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Autore: Lory221B    20/11/2015    3 recensioni
Sherlock e John vivono nello stesso appartamento ma non si sono mai incontrati. Il solo mezzo per comunicare è la cassetta delle lettere del 221b di Baker Street. Com'è possibile? Sherlock vive nel 2008 e John nel 2010 e incontrarsi non sarà così facile.
Liberamente ispirato dal film "La casa sul lago del tempo"
Genere: Fantasy, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2 - Serial killer


John era al lavoro, seduto alla sua scrivania in attesa di qualche paziente con qualche malanno, spesso immaginario.

Le ore non passavano mai, l'orologio appeso alla parete ticchettava beffardo ogni singolo secondo, scandendo il tempo come un metronomo in ritardo rispetto alla melodia. Perché questa era la sensazione che aveva John, che la sua vita fosse una melodia in ritardo.

Tra un paziente e l'altro tirò fuori la lettera di Sherlock Holmes, l'uomo del mistero venuto dal passato. John non aveva resistito nell'niziare una lettera di risposta, ma aveva cestinato ogni bozza perché gli sembrava che tutto fosse troppo folle e strano.

L'ennesimo paziente con problemi intestinali lo convinse che dialogare con qualcuno che non conosceva e non vedeva poteva essere decisamente più interessante che compilare cartelle. Pensò a quel tizio di cui non sapeva nemmeno che aspetto avesse. Aveva capito che era intelligente, sveglio, decisamente "precisino" se aveva catalogato tutti quei tipi di tabacco. John non poté non chiedersi chi diavolo pensasse che potesse essere interessante catalogare tutti i tipi di tabacco.

Forse questo era il bello di scrivere con qualcuno che non conosceva, poteva immaginarlo come voleva; per cui decise che somigliava ad un tizio che aveva conosciuto tempo prima, quando era tornato in licenza a Londra nel periodo in cui era nell'esercito, per cui alto e moro. Gli era tornato in mente quel tipo perché era stato geniale e indisponente come sembrava quel Sherlock.

Prese in mano un pezzo di carta e iniziò a  scrivere di getto, senza stare troppo a pensare:


Caro Sherlock,

non mi addentro in teorie sulla fisica quantistica, non ho idea di come queste lettere passino nel tempo.

Hai scritto che inizierai degli esperimenti, per cui, sei uno scienziato? Te lo chiedo anche perché ho trovato il tuo sito, scienza della deduzione. Davvero notevole. Penserei siano tutte scemenze se non fosse che sei stato così brillante nel dedurre tutto su di me.

Avevi ragione, sono un medico militare. Dovrei dire ex medico militare, ora faccio solo il medico, perché sì, sono rimasto ferito in missione: due su due.

Vivo a Londra da poco, non mi sono ancora riabituato alla vita civile. Mi manca l'adrenalina dell'essere in missione. Non so se è una cosa che puoi capire, forse mi prenderai per matto.

Non mi viene in mente altro da scrivere, per cui spero questa lettera ti sia di aiuto per i tuoi esperimenti.

J.W.

La risposta non si fece attendere a lungo, John imbucò la lettera subito dopo lavoro e la mattina dopo ripassò in Baker Street a recuperare la risposta di Sherlock. Inaspettatamente si ritrovò più volte a leggere quelle poche righe di risposta. Prima a lavoro e poi a casa, come se non ci fosse niente di più interessante di quel Sherlock Holmes e delle lettere sospese nel tempo.


Caro John,


anche se uso il metodo scientifico non sono uno scienziato, o meglio, non è la mia professione. Sono un consulente investigativo.

Prima che tu sprechi altre righe chiedendomi cosa significa, te lo spiego: quando la polizia brancola nel buio, chiama me. Come avrai notato sono piuttosto bravo nella scienza della deduzione, pertanto no, non sono un dilettante, sono il meglio che Scotland Yard può chiamare per risolvere i suoi casi.


Ho fatto vari esperimenti ma non sono riuscito a scoprire il mistero delle nostre lettere che viaggiano nel tempo attraverso la cassetta. Non voglio tentare cose troppo brusche perché non vorrei danneggiarla.

Sherlock guardò quelle ultime parole perplesso, quasi stranito. Davvero aveva "paura" di danneggiare quella cassetta? Da quando era preoccupato dalle conseguenze negative di un esperimento? Un piccolo tarlo fece strada nella sua mente, come se la possibilità di parlare con qualcuno, avere un rapporto così strano, che non comportasse un effettivo coinvolgimento, gli piacesse al punto da non volerlo interrompere. Almeno, non così presto.

Scosse il capo e si rimise a scrivere.

Dov'eri nel 2008? Potrebbe essere utile per capire le origini del fenomeno. Adesso devo andare, ho un appostamento in programma e potrebbero passare settimane prima di sentirmi di nuovo.

Alla prossima,

S.H.

P.s. non sei matto, il brivido e l'adrenalina di un nuovo caso sono le uniche cose che mi convincono a lasciare il mio appartamento


John rise ripensado alla lettera del detective. Questo Sherlock era davvero uno strano personaggio.


- Ridi da solo? - chiese Mary guadandolo stranita.

John alzò la testa, non si era nemmeno accorto della presenza della donna.


***** *****

Sherlock stava conducendo un'indagine che lo aveva portato in diversi pub di Londra. A Scotland Yard, fortunatamente, erano riusciti a tenere la stampa lontano dal caso, ma trovandosi in seria difficoltà erano stai costretti a chiedere aiuto a Sherlock. Un serial killer si aggirava per Londra e l'unico punto in comune tra le vittime, era stato trovarsi in un pub prima di essere brutalmente uccisi.

Purtroppo non c'era una logica nella scelta delle vittime: uomini, donne, di diverso aspetto, razza e ceto sociale. Nemmeno i pub erano gli stessi, ogni volta un posto diverso. Anche il detective sembrava brancolare nel buio. L'unica buona idea che gli era venuta in mente era di girare i pub, alla ricerca di persone sospette.

In quel momento di trovava in un banalissimo pub, pieno di gente, rumorosa e chiassosa che gli ricordò perché di solito evitasse certi posti. Nessuno sembrava essere un potenziale serial killer, per cui due bicchieri di coca-cola dopo, si alzò per abbandonare il campo. Mente si dirigeva alla porta venne urtato da un uomo visibilmente ubriaco che finì per inciampare e cadere, rovesciando la birra che teneva in mano.

- Hey guarda dove vai, damerino - biascicò l'uomo.

Il detective si limitò a guardarlo sprezzante e ricomporsi, controllando di non essere stato sporcato dalla birra.

- Hey dico a te, chi credi di essere? -

- Uno che sa stare in piedi  e non beve fino a perdere i sensi per non tornare a casa dalla moglie -  rispose sprezzante.

L'uomo si era rimesso in piedi e fronteggiava Sherlock, guardandolo furente. Il detective stava per rincarare la dose quando l'uomo tentò di colpirlo. Sherlock si schivò senza problemi e l'uomo ricadde a terra generando l'ilarità di tutto il locale.

Gli amici dell'uomo apparirono alle spalle del detective e lo bloccarono contro il muro - Senti non credi di essere nel posto sbagliato? Dovresti stare in un posto per snob o in uno dove servono i gay - fece duro uno di loro.

- Un commento omofobico. Forse perché tuo figlio è gay e non vuoi ammetterlo? -

Un pugno in faccia lo fece finire dritto a terra. Sherlock si ritrovò sul pavimento a prendere calci e pugni finché qualcuno non si fece largo tra la folla e lo trascinò fuori dal locale.


***** *****

Sherlock era seduto su una panchina fuori dal pub. Il cappotto tutto strappato e la camicia macchiata di sangue. Gli sembrava di essere tornato ai tempi del liceo. Solo che non era mai successo che qualcuno si mettesse in mezzo per lui.

- Tutto bene? - chiese una voce gentile.


- Si grazie - fece il detective usando un fazzoletto per tamponarsi naso e bocca. Sherlock alzò lo sguardo e vive il suo "salvatore", un uomo all'incirca suo coetaneo, più basso di lui e con i capelli chiari dal taglio militare.

- John Watson - fece l'uomo allungano la mano.

Sherlock sgranò gli occhi - Come hai detto scusa? -

- Ho detto John Watson, è il mio nome - sorrise l'uomo.

Sherlock fece per presentarsi, titubante - Sh... William, mi chiamo William. William Scott - fece il detective usando il suo primo e terzo nome.

- Piacere William Scott. Non sembri uno che va in giro per i pub in cerca di risse - constatò il militare.

- Non era il mio scopo - rispose Sherlock, osservando il suo amico di penna, che ora era davanti a lui in carne ed ossa.

- Lo immaginavo. Visto che ho dovuto interrompere una conversazione con una bella cameriera per soccorrerti, come minimo dovresti offrirmi un'altra birra -

- Non sono esattamente un tipo da vita sociale -

- Sono in licenza, domani torno in Afghanistan. Immaginavo di passare la mia ultima serata a Londra diversamente, ma anche due chiacchiere non mi dispiacerebbero -

Sherlock sorrise, dopotutto poteva essere interessante conoscere quel medico militare.


***** *****


- Ti chiedi mai se tutto questo ha uno scopo? - chiese John sorseggiando la sua birra.

Sherlock soppesò la risposta - Scusa? -

- Non ho voglia di parlare di che lavoro fai o dove vivi, probabilmente non ci vedremo mai più per cui... Ti capita mai di pensare che stai sprecando tempo o stai correndo dietro a qualcosa solo perché non puoi stare fermo? -

- Si, più spesso di quello che credi - affermò il detective ripensando all'ultima lettera di John.

- Non lo so. E' una sensazione strana. Credo semplicemente di aver scelto di andare via - constatò John, rispondendo a ses stesso più che a Sherlock.

- Perché non ti piace la gente? - chiese John guardando l'uomo davanti a lui, curiosamente interessante.


- E' noiosa -

John rise.

- Dico davvero, noiosa e prevedibile -

- Allora perché eri al pub e perché sei qui? Solo per fare un favore a un povero soldato in licenza? -

A Sherlock sembrò strano perché lo conosceva da pochissimo ma si trovava davvero bene con John.

- Devo proprio andare - fece il militare - mi sono già attardato troppo -

- Andrà tutto bene - rispose il detective.

- Scusa? -

- In Afghanistan -

- Adesso prevedi anche il futuro? - rispose John ridendo.

- In un certo senso -

- Ciao William. Evita le risse da pub finché non torno -

John Watson uscì dal pub lasciando uno Sherlock mesto e con un improvviso senso di solitudine. 


Angolo autrice:

Sono viva...ogni tanto riappaio. Spero ci siate ancora! un abbraccio e alla prossima :)





   
 
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