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Autore: laragazzadislessica    20/11/2015    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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House of the rising sun
Parte Prima
“C’è una casa a New Orleans
La chiamano la casa del sole nascente
È stata la rovina di più di un povero ragazzo
E Dio! Io so di esserne uno
Così madre di ai tuoi bambini
di non fare quello che ho fatto
Altrimenti spenderai la tua vita nel peccato e nella sofferenza
Nella casa del sole nascente”
Muse(Cover Animals):House of the rising sun


 
 
Il corpo di Hayley era rivestito completamente da una patina di sudore che le faceva brillare la pelle. Una pelle troppo bianca per la sua carnagione, troppo chiara per qualsiasi altra carnagione. La bocca spalancata e le labbra colorate da un viola scuro, il corpo rigido, gli occhi aperti e le pupille assenti, eppure i vampiri presenti si concentrarono sul suo battito. Assente. Completamente assente. Hayley era morta.
Giaceva nel suo corpo esile su dei tavolini del cortile, che avevano avvicinato non appena Elijah aveva varcato la soglia del portone.
- Com’è successo? – un sussurro, una voce, un lamento o forse tutte queste cose insieme uscirono da Klaus. Mise una mano sulla testa della ragazza e le sue dita toccarono dei capelli bagnati dal sudore che gli sembrarono freddissimi.
- Io… io, non lo so! – Elijah era stato l’ultimo ad averla vista viva. L’ultimo al quale aveva regalato un sorriso, una risata, l’ultimo con cui si era arrabbiata. Non sarebbe dovuto succedere. Non aveva alcun senso. Perché? Come era successo? Non lo sapeva. Era lì con lei, era sempre stato con lei, non l’aveva lasciata sola un attimo, ma Hayley era morta. La ragazza che amava, era morta. La ragazza che voleva amarlo, era morta. La ragazza che lui aveva stupidamente respinto, era morta.
- Starà bene! – la voce di Rebekah risuonò lontanissima tra i vampiri che dritti in un fascio di nervi osservavano quella scena. – La bambina. La salverà il suo sangue ibrido. –
Elijah alzò il viso verso sua sorella. La disperazione gli aveva bloccato ogni pensiero e non ci era arrivato. Un lampo di sollievo e felicità lo animò e con due passi svelti fu vicino al corpo di Hayley. Le prese una mano, era gelida come il ghiaccio. Le avrebbe baciato il dorso se solo se… ma poi lo fece. Non gli importava più di niente.
- Andrà tutto bene! – sussurrò poi su quella mano di marmo che sarebbe ritornata come prima, doveva solo aspettare.
- Lo credi davvero fratello? – con forza Klaus strappò via la mano di Hayley da quella di Elijah. – Cosa credi che succederà a mia figlia? Ha solo due settimane e tutta le sue membra sono composte da una misera parte di sangue, cosa credi che succederà quando la fame da ibrido di Hayley richiederà l’abnorme quantità di sangue per trasformarsi? EH FRATELLO! – gridò più forte spingendo Elijah via dalla ragazza alla quale stava manifestando un affetto ingiustificato.
- Hayley assorbirà la bambina – Rebekah, proprio la bocca dalla quale era uscita la frase che aveva sollevato Elijah dal suo inferno, pronunciò la sua condanna, spingendolo giù nella gola dei peggiori inferi. Cosa gli era successo? Perché non riusciva a pensare?
- Klaus io… -
- STA ZITTOOOOOO!!! – Klaus era fuori di sé. Era tutto finito. Era tutto finito così. Aveva combattuto per niente. Aveva creduto nella possibilità di una vita migliore, nell’essere un essere migliore, di essere un padre migliore di quello che invece il fato gli aveva dato, di essere un padre. Non sarebbe mai successo.
- Tu hai ucciso la mia bambina! – disse poi piano Klaus e la sua voce fece raddrizzare la pelle a tutti i presenti, poi tacque.
Il silenzio. Il silenzio li avvolse tutti.
Rebekah restava immobile incapace di muoversi. Conosceva suo fratello. Conosceva quella quietudine ed era peggio di ogni altra promessa di morte che Klaus avesse mai lanciato a qualcuno. Lei lo sapeva, lo sapeva bene. I suoi occhi guardarono la pancia curva di Hayley. La piccola era ancora lì, nonostante tutto il suo cuoricino forte batteva ancora, lentamente ma batteva ancora. Non voleva arrendersi e Rebekah fu certa che avrebbe combattuto fino all’ultimo battito. La più forte di ogni altra bambina, la più speciale di ogni altra bambina. Solo una bambina. Una bambina innocente che non avrebbe mai vinto quella battaglia.
Era tutto finito.
Proprio in quel momento di panico e disperazione, i vampiri che Bry aveva usato come libri da leggere, stavano rinvenendo. Questa volta Marcel non attese nessun comando da Klaus. Gli ordinò di andare via senza fare domande e fedeli i vampiri a uno a uno, abbandonarono la villa. Invece lei, Bry, restava seduta alla sua sedia, nel su vestitino panna, a guardare la scena, come se stesse seduta su una comoda poltrona di un cinema.
- Che cosa è successo? – Klaus urlò di nuovo quella domanda, rompendo il silenzio. Elijah non gli rispose, non sapeva come rispondergli. – Siete stati fuori per due ore e lei giace morta come da giorni. – di nuovo suo fratello non gli rispose, non sapeva come rispondergli - Allora… NON TI SENTO PARLARE FRATELLO! – urlò ancora più forte, al punto tale da far fischiare le orecchie di tutti. Gli occhi di Elijah non lasciarono gli occhi di Klaus, continuava a fissarlo, ma la sua bocca non si apriva. Non gli rispose, non sapeva come rispondergli. Un bruciore agli occhi fece interrompere quel contatto. Li chiuse solo per un attimo e due gocce d’acqua gli scesero sulle guance. Lacrime. La sua bocca non parlava, la sua mente non pensava, ma almeno i suoi occhi riuscirono a piangere.
Rebekah nel vedere le lacrime del fratello, non riuscì più a trattenersi. Con il corpo mosso dai singhiozzi si avvicinò ai due e raggiunse Klaus. Camminava piano come se si stesse avvicinando a un leone feroce. Allungò una mano alla sua spalla, mentre le lacrime le cadevano a fiumi. Lentamente avvicinò il viso all’incavo della schiena di suo fratello, tra una spalla e l’altra. Tentò di consolarlo, ma non riusciva a smettere di piangere. Klaus non cambiò la sua postura, come se il tocco di sua sorella neanche lo stesse sentendo.
- Non preoccuparti Klaus, tutto… -
In quell'istante Klaus si liberò di lei come se sua sorella fosse fatta di ferro rovente e lo avesse ustionato.
- Tu!!! – Klaus continuò poi a rivolgersi a Elijah. Ardeva dalla rabbia. Respirava, ma non sentiva l’aria nei polmoni. Rabbia, sentiva solo la rabbia. Si lanciò contro di lui. Il suo corpo si muoveva, ma non lo percepiva. Rabbia, percepiva solo la rabbia. Elijah non si spostò di un millimetro e il suo viso era a pochi centimetri dal pugno di Klaus, ma non lo vedeva. Rabbia, vedeva solo la rabbia.
La sua mano andò a segno, ma colpì qualcosa di più piccolo, ma che gli sembrò addirittura più resistente del corpo di suo fratello originale. Klaus lo sentì. Del vento ingiustificato e profumato di fragola, gli mosse i vestiti. Klaus lo percepì. Dei filamenti rossi ondeggiarono nell’aria. Klaus li vide.
Brynhild.
Bry?
Era tra loro. Aveva ancora il viso rivolto nella direzione inversa al suo pugno. Sua sorella si era messa in mezzo, ricevendo il colpo diretto a Elijah. Perché? Elijah era solo uno sconosciuto per lei.
Tutti osservarono quella scena ad occhi aperti. Klaus era forte, anzi il più forte essere soprannaturale che ci fosse sulla terra, eppure il suo colpo aveva lasciato solo un alone rosso su quella guancia larga di Bry.
Anche Klaus osservò il segno del suo pugno, ma per un motivo diverso. Picchiare le donne, sorelle o meno, se fosse stata di sua intenzione o no, non era da lui.
- Togliti di mezzo. Perché lo difendi? – le chiese poi facendo qualche passo indietro. Stava letteralmente delirando dalla collera e Elijah alle spalle di Bry lo sapeva. Elijah non avrebbe risposto all'attacco. Lo avrebbe lasciato sfogare tutta la sua rabbia su di lui, perché lui stesso non si sarebbe mai più perdonato.
- Oh che dolce. Credi davvero che stia proteggendo questo tipo? – Bry indicò Elijah facendo cenno con la testa. – Che vuoi che mi importi di un figlio di Mikael. Non ho ucciso Rebekah solo perché sei stato tu a chiederlo. – una frase così gelida non sarebbe mai dovuta uscire da un essere da un aspetto così angelico, ma Bry non lo era, non lo era affatto e tutti oramai incominciavano a capirlo. – Stiamo solo perdendo tempo. Non c’è bisogno di tutto questo. Io posso salvarla. – disse poi con un sorriso largo e con gli occhi sprezzanti di azzurro, rassicurandolo. Rassicurando suo fratello. – io posso salvare tua figlia. –
 
Caroline e Bonnie erano del tutto brille. Elena invece non lo era affatto, ma in fondo, non era neanche Elena. Katherine, che da viaggiatrice aveva impossessato il suo corpo, stava fingendo non solo di essere alticcia, ma anche di essere la loro amica del cuore, mentre invece tutto quello che voleva era mettere in atto il suo piano. Una vera e propria missione. Quella notte doveva far superare a Caroline le sue paure e farla scivolare nelle braccia di Klaus a New Orleans. Sarebbe stato più facile, se Caroline fosse stata ubriaca, quindi…
- Un altro giro! – disse riempiendo i bicchieri delle ragazze con un buonissimo whiskey dei Salvatore. In realtà non le importava niente di Caroline e Klaus. Katherine voleva solo che riccioli d’oro, togliesse le sue dita affusolate da amica premurosa, dalla sua “non ancora cosciente di esserlo” anima gemella Stefan. Quella sarebbe stata una lunga notte, non solo per il compito prefissatosi, ma anche per il baby-sitting a Damon. La guardia escogitata da Stefan consisteva nel darsi dei turni di un’ora, per sorvegliare il loro prigioniero. Katherine non aveva nessuna intenzione di passare un’ora intera con Damon, ma non poteva fare altrimenti visto che stava “letteralmente” vestendo i panni della buona sammaritana.
- Quindi, l’ibrido originale ti ha chiamata? – Katherine tornò all’unico argomento che la interessava.
- Andiamo a chi interessa? - Caroline alzò le spalle prima di bere in un sorso il liquido bronzo ad alto tasso alcoolico.
– A me. – disse Katherine facendo strozzare Caroline dalla sorpresa, mentre Bonnie rise di gusto buttando la testa all’indietro. - Dai, ti prego. Fallo per me. Il racconto di un diavolo innamorato della ragazza della porta accanto, è proprio quello che mi ci vuole per dimenticare tutta questa storia di Damon – continuò Katherine con i suoi occhi supplicanti. Caroline la osservò arricciando le ciglia e pensando su cosa fare.
- Voglio sapere anche io! – Bonnie poggiò il bicchierino vuoto sul tavolino e si sporse di più sulla poltrona, avvicinandosi di più alle sue amiche sedute invece sull’altro divano. - Sei stata sempre così riservata su questa storia. Dai, è ora di sputare il rospo! –
Messa all’angolo dalle sue amiche, Caroline espirò e Katherine potette leggere nella sua espressione la resa. Caroline le porse il bicchiere vuoto che da buona amica Katherine riempì, lo bevve velocemente, strizzò la bocca per il sapore forte di quel whiskey di chissà quanto tempo e posò il bicchiere vicino a quello di Bonnie. Caroline era pronta a parlare.
- Sì, Klaus mi ha chiamata, ma solo una volta e non è stato niente di così compromettente o eccitante come invece vi aspettate voi. – alzò le mani verso le sue amiche - si è solo limitato a lasciarmi un messaggio in segreteria – rivelò poi abbassando le mani sulle gambe lunghe.
- Faccelo sentire! – Bonnie agitò una mano nell’aria incitandola a passarle il telefono. Caroline la guardò alzando una sopracciglia. Certo finalmente aveva l’occasione di togliersi quel gran peso dal cuore, ma vedere Bonnie che mostrava tutta quell’esaltazione verso Klaus le suonò strano. Bonnie detestava Klaus con tutta se stessa.
- L’ho cancellato – disse distogliendo lo sguardo e appoggiando la schiena allo schienale imbottito. Cosa le era saltato in testa? La questione Klaus era chiusa e riaprirla sarebbe stato solo una stupidaggine.
Katherine vide l’espressione di Caroline cambiare. Si stava richiudendo a riccio e lei era bravissima a svelare queste cose. Forse la bionda reginetta del ballo era più riservata di quanto credesse.
- Si, come no – e con la velocità vampiresca sfilò il cellulare dalla tasca dei jeans di Caroline. Fu facile, visto che stendendosi Caroline aveva messo in mostra il rigonfiamento rettangolare sul fianco.
- No Elena… - Caroline tentò di protestare spingendosi in avanti, ma Elena e Bonnie stavano già ascoltando il messaggio.
“Ciao Caròline…” quella voce quasi dimenticata dalle sue amiche, ma ancora ardente nella sua mente, risuonò nella stanza. Caroline sospirò mentre Bonnie ed Elena… Bhè! Scoppiarono in una sonora risata.
- Elena, ma è uguale alla tua imitazione! – disse poi la ex strega nemica giurata d tutti i vampiri, originali compresi.
- Ti ha invitato a New Orleans? – le domandò Elena con gli occhi sbranati e le iridi brillanti, non appena quella voce dall’accento inglese terminò.
- In realtà… - Caroline tentennò di nuovo, ma se le sue amiche volevano davvero sapere la verità su lei e Klaus, forse era meglio partire dalla parte migliore - la sera del diploma, mi ha detto, usando le sue testuali parole, “Mi sarebbe piaciuto regalarti un biglietto di solo andata per New Orleans”. Quindi, credo che il messaggio in segreteria sia stato solo un promemoria –
“Aspetta un attimo!!”. Katherine non riusciva a crederci. Klaus era andato al diploma di Caroline e voleva anche farle un regalo? Cosa diavolo era successo al Klaus che voleva sterminare tutte le doppelganger che incontrava durante i secoli solo perché voleva un paio di zanne diverse?
- Invece, ti ha fatto il più bel regalo che una ragazza innamorata potesse ricevere – proseguì Bonnie rivelando a Katherine che un regalo c’era davvero stato. Questo la fece agitare. Non aveva la più pallida idea di che cosa fosse. Doveva estorcere più informazioni da Matt occhioni blu se non voleva che la sua copertura saltasse.
- Bhè, non esageriamo!! E’ solo un mini-frigo – Caroline alzò le spalle, mentre si torturava un unghia di un dito. - Un bracciale di diamanti e il vestito più bello, e il più costoso, che ho mai visto, quelli sono dei regali da fare a una ragazza – alzò i suoi occhi dalle sue mani e in quell’istante realizzò di aver parlato ad alta voce.
- Cosa?! – le sue amiche saltarono dalle loro sedute parlando contemporaneamente.
- Io parlavo del fatto che Klaus abbia perdonato Tyler! – Bonnie spalancò gli occhi, sorpresa e scioccata allo stesso tempo. Caroline non aveva mai parlato del corteggiamento di Klaus, neanche del minimo particolare. I suoi amici credevano che all’originale interessasse solo il suo aspetto esteriore, ma c’era dell’altro, e come se c’era.
- Sì, certo! Quello… di sicuro è stato il regalo più bello. – Caroline stava visibilmente mentendo, ma Katherine non riuscì a distinguere se lo stava facendo a loro o a se stessa, però una cosa la vide palesemente. Sentimenti, e brillavano come fuochi d’artificio. Un’altra cosa richiamò la sua attenzione innestando i suoi neuroni svegli, “Perdonare” e “Klaus”. Lo stesso Klaus che non dimenticava. Che perseguitava. Che massacrava i tuoi cari. Che uccideva nei modi più teatrali che neanche Shakespeare aveva mai concepito. Lo stesso Klaus? Katherine stentava a credere che fosse tutto vero, ma la bionda sembrava non mentire. Come aveva fatto Caroline a convincerlo? Com’era riuscita nell’impresa che a lei stessa era fallita? Come aveva piegato la mostruosità di quell’essere? Amore? Era mai possibile?
- Ti ha davvero fatto tutti questi regali? – Bonnie si stava rivelando più utile di quanto Katherine credeva. Caroline si sistemò nel suo posto e annuì. – Però, lasciando stare la rivelazione dei regali che mi hanno sconvolta del tutto, ma perché uno come Klaus che non ha mai perdonato nessuno in vita sua, che ha perseguitato Katherine per un'eternità, ha lasciato andare Tyler? – si quella ex streghetta Bennett le stava davvero piacendo. Era esattamente la cosa che Katherine fremeva di sapere più.
 - Semplice. Klaus l'ha fatto per me. – Caroline rispose a Bonnie come se fosse la cosa più naturale del mondo - Mi ha detto “Lui è il tuo primo amore, io ho intenzione di essere l’ultimo” –
Katherine era senza parole. Chiuse le palpebre, che dallo stupore erano rimaste spalancate facendole seccare gli occhi. Amore. Sì, era stato l’amore. Una cosa così banale che Katherine si sentì offesa per i cinquecento anni spesi a fuggire da lui.
- Inquietante! - Bonnie parlò stringendosi nelle spalle, ma Caroline si voltò verso l’amica rivolgendole uno sguardo curioso. Durò solo un attimo, ma Katherine capì cosa volesse dire. No, Caroline non pensava affatto che fosse inquietante, anzi…
Si, Klaus era innamorato di Caroline, ma di sicuro, anche lei era innamorata di Klaus, solo che Caroline non lo sapeva ancora.
- Io invece penso che sia epico – Katherine sfruttò la situazione e a quelle parole gli occhi di Caroline si illuminarono. Katherine sorrise, l’aveva in pugno. “In fondo mandarla a New Orleans non sarà poi tanto difficile”.
- Che intendi? – Bonnie curvò le sopracciglia cercando di seguire il filo del suo discorso. Che scocciatura, non bastava convincere la ragazza con la situazione sentimentale più confusa al mondo di amare il cattivo della favola, era anche in compagnia della nemica giurata del personaggio in questione.
– Voglio dire, un vampiro millenario, che ha vissuto ogni tipo di esperienza, ha incontrato ogni tipo di donna, che poi si innamora perdutamente di una paesanotta appena diciasettenne. Se non è epico questo? – le sue parole stavano facendo muovere un qualcosa negli occhi di Caroline che diventarono più splendenti – sei mia amica e so che sei speciale, ma non credevo fino a questo punto – “E l’Oscar per la miglior interpretazione della barbosa della situazione va a Me”. Katherine con quell’ultimo complimento, aveva attirato Caroline nella ragnatela che aveva tessuto per lei.  – Comunque, io non sono mai stata a New Orleans – cambiò discorso senza però cambiare argomento, mentendo, perché ovviamente lei era stata a New Orleans, ma sicuramente Elena no. Non aveva bisogno di Matt occhioni blu per saperlo.
- Neanche io – Bonnie strinse le labbra in un triste sorriso tirandosi le ginocchia e appoggiando i piedi sul cuscino della poltrona su cui era seduta.
- Non mi dite che state pensando di andarci? – Caroline rise, realizzando che quella fosse la serata più strana che avesse passato con le sue amiche.
- Perché no. Potremo autoinvitarci a casa sua. Con tutto quello che ci ha fatto passare questo è il minimo. – Bonnie rise alla fine della sua stessa battuta accompagnata da Katherine che stavolta non lo fece per finta.
- Già. – disse solo Caroline, ma i suoi occhi stavano viaggiando altrove. Da lui. In quel momento Caroline stava pensando a Klaus e non solo perché ne stavano parlando.
- Dovresti andare – le parole di Katherine distolsero Caroline dai i suoi pensieri sputtanatamente amorosi - Anzi, tu devi andare. –
- Elena, sei uscita completamente fuori di testa? – fu troppo per la bionda che si alzò, smanettando le mani nervosamente nell’aria. – Perché? Finalmente se ne è andato liberandomi dalla sua ombra. Adesso posso fare le cose che mi sono prefissata di fare e neanche una di queste tocca minimamente l’idea dell’uomo di cui nome incomincia con la K. – camminava avanti e indietro per lo spazio vuoto sotto ai tre scalini dell’entrata, mostrando il disagio che Katherine aveva visto dal principio.
- Scommetto che invece fare nottate a donare il sangue alla persona che più odi, era in cima alla tua lista? – quella domanda sarcastica fece arrestare la corsa frenetica di Caroline. - Sei già morta una volta, quand’è che deciderai di vivere la tua vita? – concluse e adesso Katherine non aveva solo gli occhi azzurri di Caroline a fissarla, ma anche quelli nocciola di Bonnie.
- No, stare con Klaus non è nei miei piani. Assolutamente no. – Caroline incrociò le braccia in una snervante chiusura di mente. Come potevano esserci ancora delle persone così? Che sceglievano il bene dal male a prescindere da quello che realmente volevano dalla vita?
- Ma se lo ami perché no? – Katherine alzò la voce e stavolta l’aveva fatta davvero grossa. Non sapeva se quella fosse stata una frase da Elena o meno, ma era la cosa che la bionda doveva sentirsi dire per uscire da quella condizione mentale. Per risposta Caroline sbuffò dalla bocca, come a dire di aver appena sentito la cosa più stupida al mondo. - Dì la verità, vuoi davvero sprecare la tua vita, anche se immortale, bloccata in questioni che neanche ti appartengono, mentre vorresti essere da un’altra parte? -
Caroline abbassò il viso, stavolta in difficoltà. Katherine ci aveva visto giusto e già si vedeva salutarla con la manina mentre Caroline si dirigeva verso sud con la sua macchina.
- Ragazze! – la suadente voce di Stefan interruppe quei colpi di imbarazzante verità che Katherine stava scagliando addosso Caroline, ma quando lo vide nel suo bel corpo, Katherine dimenticò ogni astio nell’esser stata interrotta. – Io vado a dormire, sono distrutto, Damon mi ha quasi prosciugato. Ricordate i turni, vero? - disse e il suo viso mostrò i segni della stanchezza.
- Si, io sono la prossima – Elena/Katherine si alzò. Non aveva nessuna voglia ed era davvero il momento sbagliato. Era quasi riuscita a convincere Caroline che il suo posto era a New Orleans, ma se voleva la bicicletta doveva pedalare. Lasciò da sole quelle che per una sera erano state le sue amiche del cuore, e ad essere sincera non era stato tanto male.
 
- Come? Come puoi farlo? – Klaus le era davanti e il suo corpo grande e possente la ricopriva tutta. La sorella si avvicinò al corpo di Hayley morto da oramai troppo tempo. Senza ancora rispondere al fratello mise le sue minuscole mani alle tempie della ragazza incinta e chiuse gli occhi.
- Se riesco a entrare nel sangue ibrido che la sta trasformando e bloccarlo, posso evitare la trasformazione. – diede un grande espiro rilassando il viso.
- Così ucciderai Hayley. – non fu la voce di Klaus, ma quella di Elijah. Ad occhi chiusi Bry lo aveva sentito alzarsi e incalzare una camminata, forse verso di lei, ma qualcosa lo interruppe.
- Che importa la vita di questa ragazza. Avrai anni per poter trovare un altro bel visino da credere di amare. – quello che aveva appena detto la voce di suo fratello le fece spalancare gli occhi. Voleva vedere il suo viso per capire cosa volessero dire quelle parole, ma il suo cervello le diede un impulso più forte.
- Eccole. – dalle sue mani delle scintille blu saltavano nell’aria.
- Come salverai mia figlia? – Klaus era un misto di incredulità e sorpresa, mentre osservava la magia della sorella.
- Mi servono delle cose, degli ingredienti, un libro di magia… -
- Ne abbiamo tanti in libreria. – Rebekah si era avvicinata anche lei, per la prima volta felice che la sorellina di Klaus fosse lì in mezzo a loro.
- Non quelli semplici. Uno antico, con la copertina viola e una grande infissione di rame al suo centro. – parlare cercando di creare delle frasi sensate e tenere in vita una bambina di due settimane, non era facile, ma gli originali intorno a lei sembrarono capire.
- Rebekah! - Klaus si voltò verso la sorella bionda, ma non dovette dire altro, perché era già partita in direzione della libreria, lasciando il suo alone nell’aria.
- Klaus, ci sono anche io. – Marcel compì qualche passo verso l’operato di Bry. Per quanto la loro situazione era difficile, tra padre e figlio, Marcel non avrebbe mai voluto che la sua prima vera figlia morisse e con lei sua madre.
- Gli ingredienti. – bastò solo questo per far scattare Marcel. Klaus tornò a osservare l’operato di Bry senza perdersi una virgola. Marcel eseguì agli ordini portandosi via il primo vampiro, lasciando i due fratelli originali al confronto.
- Non puoi ucciderla. Non puoi rendere tua figlia un’orfana. – Elijah era ritornato all’attacco. I suoi occhi erano ancora rossi e sconvolti.
- Orfana non sarà mai, visto che suo padre è un ibrido immortale. Posso sempre ammaliare una donna incinta e farle credere di essere sua madre. Posso sceglierle la madre che voglio, anche la regina Elisabetta e renderla una principessa. Non mi serve la ragazza, non mi è mai servita. – si girò completamente verso di lui agitando una mano nell’aria.
- Klaus. Ti prego. Possiamo trovare le streghe e costringerle a togliere quello che hanno fatto ad Hayley e… -
- Questo! – urlò Klaus azzittendo la sua raffica di parole. – è colpa tua. Come puoi issare pretese? –
- Proprio per questo. – ma Elijah parlò in un sospiro esile da rendere impercettibili le sue parole. – Non potrei vivere ulteriormente sapendo di essere stato io la causa di tutto questo. – si mise entrambi le mani al viso, cercando di nascondere la sua vergogna.
- Cavolo ragazzi. – dal nulla la voce di Bry li interruppe, questa volta la sua allegria era completamente scomparsa, sembrando solo stanca. - Questo è il mio primo giorno da vita umana e già mi state facendo rimpiangere quella da lupo. –
I due fratelli la guardarono e Klaus dovette roteare il corpo per farlo. Aveva gli occhi chiusi e le mani luccicanti di celeste chiaro, mentre un’onda trasparente avvolgeva il corpo della ragazza. – io qui sto tentando di salvare due vite e non è facile con i vostri litigi nelle orecchie –
- Due vite? – le chiese Elijah nelle prime parole che le rivolgeva.
- Non avete ancora idea di quello che posso fare. – aprì gli occhi e il celeste una volta vivo e brillante era completamente ricoperto da vene rosse che mutarono il suo colore in un viola chiaro. – Adesso però silenzio. – li richiuse e respirò forte tornando a concentrarsi.
   
 
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