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Autore: ChelseaH    28/02/2009    4 recensioni
Gemelli.
Come me e Doug.
Con la sola differenza che loro evidentemente erano monozigoti mentre noi no.
Ora la domanda era: che ci facevano due gemelli così uguali eppure così diversi sulla porta di casa nostra con una marea di valige?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: McFly, Tokio Hotel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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So Much Has Changed

28.

Non parlammo molto mentre sorseggiavo la mia cioccolata con studiata lentezza, ero felice di avere finalmente l'occasione di parlare con calma ma allo stesso tempo non sapevo da che parte iniziare.
“Così tu e Bill state insieme ora?” chiese lui alla fine rompendo gli indugi.
“S... si...” balbettai senza guardarlo.
“Non preoccuparti, non ho alcuna intenzione di prendermela.” si lasciò sfuggire un sospiro e alzai gli occhi fissandoli nei suoi.
“Davvero?” gli chiesi stupita.
“Si... mi spiace per... beh, per tutto quanto in realtà. - abbozzò un sorriso che però sembrò più una smorfia che altro – tu hai tutto il diritto di stare con chi vuoi, è passato più di un anno ormai e io non ti ho trattata esattamente bene... in un certo senso sono felice che tu abbia trovato Bill, ti adora e si vede.”
“Sei serio?” il mio tono era pieno di una strana curiosità, non riuscivo a capire il suo cambiamento repentino.
“Certo che sono serio!”
“Se lo sei allora perché dopo Natale hai preso ad ignorarmi?”
“Veramente non ci siamo più visti...”
“Alle prove...” gli rammemorai.
“Ah, quelle. Non ce l'avevo con te in quanto te... solo che sei pur sempre la sorella di Poynter.” disse irritato.
“Che c'entra Dougie?!” gli chiesi allibita.
“Sai, ha passato due giorni interi a urlarmi contro di tutto perché aveva deciso a tavolino che mi ero fatto Emily e alla fine mi sono snervato e gli ho chiesto se gli sembravo il tipo da fare certe cose e sai cosa mi ha risposto?”
“Che l'hai già fatto con me...” sospirai a mia volta ricordandomi della telefonata il primo dell'anno.
“Già... poi mi ha ingiunto di starti alla larga perché già ti eri cacciata in un altro bel casino e non avevi certo bisogno di gente pronta a pugnalarti alle spalle come me. – sbuffò – quindi ho preferito tenermi a distanza in sua presenza, almeno fino a quando non sbollirà.”
“Immagino che l'altro bel casino sia Bill.” ipotizzai.
“Già, è preoccupato. In realtà lo siamo tutti.”
“Tutti?”
“Io, Danny, Tom...”
“Bill non è il male – dissi in tono piuttosto aggressivo – e comunque Jones dovrebbe starsene zitto visto che è stato lui a fare di tutto perché rimanessimo soli a capodanno.”
“Anch'io ti ho spinto in quella direzione.” constatò.
“Ah si?”
“Più o meno... ti ricordi la nostra chiacchierata in palestra?” sorrise malinconico e io annuii prima di riprendere a parlare.
“E Dougie l'ha invitato a tornare per capodanno – bofonchiai – non vi pare di essere un po' contraddittori? L'unico che ha un qualche diritto di preoccuparsi è Tom!” mi inalberai.
“Sei proprio stupida a volte!” ridacchiò lui.
“Mai quanto voi.” replicai con convinzione.
“Nessuno ce l'ha con Bill in quanto Bill, solo che sai meglio di me che non è destinata a durare.”
Gemetti esasperata, perché la gente non faceva altro che ricordarmelo?
“Lo so, è appunto per questo che non starò male, perché lo so .” gli dissi cercando di essere convincente.
“Stavo solo cercando di dirti che sai dove trovarmi quando lui se ne andrà.”
“Ti stai già apprestando a riprendere il tuo posto?” gli chiesi dubbiosa.
“Non proprio, non nel senso che intendi tu almeno.”
“Harry, sono stufa delle cose dette a metà...” feci sconsolata.
“Sto solo cercando di riprendermi il mio posto da amico, non ho la pretesa di continuare a vantare altri diritti su di te. Però mi piacerebbe... evitare di perderti del tutto, ecco.” mi sorrise sincero.
“Grazie.” sussurrai interrompendo il contatto visivo nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime che premevano per uscire.
“Adesso vado o arriverò tardi a lezione.” si apprestò ad alzarsi ma lo bloccai.
“Harry! – mi fissò tutto serio – e... Memory Lane?” era tanto che volevo chiederglielo e quello sembrava proprio il momento più adatto.
“E tu che ne sai di quella canzone?” domandò scettico.
“Mmm... Danny e Tom.” feci spallucce come se fosse ovvio.
“Oh beh... – esitò un istante – considerala un tributo a noi e a ciò che siamo, del resto anche se è cambiato tutto, siamo ancora qua.” si sporse per darmi un bacio sulla fronte e poi se ne andò senza aggiungere altro.
Dopo mesi di silenzi e cose dette a metà, passati a farci solo del male, io e Harry ci eravamo finalmente ritrovati.

***

“Bill?” lo chiamai distogliendo gli occhi dagli esercizi di trigonometria che stavo facendo e lui mi lanciò un'occhiata interrogativa distogliendo l'attenzione dai suoi compiti.
“Che c'è?” mi chiese, lieto di avere una distrazione. Quella mattina alla fine ero entrata a scuola a metà della seconda ora e, in pausa pranzo, mi ero fiondata a cercarlo per raccontargli della chiacchierata con Harry. Sulle prime temetti una reazione negativa, ma poi si era dimostrato sinceramente felice per il fatto che finalmente avessimo risolto.
“Tom e Giorgia cosa hanno intenzione di fare?” mi decisi a domandargli, in fondo suo fratello era nella sua stessa situazione.
“Non lo so – rispose cogliendo al volo il senso della domanda – Tom non ci pensa... dice che se sta a farsi paranoie per quello che accadrà fra due mesi, finirà per non godersi ciò che ha ora.”
“E tu... tu come la pensi?” era la classica domanda della quale non si vuole sapere realmente la risposta e mi sarei fatta bastare un silenzio interminabile ma, con mia somma sorpresa, lui parlò.
“Leb die Sekunde.” sorrise.
“Come?”
“Leb die Sekunde – annuì sicuro di se stesso – la traduzione è qualcosa come vivi il momento.”
“Cogli l'attimo... carpe diem!” esclamai illuminandomi.
“Esatto. E' la filosofia mia e di Tomi.”
“E... funziona?”
“Se non altro non ti fa avere rimpianti.”
“Ha un senso.” decretai mentre assimilavo appieno le sue parole. Che senso aveva stare male adesso per un dolore che sarebbe arrivato in ogni caso? Nessuno, mi avrebbe solo condito d'amaro quei preziosissimi momenti insieme, ed era una cosa che non potevo permettere, non ora che tutti i tasselli del mio personalissimo puzzle erano tornati al loro posto.
Gli sorrisi rincuorata e tornai ai miei esercizi.

   
 
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