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Autore: EdoCotta    18/11/2015    0 recensioni
la storia parla di un barbone che odia il genere umano e sta costruendo una navicella spaziale...oooh yea
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luciano era un barbone,pesava 75 chili era alto un metro e 85 e odiava il genere umano,sapeva di odiarlo,si ricordava persino l’istante preciso in cui iniziò a farlo.
Aveva un lavoro,una macchina ,una moglie,un rasoio elettrico,un televisore,uno spazzolone del cesso,una lampada da scrivania,delle pantofole,un water con lo sciacquone.
Poi nel giro di due o tre giorno lo licenziarono,la moglie scappò con un torero sulla sua macchina,il rasoio si ruppe,le pantofole si scucirono,poteva andare peggio…
Fu quando provò a tirare lo sciacquone,aveva appena finito di cagare e si inceppò,si alzò riprovò:niente, la merda era ancora li a galla che lo guardava,riprovò:niente,un’altra volta:niente…
Cacciò un urlo disumano,impazzì in quel preciso momento,tirò cosi forte che ruppe il filo dello sciacquone,usci di casa con il culo sporco e mandò affanculo il mondo.
Non riusciva più a stare in mezzo alla gente,ma era stato costretto a vivere in strada(gli avevano tolto anche la casa)cercava di evitare qualunque contatto umano,ma in modo o in un altro s’imbatteva sempre in qualche vecchietta,qualche barbone,qualche letterato,qualche immigrato,qualche psicologo.
Gli veniva da vomitare ogni volta,ma aveva un piano per andarsene via,per non avere più nulla a che fare con le persone;sarebbe andato sulla luna.
Ogni giorno,tutto il giorno rovistava nei cassonetti e nelle discariche e negli sfasciacarrozze:cercava i pezzi per costruire la sua astronave;ormai gli mancava solo il volante.
Si intrufolò nello sfasciacarrozze  dove aveva già rubato il motore principale,era sulle colline fuori città, si avvicinò ad una delle montagne di macchine morte,staccò il volante da una ,era lo stesso modello della sua,quella con cui sua moglie era scappata,quella puttana.
“EHI TU!”
Si voltò:era una bambina sui 12 anni,la figlia del proprietario
“Vattene via!O chiamo mio padre!”
Le si avvicinò con il volante in mano
“guarda che lo chiamo!”disse indietreggiando
“PA…”la colpì in faccia col volante, la bambina gridò, continuò a colpirla col volante con forza odiosa,non gridò più,era distesa a terra,non si muoveva più.
Dopotutto era l’ultima persona che avrebbe visto,voleva togliersi qualche soddisfazione.
Scappò via,il padre della bimba si precipitò fuori dall’ufficio allarmato dalle urla,vide sua figlia a terra”FIGLIO DI PUTTANA!FIGLIO DI PUTTANA!FIGLIO DI PUTTANA !!” erano urla strazianti urla bagnate dalle lacrime,lo rincorse furioso,ma Luciano aveva troppo vantaggio.
Si inerpicò su per le colline “FIGLIO DI PUTTANA!” il padre alle calcagna,arrivò allo spiazzo dove teneva la sua astronave,la tirò fuori dalla macchia di vegetazione che la nascondeva,mise al suo posto il volante,entrò,mise in moto,partì.
Sentiva un senso di soddisfazione,di felicità,di calma:se ne stava andando via,via dalla terra,lontano da tutto e da tutti,dagli attori ,dagli azionisti ,dalle code in autostrada,dai pigiami con gli orsacchiotti,dalla guerra in Siria ,dalle sedie girevoli,dagli scienziati,dai nani,dagli sciacquoni difettosi…
Arrivò sul ciglio del dirupo,aveva solo l’aria sotto di lui,si stava librando in volo…
Si sfracellò sopra le rocce,non c’è da stupirsi,d’altronde come poteva un carrello della spesa con un motore ,un elica e due ali di lamiera volare?
 
   
 
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