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Autore: Il_Genio_del_Male    21/11/2015    3 recensioni
Nume crudele che sovrintendi ai colpi di fulmine senza speranza, qual è il tuo nome? Chi sono i tuoi figli, i tuoi sacerdoti?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ad un amore mai nato'
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Lei è una ragazza normale, carina senza fuochi d’artificio. Tuttavia è soddisfatta del proprio aspetto, quel pomeriggio notturno di novembre, perché i pantaloni le cadono bene sulle gambe, il cappello di lana non le scivola sulla fronte più del dovuto ed il giubbotto imbottito (di un improbabile color oro) miracolosamente non fa a pugni con il rosso dei suoi ingombranti capelli. Gira per le strade del centro insieme alla madre, soffermandosi di fronte alle vetrine dei negozi.

Ad un certo punto si volta senza un reale motivo e bam!, il suo sguardo incrocia quello di uno stupendo esemplare di sesso maschile poco distante. Un giovane Jude Law dagli occhi penetranti ed il naso aquilino; lineamenti di sovietica spigolosità, abiti e cappotto neri, sciarpa in tinta. Chioma foltissima e biondo intenso degna di un lord inglese. Alto e sottile, con l’incedere regale di chi sa di poter chiedere -e ottenere- ciò che desidera dalla vita. Indossa la propria bellezza come il più confortevole dei vestiti. In sintesi: un capolavoro. Un arcangelo navigato, con qualche segreto da nascondere.

Le sorride, forse perché legge nell’espressione di lei lo sbalordimento di chi ammira un'opera d'arte o magari, chissà, ha individuato la preda e ci tiene a darle il colpo di grazia mostrando una gloriosa chiostra di denti impeccabili. Nella finzione letteraria o cinematografica, se lei fosse la protagonista sarebbe già implosa sul posto per una combustione ovarica; in alternativa avrebbe fatto qualcosa di molto stupido (coraggioso?) pur di approcciare l’ignoto Adone.

Nella realtà lui continua a sorridere. Le labbra sono morbide, incurvate all’insù come falci di luna crescenti. Lei non sa cosa stia passando per la mente del ragazzo, non può nemmeno immaginarlo. E quel pensiero, l’acuta consapevolezza di essere solo una fugace comparsa nell’esistenza di un perfetto sconosciuto, curiosamente la ferisce. Si sente piccola, insignificante. Avverte la nostalgia di un sentimento che le è in qualche modo familiare, la reminescenza di qualcosa che non conosce, le sfugge. Non è un ricordo, nemmeno una premonizione. Un groppo in gola minaccia di inumidirle gli occhi, e lo reprime perché rimpiangere ciò che non ci è mai appartenuto è da stolti. Eppure non riesce a ricambiare quel sorriso, lo osserva e basta. Lo studia. Simili epifanie sono così folgoranti, e talmente rare, che quando capitano lottare contro l’annichilimento richiede una forza di volontà che non tutti possiedono.

E’ possibile che un individuo mai visto prima sia in grado di scombussolarmi fin nel profondo?, si domanda lei, sgomenta. Come se potesse rivoluzionarmi la vita, se solo glielo permettessi; se solo avessi l’ardire di avvicinarmi a lui e parlargli. Nume crudele che sovrintendi ai colpi di fulmine senza speranza, qual è il tuo nome? Chi sono i tuoi figli, i tuoi sacerdoti?

E’ sopraffatta, inchiodata al suolo dalla propria codardia e dall’assoluta certezza che a lui non importi nulla. Fa male, una lieve stretta al cuore. Infine la madre la richiama all’ordine e l'incantesimo finisce. Si congeda dal bel passante come ci si può congedare da un'apparizione -telepaticamente, con uno sfarfallio attonito di ciglia- e riprende la passeggiata.

Non si volta indietro.

 

 

 

Tu ignori dove vado, io dove sei sparito;

so che t’avrei amato, e so che tu lo sai.

   
 
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