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Autore: Elany    28/02/2009    2 recensioni
A lui aveva portato via un amico, a Ginny un fratello, a Hermione un marito... e a tutti gli altri una guida e un'ispirazione. Per questo meritava la morte. Solo un nome e un volto erano ormai nella sua testa. "Malfoy..." A volte anche quelli che noi chiamiamo buoni perdono di vista le ragioni per le quali portano avanti una guerra. Ma non sempre i colpevoli delle azioni più crudeli sono quelli che tutti si aspettano...
Genere: Romantico, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Salve a tutti! Prima di iniziare a leggere, chiarisco due punticini sulla storia... Ho messo un raiting alto dato l'inizio un attimo "funereo".  La storia di svolge un numero di anni indefinito (ma comunque quantificabile da alcuni indizi) dopo che i nostri eroi hanno finito gli studi. Non ho tenutto conto quasi per nulla del settimo libro, in verità!  La guerra è ancora in corso, ed Harry, Ginny e gli altri sono tutti diventati Auror. A sorpresa Hermione è una Medimaga... Ho voluto rendere i personaggi più adulti possibile, anche se intuire quali potessero essere i loro pensieri in alcune situazioni ha richiesto che essi stessi si slegassero dalle caratteristiche base che tutti conosciamo. Quindi  a volte alcuni sentimenti potrebbero sembrarvi un attimo fuori luogo in una figura altamente idealizzata come quella di Harry, ma è alla fine l'unico modo per fare da cornice ad una fan fiction che non è basata sul puro romanticismo!  Detto questo, buona lettura!!!



Capitolo 1: Perdere un amico


Non aveva ancora osato toccare quell'uniforme. Appesa in un angolo scuro, sembrava che la osservasse e che quasi sperasse che un giorno sarebbe andata a $sfiorarla. Ma non era ancora pronta per tutto quello. Nessuna lacrima era ancora scesa sul suo volto. Era impossibile ignorarla, e sapeva che un giorno avrebbe dovuto farci i conti. Seduta sul divano, cercava di stare attenta ad ogni piccolo rumore, quasi aspettasse che lui potesse ancora entrare da quella porta. Invano, naturalmente. Sembrava che la stessa Londra fosse morta, quel giorno di novembre. Ma Hermione Granger, forse, non aveva ancora realizzato bene quel letto vuoto, quel mazzo di chiavi abbandonato all'entrata, o la spugna blu lasciata sul fondo della vasca. O almeno, aveva solo inziato a recepire il vuoto che lui si era lasciato dietro. La notizia era arrivata all'improvviso, direttamente dal Ministro in persona. Avevano suonato alla porta, poco prima che lei uscisse per digersi al San Mungo.
"Signora Granger..."
Quel tono lo aveva già sentito tante volte ormai, dall'inizio della guerra. Aveva trattenuto il respiro per qualche secondo.
"Suo marito è deceduto in battaglia"
Le aveva messo tra le braccia un pacco.
"Le siamo tutti vicini"
Non avrebbe potuto toccarla due secondi di più. Aveva appeso la divisa di Ron alla cornice del grande quadro nel disimpegno della casa. Che odore avrebbe sentito, se avesse avuto il coraggio di annusarla? Vedeva indistintamente macchie scure, sul poco tessuto che era rimasto della manica  destra. Erano passate solo 12 ore, ma a lei sembravano mesi. Ed eccola lì, seduta sul piccolo sofà, intenta a scrutare ciò che era rimasto di suo marito. Il suo corpo, ancora, non aveva potuto vederlo. L'avevano spogliato della divisa da Auror, e l'avevano consegnata a lei, quasi per ripagarla della mancanza di un cadavere su cui piangere le sue prime lacrime da vedova.
Un leggero bussare alla porta richiamò la sua attenzione. Si alzò, con l'impressione che il mondo andasse troppo lento.
"Herm..."
Vedere la sua migliore amica così indifesa le avrebbe fatto un brutto effetto, in un'altra occasione. Ora però erano solo due donne che avevano perso un marito e un fratello. Restò ad osservare i capelli sporchi di Ginny, le ferite sul suo volto e quella divisa, martoriata dai colpi della battaglia. Forse lei l'aveva visto cadere sotto i colpi dei Mangiamorte. Forse era morto tra le sue braccia.
Ginny fece un passo verso di lei, tendendo incerta una mano. L'abbracciò, ma Hermione non partecipò al suo pianto disperato. Non era ancora pronta a farlo.


Dal campo di battaglia si alzavano ancora fumo e polvere, mentre il vento sembrava cercare di portare via il dolore che la schermaglia aveva provocato. Doveva essere una piccola ricognizione, ma si era trasformata in una carneficina. Harry Potter camminava silenzioso, stretto nel suo mantello, mentre la sua mente vagava nel nulla più assoluto. Ron era morto. Nessuna maledizione senza perdono, niente di così veloce come un Avada Kedavra. L'aveva sentito urlare.
Aveva visto il suo sangue scorrere sul terreno, sul quale ora avanzava come un'ombra al tramonto. Mai in quegli anni di guerra aveva visto tanta violenza e barbarie. Era successo. Ed era successo al suo buffo amico dai capelli rossi, che conosceva da ormai da più di 15 anni. Non era riuscito a sollevare gli occhi sul viso di sua moglie Ginny quel giorno, nè sapeva come avrebbe potuto affrontare Hermione. Dirle che aveva visto morire suo marito, nel modo più atroce. Avevano deciso di non  mostrarle ancora il corpo, nonostante la sua uniforme lasciava poco all'immaginazione. Nessuna magia aveva potuto salvarlo. E lui, il Prescelto, non era stato capace di muovere un muscolo. Per questo aveva rischiato a sua volta di soccombere sotto i colpi che gli avevano inflitto. Poi, invece di terminare il lavoro, il gruppo si era dileguato nel nulla. Ed erano rimasti lì, i superstiti, finchè i soccorsi non erano arrivati. Si scostò una ciocca di capelli da quella cicatrice maledetta. Rabbia e dolore si mischiavano senza dare un senso a quei sentimenti. Non aveva ragioni ormai per restare lì. Respirando forte l'odore del terreno, quasi volesse imprimerselo nella memoria, si smaterializzò direttamente nel salotto di Hermione. Quando la guardò negli occhi capì che non si era ancora resa conto, come loro, di ciò che era successo. Come poteva d'altronde? Vide la divisa stracciata appesa al quadro, e sapeva che toccava dare a lui i dettagli. Non sarebbe stato facile, ma poteva tacere.
Come se avesse compreso, Hermione si sedette, pronta ad ascoltare. Ginny si avvicinò lenta al marito, che la strinse in un abbraccio di conforto, cercando di non cedere al peso del dolore, solo per le due donne che aveva davanti. Oltre a loro, avrebbe dovuto spiegare a tanti altri.
"Sono pronta Harry"
Un sussurro, un permesso accordato.
Harry fece sedere la moglie, avvicinandosi alla donna. Le prese le mani, non potendo quasi trattenere le lacrime.
"Hermione..." iniziò, lascandosi il tempo necessario per mettere in fila le parole "Ron è..."
Lei annuì, quasi un automa, evitando che l'altro finisse di parlare.
"Voglio sapere come"
Lui abbassò gli occhi
"Non è stata una maledizione senza perdono...è stato...Herm..."
Di colpo la forza l'abbandonò, per qualche secondo, rivivendo quella terribile scena. Eppure sarebbe dovuto essere schietto e chiaro con lei.
"...Gli hanno...strappato via un braccio e...ha perso troppo sangue...non...non abbiamo potuto fare nulla"
Il colore sparì dal volto di Hermione, mentre sveniva tra le braccia di Harry.


Sulla Gazzetta del Profeta capeggiava l'articolo su Ronald Weasley a tutta pagina. Quasi a testimoniare la sua morte, la foto magica grande quanto metà foglio non si muoveva. Non gli importava minimamente di leggere il titolo, nè l'articolo. Si soffermò sul quel viso di uomo che molto aveva ancora del ragazzino di un tempo. Non che gli fosse stato mai simpatico...ma maledizione... Morire così. Un'Avada Kedavra sarebbe stato di certo meno doloroso e straziante. La morte veloce era un gran pregio, alla fin fine. Invece qualcuno aveva scelto di divertirsi in quel modo. Non usavano quel tipo di violenza spesso, contro gli Auror. Molti di loro erano Purosangue, anche se nemici. Un Purosangue non meritava di morire in quel modo immeritevole e quasi così "babbano".
Eppure Ronald Weasley lo era. Chi poteva, tra i tanti, osare fino a quel punto? Si sentì improvvisamente troppo fortunato. Lui era riuscito a scappare da un destino già segnato da molto tempo... ma quanti compagni e amici c'erano tra quelle fila? Non aveva più avuto notizie di nessuno, da  quando la guerra era infuriata. D'altronde, lui non era uno di loro. Scegliere di non essere un Mangimorte l'aveva salvato da tutto quello schifo. Si trovava a vivere al di là del campo di battaglia. Raccoglieva i pezzi dei sopravvissuti, se così di poteva dire. Fare il Medimago non era mai stato nelle sue priorità, da giovane. Eppure... le persone, insieme al mondo, erano cambiate. 
Lasciò il giornale sul bancone della locanda, non prima però di aver dato un ultimo sguardo alla colonna di destra.
"I funerali si terranno questo pomeriggio. Tutta la redazione è vicina alla moglie Hermione Granger e alla famiglia Weasley"
Già...La Granger. Avrebbe voluto vederla, in quel momento. Ma era sicuro che tra qualche giorno sarebbe ricomparsa, per girare nei reparti del San Mungo, come tutti i giorni. O almeno, lo sperava. Quando anni fa aveva scoperto che anche lei era entrata nella scuola di Medimagia era rimasto sorpreso. Aveva sempre pensato, come tutti, che un giorno sarebbe diventata un Auror. Evidentemente le bastava avere amici e un fidanzato tra quelle fila.
Uscendo dalla locanda, Blaise Zabini si calò il cappello grigio sui folti capelli scuri, chiedendosi se era saggio presentarsi al funerale, mostrando un cordoglio che sapeva di non provare per l'anima defunta, ma per sua moglie.


Aveva scorto molti dei vecchi compagni Grifondoro, e i colleghi Auror che erano sopravvissuti allo stesso attacco. Riflettere sui presenti era un modo come un altro per evitare di guardare la bara scura che le stava davanti. Aveva intravisto Blaise Zabini tra la folla. Le aveva fatto un cenno con il capo, ed era riuscita quasi a rimanerne colpita. Tutto intorno sentiva sussurri, qualche singhiozzo, pianti. Ma lei, lei non avrebbe versato una lacrima. Dopo essere invenuta, due giorni prima, Hermione non aveva ceduto passo al cordoglio. Aveva semplicemente organizzato il funerale, dormendo notti senza sogni, mangiando solo se sgridata o incitata da Harry. Neanche quando aveva visto il corpo di Ron, così orrendamente seviziato, era riuscita a sfogare il suo
dolore. Ginny aveva versato molte lacrime, anche per lei. Si ricordò distrattamente che aveva lasciato il gatto guori casa, e che doveva finire di scrivere quell'articolo per il giornale scientifico. Pensò al fatto che il soggiorno aveva bisogno di nuova vita, e che avrebbe cambiato il colore delle tende. Forse anche quello della staccionata in giardino. Solo quando la bara venne calata giù per quel fosso, si rese effettivamente conto che tutto ciò che restava di suo marito era ancora appeso al quadro e nell'armadio della sua camera da letto. Che non l'avrebbe più fatta arrabbiare con i suoi discorsi infantili, che non l'avrebbe più abbracciata nelle notti fredde, che non sarebbe più esistito il suo confidente.
Ginny soffocò un urlo quando la terra iniziò a scendere sul legno. Harry la abbracciò, mentre il groppo che aveva in gola andava peggiorando. Preoccupato, alzò lo sguardo su Hermione. Nulla. Nessuna reazione. Niente di niente. Sapeva bene che era in stato di shock e che solo tra qualche giorno si sarebbe realmente resa conto della perdita. Tutto ciò che poteva fare in quel momento era starle accanto. Scorse Zabini in un angolo, che guardava la terra sotto di se, assorto in pensieri che lui non avrebbe potuto mai sapere. Era l'unico dei Serpeverde del loro anno che si era salvato dalle grinfie di Voldemort. Era più che sicuro di ciò, avendo più di una volta fatto ricerche informative su di lui. Inoltre, il fatto che lavorasse con Hermione dava una garanzia sulla sua impossibilità ad agire, se fosse stato Marchiato. Lei stessa aveva detto più volte di avergli visto le braccia nude, ma di non avervi visto nessun segno. In qualche modo, vederlo lì lo faceva arrabbiare. Aveva sempre deriso Ron. Ma non era così ingenuo da non capire che voleva dare a modo suo un pò di sostegno a quella donna che ora, ritta davanti  alla lapide, lasciava andare un fiore bianco dove Ronald Weasley avrebbe riposato per l'eternità.
  
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