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Autore: P S T D    18/11/2015    0 recensioni
Un paio di incontri in cui si discute delle percezioni, della distanza tra le persone, della teoria dei meme e del caldo record annunciato da Studio Aperto. Non so dove si andrà a parare, ma dovrò pur far qualcosa mentre aspetto la prossima estinzione.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Anche la voce?"
"Si. E non chiedermi che senso abbia, perchè in genere a nessuno interessa ascoltarmi."
"Così mi offendi."
"Per questo non mi guardi?"
Almeno fuori c' è aria fresca. Il locale è pieno di gente, i fumi così densi che a momenti era tentato di scappare sfondando una parete. Che fortuna incontrarla proprio sull' uscio: i suoi compagni possono continuare a godersi un po' di carne che si contorce senza doversi sorbire i suoi brontolii e lui soddisfare il proprio ego facendo lo snob della situazione. Anche con la schiena contro il muro, sente comunque l' edificio vibrare per la massa di avventori che si agita, per la musica sparata oltre il mach 2.
"Hah."
C' è Seth appoggiato alla parete e la Donna che Tutti vorrebbero a pochi passi da lui, una sigaretta lunga appoggiata tra le labbra e una vaga curiosità che sbuffa fuori assieme al fumo. Non la vede, ma sa che una delle mani che ha in tasca è stretta attorno ad un serramanico da due soldi:
"Ti ho detto che non ti faccio niente, dai."
"Wow, sei davvero telepatico. A me hanno sempre detto che vi si può fregare pensando forte forte a una cosa mentre ne fai un' altra."
"Uhu."
"Volevo solo provare. Giuro."
È sincera. Un po' stranita dalla situazione, si, ma sincera. Anche un po' divertita, in questo momento sta pensando che ha avuto una buona giornata. Il caffè le è venuto miracolosamente bevibile, oggi, e lo straniero nel vicolo le ha mollato un pezzo da cinque prima ancora di essersi spogliata.
"Lo so."
"Allora, vuoi guardarmi?"
"Nah."
Sente il rumore dei suoi tacchi, gli si è avvicinata di uno, due, tre passi. Immagina lo stia osservando.
"Ascolta, almeno una sbirciatina. Mi sento in colpa ad essermi intascata i tuoi soldi. Magari non ci crederai, ma sono una ragazza onesta."
Seth snuda le zanne, stizzito. Sempre lì si va a parare. Ma le pare che se fosse interessato a un po' di pelle non sarebbe rimasto lì dentro? 
"Senti sorella, va bene così. Voglio solo parlare. Sentirti parlare."
"Sei gay o cosa..." sussurra lei, "O qualche feticista? Madonna, adesso esistono pure i feticisti della voce?" 
"Dovrei guardare una tizia che si strofina su un palo? E poi? Quando io guardo mi viene voglia di toccare..."
"Puoi toccarmi. " il demone sorride per un attimo alla frase. Forse la giovane non ha visto gli artigli.
"Quando tocco mi viene voglia di assaggiare. Posso assaggiarti?"
Per la prima volta la sente ritrarsi. Il suo umore psichico perde il tono ammiccante di un microsencondo prima. Che forti gli umani, basta una frase a mettere in subbuglio centinaia di reazioni chimiche e fargli cambiare colore al cervello.
"Faccio la spogliarellista." il toc che sente deve essere la sigaretta che cade a terra, "... non la puttana."
"Sono solo curioso."
E levarsi una curiosità gli sembra molto più sensato che starsene in mezzo a pezzi di carne che può vedere, toccare ma non gustare. Vuoi mettere un mucchio di tessuti molli col lasciare a nudo l' anima che ricoprono? È solo carne, disse qualcuno in un mondo lontano, quando il suo vagabondare era appena agli inizi, C' è molto altro sotto.
"Sei quella che tutti desiderano, ma ehy, io ci sguazzo nella testa della gente e ti assicuro che ognuno desidera qualcosa di diverso." conclude sedendosi su un cassonetto, assicurandosi di non averla nel suo campo visivo, "Il tuo capo sa che quando balli ogni cliente vede una persona diversa?"
È un' invasione del suo spazio personale direbbe un esperto da talk show, un bel farsi i cazzi altrui sottolineerebbe qualcuno con una vita meno noiosa. Peccato che i cazzi altrui non esistano quando iniziano a ronzare nella tua, di testa, e lui non è uno psion abbastanza abile da estrapolare le informazioni che gli servono, levarsi la curiosità e tornare nel suo antro oscuro. Può solo annusarle quando il proprietario le riporta alla luce.
"Perchè ti interessa?"
Seth scrolla le spalle, la coda piumata si stiracchia sferzando l' aria su e giù.
"Non ho di meglio da fare." 
Come tutti, d' altronde. Inganna il tempo prima della prossima estinzione. Gli tocca un ginocchio, la sua mano è delicata quanto la voce. Il cassonetto sobbalza quando anche lei ci saltella sopra e si siede. Fianco a fianco, il demone onirico intravede una bocca rosa, un mento pallido da ragazzina. E lui che pensava di preferire quelle scure di carnagione. Solleva gli occhi verso le cime dei palazzi. Luci a non finire, ma sono i grattacieli e non le stelle. La gente di questo mondo deve odiare le stelle, non saprebbe spiegarsi altrimenti tutto l' impegno che ci mettono per rendere la notte così accecante e rumorosa.
"Mi chiamo Mirage."
Ma non mi dire.
"Uhm... Seth."
"Seth. Sei parecchio strambo anche tu."
"Si è visto di peggio. Tempo fa ero in giro per un mondo che sembrava il sogno di un nerd. C' erano tartarughe wrestler di quattro metri, un tizio fatto di fulmini e tette antigravitazionali."
Mirage ridacchia "Devi proprio portarmici."
"Studi?"
"Sono la donna che tutti vorrebbero!" Mirage schiocca la lingua, dalla sorpresa che riesce ad annusare Seth immagina che non le facciano spesso questa domanda, "A che mi serve studiare?"
"Ma non puoi fare la diva del cinema. Troppa gente che guarda, eh?"
"Scherzi? Da piccola era il mio sogno. Poi ho capito che per me è meglio apparire il meno possibile."
Per questo è qui, in un buco di merda su un pianete nel bel mezzo del nulla. Come prendere una perla e seppellirla sotto un cumulo di merda. Gli viene da tirar su col naso per fermare una sghignazzata, non riusce a non vederci una certa ironia nella cosa, niente, gli parte un "Pfffft!"  e apre le fauci in una sonora risata "Oddio... Ma sei proprio sicura di venire dal ventunesimo secolo!?"
"Non ridere."
"Scusa... è che... qui sono tutti così ossessionati dall' avere un po' di notorietà."
"Non lo sanno nemmeno..."
"Vorrebbero tutti essere te."
"Nemmeno tu lo sai."
C' è il puzzo fetido della rabbia. Rabbia e un retrogusto di rassegnazione, "Come credi che sia? Essere la cosa più bella del mondo? Essere sola contro una folla che vuole solo averti, usarti, abusarti?"
Odore di paura. 
"Non lo so." risponde lui. "So solo che molti si farebbero del male per te. Che ucciderebbero. Per te."
"Quello che si farebbero tra loro non è nemmeno paragonabile allo schifo che vogliono fare a me. Sono troppo bella, troppo perfetta, ma le persone non sono perfette. La perfezione ti trasforma in un oggetto."
Paura provata sulla propria pelle e mai, mai, mai dimenticata.
Vorrebbe dirle qualcosa, ma la sente allontanarsi e tirare su col naso, e allora sa che non c' è nulla da dire. Non può rimediare a ciò che la vita le ha fatto, le parole non hanno valore. E poi non è bravo a rincuorare. 
"Provo a guardarmi allo specchio a volte, e vedo solo il riflesso della mia stanza. Io non ci sono. Non conosco il colore dei miei occhi, non riesco nemmeno a guardarmi le mani. Non so nemmeno se sono davvero una donna. Cosa ci vede la gente in me? Perchè non posso vederlo anch' io?"
Sei uno stronzo Seth, gli sussurra quello sconosciuto del Senso di Colpa. Il caffè le era venuto bene, era una buona giornata.  Ma il suo S. D. C. ha sbagliato a svegliarsi se pensa che questo basti a smuoverlo. Ne ha viste di tragedie umane, e Mirage non fa differenza. Oramai si è fatto l' idea che gli umani siano inseparabili da quel senso di vuoto che li accompagna per tutta la vita. E forse lei è proprio quello. È un buco vuoto Mirage, e la gente lo riempe con i propri desideri.
"Fa caldo stasera. Afa." percepisce chiaramente il tonfo di un punto interrogativo nella testa di Mirage.
"Cos..."
"Lo senti anche tu o sono io?"
"Non mi stai nemmeno ascoltando!" 
"Già. La gente fa così."
  
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