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Autore: Like an Undead    20/11/2015    5 recensioni
[SPOILER ALERT: SI CONSIGLIA DI LEGGERE LA FIC DOPO AVER CONCLUSO IL GIOCO, POICHE' LA STORIA E' SCRITTA COME UN IPOTETICO SEQUEL DI UNO DEI FINALI.]
La storia segue le avventure di Chris, figlia di Warren e Max, che dopo aver scoperto di poter riavvolgere il tempo, decide di sistemare le cose a modo suo. Chris è caparbia, irriverente e tutto di lei ricorda la defunta migliore amica di Max, Chloe.
Come andranno le cose, vista l'incredibile capacità di Chris di fare casino e di non badare ai consigli che il padre tenta di darle?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Chloe Price, Max Caulfield, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Act 1: Tu lassù, mi stai prendendo per il culo?

 

Okay, questo è strano. No, è davvero strano, non come potrebbe esserlo un cane in una stalla, molto ma molto di più. Fino a qualche secondo fa mi trovavo nel bagno del Two Whales, come ho fatto a ritrovarmi qui adesso? Mi guardo attorno, dire che sono perplessa è dire poco. Cazzo, posso teletrasportarmi, figo. No, aspetta, queste parole io le ho già sentite... La Grant dev'essersi fusa, perché sta rispiegando la lezione di ieri? No, aspetta di nuovo, tutto ciò non ha il minimo senso... Anche se mi fossi teletrasportata, per quale motivo la vecchia dovrebbe tenere una lezione alle... Sono le 12:30? Mi sa che ho perso il senso del tempo.

No, non ho perso proprio un cazzo, ero al cesso due minuti fa, perché sono qui? Certo freneticamente il cellulare nella tasca del giubbotto, allora, non appena lo stringo tra le mani, vedo di accertarmi dell'orario; magari mi sono addormentata. Sì, sono le 12:31, devo essermi appisolata sul banco. Sento un insistente fastidio addosso, allora alzo lo sguardo sulla donna intenta a fissarmi peggio di Gollum con Frodo. Che c'è? Il telefono è il mio tesoro.

«Signorina Graham, mettere via quell'aggeggio sarebbe di troppo disturbo? Sa, sto spiegando.» A volte mi domando con quale incredibile capacità di sopravvivenza quella donna sia ancora viva. Sono quasi sicura di non essere l'unica studentessa a mandarle maledizioni dalla mattina alla sera. Credo che dovrei impegnarmi di più, scrivere il suo nome di Death Note sembra non bastare. Stupida vecchia.

«Sì scusi, stavo solo controllando l'ora.» Esordisco, piuttosto accigliata. «E poi, non è che non stessi seguendo...» Borbotto, forse a voce troppo alta. Merda.

«Dice che stava seguendo? Allora mi dica, signorina Graham, cos'è che stavo dicendo sugli idrossidi? È un argomento nuovo, ma dovrebbe almeno sapermi dire la compo-» La blocco, con un sorrisetto appena provocatorio. Lo so, non sono il massimo dell'educazione, ma non ci posso fare nulla se mi annoia studiare cose che conosco alla perfezione. «Gli idrossidi sono composti ternari, formati da un elemento metallo ed il gruppo OH, anche detto ossidrile. La quantità di OH è strettamente proporzionale alla valenza dell'elemento metallo. Per seguire l'esempio da lei citato, l'idrossido di magnesio sarà Mg(OH)².» No, non sono una secchiona o una nerd, niente del genere. Semplicemente, mio padre non fa altro che parlare di questa roba e, beh, ormai la ripeto come una filastrocca.

Ecco, sentiamo che dice adesso quella vecchiaccia. Sembra piuttosto spaesata, ottimo. Schiude le labbra, allora mormora qualcosa. «Dovevo aspettarmelo, suo padre, Warren Graham, le ha insegnato davvero bene. Adesso riprendiamo la lezione, metta via il telefono per cortesia, per controllare l'ora c'è quello.» Se ne esce dalla pessima figura indicando l'orologio sopra la grande lavagna, allora torna a blaterare.

C'è qualcosa che non mi torna in tutta questa faccenda, ho davvero l'impressione di aver già assistito a questa lezione. Sposto lo sguardo sul banco di Jess, quasi come attendendo che... Ecco. Lo sapevo, sta per scrivere quella minchiata: “Jess&Matt4EVER”.

Siamo seri? Conosco Matt da secoli, la farà soffrire, ma non è questo il punto. Adesso sono quasi certa che squillerà il cellulare di Stuart e che la Grant gli farà una testa tanto. Eccolo! Cos'è, ho avuto un sogno premonitore? Che diavolo... Frugo nella tasca del jeans, allora tiro fuori un bigliettino da visita. Ma questo è di Donny, me lo ha dato al Two Whales... Poco fa. No, qui qualcosa non quadra davvero. Se era un sogno come faccio ad avercelo? Ricordo perfino ogni singola parola, era così contento di aver ottenuto il lavoro al giornale.

Devo vederci chiaro e, sinceramente, non ho alcuna voglia di stare ad ascoltare un'altra parola di questa mummia. «Prof, posso andare in infermeria? Non mi sento bene.» Dico, accennando uno sguardo addolorato, palesemente finto; recitare non è mai stato il mio forte.

 

 

Sono uscita dall'aula una ventina di minuti prima che suonasse, ormai manca solo l'ora di matematica, ma non ho alcuna voglia di presentarmi in classe. Chiariamo, non sono una cattiva ragazza o qualcosa del genere, tutt'altro. Il mio problema è che mi annoio con una facilità incredibile e la matematica non mi aiuta a mantenere la poca concentrazione che il big boss, lassù, mi ha donato.

Esco dal liceo, allora mi dirigo verso quello che è il mio dormitorio. È incredibile quanta gente sembra aver bisogno di te nei momenti in cui non vorresti parlare con anima viva. Eccolo qua, Daniel Prescott, l'ultimo tizio che vorrei vedere in quest'istante. «Che vuoi?»

«Marini la lezione di Wyatt, eh?» Mi domanda, ignorando sotto ogni punto di vista la mia minaccia di morte per niente velata. Che c'è? Sono espressiva. Dan non è un cattivo ragazzo, per nulla, il che è parecchio strano, vista la fantastica family da cui proviene. Ogni tanto mamma mi ha parlato di ciò che successe al figlio dei Prescott quando frequentava la Blackwell, ma a proposito di sua sorella maggiore non ho mai saputo nulla e, a giudicare dal metro e novanta di fronte a me, non dovrebbe essere una pazza esaltata come gli altri componenti della famiglia padrona della città.

«Lo sai, la matematica non fa per me.» Premetto, accennando un sorriso di circostanza. Mi passo la mano destra trai capelli spettinati. Ora che ci faccio caso, sono cresciuti troppo. Dovrei decidermi a tagliarli di nuovo, un giorno di questi. «Comunque sia, ripeto, che vuoi?»

«Chris, ti hanno mai detto che potresti essere un po' più amichevole?» Accenna lui, quasi sfidando il mio orgoglio da Miss Acidità 2039.

«E a te hanno mai detto che, se ti facessi un pacco di cazzi tuoi, camperesti cent'anni?» Sogghigno, lanciandogli uno sguardo pieno di tutta la mia simpatia. Diciamolo, Dan è praticamente la persona più vicina ad un migliore amico che io abbia mai avuto, ma il fatto che io sappia già cosa sta per dire mi inquieta. «Sì, lo so che te l'hanno detto e anche che preferisci una vita breve ma intensa.» Dico, precedendolo.

Eccola, quella è l'espressione che mi aspettavo. Accenna un sorriso leggermente a disagio, allora riprende il filo del discorso, in qualche modo, mentre camminiamo verso l'ingresso del dormitorio. «Ci conosciamo da tutta la vita, ma non credevo fossi in grado di leggermi nella testa Christine.»

Sollevo un sopracciglio, allora mi schiarisco la voce e muovo un masso verso di lui, cercando di simulare la solita espressione quasi disgustata di mia madre, quando la chiamano Maxine, invece che Max. «Chris, mai Christine.» Ci guardiamo per qualche secondo, prima di sbuffare una leggera risata.

Salgo i gradini con un paio di passi slanciati, allora poggio il palmo sul pomello della porta dell'edificio. «Senti, qualsiasi sia il motivo del tuo stalkerarmi con tanta insistenza, è rimandato a dopo. Lasciami il tempo di recuperare le sigarette ed un paio di altre cose e poi andiamo a mangiare qualcosa al Two Whales.» Ecco, neanche a farlo apposta, queste cose io le ho già dette e al TW ci sono andata con lui prima. Cioè “prima” si fa per dire.

Entro nel dormitorio, allora cammino verso la mia stanza e, ancora una volta, vengo fermata poco prima di raggiungere la mia meta. Oddio, adesso che cosa vuole Beth? «Ehi Chris!» Mi saluta spensierata. Mi chiedo se nella sua testa ci sia qualcosa che funzioni davvero. Nel senso, non ho nulla contro le ochette giulive, solo... Mi sembra così svampita che, a volte, mi domando davvero come farà in un prossimo futuro a vivere. Oh beh, non sono cazzi miei.

«Yo» Aggrotto la fronte, sollevando appena il mento in segno di saluto. «Hai bisogno che ti sistemi il pc?» Domando appena seccata. Sembra offendersi, lì per lì, poi mi risponde categorica.

«Volevo soltanto sapere come stavi, Jess mi ha detto che sei uscita prima perché non ti sentivi granché.» Ecco, Beth e Jess si tengono costantemente in contatto, se dici una cosa ad una delle due, stai pur certa che l'altra lo saprà in meno di dieci secondi. Mi domando se dovrei dire a Beth di guardare le spalle alla sua gemella siamese by cellulare, Matt non è proprio il fidanzato più fedele del mondo. È anche vero che non sono cose che mi riguardano, quindi terrò la bocca cucita. Già, decisamente meglio che impicciarsi dei fatti altrui.

«Sì, tranquilla. Avevo... Sai, un po' di mal di stomaco, ma ora va meglio.» Dico, accennando un lieve sorriso, mentre continuo a muovermi verso la mia camera, all'indietro. Ed eccolo ancora lì, il suo broncio da ragazzina indispettita. Beth è famosa per il suo egocentrismo, così come per il suo comportamento da principessa Disney. «Scusa, ora devo andare. Se vuoi dopo scrivimi. Bye.» La saluto, scomparendo nella mia camera. Stanchezza, portami via. Mi getto sul letto, non è neanche ora di pranzo e mi sento già uno straccio. Dev'essere la vecchiaia, decisamente. No, davvero, è assurdo. Ho l'impressione di star sveglia da almeno dodici ore, eppure non ha il minimo senso. Ricontrollo l'ora per sicurezza, ma nulla. Devo essere uscita di testa.

Torno ad osservare il biglietto da visita, non credo davvero di essermelo immaginato, ma non ha senso che io ce l'abbia se non ho ancora incontrato Donny. Ci dev'essere una spiegazione, può semplicemente avermelo dato ieri. Certo, dev'essere così.

No, non può essere così, eri sono stata tutto il giorno con Dan. Cazzo. NO, ASPETTA, DAN. Certo, lui era presente quando Donny mi ha dato il biglietto, deve ricordarselo! Lui è il tipo che non dimentica nulla, mai, se è successo di certo lo saprà.

 

 

«Che vuol dire che non vediamo Donny da una settimana?!» Chiedo, completamente sfasata, mentre camminiamo verso il Two Whales. L'autobus mi ha sempre dato il voltastomaco, lo spilungone qui di fianco lo sa benissimo e non mi chiede neanche più di provare ad abituarmici.

Mi accendo una sigaretta, allora me la vedo rubare dalle mani dopo neanche un tiro. «Chris, sicura di stare bene? Insomma, lo sapevi che Donny era impegnato con l'articolo per la prova al giornale, non capisco di cosa ti stupisci? Che poi, anche tu non l'hai visto per tutta la settimana, non capisco come faccia a non ricordarlo.» Dice, prendendo un tiro a pieni polmoni. Lo guardo appena accigliata, allora accenno uno sbuffo secco, andando ad accendere un'altra sigaretta.

«Prima di tutto, potevi anche chiedermela, secondo... Ovvio che lo ricordavo, sono solo un po'... Stanca.» Ispiro il pesante fumo, allora infilo la mano destra in tasca, scrollando le spalle.

«La vecchiaia si fa sentire, eh? Hai compiuto diciotto anni neanche un mese fa e sei già così moscia, vedi di riprenderti, un giorno dovrai essere una mamma iperattiva per i nostri figlioletti.» Ammicca un occhiolino, allora sbuffo una risata. Mi chiedo come faccia a non essersi stancato di comportarsi come un idiota. Certo, qualche battuta può anche starci, ma ci conosciamo da tutta la vita e immaginare di avere un figlio con lui... No, oddio, di fare sesso con lui... Schifo. «E non fare quella faccia disgustata, merda- Mi fai sentire rifiutato così!» Si riprende in fretta, dandomi una pacca sulla spalla.

«Beh, di certo nessuno a parte me potrebbe mai considerarti, dopo aver scoperto uno dei tuoi “hobby” nascosti~» Sogghigno, cercando di buttare la situazione imbarazzante su qualcosa di leggermente più divertente. Non corriamo eh, non si tratta di niente come sadomaso o simili, soltanto... Dan ha delle fissazioni piuttosto “particolari”. No, non è un geek, un nerd o altro e no, non ha tentato segretamente di modificare la kryptonite naturale per farla diventare come quella di Superman, anche se a pianificare malvagità simili un po' me lo immagino; ha solo un irrefrenabile amore per la natura. No, purtroppo non si parla di cose molto... Banali, ecco, tutt'altro. Nella mirabolante residenza Prescott c'è una stanza dove alleva e custodisce ogni più pericolosa e particolare specie d'insetto, larva o rettile velenoso.

Esattamente, avete capito bene: se Dan volesse, potrebbe sottomettere l'intera Arcadia Bay. Beh, non che la sua famiglia non ci riesca già abbastanza bene. Da quanto ne so la città è sotto di loro da un'infinità di anni; neanche i problemi come suo zio sono riusciti a smuovere il loro potere.

Beh, il denaro non ha morale, in fin dei conti.

«Christine Graham, sta forse dicendo che lei accetterebbe ogni mio più piccolo difetto?» Domanda mostrando un sorriso sornione, che subito faccio placare. «Nah. Ringraziami se per il momento resto tua amica, Prescott.»

 

 

In una ventina di minuti abbiamo raggiunto questo locale secolare. Mamma me ne ha raccontate un'infinità e sembra quasi che il Two Whales sia più duro a morire di qualsiasi altra cosa. Saluto quella che è ormai la titolare del locale; Joyce lavora qui da sempre, so che quando i miei andavano al liceo, ha subito la perdita di sua figlia che, oltretutto, era anche la migliore amica di mamma. Dev'essere stato difficile, ma beh, il passato non si può cambiare.

Cammino tranquillamente fino al solito tavolo, allora mi accomodo sul divanetto che mi spetta di diritto, lancio un'occhiata agli stupidi appunti che mio padre, secoli fa, ha lasciato sul tavolo scritti in bella vista, allora afferro il menù in plastica. Lo conosco a memoria, ma scorrere lo sguardo sulle varie portate non mi dispiace e mi aiuta a scegliere, diciamo. Prima che Dan possa sedersi, lo costringo con lo sguardo ad andare a cambiare canzone all'impianto stereo. Lo scorgo mentre scorre il dito sulla superficie digitale, allora seleziona una canzone dei Paranoid. Accenno un sorriso, non ho nulla da ridire e lui lo sa, quindi lo aspetto prima di ordinare e mandare le richieste a Joyce, con il touch-pad bluetooth.

Ma sì, dei pancake andranno bene. Alzo gli occhi su Dan, allora ritorno con la mente agli avvenimenti strani di appena un'ora fa e, soprattutto, al fatto che, nonostante tutto, io riesca a prevedere, minuto dopo minuto, ogni cazzo di cosa. No, davvero, è assurdo.

Tre, due... Uno... Lo stereo si impalla. Ora entra Donny e si fionda vicino a Dan, mi consegna il biglietto e ci parla entusiasti del lavoro che ha APPENA ottenuto. Quindi, come faccio io ad avere un biglietto che non sarebbe neanche dovuto esistere fino a qualche ora fa?

Neanche sperandoci davvero, tutto ciò che pensavo sarebbe successo, accada. Quando Donny si siede comincia a raccontarci del lavoro, lo fermo a metà discorso. «Senti un po', quando hai stampato questi biglietti da visita?» Domando, in cerca di una prova del nove. Se è come penso, significa che ho già vissuto questa giornata e, in qualche modo, sono tornata indietro nel tempo.

«Me li hanno dati freschi freschi un paio d'ore fa! Non appena ho finito sono subito venuto qui per parlarvene, andiamo, è uno sballo, ho un lavoro al giornale ragazzi!» Ecco, lo sapevo. Sì, lo sapevo, ma questo non significa che io sappia come diavolo... Andiamo, ho riavvolto il tempo? O, perlomeno, qualcuno mi ha mandata indietro? Ma per quale motivo poi?

Interrompo ancora il blaterare di Donny, non riesco a rimanere qui senza fare niente, come potrei? Perché, ovviamente, alzarmi e camminare nervosamente mi aiuterà! No, aspetta, forse ho un'idea! Mio padre è sempre stato un nerd, di queste cose ne dovrebbe sapere più di Doc, devo cercare di parlargliene senza dirgli proprio tutto.

Mi alzo, saluto velocemente i due e, prima che Dan possa bloccarmi, filo via. Devo vederci chiaro.

 

 

La casa dei miei genitori si trova appena fuori dal raccordo, non ci metto troppo a raggiungerla anche a piedi. Appena davanti al portone suono un paio di volte il campanello, ma tanto per cambiare, nessuno accorre per rispondermi. 'Fanculo. Mia madre sarà a qualche conferenza et similia, mentre papà... Beh, lui non sente a prescindere, soprattutto quando si chiude per ore nel laboratorio nel parcheggio, tutto intento nello sperimentare nuovi tipi di combustioni elettromagnetiche. Sapessi cosa siano, almeno. Beh, in realtà lo so, ma non ho la pazienza e la forza per cercare di ricordarmene ora.

Sposto lo sguardo sulla finestra che da sul salone, quante volte l'avremo distrutta io e Dan? Forse troppe. E pensare che all'inizio i miei non erano neanche troppo contenti che frequentassi un Prescott; per quanto ne so non erano in grandi rapporti con la sua famiglia, tempo fa, ma alla fine non sono i tipi di persone che impongono agli altri le cose e, anche per questo, li rispetto. Diciamo.

Tiro fuori dalla tasca l'accendino, allora faccio sciogliere la riparazione “temporanea” che mio padre ha adottato per tenerla chiusa. Sogghigno, una volta aperta, allora entro in casa, scrollo le spalle e mi dirigo nel laboratorio.

Busso un paio di volte, prima di entrare, ma non sento un filo di voce in risposta. Apro la porta ma di lui non c'è ombra. Non capisco, dovrebbe essere qui. Serio, trascorre più tempo in questo posto che a letto con mamma, non posso credere che proprio quando serve a me, decida di darsi alle uscite.

Sospiro, allora infilo le mani nei jeans attillati. «Che odio.» Borbotto, poco prima di uscire in giardino, in cerca di anime perdute, anche chiamate comunemente “genitori”. Nada.



In cinque minuti giro tutto l'appartamento, ma di quei due neanche l'ombra. Mi trascino in cucina, esausta, allora poso lo sguardo sul calendario. Oggi è... Ah. Tutto più chiaro. 14 ottobre, certo. Immagino che saranno entrambi al cimitero, quindi esco di casa e mi dirigo verso quello che è il luogo più frequentato di Arcadia Bay, almeno negli ultimi anni dai miei genitori. Ogni anno, e mamma anche più spesso, vanno a trovare Chloe Price, la figlia di Joyce; immagino che lei ci andrà dopo.

Raggiunto il nefasto luogo, adocchio senza troppa fatica i miei genitori, entrambi vestiti di nero. Hanno entrambi superato la cosa, ma ogni volta che vengono qui assumono un aria funerea, come se tutto fosse accaduto qualche minuto fa. Mi avvicino ad entrambi, allora poggio una mano sulla spalla di mamma, mentre adocchio il volto di papà, leggermente illuminato. Lui non era così attaccato a Chloe, non come mamma e, di certo, non dev'essere facile per lui starle accanto senza poter condividere, in qualche modo, quel dolore con lei. Restiamo per qualche altro minuto dinanzi alla tomba ricoperta di fiori, dopodiché ci muoviamo verso l'auto di papà. No, non se ne parla, niente mezzi... Che palle.

Sospiro, allora salgo sull'auto, rubando a mamma il posto davanti, causa il mio stomaco sensibile.

Il silenzio regna sovrano per tutto il tragitto, solo quando arriviamo e mamma si dirige nella sua camera oscura, riesco a tirare un leggero sospiro di sollievo. Detesto vederla così, non è il tipo da esprimere emozioni chissà quanto lampanti, ma quando si tratta di Chloe sembra totalmente un'altra persona.

Scuoto appena il capo, tornando a concentrarmi sul problema principale.

«Ehi pa', senti un po'... Tu pensi che si possa, in qualche modo, manipolare il tempo?» domando, cercando di girare il più possibile intorno all'argomento. Quando le mie parole giungono al suo orecchio, però, noto un'espressione che mai mi sarei aspettata sul suo volto. È praticamente terrorizzato e sembra consapevole di ciò che non volevo dirgli. Cazzo, sono così schifosa a raccontare palle?

«Chris... Perché me lo chiedi?» Mi domanda e ho la certezza che sappiamo entrambi dove andrà a sfociare questa discussione. «È successo qualcosa?»

«Okay, vuoto il sacco. Ma smettila di guardarmi così, fai ansia.» Cerco di riportare l'atmosfera su di un piano più alla mia portata. Non pensavo che avrei mai potuto vedere papà con quella faccia, non saprei neanche come descriverla. «Praticamente... Credo di aver vissuto questa giornata due volte, più o meno. Non è una cosa normale cazzo, è successo tutto un casino in fretta, ma ho quasi la certezza che sia andata così. Capisco che tu non mi cred-» Mi sento interrompere, alzo lo sguardo e noto che, per quanto sia strano, sembra assolutamente serio sulla faccenda. Oh, pure io ci scherzo, che è tutta sta pesantezza?

«Non penso di essere io a dovertene parlare, ma Max avrebbe dei problemi, in questo momento, a rivangare la faccenda... Non credevo si potesse trasmettere geneticamente come cosa, ma a quanto pare... Chris, tu puoi riavvolgere il tempo.» Dice, come se fosse la cosa più banal da dire.

«E me lo dici così? Neanche una birra mi offri prima? Credevo fossi più galante.» Accenno, cercando di sdrammatizzare, ma andiamo, che c'è da sdrammatizzare? Che figo, posso riavvolgere il cazzo di tempo, cioè... Chi studia più adesso?

«Lo so, ora ti sembra una figata e, effettivamente, è difficile pensarla diversamente anche per me, ma non puoi giocarci, ricordatelo. Anzi, se eviti di usar... Chris, ascoltami!» Niente, sto troppo fusa adesso. Chissà come reagirà Dan quando glielo dirò. No, okay, probabilmente più che “reagire” mi prenderà per pazza e basta. Ma quindi... Come si torna indietro?

Cerco di concentrarmi per qualche secondo, allora alzo la mano dinanzi al volto di mio padre, quasi come per imitare quella tizia della saga delle streghe, quella che fermava il tempo insomma. Improvvisamente vedo delle immagini scorrere velocemente all'indietro, quasi come un film riavvolto in blu-ray. Scuoto il capo, allora riesco a fermare il ciclo improvviso. Merda, che dolore alla testa!

Mi poso la mano destra sulla fronte, allora mi rivolgo a papà. «Ma che figata assurda, altro che scimmie!» Esclamo, tutta convinta, mentre lui mi appare spaesato.

«Di che parli, Chris?» Mi domanda, come se di ciò che abbiamo finito di dire poco fa non ricordasse nulla. Giusto, ho riavvolto. Rido.

Scuoto appena il capo, sogghigno sorniona e mi dirigo verso lo studio di mamma, giusto per salutarla prima di andare a sfoggiare i miei superpoteri in giro per il mondo. Mi accosto alla porta, allora la osservo senza che lei possa vedermi, mentre guarda delle fotografie. Sta piangendo. Mi martorio il labbro inferiore con i denti, detesto vederla così, ma ogni anno è la stessa cazzo di storia. Chloe Price... Se solo non fosse morta mamma non starebbe così. 'Fanculo.

Improvvisamente mi si accende una lampadina in mente: ma se io posso riavvolgere in tempo... Significa che in qualche modo posso tornare indietro ed impedire che Chloe muoia, no? Bum baby, sono un fottuto genio. Certo, magari mi serve un qualche appiglio per arrivare in quell'epoca, non posso farlo così a random, credo. Giusto, le foto! Devo solo trovarne una di mamma d'adolescente, prima che Chloe muoia, e beh, non credo mi sarà difficile salvarla... Posso riavvolgere in fin dei conti, no?

Busso alla porta dello studio, allora entro accennando un piccolo sorriso contenuto. «Ehi ma', come va?» Domando stupidamente, andando a sedermi sul divanetto al centro della stanza, di fianco a lei. Osservo l'album, poco prima che lei lo richiuda, asciugandosi velocemente le lacrime. Non è mai stata tipo da compatimenti vari.

«Tutto alla grande, come sempre. Tu invece? Ti trovi bene nel dormitorio?» Mi domanda, simulando palesemente un sorriso di circostanza.

«Ma sì, tutto bene. Ho pensato di passare a trovarvi, ma non ho colto un buon momento... Mi dispiace.» Accenno, cercando di contenere il mio interesse per quelle dannate foto. «Senti... Ero venuta a dirti che papà ti sta cercando per parlare di qualcosa, non ho capito bene.» Dico, buttando lì una cazzata più o meno credibile. Afferro l'album, allora le sorrido. «Tu va pure, io rimetto questo al suo punto e vi raggiungo, okay?» Le sorrido, cercando di sembrare il più naturale possibile. No, non è normale che io sia così gentile, ma spero che ci caschi, almeno per questa volta.

Inizialmente sembra leggermente disorientata, ma poi si alza in piedi e, dopo aver annuito, esce dalla stanza chiamando il nome di papà. Finalmente, via libera. Apro l'album e inizio a sfogliare le pagine velocemente. Grazie a Dio le foto sono bene o male ordinate cronologicamente e quindi non mi è difficile sceglierne una. Una volta adocchiata la foto deglutisco, chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi, allora metto a fuoco l'immagine, alzo la mano sinistra e cerco di riavvolgere. Oh, 'fanculo, perché non ci riesco? Riprovo ancora e ancora, ma le voci di mamma e papà mi distraggono. Merda, mamma sta tornando qui. Sento la sua voce chiamarmi, allora mi concentro ancora una volta e, praticamente per miracolo, riesco a riavvolgere. Sento la testa esplodermi, lo stomaco e in un subbuglio assurdo e mi sento fin troppo leggera, fatto sta che dopo un casino di riavvolgimenti vari ed eventuali, riesco a rimettere i piedi per terra. Mi guardo intorno, sono nel cortile della Blackwell. Okay, almeno da qualche parte sono andata. Osservo le facce della gente nei paraggi, mi sembra di non conoscere nessuno, il che è positivo, no? Significa che epoca l'ho cambiata, come minimo.
Mi sento leggermente osservata, sarà a causa dell'abbigliamento decisamente fuori tempo. Che c'è? Nel 2039 sarei considerata una figa. Più o meno. Più meno che più, ma pazienza. Sono una specie di hipster, senza gli occhialoni però.

Mi sistemo il cappello in testa, allora prendo a camminare, in modo decisamente poco tranquillo. Devo capire se ho centrato la data o se ho fatto un casino, quindi... Mi serve un calendario. O un cellulare.

Giusto, a proposito di telefoni... Voglio vedere se riesco a tenermi in contatto con Dan, anche a distanza di epoche. Lo so, è stupido, ma ci provo.

Recupero il telefono, allora seleziono il profilo di Dan e lo chiamo. “Il numero da lei composto è inesistente.” mormora la vocetta irritante dall'altra parte della linea. «Tch... Dannato Prescott.» Dico, forse troppo ad alta voce, visto che un ragazzo poco più alto di me, biondo e con uno sguardo decisamente poco convincente, mi imbruttisce. «Che diavolo vuoi, eh?»

Oddio, ci mancava solo la versione con il ciclo di Dan. «Senti, a cuccia, okay? Non ce l'ho con te.» Sbuffo, osservandolo con aria di sufficienza. Lui sembra reagire piuttosto male, come se la mia presa in giro fosse l'ennesima, quindi mi spintona, inviperito.

«Nessuno mi può dire “a cuccia”, capito cagna? Che poi, chi cazzo saresti, eh?» Sbraita. No, fermi tutti. Mi ha appena chiamata “cagna”? Io lo uccido.

Mi mordo il labbro con insistenza, ma nulla, non sono il tipo da resistere agli istinti animali. Andiamo di cazzotti, si fa prima. Ricambio lo spintone, allora, quando lui allunga la mano sul mio collo, io gli mollo un sinistro che credo non dimenticherà mai. «Partiamo dal presupposto che “cagna” lo dici a quella puttana che sei. Secondo, chi sono io non sono cazzi tuoi. Terzo, perfino una bambina mi avrebbe spinto con più forza.» Lo provoco apertamente, irritata e con i nervi a fiori di pelle. Non sono il massimo dell'autocontrollo.

«Come diavolo ti permetti, troia?! Io sono Nathan Prescott e se volessi potrei rovinarti la vita!» Esclama furibondo, afferrandomi per il colletto della camicia. Un momento. Questo soggetto sarebbe lo zio di Dan? Quindi... È lui ad aver ucciso Chloe? Beh, almeno adesso non ho più bisogno di un cellulare, so di essere nell'epoca giusta e se questo coatto è ancora qui, anche Chloe dev'essere viva e vegeta. Passi avanti, go go Mad Chris. No, okay, funziona meglio con il nome di mamma.

Sogghigno sorniona, allora gli sputo in un occhio. Lui si allontana, non so bene il motivo. Era uno sputo, andiamo! Che pesce lesso. Mi liscio la camicia sgualcita, allora infilo le mani in tasca, poco prima di girare i tacchi. Culo d'oro sembra non volermi seguire, allora sospiro, marginalmente sollevata. Che giornata assurda. Ho sonno.

Volto l'angolo dell'edificio scolastico, allora scorgo una figura fin troppo familiare.

Oh cazzo. Papà. 


 

COMMENTO DELL'AUTORE

Premetto che tutto ciò è stato partorito dalla mia mente contorta  malata, per questo... Non siate troppo duri.
Comunque sia, accetto qualsiasi tipo di critica, purché sia costruttiva e, che dire... Spero che il primo capitolo vi invogli a leggere di più.
Ho pensato che fosse un peccato lasciare che un gioco stupendo come Life is Strange si concludesse e, non sopportando l'idea di non poter vedere la mia OTP realizzata (Grahamfield), mi sono dato alla scrittura di un ipotetico sequel. Sono da pochissimo utente nel primo forum italiano dedicato a LIS [http://lifeisstrangeita.forumfree.it/], per questo vi invito ad unirvi a noi e... Spero vi piaccia la storia e... MI IMPANICO HARD, HELP. Lol. 

ps. Spero davvero che le diverse citazioni vengano notate perché ho cercato di rendere questo sequel amatoriale il più possibile vicino alla storia originale, inserendo diverse citazioni come nel gioco, essendo anch'io un appassionato di film, giochi e taaante cose belle. Pace and ammoreee. (?)

   
 
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