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Autore: i want to meet a vampjre    18/11/2015    1 recensioni
"Cosa dipingi?" chiesi cercando con lo sguardo Charlie.
"Quello che la mia mano vuole, paesaggi, edifici, ritratti... ragazze" la sua voce era talmente vicina al mio orecchio che sentivo la sua barba sulla mia guancia. "Te ne posso mostrare qualcuno se vuoi" si allontanò cercando il mio sguardo.
Sorrisi cortese. "Quando vuoi" ricambiai il suo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                                                               "Things change."                                                                                                    








Erano passate due settimane o poco più dal compleanno di Sam e quando mi svegliai nel pieno della notte per colpa di un incubo orribile, il primo pensiero che si formò nella mia mente fu solo ed esclusivamente il suo sorriso.
Avevo ormai da tempo ammesso a me stessa che lui mi piaceva, non poco, e lui aveva dichiarato di provare le medesime cose per me, ma qualcosa non funzionava, o meglio, qualcosa mi impediva di buttarmici completamente a occhi chiusi. Non riuscivo a spiegarmelo, e non mi piaceva affatto quella situazione. Io e Sam non eravamo ancora nulla. Sì, ogni tanto mi prendeva la mano in pubblico, e sì a volte mi baciava, e detto fra noi adoravo terribilmente quando lo faceva, ma non eravamo una coppia. 
Charlie aveva ideato questa specie di teoria anni prima ,'se il tuo lui non parla di te come la sua ragazza, non lo sei'. 

Ad ogni modo, controllai l'orologio ed erano le 5 di mattina di un normale e noioso sabato autunnale -di preciso novembre-. Fuori le luci dei lampioni erano l'unica cosa che illuminavano la strada perchè il cielo era ricoperto di nuvole. Il sonno mi aveva completamente abbandonata e perciò decisi di riguardarmi le foto che avevo messo sul computer qualche giorno prima. Erano quasi tutte di Sam, ma una mi colpì bruscamente: Jonathan con un sorriso da ebete che guardava Charlie poco più distante. 
Dovevo fare qualcosa per aiutarli a risolvere quella situazione. Jonathan sarebbe stato il nostro professore per altri sei mesi, e poi? Charlie sarebbe partita per New York per realizzare il suo sogno, senza mai averci provato davvero con lui. 
Mi alzai aggiustandomi la maglietta e lasciando il pc in standby sul letto, andai in cucina per prendere un bicchiere di latte per poi passare dalla camera di Charlie che come al solito aveva dimenticato di chiudere la porta. Notai che era sveglia vicino la finestra e guardava fuori come se fosse in attesa di un segno. 
"Charlie?" mi appoggiai allo stipite della porta guardandola. Si girò velocemente e distolse subito lo sguardo. "Stai bene?" chiesi.
"Ho bisogno di un abbraccio" sussurrò e mi avvicinai subito a lei per abbracciarla. 
"Cosa è successo?" domandai dopo poco sedendomi difronte a lei.
Prese il telefono. "Jonathan mi ha inviato questo messaggio" mi porse il telefono, con la chat aperta.
Incominciai a leggere. 'Sono le 4.30 di mattina e dovrei dormire, ma non ci riesco. Non so più cosa fare, cosa dire, e sinceramente non so nemmeno perchè ti sto scrivendo. Probabilmente tu starai dormendo. E non dovrei darti nemmeno del tu, visto che sono un tuo professore. Ma di questo ce ne occupiamo più tardi. Come probabilmente avrai capito, tu mi piaci, e non posso davvero farci nulla. Il solo pensiero di te che sorridi mi provoca una fortissima stretta allo stomaco. Vorrei stringerti, vorrei che tu fossi mia, e magari che tu fossi qui ora. Ho un disperato bisogno di un abbraccio. Mi mancano terribilmente le tue labbra, a volte è come se fosse un bisogno primario. Mi sono sempre chiesto come facciano le persone ad aver bisogno di altre persone. Non sono mai stato uno che dipende dagli altri, sono un ragazzo abbastanza indipendete e solitario, ho sempre preferito la solitudine alla compagnia. Ma ora sono qui a chiedermi come facciano le persone a vivere senza qualcuno. Sei la prima persona che mi porta a pensare a questo. 
So che tutto questo è illegale, ma ti prego dimmelo che non sono uno stupido, che anche tu provi qualcosa. 
Buonanotte, Miss Gordon.'
"L'amore" affermai dopo averle ridato il telefono. "Perchè non gli dai una possibilità?" 
"E' il nostro professore. Non sarà mai una relazione legale. Emma, io ho paura. Ho paura di non poter realizzare il mio sogno. Ho paura di soffrire, come sempre." abbassò lo sguardo e fissò un punto del pavimento.
"Cosa provi per lui?" chiesi rompendo il silenzio che si era creato.
"Vuoi saperlo davvero?" distolse lo sguardo dal pavimento e mi guardò. "Non lo so. Un giorno penso di essermi innamorata di lui, un altro credo di averlo dimenticato, il giorno dopo vorrei baciarlo per ore e ore, quello dopo ancora lo odio. Quando lo guardo in classe mentre spiega mi si chiude lo stomaco, quando mi chiama 'Miss Gordon' ci sono delle fottute farfalle che mi mangiano l'intero stomaco. Per non parlare di quando mi guarda e fa un mezzo sorriso sento un insolito calore nel petto. Sai, spero solo di distrarmi abbastanza durante questa mini visita a Cardiff" confessò, con un sussurro. 
Ecco cosa avevo dimenticato. Io e Charlie dovevamo tornare a Cardiff, dai nostri genitori, per il compleanno della mamma di Charlie, domenica, e della mia, lunedì.
Saremmo partite il giorno seguente, domenica, per poi tornare martedì sera a Londra. 
"A proposito, grazie per avermelo ricordato." sospirai. "Vieni con me dopo scuola a comprare un regalo a mia madre?" chiesi, alzandomi.
"Certo, basta che passiamo a prendere un pezzo di torta dalla pasticceria vicino alla metro" sorrise leggermente.
"Assolutamente si"

Essermi svegliata alle cinque non era stata affatto una buona idea, ero più stanca del previsto e non ero riuscita praticamente a seguire nessuna lezione. Mi ero presa tre caffè e sperai di poter seguire almeno la lezione del professor Hall dell'ultima ora perché volevo assolutamente studiare il suo comportamento e magari capire un po' la lezione del giorno.
"Buongiorno" disse il professore di storia dell'arte entrando in classe, con il suo solito fascino.
"Buongiorno" rispondemmo in coro tutti noi, e da bravi studenti ci alzammo. 
Jonathan, o meglio, il professor Hall ci guardò tutti, soffermandosi sulla mia compagna di banco, Charlie, e poi si sedette facendoci segno di imitarlo a nostra volta. Firmò il registro e successivamente prese a scrivere il suo personale. 
"Oggi parliamo di Vincent Van Gogh e di come ogni cosa accaduta della sua vita abbia influenzato la sua arte." aprì il suo libro e sfogliò alcune pagine. "Andate a pagina 302" alzò lo sguardò per incontrare quello della mia vicina di banco. "Miss Gordon legga"

Quando l'ultima campanella della giornata suonò il professore si alzò chiudendo il libro. "Per la prossima volta vorrei mi portaste un commento di un'opera a piacere di Van Gogh. Buona giornata" a quel punto la classe iniziò a svuotarsi.
"Professor Hall, ha fretta?" una nostra compagna, Hanna, si avvicinò a Jonathan mentre finiva di scrivere alcune cose nella sua agenda nera e chiudeva i libri sulla cattedra. 
"No, mi dica pure, Miss Breton. Problemi con Van Gogh?" il professore le rivolse un innocente sorriso chiudendo l'agenda.
"Vorrei chiederle se può aiutarmi" Hanna sospirò. "Ho un'insufficenza in disegno, e non so proprio come fare. Il professor Calder non riesce a capirmi. Allora mi sono chiesta, chiedo al professor Hall. Lei sicuramente sa disegnare, e ha superato gli esami con il professor Calder. Può aiutarmi, professore?" la ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.
Charlie sembrò non far caso a quella conversazione, invece io si, e mi sembrò davvero strano visto che Hanna aveva fatto alcuni dipinti meravigliosi per la giornata di beneficenza. Guardai attentamente il professore che si stava alzando, mentre Charlie sistemava le sue cose nella borsa. Lui mi guardò e poi rivolse un veloce sguardo a Charlie che aveva la testa bassa.
"Miss Breton, la capisco. Il professor Calder è uno dei più esigenti di questa scuola. Io non posso aiutarla, ma posso chiedere al mio conquilino se è disposto a darti qualche dritta. E' un pittore, quindi magari può aiutarti maggiormente"
"Grazie mille professor Hall. Questo è il mio numero, mi faccia sapere" Hanna lasciò un fogliettino ripiegato sulla cattedra e si avviò verso l'uscita.
"Miss Gordon, Miss Howser" ci guardò e aspettò che l'aula fosse completamente vuota. "Avete programmi per la serata?" Mi avvicinai alla cattedra con lo zaino pesante sulle spalle. 
"Nono" risposi io mentre Charlie si avvicinava a me.
"Professor Hall, lei è uno stupido. Buona giornata" se ne andò lasciando me e Jonathan da soli.
"Mi dispiace, davvero" sussurrai abbassando la testa. "A stasera, Jonathan" dissi allontanandomi per seguire Charlie.


Il pomeriggio era passato alquanto velocemente, per il regalo a mia madre avevo preso una borsa che mio padre mi aveva consigliato tempo prima. Inoltre avevo colto l'occasione per comprarmi due vestiti comodi e semplici da poter mettere con le ballerine. 
Io e Charlie tornammo a casa con la metro verso le 18.30 in tempo per preparci. Mi misi uno dei vestiti che avevo comprato quel pomeriggio e mentre mi lavavo i denti guardai il telefono e notai che Sam mi aveva inviato un messaggio. "Per le 19.30 sono sotto casa tua, ho una sorpresa per te.". Sorrisi pensando a lui e continuai a prepararmi. 
Andai in soggiorno e notai Charlie in pigiama, struccata e i capelli in disordine, sul divano a guardare uno stupido programma in tv. "Charlotte! Che cavolo ci fai ancora sul divano? E perchè non vai a vestirti?! Jonathan e Sam saranno qui fra poco!" esclamai furiosa.
"Semplice. Non esco." affermò senza distogliere lo sguardo dalla televisione.
"Mentre mangiavi quel pezzo di torta che ti ho offerto, mi hai promesso che ci avresti provato." le ricordai.
"Ci ho provato. Ho aperto l'armadio, e quando mi sono guardata allo specchio una piccola vocina nella mia testa mi ha detto 'non ce la farai'. Quindi, buona serata Emma." mi scoccò un'occhiata triste e adirata allo stesso tempo.
Sospirai e mentre tornavo in camera per infilarmi un paio di scarpe basse bofonchiai un "Fai come vuoi." 

"Buonasera mylady" esclamò Sam alquanto elegante. "Come siamo affascinanti stasera!" 
"Oh ma smettila." mi sedetti sulle sue gambe e lo baciai sulla guancia mentre sorrideva. 
"'Sera Miss Howser. La sua compagna è in casa?" un affascinante ed elegantissimo Jonathan Hall era appoggiato al muretto davanti a noi. 
"Non vuole uscire." sorrisi incorraggiandolo a salire e dopo aver salutato me e il suo amico si avviò.
Io e Sam esclamammo un "Buona fortuna" all'unisco.

"Dove mi porta bel cavaliere?" chiesi dopo qualche secondo di silenzio, guardando quegli occhi color smeraldo.
"Ti riporto in quel ristorante italiano del primo appuntamento, e vediamo se le cose cambiano" mi fece un occhiolino e mi alzai poco confusa.

Arrivati in quel ristorante, identico all'ultima volta, lui parlò pochissimo perchè voleva che io parlassi di ogni cosa. Voleva ascoltarmi e voleva godersi ogni attimo di quella serata. "Non avrai mica il cancro?" chiesi io all'improvviso mentre mi versavo dell'acqua del bicchiere del vino. "Non ho il cancro. Emma, hai sbagliato bicchiere, quello lì è per del vino" aveva detto lui sorridendo.
Parlai di quel che amavo di più, la fotografia. Raccontai pezzi della mia estate a Cardiff, e dei miei genitori. Poi ci ritrovammo a parlare di noi. Sì, noi, me e lui. Emma Howser e Sam Evans.
"Sei bellissima." affermò lui tutto d'un tratto.
"Da quanto non dipingi?" chiesi io subito dopo.
Lui sospirò notando che avevo cambiato argomento. "Da prima dell'incidente." mi morsi il labbro perchè in quel momento mi sentivo in colpa per ogni suo dolore.
Andammo via dal ristorante poco prima della mezzanotte e Sam mi propose di passeggiare vicino al Tamigi. Non voleva che lo spingessi io, infatti mi diede la mano e lui cercò di far muovere la sedia con la mano libera. Londra in periferia era abbastanza silenziosa e poco illuminata. Il vento autunnale si faceva sentire più del solito e ringraziai Charlie per avermi costretto a mettermi le calze da sotto al vestito. Sam indossava da sotto la giacca una camicia bianca con alcune delle quali sembravano pennellate colorate, inoltre si stava facendo crescere i capelli, e si potevano già notare alcuni ricci qua e là.
"Andiamo lì" affermò lui indicando il prato sotto un grande albero. Lo aiutai ad alzarsi e farlo sedere sul prato, poi mi sedetti accanto a lui. "Sto facendo progressi con le gambe, qualche tempo e potrò camminare e ti porterò in braccio. Potrò correre, e potrò essere libero di andare in bagno da solo." rise riferendosi a Jonathan.
"Sono davvero contenta per te, Sam." lo baciai a stampo e mi accorsi che era stata la prima volta che lo avevo baciato di mia 'spontanea' volontà.
Dopo più di una mezz'oretta mi alzai interrompendo il silenzio che si era creato. "Voglio una cioccolata calda" indicai una piccola bancarella vicino al fiume più là. Così lo aiutai a rimettersi sulla sedia e ci avviammò verso la bancarella.
"Vado a comprare la cioccolata calda, aspettami qui" disse Sam avvicinandosi al signore. Io rimasi vicino ad un palo guardando in baso l'acqua tranquilla. Mi accorsi che stava per cadermi l'anello dell'acqua così mi abbassai pericolosamente per recuperarlo, ma nel farlo persi l'equilibrio e pensai di essere caduta perdendo i sensi, ma riaprii gli occhi ed ero in braccio a Sam. E Sam era in piedi. 




 
 




 

 
  
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