Eri a terra senza dire una parola, avevi lo sguardo serio; dovevo impegnarmi per capire in che direzione stavano andando i tuoi occhi, toccavano mille traiettorie, una dopo l’altra.
Raccolsi le mie mani in una rete di dita, erano fredde.
Era tutto buio intorno a me, vedevo oggetti distrutti.
Avevo saliva ai limiti delle labbra, volevo urlare, urlare forte, a squarcia gola, volevo che tutti mi sentissero e capissero.
E invece ne uscì solo un suono strozzato dalla mia gola, un mugolio animale.
Tremavo forte, avevo le mani raccolte intorno alla bocca, cercavo soffiarci dentro, in modo che riscaldassero, e niente di questo accadde.
I capelli mi ricadevano sulle spalle e mi coprivano la faccia, il sangue scorreva piano, a lungo, copiosamente.
Liquido rosso e denso, che si posa sui vestiti e sulla pelle, la irrita, la segna.
Il sangue porta infezioni molto spesso, a scuola ci dicevano di non toccare mai il sangue di qualcun altro, eravamo i primi a scherzarci su: “Vorrei tanto salvarti la vita ma stai morendo dissanguata e io non ho i guanti!”.
Una risata mi riecheggiò nella mente, ma io non ridevo.
Vedevo solo buio, buio pesto e denso.
E sangue.
Rosso e denso, che si posa sui vestiti e sulla pelle, la irrita, la segna.
Il mio cuore correva, correva forte, avrei voluto prendere una lama e caderci sopra, dannazione, smettila di battere!
Smettila.