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Autore: BrokenApeiron    27/02/2009    4 recensioni
Neji rientra a casa dopo un mese di ospedale, solo per scoprire che la sua situazione non è cambiata. Sarà Tenten a convincerlo che le cose possono cambiare. Vincitrice del concorso NejiTen SongFic Contest come Miglior Fiction indetto dal forum Nejitenfan.
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa song-fic ha vinto il premio "Miglior Fiction" del concorso indetto dal forum nejitenfan.forumfree.net che ringrazio di cuore per avermi dato la possibilità di creare una NejiTen. Ringrazio anche BrideOfTheWind per il sostegno datomi durante la preparazione.
La canzone è Blackbird dei Beatles, gruppo che adoro.
Cosa posso dire di più, spero piaccia anche a voi! ^^




-Neji Hyuuga?-
-Sì?-
-Sei stato convocato dal caporeparto. Puoi uscire.-
-. . .Cosa?-
-Abbiamo fatto tutti i controlli, ormai ti sei completamente ristabilito. Non c'è più motivo perché tu resti qui.-
-Quindi posso uscire?-
-Già. Proprio così.-

Neji passeggiò per le vie di Konoha spazzate dal vento.
Quanto gli era mancato quel paesaggio, quelle fronde verdi scosse da un soffio leggero.
Alzò la testa e chiuse gli occhi, lasciando che la brezza gli sollevasse le ciocche di capelli sfuggite alla coda.
Finalmente fuori dall'ospedale, avrebbe potuto pranzare con Tenten in quel piccolo ristorante sulla collina. Era da parecchio che aveva intenzione di invitarla, ma prima che riuscisse a farlo, era incappato in quel brutto incidente.
Niente di pericoloso, certo. Però abbastanza da metterlo fuori uso per qualche settimana.
Il rumore della ghiaia sotto i sandali lo riportò al presente. Era arrivato a Villa Hyuuga.
Spinse il pesante portone, che si aprì in silenzio. Sorrise, ispirando l'aria pulita e umida della mattinata.
Chissà che sorpresa avrebbe fatto alla famiglia, trovare il cugino a casa dopo un mese di ospedale!
-Sono io, Neji.- Gridò entrando in casa. Nessuno.
Probabilmente, essendo ancora mattina, erano tutti fuori. Nessun problema, li avrebbe aspettati.
Dopo aver posato la borsa all'entrata, si sdraiò sul tatami in mezzo alla stanza, poggiando la testa sul rigido pavimento.
“Casa. Finalmente sono a casa.” Pensò guardando il soffitto chiaro nel più assoluto silenzio.
Si sentì un po' un imbecille, a stare lì così, per terra, col sorriso stampato sul volto. Ma chi se ne frega. Quella libertà, quella casa, gli era mancata troppo.
Un'improvvisa folata attraversò la casa, portando dal giardino il canto di alcuni uccelli e i suoni tubolari dei windchimes.
Neji girò la testa verso la shoji. Qualcuno l'aveva lasciato aperto.
Si alzò, curioso.
Il suono dei suoi passi risuonò nell'intera sala mentre raggiungeva la porta, e senza pensarci due volte la spalancò.
-Neji?!-
-Hanabi?! Cosa...?-
Sotto lo sguardo allucinato del giovane, una ragazzina dai dreadlocks si sbrigò a sciogliere l'abbraccio che condivideva con Hanabi.
Neji sentì, in qualche remoto angolo del suo corpo, di avere la mascella che toccava terra. Saettò con gli occhi bianchi dall'una all'altra, incapace di spicciare parola.
-Ha... Hanabi!!!- Esclamò infine, la voce stranamente acuta.
Lei, già rossa, si imporporò ancora di più.
-Io... non pensavo arrivassi oggi... io... io... ti prego, cugino, non dire a mio padre che invito Matsuri di nascosto! Se lo venisse a sapere, io non potrei più vederla! Io le voglio bene davvero! Non voglio perderla! Ti prego, Neji-niisan, ti prego!- La giovane Hyuuga si prostrò ai piedi di Neji, toccando il terreno ghiaioso con la fronte.
Neji, nel vederla così sottomessa, sentì una fitta al cuore.
Aveva sempre considerato Hanabi una copia di Hiashi, sia nell'aspetto che nel carattere. Anche quella posizione era identica a quella assunta dallo zio, più di tre anni fa, davanti a lui.
Eppure solo ora capì quanto aveva sbagliato. Hanabi era come lui, come Hinata. Sottomessa alla forza della casata che non vuole errori o deboli. Che non vuole differenze.
Hinata, un giorno, gli aveva confidato il suo di desiderio di diventare forte, tanto forte da rendere suo padre fiero di lei.
Neji sobbalzò.
In una famiglia che ti nota solo per la tua forza, è naturale che l'unico pensiero di Hanabi sia stato quello di accontentare Hiashi il più possibile. Fino ad eliminare a poco a poco anche se stessa.
-Hanabi...- Si schiarì la voce, ora roca. -Hanabi-sama... alzatevi.-
Lei sollevò il viso arrossato dai capelli scuri per guardarlo stupita.
-Lo zio da me non saprà mai nulla, né di oggi né di altre possibili volte. Non preoccuparti. Ora stai attenta a non farti scoprire.- Disse piano a quella ragazzina pallida e bianca. Poi se ne andò, lasciandole sole.

Non sapeva perché avesse detto quelle parole ad Hanabi. Forse perché aveva riconosciuto in lei un'anima simile e triste come la sua.
Alzò gli occhi perlati al cielo, ma trovò solo il verde della foresta. Sempre con lo sguardo rivolto verso l'azzurro, portò una mano ai capelli e si levò l'elastico. In un giorno di vento così era un peccato non lasciare liberi i capelli.
Le ciocche, ondeggiando piano nella frescura, gli ricordarono la libertà tanto estranea a quelle mura di tufo bianco intorno alla Villa.
Si guardò attorno.
Senza accorgersene, era arrivato fino al campo dall'allenamento di Konoha. Chissà, magari poteva trovare quel baka di Lee.
Camminò calmo verso la zona boschiva in cui si allenava sempre, raggiungendone quasi il centro.
Entrando nella piccola radura, pestò un ramoscello. I numerosi merli che beccavano il terreno volarono via.
Tra il trapestio dei volatili, un rumore attirò la sua attenzione. Girandosi, ruotò come un'onda i lunghi capelli sciolti.
-Neji! Sei già uscito! Che bello rivederti! Pensavo di venire a trovarti in ospedale oggi pomeriggio, ma...!-
-Tenten! Non credevo di trovarti qua!-
Lei si appoggiò con un gomito al grosso rotolo che sfoggiava, e con l'altra mano portò il pollice sul coprifronte.
-Lee in questi giorni non ha fatto altro che dirmi quanto fossi lenta e scansafatiche, così mi sono arresa e sono venuta anche stamattina. I ninja non possono permettersi di riposare sugli allori! E se mi alleno un po' di più non mi farà certo male.-
-Accidenti, è colpa mia. Non avrei dovuto lasciarti da sola con loro per tanti giorni.-
-Perché?-
-Stai diventando sempre più simile a loro. Allenarti anche durante il giorno di riposo!-
-Ah!- Rise lei. -Hai paura di trovarmi un giorno con addosso una tuta verde?-
-Non dirlo neanche per scherzo.- Replicò Neji tornando serio all'improvviso.
-Sono contenta che tu stia meglio, Neji!- Disse Tenten sorridendo. -Sei già passato a casa?-
Il volto candido del ragazzo si contrasse in una smorfia. -Sì.-
-... C'è qualcosa che non va?-
-Mi ero solo dimenticato.-
-Cosa?- Chiese Tenten confusa.

Sedevano su un ramo, alto abbastanza da non disturbare i merli tornati nel frattempo. Per non parlare del comodo scudo che le foglie offrivano dai raggi del sole.
Neji, le gambe penzoloni, oscillava leggermente la schiena avanti e indietro, in sincronia col vento.
-Che stupido sono stato. Per un attimo ho perfino pensato quanto fosse bello essere finalmente a casa. Mi ero scordato di abitare in una gabbia.-
-Neji...-
-Noi Hyuuga abbiamo questi occhi bianchi che ci permettono di vedere meglio di una persona normale.- Continuò lui guardando il vuoto. -Eppure... perché non riesco a vedere la logica alla base delle casate? Perché non riesco a vederla?-
Neji abbandonò la testa sul petto.
-Ogni volta che cerco di uscire dalla gabbia, mi accorgo che in realtà le sbarre diventano solo sempre più strette.-
Tenten respirò profondamente e appoggiò piano una mano su quella di Neji. Lui si irrigidì, ma lasciò che quel gesto di affetto così pudico lo collegasse a lei.
-Neji, tu sei un bellissimo merlo che cerca la libertà. Non so dirti come mai esistano le casate, non so neppure come poter cambiare le cose. Nulla va per il verso che vorremmo, altrimenti i ninja nemmeno esisterebbero. Fosse per me, ci sarebbe solo la pace.- Disse poggiando lentamente la testa sulla sua spalla.
-Purtroppo non c'è e devo lottare per ottenerla solo in minima parte. Neji, devi cercare di lottare per cambiare le cose. Prendi le tue ali rotte e impara a volare, apri la gabbia con il becco e vola nella luce della buia notte nera.-
Lui levò piano la testa. -...-
-Dai, che ora andiamo a pranzare.- Disse dolcemente Tenten.
Dal ramo spiccò un salto e piombò in mezzo ai merli, che volarono nuovamente via.
Neji alzò completamente il viso, seguendo il loro volo che si diramava in quel celeste tra le chiome degli alberi.
Le iridi bianche riflessero alla perfezione un merlo che volava verso il cielo.
Tenten si girò verso il ragazzo, incantato. -Neji, andiamo?-
Lui alzò un'ultima volta lo sguardo, poi guardò la kunoichi.
-Sì.-
Avrebbe imparato a volare.

Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly.
All your life
You were only waiting for this moment to arise.
Blackbird singing in the dead of night
Take these sunken eyes and learn to see.
All your life
You were only waiting for this moment to be free.
Blackbird fly, Blackbird fly
Into the light of the dark black night.
   
 
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