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Autore: BlueViper    27/02/2009    5 recensioni
"Ho bisogno di morire per sentirmi vivo!". Amo la mia oscurità, che mi copre, mi protegge, mi nasconde al vostro terribile giudizio. Per ora tutto resterà ancora celato. Sento tante calde lacrime impadronirsi dei miei occhi, ma nessuno le vedrà. Voi vedrete solo la mia maschera, la mia imperturbabilità. Non vi permetterò mai di sapere cosa provo! Io soffro e soffrirò in silenzio, da solo.[prima ff del "ciclo della morte"]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sono nel mio ufficio, quello che una volta è stato il tuo. Tutto è ordinato secondo il mio volere quasi maniacale. Nulla stona nella penombra, tranne il telo bianco che ricopre il tuo ritratto. Sì bianco, un colore che non mi appartiene. Ho sentito dire che è quella, e non il nero, la tonalità della paura. Bianco come la luce che ci mostra per quello che siamo. E io non voglio che mi vediate. Amo la mia oscurità, che mi copre, mi protegge, mi nasconde al vostro terribile giudizio. Per ora tutto resterà ancora celato, anche il tuo quadro. Non voglio vedere un dolce e premuroso bagliore nei tuoi occhi azzurri. No, non sono pronto. Vorrei piangere in questo studio ampio, ma non ho più la forza nemmeno di fare ciò. Qualunque gesto renda in qualche modo ancora viva la mia pallida carne mi è precluso. Il dolore ha coperto tutto. Oscurità. Perché Albus? Perché mi hai chiesto questo? Ho accettato in quanto mio dovere, ma ora desidero solo la morte. L’ amicizia, come l’ amore, dovrebbero essere vita…non per me. Non lo sono mai stati. La mia anima si spacca in tanti minuscoli frammenti di vetro ogni volta che ripenso a un qualunque momento della mia vita. Ho perso tutto e ciò che è peggio, ho scelto io questo destino. E’ inutile cercare scuse. IO non ho fatto nulla per essere amato da mio padre, IO ho accettato delle amicizie sbagliate a Hogwarts, IO ho lasciato scappar via da me Lily, IO mi sono unito ai Mangiamorte…e adesso IO ti ho ucciso, caro amico mio. Sempre IO! Quante cose avrei potuto fare nella mia vita e quante cose avrei dovuto evitare. Ma è stata una mia scelta infondo. Ho accettato di lasciarmi guidare, di essere usato. Libero arbitrio! Eppure non lo accetto. Sento tante calde lacrime impadronirsi dei miei occhi, ma nessuno le vedrà. Voi vedrete solo la mia maschera, la mia imperturbabilità. Non vi permetterò mai di sapere cosa provo! Io soffro e soffrirò in silenzio, da solo. Come è sempre stato d’ altronde. Sento quasi una vena d’ orgoglio nel pensare a che mostro che sono diventato. Quanta fatica mi è costata la fedeltà? Tanta indubbiamente. Forse troppa. Ma ho sempre retto, sopportato tutto. Ogni tortura ha rafforzato il mio animo, come quando il fabbro tempra il metallo delle sue armi: a ogni bagno freddo, a ogni colpo di martello, a ogni arroventata, la spada diventa più resistente. Ma tutto va calibrato e nel mio caso non è stato così. Ho preteso troppo da me stesso. Avete preteso troppo da Severus. Hai preteso troppo dal tuo amico, caro Albus. La mia mente non è più lucida come un tempo. Sono divenuto improvvisamente fragile, terribilmente vulnerabile. Il mio viso è freddo, come la tanta agognata morte, e il mio cuore piange sangue. Una piccola crepa s’è aperta nella mia corazza. Desidero così ardentemente che il mio plasma scorra via dal mio corpo. E perché no? Come uno zombie striscio fino a superare il tavolo. Mi siedo a terra, non mi sento degno di una sedia. Sorreggo il mio corpo stando appoggiato con la schiena alla gamba della scrivania. Poi un semplice incantesimo. Una dolce parola e il mio inutile sangue inizia a defluire. Una viscosa pozza vermiglia si spande lentamente sotto al mio corpo. Posso vedere il riflesso del mio repellente volto su quel rosso scarlatto. Mi fa uno strano effetto, quasi stupore. Mi emoziono mentre il mio cuore rallenta. La vista si annebbia, piano. E come essere sott’ acqua. Lentamente sento i sensi ovattarmisi. Ho caldo al volto, eppure tremo, scosso da brividi. Non riesco più a concentrarmi su me stesso. La mente fluttua incontrollata. Mi sento spossato, eppure da tempo non stavo così bene. Il mio pensiero va al cielo; dovrebbe essere l’ alba ormai. Qui le finestre sono state oscurate con un incantesimo per mio volere; è buio, ma sono sicuro che all’ orizzonte il sole sta spuntando col suo bel mantello di ruggine. Un altro giorno dopo la fredda notte. Non so nemmeno più se ho gli occhi socchiusi o se i sensi mi stanno abbandonando. Giro leggermente il capo sopra la mia spalla, come se qualcuno mi avesse chiamato…e intravedo il bordo del telo bianco che ti copre. Vorrei incrociare ancora una volta lo sguardo dei tuoi occhi azzurri, gli occhi di un amico. Ho così bisogno di affetto e di conforto. Ma sono solo. Sto morendo. Cullato dall’ oblio mi abbandono al torpore che mi avvolge. Non credevo fosse così bella la morte nel suo fluente abito nero. Che deliziosa alternativa che è. Finalmente pace per i miei stanchi nervi. Mi desto leggermente, una flebile convulsione, un lampo d’ odio m’ attraversa la mente portando con se le parole del giovane Potter  “codardo”. No, non me lo merito! …eppure sto fuggendo. Scappo dal dolore, che poi non è nient’ altro che la mia stessa vita. La rabbia riempie i miei ultimi respiri mentre, con sforzo immane, mi inginocchio. Un alito di vita aleggia ancora nelle mie stanche membra. Alzo una mano e la appoggio al bordo della scrivania, stringo forte le dita bianche fino a tremare. Così facendo mi aiuto per rimettermi in piedi. Barcollo. Con presa malferma stappo una fialetta dal contenuto purpureo. Bevo. Sento come se il corpo e l’ anima fossero tornati ad unirsi ricomponendo ciò che s’era spezzato. Tentennando faccio a stento un paio di passi. Allungo la mano verso quel telo bianco e con uno strattone lo tiro giù. Mi sorridi e io ricambio,  abbassando il capo, cosicché tu non veda la curva delle mie labbra. Mi rassereno; sono sollevato dal non aver trovato disprezzo nei tuoi occhi, ma solo affetto. Silenzio. Mi giro dandoti le spalle, pronto per uscire. Pochi passi e poi mi fermo nuovamente. Calo per l’ ennesima volta la maschera dell’ indifferenza sul mio volto. No, io non sono assolutamente un codardo!

 

 

 

 

 

Salwe a tutti! Ecco a voi una nuova song-fic. Ammetto che ultimamente ho trovato davvero tante canzoni in qualche modo adattabili al nostro carissimo Sev. Quindi premetto che prossimamente scriverò altre song-fic. Sottolineo che in questa ultima ff ho usato solo una delle strofe della canzone.

Faccio giusto qualche precisazione su ciò che ho appena scritto. La ff si svolge subito dopo l’ omicidio di Silente.  Sev perla in prima persona. L’ uomo nel quadro è Silente. Quando si nomina “l’ amico” è sempre Silente. So perfettamente che Sev può risultare un po’ ooc. Spero che la cosa non vi infastidisca però.

Questa ff è la prima del CICLO DELLA MORTE. Non si tratta di una raccolta, bensì di una serie di ff, piuttosto prive di trama, ma assai introspettive e tutte incentrate su Sev.

Grazie di aver letto. Un kiss, ciau!

  
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