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Autore: tixit    21/11/2015    9 recensioni
Brevissima storia su una scelta e tutto quello che è venuto prima.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: non posseggo i personaggi e non vi è scopo di lucro.


Una Mano Tesa

 

"Non dovrebbe bere, Madamigella."

"Mi fate la predica Girodelle?"

"No," disse l'uomo con un sorriso distratto che si fermò giusto per un istante sulle labbra e poi sparì. "No, Madamigella Oscar, non mi permetterei mai."

"E quindi?"

Lui non disse nulla, spinse solo il cavallo verso un ponte della Senna, dove i tintori versavano i loro rifiuti nell'acqua melmosa del fiume.

Osservarono in due la velenosa miscela di quello che era stato, forse, il verde di una seta per una donna orgogliosa della sua bellezza, con il rosa dei fiori di un cappellino di qualche ragazzina: si allargava attorno al pilone, impietoso, nel fango dorato. Se fosse stato un tessuto le Dame se lo sarebbero conteso senza sapere che era solo il racconto di una morte un po' meno lenta. Ciò che avanza di un po' di vanità, buona per una sola stagione.

In basso, vicino alla riva, un acquaiolo raccoglieva la melma in due vasi, un altro si allontanava con altri due posti a bilanciere sulla schiena.

"Qualcuno comprerà quell'acqua e la berrà," disse l'uomo con voce neutra, "con un po' d'aceto per mascherarne il sapore."

Lei represse un conato di vomito: l'odore pungente arrivava fino a lei... berla, ma come si poteva?

"Voi avete acqua di fonte a Palazzo Jarjayes, vero?"

Lei lo guardò con aria arrogante - lo sapeva come era l'acqua a Palazzo, e allora? "Acqua di fonte in bicchieri di cristallo."

"Tutto molto bello", l'uomo si allontanò dal parapetto, per avviarsi verso una bettola.

Lei lo seguì riflettendo che non l'aveva invitata. Nemmeno costretta per altro. E neppure pregata.

Si era avviato e basta, senza voltarsi per vedere cosa lei avrebbe fatto. 
Lo paragonò ad André per un istante, che l'avrebbe seguita in capo al mondo, sempre due rigorosi passi indietro, felice di camminare nella sua ombra. Lo paragonò e lo trovò mancante, ma di cosa, con esattezza, non seppe dirlo.

Legarono i cavalli in silenzio.


Mentre bevevano il vino - lui a piccoli sorsi, lei smodata, con aria di sfida - lui disse "Chi beve quell'acqua muore lentamente, un sorso alla volta - capisco che il vino sia una tentazione, una scelta di allungarsela la vita e non di bruciarla."

"E quindi?"

"E quindi nulla" non la guardava, "dico solo che avete acqua di fonte," sorrise "e splendidi bicchieri di cristallo..."

"Non vi piacciono i bicchieri di Palazzo Girodelle?" lo prese in giro spazientita, "Volete parlare con mio padre perché ve ne doni qualcuno?" - cosa voleva da lei, di che si impicciava, non l'aveva cresciuta, non l'aveva amata quando era piccola e non sapeva di donna, e nemmeno comandata, ma come si permetteva?

"Non avete il tempo." lo disse quieto, "Quello a Palazzo non ce l'avete: scorre rapido, non si compra e non si scambia. Si consuma... c'è chi lo consuma ridendo e donando calore, riempiendolo insomma, o riempiendo quello degli altri; voi lo bruciate in una fiamma priva di luce."

"Siete poetico." rispose piccata. "Un uomo di spada che parla di fiamme e calore... Vi sfugge che questo tempo che brucio è mio e solo mio."

"Non mi sfugge," non la guardava, "pensavo solo allo spreco. Se se ne potesse disporre a piacimento, forse lo avreste scambiato con..." fece un gesto vago." ci sarebbe stato un senso, quanto meno, nel gettarlo via."

Lei sgranò gli occhi ed ebbe un gesto di stizza. Ripensò ad una cicatrice, un omaggio alla sua arroganza, qualcosa di cui ognuno taceva, e che avrebbe scambiato... ah se avrebbe scambiato... ma lui che cosa ne poteva sapere?

"Io credo che forse Voi fate da troppo tempo le stesse cose, Madamigella." lui guardava pensoso il bicchiere, "Cambiare un dettaglio a volte fa bene."

"Mi suggerite una vacanza in riva al mare?" chiese acida - come si era permesso - non era affar suo. Non lo era mai stato.

Sorrise. "No, per piacere, pensavo a qualcosa che non fosse solo un bel gioco che trova la sua fine nella rima..."

"Un bel gioco dura poco." ribatté stizzita - detestava queste frasi involute.

"Pensavo ad un cambiamento più sostanziale..."

"Sposarmi?"

Lui rise e scosse la testa "Non ci siete portata, a condividere intendo", lei socchiuse gli occhi indurita - ma che ne sapeva? Lei aveva condiviso eccome. Ripensò ad un letto e ad un temporale - lui cosa ne sapeva?

"Pensavo a qualcosa di molto più semplice e pure assai più complicato," riprese l'uomo, in tono pacato, "Un altro lavoro - per iniziare."

"Io il mio lo faccio benissimo. Dovreste saperlo."

"Lo so," disse conciliante, "lo fate troppo bene, e così il fallimento ve lo cercate altrove, in modi poco complicati, ma di sicuro effetto." e indicò - elegante, glielo concesse - la bottiglia. "Perdere ultimamente so che vi piace,  vi state impegnando a fondo per una sconfitta eclatante... perché non provate a perdere facendo qualcosa di nuovo? basta Versailles, basta persone che conoscete a menadito, basta problemi banali..."

Non disse basta problemi di cuore e lei si chiese se per caso lo stava pensando. Ma il cuore era una cosa che lui aveva sempre finto che lei non avesse. 
Quanto a lui... non si era mai avvicinata abbastanza da poterlo sapere.

"E cioè?"

"E cioè io credo che una bella sconfitta e rialzarsi e riprovare di nuova e rifinire con la faccia nel fango - metaforico " fece un gesto vago, "metaforico, intendo, dovrebbe piacervi. Non una vacanza, ma una sfida in cui perderete e riperderete... vi piacerà e dopo che vi sarà piaciuta... chi può dirlo?"

Non era stupida. Riconobbe una mano tesa a tirar fuori qualcuno caduto nell'acqua, che non sa come uscirne. Riconobbe pure che non l'avrebbe costretta. E nemmeno pregata. E nemmeno glielo avrebbe detto di nuovo.
Come se stesse pagando un debito che aveva con qualcuno - ma con chi non sapeva, forse qualche dio a cui sacrificava le parti migliori.


"Una sconfitta dite..."

"Provare, riprovare, quel sottile piacere che per quanto si sbagli, qualcosa, ogni volta, è un pochino migliore..."

"Con la spada direi che sono brava..."

"Appunto," la voce restava paziente, "Cambiare un dettaglio. Il resto poi vedrete che viene da sé."

Lasciò una moneta sul tavolo e se ne andò "E' tardi," le disse, "ho un impegno."

Si avviò all'uscita, il passo elastico - senza voltarsi a pregarla o esortarla, nemmeno a vedere se l'avrebbe seguito.

Lei guardò attenta il bicchiere.

Poi con gesto deciso, lo capovolse e si alzò.

   
 
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