele quanto apprezzato, comincia una lenta discesa verso i seni, che oltrepassa, giungendo sulla pancia di Camilla; come un pittore che non si sente completo se non utilizza tutta la tela a sua disposizione, comincia a disegnare movimenti astratti lasciando al suo passaggio ancora strisce infuocate di acqua gelata; pancia, fianchi, ombelico, avendo premura di soffermarsi accuratamente lungo l elastico delle mutande di Camilla che in un gemito strozzato implora “Gaetano … basta ti prego!”
Il cubetto si è appena sciolto e lui non se lo fa ripetere due volte, le si sdraia sopra, avvicinando la bocca alle sue labbra, da dove vede uscire una lingua, che ne percorrere tutto il perimetro, per rimediare alla secchezza raggiunta negli ultimi minuti; le slega i polsi e la strattona per alzarla, attimini che sembrano eterni in cui due nocciole si perdono nell’infinito del mare; Gaetano si volta, la trascina fino in corridoio sbattendola contro la porta d ingresso e con le mani fra il collo e le guancie si avventa su quella bocca ancora illibata; bocca gelata su bocca ardente di passione; Camilla ha appena il tempo di cingere la schiena di Gaetano con le proprie braccia, pronta finalmente ad appagare quel desiderio sul orlo dell’esplosione, che lui le sussurra al orecchio “… me lo hai chiesto tu…” si stacca, apre la porta e la spinge fuori, preoccupandosi di fare la stessa cosa con la sua borsa rimasta in terra.
   
 
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