Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: Nazuhi    21/11/2015    1 recensioni
Si tratta di una raccolta di 10 one-shot, drabbles o flashfic su alcuni personaggi di Zexal. Il filo conduttore della raccolta è l'analisi introspettiva dei personaggi e il tema generale, ovvero la speranza in ogni sua forma, che poi è anche il tema principale dell'opera. Le storie possono essere ambientate sia durante la serie, sia post-serie ed oltre al tema generale possono esserci tantissimi sotto-temi, in base al personaggi che prenderò in considerazione.
Se vi piace, lasciate una recensione, anche piccola. Sarà molto gradita!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Yuma/Yuma
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Number 08- Gods' guilts


Se vuoi uccidermi, fallo...

Al suono di queste parole fermò la mano a mezz'aria, con gli occhi fissi sull'uomo sotto di lui. Incrociò il suo sguardo vuoto e impassibile e la rabbia montò di nuovo: quelle iridi rosso cupo continuavano a guardarlo come se fosse solo lo spettatore di una tragedia e non l'attore protagonista. Come se non fosse lui la persona che stava per morire. Guardò ancora gli occhi rosso sangue dell'altro, chiedendosi quali pensieri lo stessero attraversando in quel momento. Non sembrava avesse ancora voglia di combattere e forse si era già rassegnato all'idea di morire. Forse si stava già pentendo per i suoi crimini atroci e forse stava solo aspettando l'eterno riposo per non dover fare i conti con la sua coscienza e i suoi sensi di colpa. Forse era per quello che lo aveva quasi supplicato di ucciderlo; forse ciò che desiderava in quel momento era morire per mano del suo migliore amico. Ma lui non sarebbe mai stato in grado di abbassare la lama della spada e dargli il colpo di grazia. Non avrebbe mai potuto fare questo, non a lui.
«Dimmi perché... Voglio solo sapere perché l'hai uccisa! Cosa ti ha fatto di male?!» esclamò, con il braccio ancora alzato verso l'alto e la punta della lama che brillava in maniera sinistra alla luce flebile della notte astrale. La vista stava iniziando a diventare sempre più confusa, quasi appannata, come se si trovasse sott'acqua; cercò di reprimere ciò che di lì a poco sarebbe sgorgato copioso dai suoi occhi, continuando a tenere lo sguardo fisso sull'uomo che si trovava sdraiato supino sotto di lui. «Dimmelo!»
L'uomo chiuse gli occhi dello stesso colore del sangue di cui si era macchiato e rispose:
«Sapere la verità ti farà stare meglio?»
«Niente mi farà stare meglio, nemmeno ucciderti. Eh'ra è morta e tu l'hai assassinata, ma non c'è niente che possa fare per riportarla indietro. Niente!»
«Era una delle persone più dolci che avessi mai conosciuto...» mormorò l'uomo, distogliendo lo sguardo color sangue da quello azzurrino dell'uomo armato che lo sovrastava.
«Allora perché? Cosa ti aveva fatto di male?! Perché l'hai uccisa?!»
L'uomo dagli occhi di sangue non rispose. Continuò a fissare l'altro, con lo stesso sguardo vuoto e spento che aveva avuto fin dall'inizio del loro scontro e che aveva nel momento stesso in cui gli aveva detto quella frase.

Se vuoi uccidermi, fallo...

Rabbrividì, inconsciamente. Il tono con cui l'aveva detta era talmente atono che ebbe la sensazione che l'uomo che aveva di fronte non avesse più interesse nella vita. Abbassò l'arma che riluceva alla tenue luce bluastra del pianeta e si spostò di qualche passo dal corpo dell'altro, cercando di mantenere i nervi saldi ed evitare che la sua rabbia gli annebbiasse di nuovo la vista. Se avesse lasciato che i suoi sentimenti prendessero di nuovo il sopravvento, l'avrebbe di certo ucciso. Ma forse non era quella la punizione giusta per i suoi crimini? Non era stato lui il primo ad uccidere, colui che gli aveva portato via l'amore e la speranza? La sua morte non avrebbe portato indietro la sua Eh'ra e probabilmente non avrebbe mai sanato del tutto quella ferita invisibile che continuava a fargli male e a sanguinare, ma sicuramente avrebbe portato un po' di pace alla sua povera mente stanca. L'idea di essere finalmente riuscito a vendicare il brutale omicidio della sua fidanzata avrebbe lenito per un po' il suo dolore e avrebbe riportato un po' di giustizia nel Mondo Astrale. Ma il prezzo da pagare era veramente equo? Uccidere l'uomo che aveva sempre considerato quasi come un fratello era veramente la cosa giusta da fare?
«Vattene.» pronunciò a bassa voce, senza voltarsi di nuovo a fronteggiare quegli occhi vuoti e privi di quella luce che tanto lo avevano colpito anni prima. L'uomo alle sue spalle si alzò, lentamente, senza aggiungere niente. Si chiese se si fosse aspettato quella decisione o se ormai si fosse rassegnato all'idea di dover morire per mano del suo migliore amico; probabilmente era sorpreso che avesse deciso di risparmiargli la vita.
«Ho rinunciato ad ucciderti solo in nome della nostra amicizia. Sappi che non ti ho perdonato per ciò che hai fatto e non credo che lo farò mai. Adesso sparisci, prima che possa cambiare idea!» continuò, lanciando uno sguardo fugace all'uomo. Le sue spalle larghe e i lunghi capelli biondo oro che ondeggiavano alla tenue brezza gli sarebbero rimaste impresse nella sua mente per milioni di anni. Non le avrebbe mai potute dimenticare, esattamente come non avrebbe potuto dimenticare tutti i momenti che avevano trascorso insieme. Non poteva dimenticare la figura del suo migliore amico e dell'unica persona al mondo che fosse riuscito a capirlo e a tenergli testa. E non poteva dimenticare quelle iridi color rosso sangue che lo fissavano vuote.
«Non cambierai mai, Eliphas...» mormorò l'altro, con un filo di voce.
«Non aggiungere altro! Per favore, Don...»
L'uomo dai lunghi capelli biondi lo guardò per qualche altro secondo, in silenzio, poi si voltò dalla parte opposta e, senza aggiungere altro, scomparve in un fascio di luce accecante. Eliphas si voltò a guardare il punto in cui fino a pochi secondi prima c'era la figura statuaria del vecchio amico. L'unica cosa rimasta erano le orme dei suoi piedi ed una strana sensazione di vuoto nel suo cuore. Strinse l'elsa della spada fino a che un rivolo di sangue non iniziò a scorrere dal suo palmo. Era rosso vivido, come il sangue sul petto e sull'abito di Eh'ra. Come le iridi dell'uomo che aveva sempre considerato come un fratello e che d'ora in avanti sarebbe stato solo un assassino ed un traditore.

  
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