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Autore: violaserena    19/11/2015    1 recensioni
Seguito de “La Rivincita dei Lupi”.
Dopo due anni di pace e prosperità, dal Continente Orientale arriva una nuova minaccia.
Un uomo ha riunito un imponente esercito e intende marciare a occidente per vendicare la sua regina e conquistare i Sette Regni.
Una nuova guerra si profila all’orizzonte.
Riusciranno gli Stark e le altre famiglie a vincere e a ristabilire l’armonia? O soccomberanno di fronte a questo nuovo nemico?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Jon Snow, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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JON

 

Una cella buia. Questo era tutto ciò che sapeva. Lui non gli aveva detto dove lo aveva rinchiuso. Nemmeno Tyrion lo sapeva: pensava solo si trattasse di qualche posto nel Continente Orientale.
Il Folletto era stato catturato a Tyrosh ed era stato portato in quel luogo sconosciuto alcune settimane prima di lui.
Erano stati picchiati molte volte. Il viso di Tyrion era ricoperto da tagli e grumi di sangue. Jon non era messo molto meglio. L’avevano legato ad un palo e poi gli avevano inferto le peggiori torture. Il suo volto era tumefatto e una parte della sua gamba sinistra era stata scuoiata. Il fetore prodotto attirava numerosi insetti, in particolar modo i vermi. Inizialmente Jon aveva cercato ci scacciarli, ma poi ci aveva rinunciato cosicché la sua gamba ferita era divenuta la dimora preferita da millepiedi e larve.
Grossi topi venivano poi a fare loro visita e lasciavano loro morsi e nuovi tagli sulle mani e sul resto del corpo.
Molto presto sarebbero morti. Lo aveva sentito dire da lui, ma anche se non lo avesse udito sapeva che sarebbe stato così.
Jon non aveva paura della morte, ma non era quella la morte che voleva, in catene, decapitato come un brigante da strada. Voleva morire con la spada in pugno, lottando contro coloro che l’avevano catturato. Non era del tutto un vero Stark anche se, in cuor suo, aveva sempre sentito di esserlo. Tuttavia poteva morire come uno Stark, in modo che poi dicessero che lord Eddard di figli ne aveva avuti non tre, bensì quattro. Avrebbe voluto avere Lungo Artiglio con sé. Avrebbe voluto rivedere la sua famiglia, Arya più di tutto. Avrebbe voluto tante cose.
Si udì un sinistro cigolio. La porta delle segrete si aprì e tre ombre si materializzarono dinanzi a loro.
«Domani partiremo per il Continente Occidentale. Ormai è tutto pronto» disse Jorah Mormont, ovvero colui che aveva ideato l’assurdo piano di conquista dei Sette Regni.
«Non vincerai mai, vecchio pazzo!» sputò arrabbiato Tyrion.
«Io vincerò. Realizzerò il sogno della mia regina».
«Lei è morta! Morta! Fattene una ragione!».
«Taci Folletto se non vuoi che ti renda ancora più storpio!».
Gli altri due uomini che erano con Mormont sorrisero malevoli.
«Sei venuto qui solo per dirci questo?» domandò stanco Jon.
«No. Voglio solo che collaboriate. Se farete ciò che vi dico, andrà tutto bene».
Tyrion scoppiò a ridere sguaiatamente.
Ser Jorah estrasse Lungo Artiglio e la puntò contro la bocca del nano.
«Se ti tagliassi la lingua molti mi sarebbero grati». Detto ciò lo guardò fisso per un lungo momento, poi rinfoderò la spada e si avviò verso l’uscita.
«Collaborate» ripeté e poi sparì dalla loro vista.
«È soltanto un guscio vuoto quell’uomo. Cerca la sua argentea regina pur sapendo che non la ritroverà mai» scosse la testa il figlio di Tywin Lannister.
«Ognuno è vittima dei propri sogni» sorrise Ben Plumm il Marrone, capitano dei Secondi Figli.
Plumm aveva un aspetto simpatico, soprattutto quando sorrideva. Poteva essere considerato quasi come lo zio preferito da chiunque, tutto sorrisi accattivanti, vecchi proverbi e semplice saggezza. Tuttavia era solo una finzione. Quei sorrisi accattivanti non arrivavano mai fino agli occhi di Ben Plumm, nei quali l’avidità era nascosta dietro a un filo di prudenza.
In passato era stato al servizio di Daenerys, poi degli Yunkai e poi di nuovo di Daenerys. Ora seguiva quel vecchio pazzo. Non ci si poteva fidare di lui. In generale non ci si poteva fidare di un mercenario e basta. Quale fosse il suo scopo Jon non lo sapeva, però intuiva fosse qualcosa di ambizioso.
«Un sorriso caldo, amichevole. Ma, per gli dei, i tuoi occhi sono gelidi» rabbrividì Tyrion.
«Gli occhi di un mercenario devono essere così» gli rispose quello.
L’altro uomo rise.
Era Barba Insanguinata, comandante della Compagnia del Gatto, famoso per la sua ferocia e per la sua sete di sangue. In lui non c'era onore, solo fame di oro, di gloria, di sangue. Difatti, se c’era una persona che detestava la pace e amava le guerre, quella era proprio lui.
Era un uomo grande e grosso con una folta barba e un’ascia tatuata sul petto. Incuteva timore solo a guardarlo.
«In questo mondo, bisogna imparare a soppesare tutti i doni che gli dèi scelgono di concederci. È una lezione che ho appreso a duro prezzo. Imparatela anche voi e forse, chissà, magari avrete salva la vita» disse.
«Ricordatevi questo per il futuro: ci sono mercenari vecchi e mercenari coraggiosi. Ma non ci sono mercenari vecchi e coraggiosi. Nulla è lasciato al caso, tutto avviene per un fine. Sempre» continuò Ben Plumm il Marrone.
Le loro parole dovevano avere un qualche significato, ma in quel momento Jon non lo capì.
Una volta usciti i due mercenari, Tyrion imprecò. «Siamo fregati, accidenti!».
«Non lo siamo già da un pezzo?» domandò ironicamente Jon.
Il Folletto lo guardò come se avesse detto la cosa più sciocca del mondo.
«Ti prego, se fosse solo per ser Jorah a quest’ora saremmo liberi già da un pezzo. Sarà anche un forte cavaliere, ma è vecchio ed è un imbecille!».
«Stai forse insinuando che…».
«Esatto! Le compagnie mercenarie sono estremamente diverse tra loro. Credimi, io lo so bene. Se si sono unite non è certo per seguire i progetti di quel vecchio pazzo. Uomini come Barba Insanguinata e Ben Plumm il Marrone non prendono ordini, li danno. Mormont è solo un burattino. Lo è sempre stato e sempre lo sarà benché lui creda il contrario».
Jon rimase in silenzio, pensieroso. Anche se non ne portava il nome, il suo volto era quello degli Stark: lungo, solenne, guardingo. Era un volto che non lasciava trasparire nulla.
«Dobbiamo trovare un modo per scappare!» esclamò a un certo punto Tyrion.
Sapeva che lo avrebbe detto.
«Non sarà facile viste le nostre condizioni. Per quanto mi riguarda non è mai facile. Ho le gambe troppo corte rispetto al corpo e la testa è troppo grossa. Anche se io preferisco pensare che sia appena sufficiente per il mio cervello» continuò ridendo. «La mia unica arma è la mente e credimi se ti dico che in questo momento è affilata tanto quanto una spada».
«È tardi ormai. Non ce la faremo mai a scappare».
Il Folletto sospirò. «Forse. Ma finché c’è un briciolo di speranza, allora non dobbiamo mollare».
Jon rise amaramente. «Dove la vedi la speranza, dove?».
«Io credo che tu trovi la vita così problematica perché pensi che ci siano le persone buone e le persone cattive. Ovviamente ciò è sbagliato. Ci sono sempre e solo le persone cattive, ma alcune di esse si trovano su sponde opposte. Un grande mare ruggente di male, più basso in alcuni punti, più profondo in altri. Molti, come te, mettono insieme piccole zattere di regole e confuse buone intenzioni e dicono “questo trionferà, questo è sbagliato”». Rimase un attimo in silenzio, poi proseguì: «In ogni luogo ci sono persone che seguiranno qualsiasi drago, venereranno qualsiasi dio, tollereranno ogni iniquità. Tutto a causa di una specie di monotona cattiveria quotidiana. Non, beninteso, la malvagità veramente alta e creativa dei grandi peccatori come il Re Folle, ma una specie di oscurità dell’anima massificata. Lo si potrebbe quasi definire come un peccato senza alcuna traccia di originalità, questo perché gli individui accettano il male non perché dicono ma perché non dicono no».
Jon lo guardò senza parlare.
«L’unica cosa che la gente buona sa fare bene è rovesciare quella cattiva. Un giorno si suonano le campane e si abbatte il malefico tiranno e il giorno dopo tutti si ritrovano seduti in cerchio a lamentarsi del fatto che da quando il tiranno è stato eliminato non c’è nessuno che porta via la spazzatura. Le persone cattive sanno come pianificare, quelle buone no».
«Forse. Ma è solo perché la gente ha paura ed è sola…». Jon si interruppe. La scusante sembrava piuttosto vuota. Alzò le spalle. «Sono soltanto persone. Fanno solo quello che fanno le persone».
«Non lo credi davvero neanche tu, però vuoi e forse devi crederlo per forza. Forse dobbiamo crederlo tutti altrimenti diventeremmo pazzi. Penseremmo di trovarci su un ponte sottile come una piuma sopra un profondo abisso. L’esistenza non sarebbe che un’oscura agonia e l’unica speranza sarebbe la non esistenza della vita dopo la morte» guardò l’oscurità e poi sospirò di nuovo. «Dobbiamo scappare, dobbiamo almeno tentare. Finché c’è speranza c’è vita».
Anche se non lo voleva ammettere, le parole di Tyrion lo avevano colpito. Forse aveva ragione. Non poteva arrendersi così, doveva alzarsi e combattere anche solo per rivedere un’ultima volta la sua famiglia. Sentì un ululato in lontananza. Era Spettro. Sorrise.
«Fuggiamo» disse.
Il nano assentì con la testa. «Ora dobbiamo solo capire come».
«Io lo so» affermò una voce nell’oscurità.
Areo Hotah si era svegliato.

 

 



Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
In questo capitolo finalmente si scopre che fine hanno fatto Jon Snow e Tyrion e chi è il misterioso uomo che li ha rapiti (e ovviamente che si è intrufolato al Castello Nero per rubare Lungo Artiglio, la spada che apparteneva a suo padre).
Tutto andrà secondo i piani di Mormont oppure egli è solo un burattino nelle mani di un potere più grande come crede il Folletto?
Dopo le parole di quest’ultimo, Jon è pronto a rischiare tutto e a fuggire: ci riuscirà?
Sorpresa finale: compare Areo Hotah! Lui sembra sapere cosa fare. Sarà davvero così?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli! :)
Saluti,
Violaserena.

  
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