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Autore: agatha    18/11/2015    3 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gli incontri clandestini tra Loki ed Andrew erano diventati una costante. Elizabeth aveva accettato di scrivere un articolo collegato alla ricostruzione di New York, di una scuola e quindi usciva la mattina per rientrare solo a fine giornata. Questo aveva facilitato Andrew nello sfruttare Loki senza doversi giustificare o sentirsi in colpa. Anzi, doveva ammettere che cominciava a divertirsi, ammise tra sé mentre suonava il campanello dell’altro appartamento. Per essere senza memoria, Loki ricordava un mucchio di cose, soprattutto sulla mitologia norrena, l’argomento che interessava a lui. Quel primo giorno si era sentito un po’ spaesato perché l’amico di Beth lo osservava in un modo strano, come se fosse una cavia da laboratorio ma quella sensazione era sparita mentre approfondivano gli argomenti connessi ad Asgard, si era sentito finalmente a proprio agio nell’esternare quella passione, trovando qualcun altro che ne parlava come se fosse tutto reale e questo gli aveva fatto perdere la timidezza. Persino Loki aveva modificato il suo atteggiamento, non lo contrastava più accampando scuse per non aiutarlo, ma si limitava a mostrarsi superiore, come se gli facesse un favore ad incontrarlo.
Il dio dell’inganno aprì la porta in quel momento e lo fissò con il solito sguardo truce e inquietante.
“Cos’hai?” gli domandò.
“Muffin. Con gocce di cioccolato” rispose Andrew sorridendo, con fare cospiratorio, come se fosse uno spacciatore che offre la merce ad un possibile cliente.
Lo sguardo di Loki si accese, stuzzicato da quello che gli offriva il mortale. Annuì, soddisfatto.
“Andiamo”
 
Il dio dell’inganno trovava soddisfacente quel compromesso che aveva raggiunto con il mortale. Poter assaggiare tutti quei dolci fatti di cioccolato senza fare niente, se non parlare e dare la propria opinione su ogni cosa, libero di potersi esprimere senza essere contraddetto sempre, come facevano spesso suo fratello e i tre guerrieri.
“Quindi la tua arma preferita è il pugnale?” continuò Andrew, dopo aver scribacchiato degli appunti su un foglio.
Loki annuì.
“Non è troppo poco? Voglio dire… come puoi essere in grado di difenderti con un’arma così piccola se ti trovi davanti uno grande il doppio di te o che brandisce una spada?” continuò il mortale, dubbioso.
“Osi mettere in dubbio la mia parola? Non è la forza fisica a fare la differenza in un combattimento, contano anche l’agilità e saper maneggiare le armi, qualsiasi arma può essere letale”
“Uhm… - commentò Andrew, mordicchiando la penna che teneva in mano – non voglio darti del bugiardo, è semplicemente che mi sembra impossibile”
Loki si alzò in piedi, risentito da quei dubbi, dal fatto che quel semplice essere inferiore pensasse che lui non era in grado di difendersi e vincere un duello.
“Dammi un coltello”
“Cosa?”
Il dio dell’inganno allungò il braccio, con la mano aperta.
“Forniscimi un semplice coltello e ti mostro quanto possa essere mortale anche uno strumento così piccolo”
Andrew lo fissò cercando di capire quanto fosse seria quella richiesta. Loki lo guardava fisso negli occhi, con quell’espressione mefistofelica e un po’ inquietante.
“Hai paura, mortale? Vuoi o no sapere come lotta un asgardiano?”
Quella motivazione fece scattare in piedi Andrew. Lui voleva sapere tutto di quel mondo. Fornì a Loki un coltello da cucina, di quelli che si usano come posate a tavola, augurandosi di non finire morto ammazzato.
 
*
 
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, Beth fece un sospiro, contenta di essere rientrata prima. Ormai aveva finito la sua ricerca ed era pronta alla stesura definitiva dell’articolo. Stava pensando alla cena, quando un urlò attirò la sua attenzione. Proveniva dall’appartamento di Andrew e sembrava proprio lui ad aver gridato. Si bloccò tendendo l’orecchio.
“Attento, quel coltello è affilato!”
Beth spalancò gli occhi e si precipitò alla porta dell’amico, abbassando la maniglia, convinta di trovarla chiusa, invece questa si aprì subito e lei si trovò catapultata all’interno dell’appartamento per lo slancio che aveva preso. La scena davanti ai suoi occhi la fece ammutolire: Andrew era riverso per terra, con Loki sopra di lui, che gli teneva un coltello puntato su un lato del collo.
“Non ucciderlo!” urlò spaventata, incapace di muoversi.
I due ragazzi la guardarono sorpresi.
“Beth cosa ci fai qui?” le chiese Andrew, stando attento a non muoversi troppo vista la vicinanza della lama al suo collo.
“Cosa state facendo voi piuttosto!”
Loki non si era mosso dalla posizione in cui teneva inchiodato il suo avversario, perché non bisognava mai abbassare la guardia. Era una cosa che aveva imparato fin da bambino a caro prezzo, le volte in cui si era distratto suo fratello Thor era riuscito a fargli male e umiliarlo. Però si concesse di alzare lo sguardo verso la mortale e, quando la vide impaurita, gli venne spontaneo divertirsi un po’ e la fissò cercando di apparire folle ed inquietante. Lei ricambiò, guardandolo fissandolo intensamente, come se in quel modo riuscisse a controllarlo e impedirgli di uccidere il suo amico.
 
Dopo essersi divertito a spaventare entrambi i midgardiani, si rialzò in piedi, facendo roteare il coltello in aria e riprendendolo per il manico.
“Sei convinto ora?” domandò al mortale, che non si era ancora mosso.
Andrew si sollevò da terra, puntellandosi su un gomito, per poi lasciarsi ricadere sul pavimento, con un sorriso stampato in volto.
“Assolutamente sì. E’ stato fantastico”
Loki aggrottò le sopracciglia, sorpreso. Era convinto di averlo spaventato e invece quel ragazzo non si lasciava intimorire da nulla. Quasi senza rendersene conto, allungò un mano per aiutarlo a rialzarsi. Se lo meritava per il coraggio dimostrato, o per la vena di follia che gli impediva di provare paura.
“Voi siete matti – dichiarò Beth, scuotendo il capo e avvicinandosi – che stavate facendo?”
“Loki mi ha mostrato come si combatte armati solo di un pugnale, cosa che non credevo possibile”
Il dio dell’inganno si strinse nelle spalle.
“Non avevi nessuna possibilità di vincere, anche se io fossi stato disarmato” decretò con superiorità.
“Non sei un po’ troppo arrogante? Facile esultare di aver vinto così. Perché non te la prendi con qualcuno alla pari con te?” scattò Elizabeth, irritata da quel tono così superbo.
“Sono un dio e mi hanno insegnato a combattere e difendermi fin da quand’ero bambino. Non c’è nessuno che possa essere mio pari, né avvicinarsi al mio livello”
 
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso. Loki era talmente convinto di quello che stava dicendo, nel modo in cui proclamava la sua superiorità sul mondo intero, da risultare quasi simpatico. Di certo era ammirevole la sua autostima. Per non parlare di quel sorrisetto di trionfo che aveva dipinto in volto. Non un vero sorriso, più una specie di ghigno, quell’angolo sinistro della bocca che rialzava con altezzosità e che riusciva a farti sentire inferiore.
“Aspetta a dirlo” dichiarò, attirando l’attenzione di entrambi i ragazzi.
A quel punto, platealmente, abbassò la lampo della felpa che indossava e se la tolse, lanciandola verso il divano. Poi puntò un braccio in direzione di Loki e flettè le dita, facendogli segno di avvicinarsi.
“Ho fatto un corso di auto-difesa, vediamo se sei davvero così bravo oppure no”
Un’espressione stupita si disegno sul volto del dio.
“Tu mi stai sfidando ad un combattimento? Una donna?”
Andrew scosse il capo.
“Pessima mossa amico, denigrare il genere femminile” mormorò.
“E’ la vostra natura essere inferiori e…”
Loki non poté terminare la frase perché Beth si era avvicinata, colpendolo allo stomaco.
“Saremo anche inferiori ma non ci perdiamo in chiacchiere inutili, presuntuoso asgardiano
 
Beth sapeva bene che non avrebbe mai potuto vincere un combattimento contro di lui. Conosceva qualche mossa di difesa e basta, ma la soddisfazione di bluffare e far credere il contrario a Loki, almeno per qualche minuto, era una soddisfazione impagabile.
A quel punto l’effetto sorpresa era svanito e il dio sfoderò tutte le mosse che conosceva. Elizabeth riuscì a parare qualche colpo ma stava indietreggiando ad ogni mossa di Loki ed era chiaro che avrebbe perso. Poco dopo lui, con una finta, era riuscito a spingerla contro il muro, puntandole di traverso il braccio contro la gola.
“Come ho detto prima, sono superiore a chiunque, anche a una fastidiosa midgardiana
Beth era stupita. Loki si comportava come se lottare fosse una cosa che faceva tutti i giorni. Chissà, forse era stato nell’esercito. Il punto era che, in quell’istante, la teneva prigioniera e sembrava non volerla lasciare andare, non prima di una sua resa verbale. Rimase in silenzio, riflettendo su come uscire da quella situazione.
“Non parli più adesso? Niente più proclami e dichiarazioni di parità tra i sessi?” le domandò ironico, facendo aderire ancora di più i loro corpi, mentre le sussurrava quelle parole vicino all’orecchio.
 
Loki la stava stuzzicando apposta. Dopo che l’aveva sfidato, mettendo in dubbio la sua superiorità rispetto ai mortali, era diventata una questione d’onore sconfiggerla e umiliarla. Adesso che era alla sua mercé stava realizzando che, oltre ad aver dimostrato la sua inferiorità, poteva volgere ulteriormente a proprio favore quella situazione. Fronteggiare una donna aveva innegabilmente dei risvolti positivi, mentre la teneva schiacciata contro di sé per non farla muovere: il corpo morbido della mortale si modellava adattandosi al suo, intorno ai suoi muscoli tesi, in un modo molto piacevole. Anche Beth si era accorta di quel contatto fra loro. Cercò di ignorare le sensazioni che le arrivavano alla mente, collegate alla consapevolezza di quel corpo maschile contro di lei, del fisico tonico, dei muscoli forti che la tenevano inchiodata al muro. Riuscì a spostarsi leggermente, in modo da sollevare un ginocchio e puntarlo all’inguine di Loki.
 “Se non vuoi che rovini i tuoi gioielli asgardiani ti conviene lasciarmi andare”
Il dio dell’inganno rimase impassibile, come se quella mossa l’avesse lasciato indifferente. Continuava a tenere bloccata l’umana, godendo di quel prolungato contatto in cui era lui a dettare le condizioni del gioco.
“In un vero duello ti troveresti il mio pugnale puntato alla gola. Potresti anche farmi male con una ginocchiata ma io ti taglierei la giugulare condannandoti a morte” spiegò in modo tranquillo, esponendo la realtà dei fatti, secondo la sua logica.
“Pur di farti male ne varrebbe la pena” dichiarò Beth, sorridendo, ormai divertita da quel battibecco fra di loro e non disposta a cedere.
Questa volta Loki sollevò le sopracciglia, colpito da quell’ostinazione, seppure solo in forma scherzosa. Non era abituato alle femmine che lottavano così strenuamente, di solito erano manipolatrici, sapevano sfruttare le arti femminili per i loro scopi ma non sfidavano apertamente un uomo in modo così diretto, tranne Lady Sif ma lei era una guerriera e non faceva testo.
“Mi piace il tuo atteggiamento” mormorò lasciandola libera.
  
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