Capitolo
12: L’arrivo
“Ariel
si forte. Il bambino sta arrivando”
Non
aveva avuto il tempo
di pensare, né il tempo per chiedere spiegazioni, doveva
solo eseguire quel che
le dicevano; si era appena svegliata da un sogno che le pareva un
incubo e
scopriva di dover dare alla luce suo figlio.
“deve
respirare” le
diceva il medico.
Accanto
al suo letto
c’era un carrello pieno di attrezzi medici dalle forme
spaventose, bisturi,
forbici, siringhe erano solo alcuni degli strumenti che conosceva, ma
vi erano
altri attrezzi a lei sconosciuti che le facevano piuttosto paura.
Sentì
un dolore atroce
alla pancia, come se fosse squartata dall’interno.
Gridò forte, ma questo non
attenuò il dolore.
“dobbiamo
operarla, non
riesce ad uscire! Presto o soffocherà!” il medico
stava dando direttive ad un
altro.
“Arren!
No! Non voglio
che muoia vi prego salvate il mio bambino!”
Si
sentì iniettare
qualcosa nel braccio, ebbe il tempo di farfugliare qualche altra parola
confusa
poi vide il medico avvicinarsi con il bisturi in mano.
“l’anestesia
dovrebbe
fare effetto fra qualche minuto” diceva un altro tritone
lì vicino.
“non
abbiamo qualche
minuto! Se non agiamo in fretta moriranno entrambi” con
fermezza e una
risolutezza iniziò ad operarla.
L’acqua
si tinse di rosso
sangue.
Ariel
chiuse gli occhi
mentre un ultima parola le moriva fra le labbra.
“Salvatelo”.
*
*
*
*
“sei
stata bravissima” un
bacio sulla fronte la svegliò ancora intontita.
La
prima cosa che vide fu
Arren seduto sul suo letto con un fagotto fra le braccia.
Capì subito si
trattasse di suo figlio, seppur ancora debole si mise seduta e protese
le
braccia per prenderlo.
“ti
hanno fatto
un’anestesia d’urgenza ma è andato tutto
bene.” Le sorrise lui raggiante.
“non
abbiamo ancora
scelto il suo nome..” le disse porgendoglielo delicatamente
fra le braccia
avvicinandosi a sua volta.
Quando
quel piccolo
fagottino le fu finalmente vicino dimenticò tutti i dolori,
tutte le sofferenze
sofferte fino a quel momento.
Abbassò
leggermente la
copertina per guardare il suo viso.
“Aris
sarebbe un nome
perfetto” disse lei ripensando a tutti i suoi sogni che la
riconducevano a quel
momento. Nel momento in cui quelle parole le uscirono di bocca si rese
conto
che Aris non era poi così perfetto. Rise, rise di cuore
mentre suo marito le
diceva quello che lei notava solo in quel momento.
“Si
sarebbe perfetto per
un maschietto, ma è una bellissima femminuccia” le
accarezzò amorevolmente la
testolina.
Il
suo volto
rotondeggiante era roseo e paffuto. Aprì gli occhi poco
prima di fare un sonoro
sbadiglio “Melody” esordì lei
“Melody perché è la melodia che risuona
nel mio
cuore”
Le
venne quasi da
piangere dalla gioia.
“è
la cosa più bella che
potessi mai darmi. Grazie” Arren la baciò a sua
volta.
Tutto
era finalmente
perfetto.
*
*
*
*
*
La
notte era calata su
tutta Atlantica, la piccola Melody dalla pelle rosea e gli occhi
azzurrissimi
come la madre riposava nella culla allestita di rosa accanto al loro
letto.
Madre
e figlia erano
dovute rimanere qualche giorno in ospedale sotto osservazione ma poi
erano
state dimesse senza problemi, Ariel si era fatta raccontare in quei
giorni
tutto quello che era successo dal momento dell’incidente.
Ricordava gli ultimi
attimi in cui era stretta ad Arren in attesa che la strega gli desse il
colpo
di grazia ma era arrivato prontamente re tritone, le aveva spiegato
Arren, che
con un colpo di tridente aveva spedito Morgana a raggiungere la sorella
all’altro mondo. Sebastian era tornato indietro ad Atlantica
e aveva avvisato
il re dell’accaduto, aveva inoltre comunicato al sovrano le
sue condizioni e
lui aveva provveduto mandando subito le truppe nei mari del nord per
risolvere
la situazione. Ariel in preda a quelle forti emozioni si era sentita
male,
stava davvero rischiando di abortire ma il re con i suoi poteri aveva
fermato
il progredire del suo malessere facendola piombare in un sonno
profondo.
Arrivata ad Atlantica era stata collegata alle macchine in ospedale ma
non si
era più svegliata. Re tritone si era sentito profondamente
colpevole, e più
passavano i giorni più lui cadeva nello sconforto; Arren non
glielo disse ma
anche lui si era sentito morire dentro; ogni giorno l’andava
a trovare in
ospedale, la chiamava le parlava, e così avevano fatto tutte
le sue sorelle,
persino Casside e Cornelius. Casside era stata scongelata poco dopo dal
re,
stava bene per fortuna ma grazie al suo gesto aveva fatto perdere
qualche
istante alla strega che poi le fu fatale.
Era
grazie ad Arren se
lei si era risvegliata, l’aveva sempre sentito chiamarla,
parlarle, gli fu
immensamente grata per non aver gettato la spugna ed esserle stato
accanto.
Ariel
si rigirava nel
letto, quella notte non riusciva proprio a prendere sonno. Molte
domande le
frullavano nella mente, aveva sognato più volte un giovane
tritone che la
chiamava mamma, si chiamava Aris ed era sicura di questo, ma allora
com’era
possibile che aveva avuto una femmina? Lei era comunque felicissima,
poco le
importava che fosse maschio o femmina, la piccola Melody era diventata
la luce
dei suoi occhi, Arren l’adorava e a palazzo tutti erano
entusiasti per l’arrivo
di una nuova principessina. Tritone poi era al settimo cielo, era la
prima
nipotina che aveva e nonostante fosse stato con lei un padre
più che severo
aveva già iniziato a viziare la nipote regalandole uno
splendido ciondolo a
forma di conchiglia con all’interno l’immagine di
tutta atlantica. La piccola
l’adorava e non se ne separava mai, guai a toglierglielo e
incominciava a
piangere come una forsennata.
Si
alzò dal letto piano,
non voleva svegliare Arren, quel povero ragazzo ne aveva già
passate di tutti i
colori in quegli ultimi tempi, non avrebbe disturbato il suo sonno.
Si
affacciò a guardare la
sua splendida bambina, quanta paura aveva avuto pensando
all’arrivo di quella
piccola creaturina, adesso avrebbe dato la vita pur di difenderla. Le
rimboccò
amorevolmente le copertine della culla, poi si avvicinò al
balcone guardando
all’esterno.
Una
figura evanescente
iniziò a comparirle proprio lì davanti.
Aprì
silenziosamente la
porta e sgattaiolò fuori.
“Aris!”
lo chiamò
sottovoce, ma sapeva che era lui.
“Ciao
mamma” la salutò il
ragazzo. La sua sagoma prese corposità, adesso ne
distingueva i tratti aveva i
capelli rosso scuri quasi castani, gli occhi nocciola e uno sguardo che
ricordava molto il suo.
“non
capisco” disse lei
avvicinandosi per toccarlo, ma la nube si dissolse nell’acqua
per poi
ricomporsi subito dopo.
“Melody,
è nata Melody”
disse quasi più a se stessa che a lui.
“lo
so… ed è una sirena
eccezionale”
“Ma
allora tu…?”
“io
mi sono solo
assicurato che nessuno interferisse con gli avvenimenti del
passato”
“Vuoi
dire che vieni dal
futuro?”
“si,
qualcosa del
genere…” sorrise lui, in quel sorriso rivide molto
di Arren.
“non
posso rivelarti
molto mamma, rischierei di interferire con gli ordini che mi sono stati
dati”
“Ho
sempre pensato che
avrei avuto un solo figlio, ma a quanto pare mi sbagliavo…
quando arriverai?”
“non
posso dirti nemmeno
questo o rischierei di compromettere la mia stessa vita,”
“ma
allora perché sei
qui?!” Ariel era sempre più confusa.
“Tu
e papà sareste potuti
morire, Zia Casside non avrebbe compiuto quel gesto per difenderti e Melody non sarebbe mai
nata ed io nemmeno.
Sono intervenuto personalmente influenzando il corso degli eventi a fin
di
bene”
Casside,
Aris parlava di
lei. Se lei non fosse venuta la strega li avrebbe sicuramente uccisi,
se non si
fosse frapposta nello scontro finale tra di loro avrebbe davvero
rischiato di
morire.
“le
devo la vita” disse
solamente lei.
Il
tritone annuì mentre
lentamente scompariva.
“come
hai fatto ad
influenzarla?” chiese ancora lei
“le
sono apparso in sogno,
esattamente come sto facendo adesso con te” lasciò
la frase sospesa mentre
lentamente la sua figura scompariva davanti ai suoi occhi.
“ti
rivedrò?” gli urlò
lei
Ma
la sua figura era già
scomparsa, troppo tardi per poter udire una risposta…
****
Ariel
si svegliò, era
stato tutto un sogno, non si era mai mossa dal suo letto, si
girò su un fianco
notando suo marito sveglio intento ad osservarla.
“cosa
fai?” gli chiese
sorridendogli
“penso.”
Si avvicinò a
lei facendo poggiare il suo capo sul suo petto. Aveva rischiato davvero
di
perderla, adesso voleva godere di questa felicità prima che
qualsiasi altra
cosa la distruggesse nuovamente.
La
rossa non fece
domande, piaceva anche a lei accoccolarsi in quella posizione.
“credo
di aver vissuto
abbastanza avventure” ridacchiò lei intrecciando
le loro mani, ma lui era
ancora pensieroso.
“stare
qui a palazzo alla
fine non è poi così male…”
continuò lei giocando con la sua mano.
“poi
adesso siamo anche
diventati genitori”, Arren non le rispose, era come assente,
perso nei suoi
pensieri.
Alzò
il capo per
osservarlo, il suo sguardo era perso nella contemplazione del soffitto.
“oh
scusa, hai detto
qualcosa?” si ridestò lui.
“a
cosa pensi? Non è da
te essere così pensieroso…”
“scusa,
hai ragione” le
diede un bacio in fronte, poi sospirò.
“è
tutta colpa mia…”
disse poi a bassa voce. “ho davvero creduto di poterti
perdere per sempre, ti
guardavo dormire in quel letto d’ospedale e mi sentivo
impotente. Tu eri lì che
lottavi fra la vita e la morte ed io…”
Una
carezza interruppe il
difficile discorso che tentava di portare avanti, Ariel gli aveva
asciugato una
lacrima che silenziosa aveva preso a scorrergli lungo zigomo, sfuggita
al suo
controllo e di cui nemmeno lui probabilmente si era accorto.
“scusa”
le disse tentando
di tenere sotto controllo le sue emozioni, era un uomo non voleva farle
vedere
le sue debolezze, era lui che doveva darle forza e protezione.
La
sirena lo strinse fra
le sue braccia in un caldo contatto rassicurante, il quel momento era
lei a
rassicurare lui e non il contrario.
Si
amavano ed era giusto
che ognuno potesse contare liberamente sull’altro,
“Arren…
non devi tenerti
tutto dentro, hai passato da solo molti brutti momenti, adesso sono con
te” gli
accarezzò i capelli con fare materno, lo sentì
dapprima irrigidirsi e poi
sciogliersi del tutto abbandonando quel contatto per stringersi a lei
più
intensamente lasciandosi scappare qualche gemito soffocato.
“non
so…se…ti…permetterò…di…avere…altri
figli” le sussurrò con estrema fatica, era
combattuto, non voleva dirglielo ma in quel momento si sentiva davvero
al
sicuro.
La
rossa sgranò gli occhi
alle sue spalle, allora non era solo per quello che era successo con
Morgana
che lui si colpevolizzava in quel modo, si sentiva anche in colpa per
averla
messa in quella condizione di ehm…gravidanza.
Era
chiaro che lui si
fosse tanto spaventato nel caso lei avesse rischiato di morire a causa
delle
complicazioni durante il parto però da qui a dire che non
avrebbe dovuto avere
altri figli…
“andava
tutto bene, è
stato per colpa della strega che ci sono state quelle…complicazioni”
continuò in tono calmo.
“tanto
non succederà più…
inutile porsi il problema” controbattè risoluto
sciogliendo l’abbraccio.
“ma…ma”
lei era
sconcertata, “non ti piacerebbe avere un altro figlio? Magari
un bel
maschietto.”
Si
abbassò su di lei e le
strofinò il naso con il proprio con fare giocoso
“no! Mi bastate tu e Melody”
Lei
si scansò, era
seccata… non era giusto arrabbiarsi con lui anzi
ciò le dimostrava il suo
grande amore che nutriva nei suoi confronti ma se lei non avesse
insistito
allora Aris non sarebbe mai potuto venire alla luce!
“ho
fatto qualcosa che ti
ha infastidito?” le chiese mentre lei si voltava
dall’altra parte del letto
dandogli le spalle.
Lei
non rispose.
“ehi”
si avvicinò e la
cinse da dietro.
“ti
farò cambiare idea…”
sussurrò lei “…prima o poi”
Il
ragazzo rise, sapeva
che se Ariel si metteva d’impegno poteva fargli fare tutto
quello che voleva,
ma anche lui aveva una forte volontà quando voleva e questa
volta non l’avrebbe
lasciata vincere, era irremovibile.
“non credo proprio… però
sarà divertente vederti provare”
Anche
sul volto di Ariel
comparve un sorrisetto, sarebbe stato davvero
divertente vedere chi alla fine avrebbe vinto, dopotutto
avevano entrambi
la testa piuttosto dura ma in quanto a cocciutaggine a lei non la
batteva
proprio nessuno.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato anche questa seconda stagione :D
A presto!